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Autore: quirke    13/04/2014    2 recensioni
Ti ho visto negli accumuli di cenere e negli ammassi di sigarette, ti ho visto a malapena, dietro il finestrino rigato, piangere per chi non sei.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'ça va pas du tout'
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Nativo
 

"le dita le hai incastrate sulle sue costole
mentre mi spiegavi come amarla."
 
 

Nativo è chi a casa, se di mattoni, legno o braccia è fatta non ha poi così tanta importanza. Se riesci a scorgere l’ora e pretendi involontariamente di rintanare prima delle frontiere imposte da chi è casa, allora sei uno di quei nativi dal sangue puro.
Gli occhi rossi non hanno nemmeno loro più importanza, in fondo. In quanto tempo riesci a colmarle di acqua arida? Ma ce la fai almeno a stringerti dietro i tuoi fianchi senza far rumore?
Il tempo suda, noi corriamo a perdifiato appena gli angoli dei nostri punti di vista iniziano a mettersi contro i nostri vecchi ideali, comunque sbagliati.
E’ questione di chiedere un passaggio telepaticamente, prima che il mondo ti crolli addosso ma senza incrinarsi a pregare un diverso ad allungarti una mano, noi non siamo fatti di quella pasta anche sotto le luci soffuse dei locali grandi abbastanza da farci sentire soli.
Scuoti i tuoi dubbi, illudi le tue fissazioni ed alimenta i tuoi rancori. Cedimi la tua mano senza abbandonarti a crisi isteriche, concedimi il tuo corpo. Non dirmi nulla, non darmi luogo ed ora dell’appuntamento, scivola sulle mie dita e non pensarci neanche, a farlo tra le dita. Scivola su di esse e stai fermo, non muoverti più, dopo, prima. Ma che fa?
Trovati spazio nei barili, non dormire a casa e non farlo nemmeno fuori, appiccati ai murales freschi ed imbratta la tua pelle pura di tutte le mie schizofrenie.
Non sei nessuno, magari uno di quelli che battibeccano in continuazione, che cercano i punti più deboli di qualcuno per vederli attorcigliarsi in morse dolorose davanti a loro, a causa loro.
Ti ho visto negli accumuli di cenere e negli ammassi di sigarette, ti ho visto a malapena, dietro il finestrino rigato, piangere per chi non sei.
E non fa mica male spaccarsi davanti ad occhi diversi, vero? Va bene allungare le gambe e scontrarsi con le assenze, appiccicarsi alle pareti fredde e sudice, senza nessun torace su cui scontrarsi, perdersi, desistere, no?
Marciare ad occhi chiusi non ti porterà a niente, parlare con chi non ti ha conosciuto abbastanza, trapassare il cranio di chi ti ha modellato le ossa a suo piacimento facendoti scontrare con lingue affilate, traforarlo e non trovarci niente di te stesso. Vedi che ti stai frantumando a pensarci? A pensarla.
Ad allungare le tue dita tremolanti sui suoi capelli crespi, a vedere le sue ciocche scapparti via lasciando bruciature, lividi sui tuoi palmi. Ti meriti di meglio, ma non vuoi saperne nulla.
Vai avanti, allora. Sbatti contro qualsiasi spigolo, infiammati la gola di ricordi e la lingua di bestemmie che vuoi lanciarle contro. Tu vuoi solo lanciarti contro di lei e trovarci le mie stesse braccia che non vuoi, lo so che non vuoi, vedere.
Magari l’asfalto è meno duro se riprendo ad accarezzarti  gli zigomi, il cielo è meno caldo se ti bacio tutti i calli che ti ha provocato, e ti provoca ancora.
Le nostre vene riuscirebbero ad assumere gli stessi medesimi colori del dolore in un batter d’occhio, te lo giuro. E cercherei di abbracciarti nei migliori dei modi, e di proteggerti da chi gli artigli non si taglia, ma te ne andrai sempre ed ancor prima, comunque vadano le cose. Te lo dico io, per noi.

 

 

 

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clausura dal dolore n.5
se mi senti, non parlarmi delle sue carezze giuste, graffiami solo con le sue promesse sbagliate.
 
 
 
 
ps. è un enorme cazzata, me ne rendo perfettamente conto
 

 

  
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