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Autore: Jemei    12/07/2008    6 recensioni
-Io sono Lucifero, Mia Perla. Io sono l'Angelo più Splendente, io sono Colui che porta Luce. Sono Lucifero, e tu sei Mia.-
Fu così che la Legò a sé.
Con un nome che sapeva di Luce e un Bacio che profumava di Peccato.
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Prigione d'Inferno -When The Sin Gets You-

Personaggi: Cassel, Lucifero.

Rating: Pg 14

Autore: Jemei

Note dell'Autrice: Mesi e mesi che non scrivo, forse persino un anno. Tra scuola, casini ed altro.. un blocco totale e la disperazione completa. Questa è una storia, una one shot, scritta secolissimi fa e ora modificata. Non ne sono altamente soddisfatta, ma ora che l'ispirazione sta iniziando a tornare, credo di potermi azzardare a pubblicarla. Cassiel è un pg inventato da me e me sola, il cui nome è preso dall'Angelo della Morte. Spero possa piacervi.

Prigione d'Inferno è dedicata a Fuuma, che poverina aspetta sempre che io scriva qualcosa. Scusa tesora, mi farò perdonare>_>
A proposito, non uso da secoli l'html, perciò potrebbero esserci casini. Detto ciò, enjoy.


Prigione d''Inferno

-When the Sin Catch You-



L'odore nel vicolo era nauseante,penetrante -uno di quegli odori che ti si appiccica addosso come un sudario e non sai più come toglierlo, nonostante docce su docce.
Zaffate d'alito putrescente lo investivano, facendogli ben capire che lì presente c'era un animale morto, ormai in decomposizione.
Profumo di Morte.
Si arrestò, sentendo un ringhio basso, gutturale -ferale, più semplicemente.
Ma umano.
In fondo,nei recessi più antichi e abissali...qualcosa di umano era rimasto, in quella voce. Avanzando, vide un bagliore bianco sporco, come coperto da una patina grigiastra, un cumulo di polvere che si era depositato lì e aveva cancellato ogni candore.
L'unico elemento veramente luminoso era la pelle, persino troppo chiara,diafana ,
come quella di un morto
cadaverica.
Si fermò davanti a quella figura rattrappita, nascosta come una bestia preda dei cacciatori -e della bestia aveva anche l'aspetto.
-...Disgustoso.-
L'animale, che solo dopo riconobbe come essere umano, sibilò,affondando le dita nel corpo morto di un gatto, strappando pelle
STRAAAAP
e muscoli, spaccando ossa. Si infrangevano come acqua tra le sue dita, creando rumori poco piacevoli all'udito, spargendo sangue ovunque. Schizzi grumosi di muscoli si appiccicarono ai muri, scivolando lentamente,macchiando la sabbia di rosato.
Quel bianco sporco che aveva visto prima erano i capelli di quella creatura, lunghi e scarmigliati, pettinati da dita che probabilmente si erano divertite a creare nodi su nodi. Il bagliore visto all'inizio, invece, erano gli occhi. Accecanti,luminosi- di un colore che non aveva mai visto.
Viola.
Ametista.
Viola come i fiori notturni che si nascondevano durante il giorno,
Viola come la sfortuna.
E per nulla umani. L'espressione furiosa li rendeva simili a quelli di una bestia irrazionale, di quelle che vanno legate con le catene se non si vuole rischiare la vita. Si accorse che era una femmina -giovane, tra l'altro- solo quando vide il seno nudo, lasciato scoperto dall'abito strappato e lercio.
Vide anche le zanne. Be',impossibili da non vedere.
Bianche,scintillanti come un osso nudo nell'oscurità di un bosco, acuminate e affilate, adatte per strappare la carne.
Uno sbuffo divertito inclinò le labbra del giovane in un vago sorriso mentre allungava la mano verso di lei. Premette l'unghia del pollice sulla pelle delicata, fino a far sgorgare un sottile rivolo di sangue.
Fu come mostrare il Santo Graal ai cavalieri che in futuro cercarono quel Sacro Calice, come dimostrazione dell'esistenza di Gesù Cristo. O, per usare un termine più calzante, la reazione fu esattamente quella di una tigre affamata che si trova davanti un succulento pezzo di carne sanguinante. Si gettò contro di lui come una furia, la bocca immediatamente a contatto con la pelle lacerata. Sentì la lingua umida accarezzargli l'epidermide, in un gesto che aveva un qualcosa di estremamente erotico -non altrettanto erotico era il suono del liquido scarlatto che veniva succhiato e deglutito, inghiottito e digerito, come un bambino attaccato al seno della madre che divora il latte.
-Buona, Bambina.- fu costretto a staccarla da sé, con difficoltà persino, strattonandole i capelli sporchi, sottili come ragnatela, per evitare che gli portasse via una mano,in cerca di altro nutrimento.Gli occhi viola lo guardarono,confusi,famelici,simili a quelli di un cane in cerca di attenzioni – o in cerca di una qualche bistecca da sbranare.
Un sorriso macchiò il viso dai tratti sottili ed affilati dell'uomo,un sorriso maledettamente seducente e sporco di divertimento-quei sorrisi che fanno venire voglia di urlare e di graffiare,di prendere a schiaffi.
Tenne ancora i suoi capelli tra le dita, piegando il capo di lato.
-Che ne dici di venire con me?-
Non fece in tempo a rispondere, la vampira.Vide l'alba sorgere, i raggi chiari trafiggere la sabbia incandescente che toccava le sue gambe. Un gridò squarciò l'aria, gli occhi chiusi con uno scatto,feriti dalla luce che, seppur debole, trapanava le palpebre, distruggendo le iridi chiare e sensibili.
Sentì una risata sottile e leggera accarezzarle l'orecchio, una mano gentile toccarle la vita.
E poi fu solo b u i o.

Qualcosa di umido.
Acqua?
Fu la prima cosa che sentì, non appena si risvegliò. Subito dopo, ci furono delle dita tra i capelli e sul corpo, che scrostavano con violenza il sudiciume dalla pelle, lavando via ogni lordura, gettandola in quell'acqua certo non calda. Si ribellò, o ci provò almeno, dimenandosi, emettendo suoni e versi senza senso, parole forse neanche esistenti.
Inutile.
Mani granitiche come marmo, ferree, che non lasciavano scampo- tanto che si ritrovò nel panico. Solo poco dopo riuscì a riemergere, l'acqua ormai nera.
Quando la lasciò, si voltò, emergendo dalla vasca nuda come era venuta al mondo, aggredendolo con la forza di una tigre e la furia di una madre impazzita che cerca di salvare il proprio figlio.
Una risata roca le scivolò sulla pelle, avvolgendola come una carezza, mentre coglieva per pochi istanti, prima di essere gettata lontano, ciocche di capelli corvini e occhi di zaffiro affogati nell'argento, belli come diamanti. Dopo quella visione, durata un mezzo secondo, sentì solo il rumore delle proprie ossa minacciare di spaccarsi contro il muro, il fiato spezzarsi – ma quante forza aveva in corpo, quel fottuto bastardo?
La testa girò, la vista si annebbiò e quando sollevò gli occhi scorse solo la stoffa nera dei suoi abiti che scompariva dietro ad una porta. Un panno bianco le fu gettato addosso.
-Asciugati. E vieni da me. - Un Ordine, secco, che si ritrovò ad eseguire anche senza volerlo, ringhiando tra i denti e bestemmiando.
Lo straccio si impregnò in poco tempo d'acqua, asciugando il corpo sottile e affusolato, candido, bianco come
come quello di un morto
neve. Ci mise diverso tempo, forse anche troppo, guadagnando minuti e preziosi secondi.
Quando arrivò nell'altra stanza, lo trovò comodamente disteso su un divanetto oscenamente pregiato per l'epoca, un divanetto su cui lui stava come un re, quando milioni di abitanti avrebbero pregato, sudato, ucciso per un lembo di quella stoffa.
Oro coperto di sangue mischiato a sudore, vite e carni umane usare per costruire un oggetto che a breve sarà buttato.
Steso come la più lasciva e pregiata delle puttane, le gambe comodamente accavallate, un braccio a scivolare vicino al pavimento. Ruotò il viso verso di lei, ammirandone le fattezze- e un pigro sorriso piegò le labbra sottili e rosate, perfette da baciare, da mordere. Era un sorriso pieno di parole non dette, uno di quei sorrisi che al primo appuntamento fanno tremare le gambe.
Ciocche d'inchiosto liquido toccavano le spalle, lunghe, lisce come seta, non pari ma in un qual modo ordinate, accarezzando un viso fatto di neve e dipinto nel marmo, modellato da artigiani divini. Una bellezza mozzafiato, una bellezza
diabolica
paradisiaca.
Furono gli occhi a bloccarla, incatenarla- inchiodarla tra pareti invisibili.
Blu come l'Oceano e affogati nell'argento attorno alla pupilla, blu come gli Zaffiri, blu come il colore proibito da Dio per la sua malefica bellezza. Ma era lo sguardo.
Incendiava, distruggeva, invocava alla pazzia e all'amore orgiastico, ti sbatteva contro un muro e ti faceva gridare di piacere. Come potessero due occhi fare ciò, no, non lo sapeva.
-...Molto meglio.- commentò l'uomo, e la voce non fu certo meglio di quel blu infinito. Anzi, fu decisamente peggio, tanto che si trovò a tremare, quando quelle parole le scivolarono addosso come cera calda, come un manto di seta troppo sottile, che le si avvinghiò addosso, toccandola in punti nascosti.
Le ci volle qualche attimo, per riprendere lucidità-come se ancora ce ne fosse nella sua mente.
Nuda, con le goccioline dei capelli che toccavano il corpo, si scagliò contro di lui, violenta, ferale, con un ringhio mostruoso e ruggente.
...Solo per poi ritrovarsi sul suo bacino, ovviamente. Spalancò gli occhi, le dita di lui sui fianchi snelli, che accarezzavano la pelle con bramosia.
Divorò le gambe candide e semi aperte, il bocciolo di rosa tra queste, lo stomaco piatto e il seno pieno, sodo, dove i due apici rosati spiccavano graziosamente. E salendo, il viso squisito, dai tratti affilati – le ciocche che ora brillavano d'argento e gli occhi d'ametista, irrazionali, magnifici nella loro bestialità.
Gettava nel Peccato, quella donna – scelta per la sua bellezza, per la lingua tagliente, per la particolarità.
-Ma guardati... così giovane, e già hai perso il tuo creatore. E a breve anche la ragione forse, mh?-
Quella che tu mi stai togliendo.
Le falangi le toccarono la pelle con tocchi fugaci, scendendo dalle gambe e risalendo verso i fianchi. Bruciavano come fuoco, lasciavano marchi bollenti e dolorosi.
Chiuse gli occhi, per un attimo- e lo guardò poi attraverso le ciglia chiare.
-Perchè non rimani con me?-
La colse di sorpresa, davvero. Tanto che lo fissò perplessa, ignorando la punta delle unghie affilate che tracciava disegni inesistenti sul seno, giocandoci con audacia sfrenata.
Peccato Profondo, Frutto Proibito, tu che sei uno Schiaffo alla Decenza e alla Castità.
Cercò le parole, le tirò fuori dalla gola, costretta, con difficoltà.
-...Perchè...?-, la voce roca, resa tale dal non parlare, dal sangue che era scorso in bocca. Una voce morbida, che probabilmente sarebbe tornata sensuale e pacata.
Rise, lui -e fu come vedere uno squarcio di paradiso.
Fu come vedere le mille perversioni dell'Inferno.
-Perchè sei Bella. Perchè sei forte e diventerai Folle. Perchè sei una Rarità.-
L'avevano chiamata Mostro.
L'avevaon chiamata Meretrice e Puttana.
Ma mai Rarità.
La confusione negli occhi di violetta era sincera, orrendamente pura, tanto che lui rise- e le venne voglia di strappargli la lingua.
-E poi...- le sue dita si mossero sulle gambe, impudiche, maliziose, assaggiando la carne tenera.
-Sarebbe divertente, vedere quanto resisti.-
Le unghie della vampira affondarono nella sua pelle, con la tentazione di strapparla- e arrendendosi subito, di fronte a quella bellezza che abbassava e distruggeva ogni sentimento, così splendente da far male. Guardò il viso affilato, senza trovare parole per descriverlo.
Come si descrive la Pura Bellezza?
-Cosa c'è... Cassiel?-
Non si accorse neanche delle labbra vicino al suo orecchio- ma sentì il tono, la voce persuasiva che incendiava, che avvolgeva quel nome e ci faceva l'amore, agitando il bacino fino a portarlo all'orgasmo.
Le sfuggì un gemito istintivo, gli occhi che si chiudevano- e quella bocca catturò la sua, incandescente, indendiaria, divorandola e torturandola. Fu tentata di fuggire, di scappare, di gridare aiuto, perchè davvero, non era un bacio quello, era veleno puro e atroce che scivolava in gola. Le sue ughie le artigliarono i fianchi, spingendola contro di lui, mentre i denti e la lingua curiosa le annebbiavano i sensi, spazzando via ogni pensiero razionale.
Spazzando via ogni cosa.
Assassino!


Non seppe mai quanto durò quel bacio.
Ore, secondi, minuti, eternità.
Ma quando lui si scostò, fu consapevole di desiderarne un altro, e un altro ancora, fino a morire per quei baci, fino ad essere uccisa e privata del respiro.
Abbassò le mani suol suo viso, circondandolo e accarezzandolo così come si tocca un oggetto incredibilmente raro e prezioso, delicato.
-Chi sei tu che hai la Bellezza di un Dio e l'arroganza di un Uomo?-
Chi sei Tu che Uccidi la Mente e Spezzi la Volontà?
Il sorriso del ragazzo su una risposta priva di parole, ma che le fece tremare tutto il corpo, per la consapevolezza che no, non era umano.
Mani prive di pudore le marchiarono il corpo, arrossandolo, pretendendolo come proprio. La strattornò verso di sé, legandola con occhi d'abisso.
-Io sono Lucifero, Mia Perla. Io sono l'Angelo più Splendente, io sono Colui che porta Luce. Sono Lucifero, e tu sei Mia.-

Fu così che la Legò a sé.
Con un nome che sapeva di Luce e un Bacio che profumava di Peccato.

Sei in Trappola.
Vuoi S c a p p a r e ...?


Passarono i giorni, i mesi, gli anni.
Passarono i secoli ed i millenni.
Passarono le Ere e vide il mondo cambiare.
Vide i grandi Faraoni morire e lasciar spazio a re privi di poteri divini.
Vide le sacre tombe trafugate e le piramidi crollare.
Vide Anubi ed Osiride abbandonati, senza che nessuno più gridasse il loro nome, come lei aveva invece fatto per anni.
Vide la cultura greca sorgere, i Fenici inventare l'alfabeto, Hades sostituire Osiride e Zeus spodestare Amon Ra.
Vide l'etica cambiare, le diverse invenzioni, i dipinti divenire profondi e non più stilizzati, con proporzioni e dimensoni.
Vide la religione mutare, crescere, scandagliarsi in mille rami diversi.
Vide le civiltà nascere e morire.
Vide la vita spegnersi negli occhi di una madre a cui aveva rubato il sangue.
Vide il cuore di un uomo condannato a morte fermarsi. Vide la Vita e la Morte, il Bene e il Male, la Perversione e la Santità.
E poi arrivò Lui.

Inizialmente furono solo sussurri intimoriti, bisbigli frenetici, mangiati dalla notte.
Poi il suo nome si alzò dalle profondità della terra, come il fumo di una pira sacra.
Lucifero. Lucifero. Lucifero.
Imparò a conoscerlo come Demonio, come Satana, come Diavolo, come Nemico di Dio.
Come Angelo Caduto e Ribelle Eterno, come colui che degl'Inferi prese il comando.
Rimase con Lei, sempre. Anche quando lui non era presente, poteva sentire la sua presenza avvinghiarla come manette troppo strette, accarezzarla nella notte, tra sospiri e gemiti, incatenarla con soffi fatti di vento rovente.
Mentre dormiva, mentre cacciava- poteva sentire i suoi occhi su di sé, sempre, come
gli occhi ossessivi di un amante troppo passionale e possessivo, che finisce per uccidere l'amata
lo sguardo di una madre amorevole.
Capì che per il Mondo lui era il Male più puro e perverso, l'oscenità che inquinava la terra.
E Perverso lo era, sempre, anche quando la stringeva tra le braccia e la baciava e le sussurrava parole d'amore intossicante.
Come una Droga Velenosa..
Notò anche che qualcuno, segretamente, lo adorava, inneggiando a lui come ad un Dio.
Eppure non era simile né a chi lo idolatrava né a chi lo disprezzava e temeva, lei.
Era un rapporto diverso, carnale e non, un'ossessione eterna e morbosa, che durava da millenni. Quando lui le raccontò tutta la storia Divina, dall'inizio alla fine, lo baciò come mai aveva fatto, e fecero l'amore tutta la notte.
Fu inevitabile, innamorarsi di Lui.
Una notte, glielo chiese.
-Mi ucciderai, un giorno?- fu un sussurro nell'aria calda, che ancora grondava dei loro gemiti e grida. Le dita di Lucifero si fermarono sul suo fianco, smettendo di accarezzarlo. La teneva sopra di sé, vicina, imprigionata.
-Perchè dovrei, Mà Perle?- domandò, con un sorriso scettico, divertito, come se neanche potesse passare per la mente una possibilità simile. La mano tornò a toccarle la pelle e quindi il seno, fuggendo verso le gambe.
La vampira scrollò le spalle, avvinghiandosi ancora di più a lui.
-Questo gioco dura da Millenni. Un giorno, forse, farò qualcosa che non ti andrà bene, o ti stancherò... e allora mi ucciderai.- Sorrise, sfiorandogli il viso perfetto, percorrendolo con la punta delle unghie, chinandosi per baciarlo.
Non fece in tempo.
Soffocò un grido quando il Diavolo la spinse per terra, sovrastandola con la sua bellezza e la sua potenza, sottomettendola.
Fu uno spettacolo orrendamente magnifico e terribile, vedere quelle ali corvine spalancarsi, ali tinte di catrame e
Oh, Dio, si oscura il mondo...
grandissime, maestose.
Guardò con terrore e ammirazione que corpo nudo, splendido, che aveva tentato la stessa Eva, aveva distrutto città e cuori innamorati.
Le labbra feroci e violente morsero le sue, spaccandole la bocca, facendola sanguinare. Gemette di dolore, mentre il Serpente le leccava il liquido cremisi.
Quando alzò gli occhi, incontrò gemme di zaffiro e argento dove ora brillava un'inquietante tonalità scarlatta, cangiante come una perla rara.
-Io ti ucciderò se tu mi tradirai. Se ti allontanerai.
Se questo accadrà, io ti strapperò le gambe e le braccia, così non toccherai nessuno.
Ti taglierò le labbra, così non canterai parole d'amore a nessuno.
TI ruberò la lingua, in modo che nessuno possa sentire i tuoi baci.
TI strapperò gli occhi, per non farti guardare nessuno.
E ti legherò all'Inferno, imprigonata a me, eternamente, parte di Me, per farti vivere un'Eterna tortura, una Sofferenza senza fine, in modo che tu sia Sempre Mia. Ma fino ad allora...-

Furono Brividi, quelle parole.
Furono carezze fatte di minacce e gemiti nascosti.
Le labbra si unirono alle sue in maniera gentile, dolce persino -prima di divorarle l'anima.

-... Tu sarai Mia Prigioniera, Cassel d'Egitto, Mia Perla, Mia Bambina, Principessa degli Inferi.-

Fu così che la legò per sempre a sé.
Con un nome che sussurrava Peccato e un bacio che bruciava come l'Inferno e parlava d'Eternità.

-The End-
...Maybe.
  
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