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Autore: slanif    13/04/2014    3 recensioni
HanaRu
“Stupida Volpe!” sbraito.
Ecco.
L’ho fatto ancora una volta. Di nuovo l’ho insultato, sostituendo con un insulto le parole che vorrei realmente dirgli. Parole che sento prepotenti nel cuore e che mi fanno tremare di gioia e paura insieme. Parole che vorrei dirgli, ma a che scopo? Lui non potrà provare mai quello che provo io per lui…
Per questo lo insulto e sbraito come un pazzo: perché spero di attirare la sua attenzione in qualche modo.
Ha proprio ragione la kitsune: sono proprio un do’aho!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Baka Kitsune
di slanif
 
 
 
“STUPIDA VOLPE!” sbraito.
Ecco.
L’ho fatto ancora una volta. Di nuovo l’ho insultato, sostituendo con un insulto le parole che vorrei realmente dirgli. Parole che sento prepotenti nel cuore e che mi fanno tremare di gioia e paura insieme. Parole che vorrei dirgli, ma a che scopo? Lui non potrà provare mai quello che provo io per lui…
Per questo lo insulto e sbraito come un pazzo: perché spero di attirare la sua attenzione in qualche modo.
Ha proprio ragione la kitsune: sono proprio un do’aho!
Lui sbuffa, facendo spallucce e girando i tacchi per andarsene.
Mi sento ferito e rifiutato, ignorato. Quindi urlo di nuovo: “Stavo parlando con te, kitsune!”.
“Do’aho…” è la sua pronta e annoiata risposta. La risposta che mi da ogni volta.
Idiota. Per lui sono solo questo: un idiota.
All’inizio mi domandavo se lo facesse solo per rispondermi qualcosa, ma alla fine ho capito che non ci vuole un vocabolario di greco antico per capire Kaede Rukawa: lui dice sempre e solo quello che pensa!
“GRRR! Ti odio maledettissima kitsune deficiente!” urlo di nuovo, agitandomi e diventando rosso tanto quanto i miei capelli.
Perché mi ignori?
Vorrei urlarglielo nelle orecchie, così magari mi starebbe a sentire e mi considererebbe…
“Fatela finita, voi due! Non ho intenzione di sentirvi oltre o la mia sventagliata vi staccherà la testa!” è la pronta minaccia di Ayako, armata di ventaglio gigante, che mi mostra minacciosa.
Io sbuffo.
“Ben detto Ayakuccia!” esclama sognante Miyagi.
“Zitto tu, pigmeo!” sbraito.
Ma per poco non mi mordo la lingua nel pronunciare l’ultima parola perché il pugno del Gorilla mi arriva forte e prepotente sulla testa e lo stesso fa su quella della kitsune.
Okay, okay… è ora di allenarsi! Messaggio ricevuto! Ma… Gorilla: prova ancora a picchiare Rukawa e giuro che ti stacco la testa con una testata! Se la kitsune sapesse cosa provo per lui, di certo non ti avrei mai permesso di fare una cosa del genere… non saresti più vivo da tempo, Akagi!
 
Gli allenamenti sono finiti da un paio d’ore e dopo aver dribblato l’invito della Guntai ad andare con loro alla sala giochi, sono arrivato a casa, mi sono buttato sul letto e non mi sono più mosso.
Ed è proprio così che sono ancora quando il suono stridulo del telefono mi fa sobbalzare e mi distoglie dai miei pensieri.
E da una parte è meglio così, perché stavo ancora pensando a Rukawa e a quanto fosse sexy in palestra, col sudore che colava giù per il suo corpo, che eseguiva passaggi e canestri così precisi da sembrare meccanici. Quel corpo scolpito e la sua carnagione chiara… aaahhh! Sto impazzendo! Dannata kitsune! Perché sei così maledettamente bello?
Afferro il telefono con stizza, immaginando che sia Yohei che mi vuole fare l’interrogatorio: “Pronto? Casa Sakuragi” dico annoiato. La mia voce completamente inespressiva. Non è cattiveria, ma non ho voglia di sorbirmi le settecento domande che vorrà farmi il mio migliore amico per riuscire finalmente ad ottenere la risposta al suo quesito. E cioè: perché ultimamente sono sempre così scostante?
Non lo faccio con cattiveria, ma non ho voglia di stare in mezzo alla gente. Ho voglia solo di starmene per conto mio a pensare.
Pensare a come fare per dimenticarlo, a come fare per cancellare questo sentimento.
Pensare a lui, sempre e solo a lui, ripetutamente.
Pensare alla baka kitsune…
“…”.
Dall’altra parte, però, solo silenzio. Quindi non è Yohei… e questo mi irrita terribilmente: “Ma chi cavolo è? Se è uno scherzo sono veramente di pessimo umore e potrei anche spaccarti la faccia!” sbraito.
Cavoli… questo tizio mi ha fatto veramente arrabbiare! Magari lo uso come sacco da box per sfogare il mio malessere! Sì, sì, sì… mi pare proprio un’ottima idea!
“Ma davvero? E come fai a spaccarmi la faccia tramite telefono?”.
Sobbalzo.
Non è possibile…
“Ti hanno tagliato la lingua, do’aho?”.
Per la miseria… è davvero lui!
“Baka kitsune!” sbotto, per darmi un tono e mascherare l’imbarazzo, arrossendo miseramente. Per fortuna che lui non può vedermi…
“Cosa stai facendo?” mi chiede.
Sbaglio o è una domanda di interessamento nei miei confronti?
“N… niente di speciale… tu?” rispondo, sempre più confuso.
“Ti sto telefonando!” mi dice lui, facendomi notare l’ovvio, con tono ironico.
“Simpatico!” sbraito.
“Nh”.
“Questa non è una risposta…” borbotto.
“Idiota lo è?” domanda, sempre più sarcastico.
“KITSUNEEE!” urlo.
“Tsk!” sbuffa lui, ma poi incredibilmente prosegue “Ho bisogno di parlarti a quattr’occhi. Ci vediamo tra mezz’ora al parco vicino alla stazione” dice col suo miglior tono lapidario, poi mette giù.
E mentre il telefono continua a suonare libero per la fine della conversazione, io rimango impalato col telefono ancora premuto sull’orecchio e il cuore in gola. La kitsune ha bisogno di parlare.
Con me.
La sua nemesi. Il suo nemico naturale.
Kaede Rukawa vuole parlare con me.
Sono sotto choc…
 
Quando arrivo al parco, mezzora dopo, lui ancora non c’è.
Sono nervoso e per tutto il tragitto non ho fatto altro che chiedermi per quale motivo Kaede Rukawa abbia bisogno di parlare proprio con me… non ci siamo mai parlati, se non per insultarci, e di certo non posso dire che abbiamo confidenza… perciò cosa ci potrà mai essere di così importante da fargli trovare persino il coraggio di telefonarmi? No, perché il fatto che lui mi abbia pure telefonato è altrettanto strano… non è mai successo e non credevo sarebbe mai successo.
“Do’aho!”.
La sua voce mi scuote e mi fa sobbalzare: “Stupida volpe, ci hai messo una vita!” sbotto.
“Nh”.
E ti pareva… e pensare che prima era così loquace al telefono! Ma immaginavo che non sarebbe durato troppo… già sono successe troppe cose strane, se diventava pure loquace è roba che il Mondo si mette a girare al contrario!
“Cosa volevi dirmi?” chiedo, con tono calmo, infilando a fondo le mani nelle tasche del piumino verde militare che indosso.
Lui mi fissa, puntando i suoi meravigliosi occhi blu nei miei: “Ti ricordi quando dissi che volevo andare in America?” mi domanda.
Io annuisco: “Sì…” rispondo, col cuore che comincia a rallentare.
“Ora il signor Anzai ha detto che sono pronto”.
Perché non sento più il battito del mio cuore?
Probabilmente si è rotto…
Kitsune…
Perché te ne vuoi andare?
“Mmmh…”. Il suono che esce dalla mia bocca è di assenso, ma suona come un gemito di dolore alle mie orecchie. Non so cosa dire. La mia mente è vuota… riesce solo a pensare che lui se ne sta per andare e io non ho avuto modo di dirgli cosa sento per lui…
“Quando me lo ha detto sono stato felice, certo… ma…” mi fissa “Non era una felicità totale…”.
Sbaglio o la kitsune si sta aprendo con me?
“Era felicità mista a tristezza…” prosegue.
Inghiotto a vuoto: “C… come mai?” domando, sbattendo gli occhi ripetutamente, cercando di darmi un contegno.
“Inizialmente pensavo di non lasciare niente… di importante. Ma ora è diverso” mi spiega.
Ma io comunque non capisco, e vedere il suo sguardo sfuggente non aiuta. Sembra quasi che stia cercando le parole giuste…
“Se io me ne vado perderò la cosa più importante…” dice.
No…
Non dirmelo, kitsune…
Non dirmi che hai una fidanzata! Ti prego… è già difficile sapere che te ne vai, ma sapere che lasci qui una donna ad aspettarti è più di quanto io possa umanamente sopportare!
“E cioè…” torna a fissarmi “Perderei te…”.
Eh?
“Mi piaci, Hanamichi…”.
EEEHHH?
Lo fisso imbambolato, con gli occhi sbarrati.
Ho capito bene? Kaede Rukawa ha appena detto che gli piaccio proprio io? Non posso crederci…
Sono felice come non mai, ma il mio rimanere in silenzio deve avergli dato un’idea del tutto sbagliata perché mi dice frettolosamente: “Questo è tutto… adesso vado. Addio, do’aho” e si gira per andarsene.
Ma io ovviamente non posso permetterglielo… non adesso che so!
Mi affretto in avanti, ad afferrare il suo polso e a bloccarlo.
Lui si volta verso di me mentre io gli stringo le braccia intorno alle spalle, abbracciandolo. Lo sento irrigidirsi.
“Anche tu mi piace, baka kitsune…” sussurro al suo orecchio.
Le sue braccia che stringono la mia schiena sono la miglior risposta del Mondo…
 
 
 
**FINE**
 
Baka: Stupido in giapponese.
Kitsune: Volpe in giapponese.
Do’aho: Idiota.
Pigmeo: L’ho bellamente fregato ad Arcadia_SPH! u.u Te l’avevo detto che prima o poi lo avrei inserito in qualche mia fan fiction! XD!
 
Nota di fine fan fiction: Questa fan fiction è una storia che ho scritto intorno al 1999… ho trovato per caso in un armadio questi fogli e li ho riletti. Quindi l’idea mi è sembrata simpatica e l’ho riscritta, modificandola un po’ e ampliandola, ma mantenendo l’idea di base.
Mi è piaciuta soprattutto perché di solito, nelle mie fan fiction recenti, è sempre Hanamichi che confida a Kaede i suoi sentimenti, mentre qui avviene il contrario.
E quindi niente, spero che questa breve HanaRu vi sia piaciuta! Se vorrete farmi sapere che ne pensate, io ne sarò davvero felice! *^*
Un saluto!

   
 
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