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Autore: Charlotte McGonagall    13/04/2014    2 recensioni
Il Dodicesimo Dottore è in viaggio con Clara e cerca di rifarsi una nuova vita in un nuovo corpo, ma diventa difficile quando il passato riaffiora, insieme a sentimenti che non ha mai davvero accantonato.
Rating arancione per tematiche dolorose e futuri accenni ad atti sessuali (non descritti).
Dottore/River e amicizia tra Clara e il Dottore.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clara Oswin Oswald, Doctor - 12, Jenny, River Song
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NdA: La ff è ambientata non molto tempo dopo la rigenerazione di Eleven in Twelve, e lui e Clara viaggiano insieme. Per ora non dico altro: spoiler...
La ff non è stata betata, quindi - per quanto io l'abbia riletta più volte - potrebbe essermi sfuggito qualche errore di battitura. Se ci dovessero essere errori, vi prego di farmeli presenti.
Spero di essere rimasta IC con Clara e soprattutto che Twelve sia credibile. Ho avuto difficoltà perché mentre scrivevo continuavo a immaginare Eleven e dovevo costringere il mio cervello a pensare a Twelve.
Spero che la ff vi piaccia.

Se vuoi restare, resta per sempre

"Io non ti capisco: hai a disposizione una nave più grande all'interno che viaggia ovunque nel tempo e nello spazio, un esempio di tecnologia così rara e sofisticata che la tua specie potrà solo immaginarla persino all'apice del suo splendore, e tu la usi per cucinare!?", disse il Dottore, alzando un sopracciglio.
Clara rise e continuò a mescolare l'impasto mentre volteggiava per la cucina del TARDIS con grazia ostentata.
"Quando sarò finalmente riuscita a preparare il soufflé perfetto, non ti lamenterai più," ribatté lei. "In più, sto per infornare i muffin".
Lui cercò di mostrare indifferenza, ma Clara vide che stava sorridendo soddisfatto: i muffin erano la sua nuova debolezza e lei intendeva approfittarne.
Lui batté le mani in un gesto di incoraggiamento.
"Ora sbrigati ad infornare, non abbiamo tempo da perdere," la spronò.
Lei lo fissò sarcastica.
"Sì, insomma," sbottò lui, "tecnicamente abbiamo abbastanza tempo da poterne perderne tutto quello che vogliamo, ma avere una macchina del tempo non giustifica... Oh, in poche parole, ti aspetto alla console tra cinque minuti".
Fece per andarsene, ma - appena varcata la soglia - sporse la testa nuovamente all'interno.
"Hai fatto anche quelli ai mirtilli, vero?".
"E io che pensavo che la mia cucina non ti interessasse," lo schernì Clara, scuotendo la testa.

*

Mentre aspettava Clara, il Dottore si ritrovò ad afferrare i lembi della giacca come avrebbe fatto nel suo primo corpo, senza accorgersene, come se improvvisamente, dopo secoli, quel gesto fosse tornato ad appartenergli.
Questo corpo era ancora nuovo e relativamente estraneo, soprattutto dopo aver trascorso così tanto tempo nel precedente, anche se doveva ammettere che apprezzava quella figura ossuta e quel viso maturo; ispirava serietà, era il volto segnato di un uomo forgiato dal passato e dal futuro.
A Trenzalore era sfuggito alla morte, ma non al segno che questa gli aveva impresso nell'animo, non ai secoli di prigionia - voluta, ma pur sempre tale - non al dolore, non alla vecchiaia, non alla consapevolezza di avere Gallifrey vicino e di non poterlo salvare, non al richiamo del suo popolo.
Ora, tutti quei segni, quei tagli mai rimarginati, quelle ferite di rabbia, di sofferenza e di atroce speranza erano scolpiti nel suo corpo, nelle articolazioni appuntite, nelle pieghe delle rughe, nel fuoco che minacciava di avvampare dietro ai suoi occhi freddi.
Ciò che non era riuscito a piegare l'Undicesimo, ora minacciava di spezzare lui.
Lo aveva nascosto, ma in lui covava un risentimento che ancora non comprendeva appieno, una regione oscura che cercava di espandersi. Era sempre stata lì, lo sapeva, in tutte le sue rigenerazioni, ma più viaggiava, più si confrontava con l'oscurità dell'universo e scrutava nel buio, più il buio reclamava il suo prezzo. Passò le lunghe dita sulla console del TARDIS e sospirò. Quante cose ancora non conosceva di se stesso?

"Eccomi," chiamò la voce di Clara. "Allora, dove mi porti?".
Il Dottore si riscosse.
"Ho sentito che Liz X ha organizzato una festa alla sua corte. Ho l'invito da un po'... Sai, la cara Liz mi deve un favore... Ho pensato potesse piacerti".
"Liz X sarebbe?", chiese Clara.
"Ah, è vero, tu non l'hai conosciuta!", esclamò il Dottore. "Parlo di Elisabetta X, regina del Regno Unito".
Clara sgranò gli occhi, poi fissò il Dottore con sospetto.
"Non hai per caso sposato anche lei, vero?", chiese.
Il Dottore sembrò oltraggiato dalla domanda.
"Diamine, no!", rispose lui. "Almeno, non che io sappia," aggiunse, a voce più bassa. "Ti sembro forse il tipo che colleziona mogli in giro per l'universo?".
Clara alzò un sopracciglio.
"Chi può dirlo," ribatté, con un sorriso malizioso. "Mi pare di averne già incontrate due e l'universo è grande... Quante mogli hai in tutto?".
Clara aveva pronunciato la domanda in tono quasi ironico, ma il Dottore contrasse per un momento il volto in una smorfia di concentrazione, come se stesse seriamente pensando alla risposta e lei capì che forse non voleva realmente conoscere i dettagli delle vicissitudini coniugali del Dottore.
"Ti prego, non dirmi che stai davvero contando mentalmente! Hai bisogno di contare?!", gli disse Clara.
"Sei stata tu a chiedermelo," ribatté lui.
"Non credo di volerlo davvero sapere," disse Clara, "non se hai bisogno di pensarci su per rispondermi!".
"Ho più di duemila anni, scusa se ho dei vuoti di memoria!", sbottò lui. "Oh, diamine," esclamò, infine, mentre Clara alzava un sopracciglio, "vuoi andare a quella festa o no? Se la risposta è sì, vai a indossare qualcosa di elegante e torna qui".
Clara stava per dire qualcosa, quando il Dottore scattò improvvisamente e si frugò nella tasca della giacca, per poi estrarne la carta psichica.
Corrugò la fronte e sgranò gli occhi per un momento. Clara era certa che in quel singolo istante i suoi occhi fossero stati attraversati contemporaneamente da un'ondata di dolore e gioia.
Tuttavia, si ricompose immediatamente ed esclamò: "Cambio di programma: siamo appena stati chiamati, la regina dovrà aspettare".
"Cosa intendi per chiamati?", chiese Clara. "Chi ci ha chiamati?".
"C'è un messaggio sulla carta psichica," spiegò il Dottore, già impegnato a saltare attorno alla console premendo pulsanti e tirando leve che a Clara sembravano completamente casuali. "Ora seguiamo il segnale e scopriamo di cosa si tratta".
"Hai idea di chi sia il mittente?", gli chiese lei.
"Non in molti riescono a contattarmi così facilmente, quindi ho qualche idea al riguardo," disse, e Clara giurò di averlo visto rabbuiarsi.
"E se fosse una trappola?", chiese ancora.
"Non lo sapremo finché non atterreremo," rispose.
"Naturalmente," mormorò Clara tra l'esasperato e il divertito.

*

Atterrarono in un corridoio spoglio e anonimo, senza finestre, pareti e soffitti egualmente bianchi e di un materiale che Clara non riusciva ad identificare, forse plastica, forse un particolare tipo di metallo.
"Dove siamo?", chiese Clara.
"Non credo sia la Terra," disse il Dottore. Annusò l'aria. "Ma il contenuto dell'atmosfera è simile, quindi o ci troviamo su un pianeta simile alla Terra o questo edificio ha un'atmosfera artificiale. Tutto sembra suggerire che ci troviamo in una colonia umana," spiegò, guardandosi attorno. "Direi che siamo nel cinquantaduesimo secolo, forse cinquantatreesimo, ma propendo per il cinquantaduesimo, seconda metà. Ah, e ci troviamo nel sottosuolo, questa sembra una specie di cantina, anzi," aggiunse mentre scansionava le pareti col cacciavite, "una cantina molto sofisticata e sicura... una cantina di massima sicurezza... un cavò, direi. Qualcuno non vuole che si entri nella sua cantina... dubito ci tenga solo del vino, tu che dici?".
Clara lo conosceva ormai troppo bene per mostrarsi ammirata di fronte al suo sfoggio di abilità.
"Cosa diceva il messaggio, di preciso?", chiese.
"Ho bisogno di un passaggio e c'è qualcuno che vuole vederti," rispose, "con delle coordinate spazio-temporali" - e due x sul fondo, ma questo non lo disse a Clara.
"Non credi sia una trappola?", chiese nuovamente lei.
"Ora sono certo di no," disse lui. "Vuoi sapere perché?".
"Tanto so che muori dalla voglia di dirmelo," rispose. Dopo la rigenerazione molte cose erano cambiate, ma la vanità del Dottore non era stata minimamente intaccata. Forse era più taciturno, più cupo, più serio, ma, quando si trattava di risolvere un mistero, era sempre lo stesso ragazzino curioso e presuntuoso.
"Perché questo posto è pieno di telecamere di sorveglianza," disse lui, ignorando la frecciatina, "ma le coordinate ci hanno condotto esattamente in un punto cieco delle telecamere e credimi se ti dico che non era facile da trovare per caso, quindi chi mi ha inviato il messaggio si è assicurato che atterrassimo proprio dove saremmo passati inosservati".
"Molto gentile da parte loro," convenne Clara, "ma ora come ci muoviamo senza farci vedere?".
"Sono contento che tu lo abbia chiesto," disse il Dottore, mentre armeggiava col cacciavite sonico. "Non possiamo semplicemente far saltare le telecamere, cioè, possiamo, tecnicamente parlando, ma sarebbe quantomeno avventato, perché attireremmo l'attenzione. Potremmo spegnerne poche alla volta, molto brevemente e poi riaccendere, ma se il padrone di casa non è completamente stupido gli daremo informazioni precise sulla nostra direzione. Per questo, ho pensato di mandare le videocamere in loop, costringendole a ripetere la stessa immagine all'infinito, ovvero un semplice corridoio anonimo e senza alcun segno che possa smascherare il sabotaggio".
"Ottimo, facciamolo".
"Lo farei, se non fosse che chi è stato qui prima di me ha avuto la mia stessa idea e le telecamere sono già hackerate," disse il Dottore, con uno strano sorriso soddisfatto in volto. "Andiamo!", disse, avviandosi a passo spedito.
"Aspetta, perché proprio da questa parte?", lo interrogò Clara.
"Perché le telecamere sono state manomesse solo in questa direzione, il messaggio non avrebbe potuto essere più chiaro nemmeno se mi avesse lasciato una grossa freccia lampeggiante con sotto la scritta 'Dottore, da questa parte'".

Si incamminarono lungo un labirinto di corridoi, il Dottore che attivava il cacciavite ad intervalli regolari per controllare il percorso lasciato attraverso le telecamere sabotate, come un filo di Arianna molto più discreto e tecnologico.
Passarono accanto ad alcune stanze, tutte contenenti oggetti provenienti da varie epoche, per lo più antichi, rari e con un qualche valore artistico, almeno a detta del Dottore. Tutti erano esposti e catalogati come in un museo.
Dopo le prime stanze, il Dottore sbuffò infastidito e sbottò: "Per favore, per favore, ditemi che non mi trovo nel cavò di un collezionista".
Clara lo fissò con aria interrogativa.
"Problemi coi collezionisti?".
"Diamine, sì! I collezionisti sono quanto di peggio possa capitare, soprattutto quelli che sentono la necessità di adottare queste misure di sicurezza. Ci sono poche cose peggiori di un collezionista, e comprendono un collezionista con un Dalek incatenato nel cavò e un collezionista con degli angeli piangenti in cantina. Mi aspetto come minimo che questo allevi macra nella vasca da bagno".
Clara non aveva la più pallida idea di cosa fossero i macra, ma era certa di non volerlo sapere.

Camminavano da alcuni minuti quando udirono dei passi e il Dottore sbirciò oltre un angolo.
Un uomo si avviava barcollando verso di loro: aveva lo sguardo assente e segni rossi all'angolo della bocca, portava una divisa da uomo della sicurezza, ma il Dottore notò che la fondina che portava alla cintura era vuota.
L'uomo passò loro accanto ma sembrò non vederli.
Un messaggio sulla carta psichica e un uomo in stato confusionale con segni di rossetto sulle labbra... se inizialmente aveva avuto sospetti sull'identità del mittente, ora ne era certo e non sapeva se esserne felice o addolorato.
Clara fissò il Dottore sbalordita.
"Rossetto allucinogeno," spiegò lui.
"Cosa?".
"Non 'cosa', ma 'chi'", ribatté lui. "Clara, volevi sapere chi mi ha inviato il messaggio e ora lo so".
Tuttavia, non ebbe mai l'opportunità di rivelare a Clara la sua deduzione, perché in quel momento due donne sopraggiunsero di corsa.
Una era bionda e giovane, ma l'attenzione di Clara fu immediatamente catturata dall'altra donna. Avrebbe riconosciuto ovunque quei capelli, anche se non riusciva a capire come potesse trovarsi lì.
"Oh, ciao dolcezza. Corri!", esclamò River, raggiungendoli e afferrando il Dottore per il polso.
"Professoressa Song?", chiese Clara, incredula.
Al contrario di Clara, il Dottore non sembrava affatto stupito dalla presenza della propria defunta moglie; rivolse invece la propria attenzione alla giovane bionda.
Quando la vide, entrambi i suoi cuori saltarono un battito e fu scosso da un brivido, certo di essere impallidito.
Sentì River afferrarlo, ma continuò a fissare la ragazza. Pensò ad un'allucinazione, poi ad un fantasma, poi ad un imbroglio, ma lei era lì, davanti a lui, e il Dottore si sentì pervadere di speranza e di angoscia.
"Jenny?", chiese, con voce tremante.

NdA: Spero che la storia vi sia piaciuta. In ogni caso, se volete e avete tempo, fatemi sapere, i consigli sono sempre utili.
Ebbene sì: Jenny è tornata. Cosa è accaduto? Perché lei e River si trovano lì? E - soprattutto - il Dottore avrà o no un infarto prima di arrivare al TARDIS? Lo scoprirete nella prossima puntata! XD
Dedico la ff a SakiJune, bravissima autrice e fan esperta di Doctor Who, che ha fangirlato con me mentre producevo questa follia..
Ora, alcune spiegazioni dei riferimenti:
- quando mi riferisco al gesto compiuto da Twelve coi lembi della giacca, mi riferisco a questo gesto tipico del primo Dottore (che adoro!);
- il riferimento al "collezionista con un Dalek nel cavò" è ispirato alla 1x06 (Dalek), mentre il "collezionista con degli Angeli Piangenti in cantina" si riferisce sia al Signor Grayle della 7x05 (Gli angeli prendono Manhattan) che - in parte - alla 5x04 (Tempo degli angeli). Poi non ditemi che in Doctor Who i collezionisti non sono una minaccia!
- i macra sono i granchi giganti di New New York della 3x03 (l'ingorgo), ma soprattutto volevano essere un vago riferimento alla ff di SakiJune "A taste of Honey", nella quale, tra le altre cose, Clara scopre effettivamente cosa sia un macra. Spero che Saki abbia capito che pensavo alla sua ff mentre scrivevo quella battuta.
Bene, dovrebbe essere tutto, per ora, a presto!

   
 
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