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Autore: LaGattaImbronciata    13/04/2014    1 recensioni
È il suo alone, una vampa di candore abbagliante, che ti ferisce gli occhi.
È un’isola, quel letto, al centro di una fluttuante dissolvenza in toni di bianco.
Bianche lenzuola, bianche pareti, bianchi teli protettivi su bianchi mobili pieni di angoli. Il guizzo bianco dei suoi denti, mentre arriccia le labbra in quel suo sorriso sghembo.

[a Deb ♥ ~ Slash - 400 parole]
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I teli di plastica ondeggiano, leggeri, gonfiati dalla carezza del vento. Ha lasciato la finestra aperta, perché anche la stanza più grande ti sembra soffocante, senza uno spiraglio sul mondo.
L’odore di vernice fresca e detergente incontra il suo, dopobarba e bagnoschiuma, dove il bianco è tanto accecante da rendere tutto più surreale.
Shampoo e sudore, stucco e carta vetrata.
Ciocche di rame annegano nella federa. Bianca.
È il suo alone, una vampa di candore abbagliante, che ti ferisce gli occhi.
È un’isola, quel letto, al centro di una fluttuante dissolvenza in toni di bianco.
Bianche lenzuola, bianche pareti, bianchi teli protettivi su bianchi mobili pieni di angoli. Il guizzo bianco dei suoi denti, mentre arriccia le labbra in quel suo sorriso sghembo.
Il bianco della sclera di uno dei suoi occhi screziati di bosco, socchiuso per guardarti. Ti accorgi del movimento di velluto di una delle sue mani sotto le lenzuola aggrovigliate. Mani delicate, quasi femminili. Mani che stanno bene sul tuo corpo, suoi tuoi fianchi, fra i tuoi capelli.
Che sono perfette, fra i tuoi capelli.
«’giorno, biondo naturale.» biascica, regalandoti un altro dei suoi sorrisi.
«Che battuta scontata.» gli sorridi di rimando, rotolando su un fianco «Mi aspettavo di meglio da te, davvero.» il tessuto scivola sulla tua pelle, scoprendo la sottile traccia di peluria bionda che attraversa il tuo stomaco.
A lui non sfugge. Ci sono poche cose che riescono a sfuggirgli.
Nel candore più estremo tutte le sfumature di grigio tendono al nero, ogni briciola viene passata sotto la lente di quelle pagliuzze d’oro e di giada.
È difficile nascondersi, in tutto quel bianco.
«Sei tu il grande oratore, illuminami.» vorrebbe sembrare serio. Inarca un sopracciglio e le lentiggini sulla tempia sinistra guizzano in alto, dove Pollock incontra il dadaismo dei suoi capelli spettinati. Le mani però, bianco velluto che si tuffa nell’oro, stanno già cercando il tuo corpo.
«Ci sono altre cose che potrei fare, con la bocca. Ma se preferisci parlare…»
E lui ride.
Una risata d’argento, di fruscianti tende di plastica, di lenzuola ingarbugliate, capelli spettinati.
E ti bacia, con quelle labbra che sono assurdamente morbide e sanno di te, di lui. L’accenno di barba sul suo mento ti pizzica il viso, solo un po’, e quando il bianco dei suoi denti sfiora il tuo labbro inferiore tu torni ad annegare, senza più appigli, in quella fluttuante dissolvenza in toni di bianco.


  
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