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Autore: Aranel_    14/04/2014    3 recensioni
“L'ombra scappa se cala l'oscurità”
“Allora vorrà dire che di notte ti prenderò la mano, così se anche non ti potrò vedere saprò che ci sei”
“Ma le ombre non si possono toccare!” ribatté Loki quasi irritato.
“Ma a quanto pare parlano, e anche tanto” rispose Thor, ridendo leggermente.
(Piccola storia presa dall'infanzia di Thor e Loki, si collega a "Il calore nel ghiaccio" ma non è necessario leggerla per capire questa)
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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.:ECLISSI:.

Note: Loki dovrebbe avere circa 5 anni, mentre Thor 8.

La neve cadeva incessantemente, la dorata Asgard, divenuta candida sotto quei freddi fiocchi, si stringeva nei pesanti mantelli, mentre i passi si muovevano lentamente, giungendo ovattati.

La neve era cosa rara, si presentava di rado e altrettanto raramente capitava che ne arrivasse abbastanza da permettere ai bambini di giocarvi.

Quell'anno però era avvenuto. Da giorni il cielo permetteva una nevicata leggera ma incessante.

Il principe Thor, figlio del grande Odino, aveva subito colto l'occasione per uscire dal palazzo e, chiamati a raccolta i quattro amici e il fratellino, era corso fuori fino a giungere in una grande strada dove la neve sembrava non essere stata scalfita.

In men che non si dica ognuno si era creato un piccolo fortino da cui lanciava sfere gelide.

L'aria fu presto saturata da risate e grida, ma qualcuno non si divertiva.

Loki era il più piccolo e, nascosto dietro ad un esiguo muretto di neve, non faceva in tempo a metterne insieme un po' che già era stato colpito e si ritrovava a terra con quella stupida cuffia che gli copriva gli occhi.

“Avanti Loki toglitela!” lo esortò Thor prima di lanciare una palla che colpì in pieno viso Volstagg.

“Madre ha detto che dovevo tenerla!” ribatté il più piccolo.
Volstagg, che aveva approfittato della distrazione di Thor, restituì un perfetto lancio.

Così la battaglia riprese la completa attenzione del giovane Dio, finché Loki, stanco di essere preso di mira ogni qual volta tentasse di mettersi in gioco, se ne andò. “Ti aspetto all'entrata” disse al fratello, poi sparì fra la neve.

Arrivato di fronte all'ingresso dei grandi cancelli del palazzo si sedette su un gradino e attese.

Presto il freddo cominciò a pungere la pelle pallida e a farlo sentire sempre più solo.

Non aveva mai avuto la forza o il buon carattere di Thor, ma aveva sempre provato ad integrarsi nel suo gruppo, sin da quando aveva potuto era sempre stato con loro.

Li seguiva e tentava di emulare le loro gesta.

Volstagg con la sua forza, il suo ottimismo e l'incrollabile autostima.

Fandral con il suo portamento e l'abilità con la spada.

Hogun con la sua forza d'animo, l'oggettività e il coraggio.

E perfino Lady Sif, con la sua fiducia, l'agilità e la scaltrezza.

A lui erano sempre sembrati tanto perfetti da diventare un ideale, ma nonostante questo non si erano dimostrati volenterosi di aiutare chi, evidentemente, non era nato con le loro doti.

Se all'inizio era stato Loki a seguirli come un'ombra, in seguito erano stati loro a vederlo solo come tale.

Thor era diverso da loro, lui era la colonna portante, colui che li guidava, lui era speciale, Loki ne era sicuro.

Era sicuro che il fratello, che tante volte lo aveva difeso quando commetteva una delle sue marachelle, gli volesse bene.

Però non era altrettanto sicuro che gliene volesse più che agli amici.

Certo, se lo portava sempre dietro e tal volta giocava con lui, però quando c'erano gli altri finiva per dimenticarsi di lui. Veniva confinato in un angolo e tornava ad essere una piccola ombra.

Per farsi notare aveva anche cominciato ad imparare la magia, ma questo aveva solo peggiorato le cose. Da quando eseguiva incantesimi poteva sentire una distinta nota accusatoria nei loro toni.

Ma Thor no, Thor si divertiva a vederlo muovere gli oggetti senza toccarli, o a osservare come riusciva a cambiare aspetto alle cose.

Già, Thor non era come gli altri.

Thor era rimasto il suo eroe.

Ma nonostante questo dov'era in quel momento?
Doveva essere passata ormai un'ora da quando Loki si era seduto sul gradino e cominciava a rannicchiarsi negli abiti per tenersi caldo.

A lui la neve non metteva allegria, quando sentiva quel freddo così avvolgente, da sempre, gli sembrava di entrare in un incubo.

Gli incubi erano freddi, tutte le cose brutte erano fredde e quando le sentiva arrivare di solito correva fra le calde braccia della madre, ma questa volta era diverso: circa mezz'ora dopo essersi seduto aveva visto Frigga, accompagnata da Odino, uscire dal palazzo. Gli aveva rivolto un sorriso gentile mentre il padre, meno espansivo, aveva solo domandato se sapesse dov'era Thor.

Certo che sapeva dov'era, ma ancora di più sapeva dove avrebbe dovuto essere. Accanto a lui.

Avrebbe voluto almeno entrare e scaldarsi, ma poi cosa avrebbe pensato di lui il fratello? Che era un codardo che non sopportava un po' di freddo?

Loki sospirò piano, lo avrebbe aspettato, lo avrebbe aspettato anche a costo di diventare una statua di ghiaccio, perché era vero, lui non era forte, carismatico o altro, però era determinato, non mollava senza prima aver ottenuto ciò che desiderava.

Muoveva piano le manine sotto il mantello per riacquistare un po' di sensibilità, quando sentì chiamare il suo nome e, finalmente lo vide.

“Cosa ci fai qui fuori?!” chiese Thor col fiatone e le guance arrossate.

“Ti stavo aspettando”

“Stavi piangendo”
“Eh? No! Non è vero!” rispose Loki portandosi le mani congelate al viso. Era vero. Le lacrime avevano cominciato a rigargli il viso. Chissà da quanto? Forse da quando aveva visto i genitori andarsene e lasciarlo li, o quando lui stesso se n'era andato. Il gelo aveva permesso a quelle lacrime silenziose di scivolare via indisturbate.
“Ecco perché Padre mi aveva detto di tornare presto”
“Padre?”

“Dai, andiamo dentro! Fa così freddo qui fuori! Guardati tremi tutto!” Disse Thor avvolgendolo col suo mantello.

“é colpa tua” gli fece notare Loki.

“Mia? Non ti ho cacciato io, tu te ne sei voluto andare”
“Ma tu non sei venuto da me!”
“Stavo giocando”
“E io ti aspettavo!” concluse il più piccolo prima di correre per la scalinata del castello fino ad arrivare nella sua cameretta e trovare rifugio sotto le coperte del letto.

Passarono solo pochi minuti prima che Thor entrasse e si sdraiasse accanto a Loki.

“Scusa” disse piano, “ma perché te ne sei andato? Ci stavamo divertendo”
“Voi vi divertivate, io rimanevo per terra”
“Avresti potuto rispondere agli attacchi”
“Certo, cinque contro uno, molto leale!” ribatté Loki con la voce acuta di chi cerca di non piangere.

Thor abbassò lo sguardo dispiaciuto, “Lo sai che non pensiamo molto a quello che facciamo”, si giustificò. “Siamo un po' troppo impulsivi. Per quello ci servi tu, tu sei quello intelligente!”

“Non dire bugie! Io sono l'ombra! Non esisto per voi!”

“È vero” disse Thor sbuffando leggermente dopo averci pensato un attimo, “gli altri fanno fatica ad accettarti, non ti capiscono. Però io sì, per me sei importante, e se anche vuoi essere la mia ombra andrà bene, almeno non dovremo separarci mai!”
“L'ombra scappa se cala l'oscurità”
“Allora vorrà dire che di notte ti prenderò la mano, così se anche non ti potrò vedere saprò che ci sei”
“Ma le ombre non si possono toccare!” ribatté Loki quasi irritato.

“Ma a quanto pare parlano, e anche tanto” rispose Thor, ridendo leggermente: “quindi andrà bene anche se potrò sentire la tua voce, anzi meglio! La voce si può sentire anche a distanza!”

“però prima mi ha lasciato solo”
“Hai ragione, mi sa che l'ombra dovrà assere più sveglia della persona, ma quella persona oggi promette che presterà più attenzione”

“Ti devo credere?” Chiese Loki permettendo ai suoi occhi di guardare il fratello da uno spiraglio della coperta.

“No, non devi credermi, io te lo dimostrerò, così tu mi crederai per forza!”

“Sai Thor, hai ragione, mi sa che l'ombra è più intelligente!”
E mentre i due fratelli si addormentavano avvolti dal calore delle coperte, Odino, dall'altra parte del regno, sorrideva.

Da quando aveva trovato Loki immerso nel gelo che avrebbe dovuto ucciderlo, gli aveva promesso che mai più avrebbe dovuto piangere al freddo, adesso quel piccolo neonato era cresciuto e non poteva più agevolare ogni cosa e salvarlo dalle situazioni, però poteva ancora aiutare il destino.

Dal suo punto privilegiato, da dove poteva osservare ogni cosa, gli era permesso spingere le cose affinché andassero come dovevano andare.

Perché anche quando lui non ci sarebbe più stato, al fianco di Loki sarebbe rimasto solo Thor, ma quei due erano un po' come il sole e la luna, entrambi con la loro affascinante luce, farli stare insieme sarebbe stato difficile, ma possibile se avessero imparato sin da piccoli ad amarsi.

Erano le eclissi da cui dovevano guardarsi, nessuno avrebbe potuto prevalere sull'altro, perché nello scontro non avrebbero prodotto altro che oscurità.

Ma questo, purtroppo, sfuggiva anche dal controllo di Padre, tanto che non poteva far altro che augurarsi di star crescendo due ragazzi tanto diversi, nel migliore dei modi.

***FINE***

Ciao a tutti^^ questa è la terza  di tre piccole fanfiction scritte sull'infanzia di Loki, infiatti viene direttamente dopo "Il calore nel ghiaccio" ed è stata intesa come una dimostrazione della promessa fatta da Odino, so che la storia è molto semplice e abbastanza elementare, però spero vi sia piaciuta.
Sinceramente non ho idea se ad Asgard possa o meno nevicare, ma se così non fosse, fate finta che ci sia stato un fenomeno cosmico o roba simile che l'ha reso possibile!
Ringrazio LunaWolf per aver sacrificato parte della preziosa lezione di 3D per dedicarsi alla mia orrenda punteggiatura, per aver condiviso con me un'esperienza terrificante (che sono convinta non abbandonerà mai le nostre menti) e le faccio ancora tanti auguri (ma ti prego, scollati da quel telefono prima che decida di espoldere per protesta, lo so che lo stai guardando anche adesso, SMETTILA!!)!
E GRG!! guarisci, senza di te i nostri neuroni scioperano!
Ad ogni modo, ringrazio chiunque abbia letto!!
A presto!

  
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