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Autore: Keiko    14/04/2014    2 recensioni
Un caffè al Divertissement, una chiacchierata fra amiche e le confessioni delle pene d'amore di due Saint, faccia a faccia. Giocando a cuore scoperto.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Pegasus Seiya, Scorpion Milo
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La rabbia delle stelle'
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Stagioni Diverse nasce dalle chiacchiere di due amiche che si ritrovano dopo dieci anni. Per caso. Davanti ad un caffè virtuale. Lì dove due mondi collidono, si annusano e si danno la mano, hanno luogo queste storie. Quante sono e quante saranno non lo sanno neppure loro. È un progetto in divenire, a quattro mani, nato dalla voglia di divertirsi e di far scorrere la penna. Non prendeteci troppo sul serio!
Françoise appartiene a Francine e la trovate a zonzo qui , qui e qui.
Mia appartiene a Keiko e la trovate a fare danni quiqui e qui.
Buona lettura!
 
 

*



Come al solito, Françoise è in ritardo. Mia si è seduta a un tavolo appartato, anche se l’atmosfera del bistrot richiama una familiarità che ogni volta ha il sapore di un malinconico ritorno a casa. Rigira la tazza di tè fumante tra le mani, assaporando il profumo degli agrumi che le pizzica il naso, assorta nei propri pensieri.
Petits Fours per ingannare l’attesa. Offre la casa.”
Mia solleva lo sguardo e sorride. L’inconfondibile accento di Françoise è un’accozzaglia di suoni e lingue, un’onda di tonalità che passano dalla durezza del greco a quella melodica del francese.
“Manca poco alla chiusura, non è vero?” 
Quella della più giovane tra le due sembra una supplica, e l’altra per rincuorarla le spinge sotto il naso il vassoio ricolmo di biscotti appena sfornati e mignon di croissant e pain au chocolat come premio per la sua pazienza.
“Faccio in fretta. Promesso. Abbasso le saracinesche e sono da te.”
Mia la osserva destreggiarsi tra i tavoli deserti, una chiazza di giallo che brilla come un sole in un pomeriggio schiaffeggiato dalla pioggia. Lei e Françoise non si sono scelte né cercate: si sono incontrate per sbaglio, o per destino, incrociandosi per le strade più appartate di Tokyo. Hanno un'atmosfera diversa dalle arterie principali della metropoli, dove è possibile sentirsi meno soli e spaesati, chiusi nell’intimità di vicoli tradizionali e meno caotici. Il bistrot si trova nella zona del porto, quella che Mia ha eletto a propria dimora. Il suo piccolo appartamento è a pochi isolati di distanza, ma le piace passeggiare e ingannare la noia immergendosi in una corsa mattutina lungo la banchina, costeggiando l'oceano e assaporandone ogni sfumatura di colore, inforcando le cuffie del walkman e camminando al ritmo della musica dei Depeche Mode che si lancia a forza nei timpani e le si schianta sul cuore. Ecco, i Depeche Mode sono stata la prima cosa che hanno avuto in comune lei e Françoise. Una accanto all'altra, si sono ritrovate in un pomeriggio estivo, torrido e sonnolento, a fissare rapite la vetrina di un negozio di musica. I vinili esposti sembravano vibrare delle note che contenevano, in quella calura massacrante. Si erano studiate per diversi minuti, come due cuccioli di cane, prima di riuscire a rivolgersi parola.
"Cosa stai ascoltando?"
"I Green Day. Ti piacciono?"
"Non li conosco, sono forti?"
Un sorriso raggiante, come quello di una bambina che ha appena finito di scartare i regali di Natale si era dipinto sul suo volto, e probabilmente Françoise l'aveva presa per una pazza. O per una che aveva una voglia matta di parlare con qualcuno di cose banali, per una volta.
"Sei in giro da sola?"
"Si, ma con questo caldo penso che farò dietro front e mi andrò a rinchiudere in casa."
Casa che è un forno a microonde, Mia.
"Lavoro in un bistrot qui vicino. Ti offro una cedrata, ti va?"
"Cedrata? Non sei nemmeno tu di Tokyo, o sbaglio?”
"Vengo dall'Italia, sono cresciuta in Russia e nata in Francia. Tu che dici?", le aveva risposto con una punta di orgoglio.
"Françoise", e le aveva porto una mano dalle dita sottili, qualche taglio dettato dalla distrazione e i calli del lavoro sul palmo. L'aveva stretta nella propria, sorridendo.
"Mia."
Le amicizie migliori sono quelle che non cerchi, ma che ti vengono offerte senza richiedere nulla in cambio. 
Come la loro.
Più tardi avrebbero scoperto di essere capitate pure sulla stessa linea del destino, nemmeno gli dèi ci avessero messo lo zampino.
“Sarà colpa delle stelle”, le aveva detto Françoise.
“È sempre colpa loro.”
 
 
"Ehi, che muso lungo. Cos'è accaduto?"
Françoise è di nuovo davanti a lei. Ha trovato il tempo di cambiarsi e abbandonare la divisa color limone in favore di un completo rosa antico che le dona decisamente di più.
"Lo sai che il giallo è il colore dei pazzi? Dovresti chiedere di cambiare il colore delle divise."
"Sono allegre. E poi a me il giallo piace."
"Appunto."
Françoise solleva un sopracciglio scettica, tormentandosi le mani in grembo.
"Avanti, altri litigi con tua sorella?"
"Sai che odio sentirla chiamare a quel modo."
"Ma è la verità. Insomma, non si tratta di milady in questo caso, ma di Saori Kido. O si tratta degli ordini di milady?"
"Si tratta di Seiya. E di Miho."
La pausa imbarazzata, lascia intendere un terzo nome nella lista.
"Da quando ti piacciono i poliedri?"
"Non mi sei d'aiuto, Françoise. Vengo qui nella speranza che tu mi chiarisca le idee e invece mi incasini i pensieri!"
Françoise puntella il gomito sul tavolino, posando il mento nell'incavo della mano aperta con aria affabile, mentre l'altra resta chiusa nel proprio guscio, tormentando il filo delle cuffie del walkman che le ricade sul petto,.
"Sei proprio buffa lo sai? Non hai bisogno di me per incasinarti. Sei bravissima a farlo da sola. Allora, cos’è quella faccia? Non hai dormito o per caso hai passato la notte a piangere?”
“Non ho pianto!”, sbotta l’altra alzando un po’ troppo il tono della voce.
“Ho solo rimuginato.”
“Sarebbe? Il poligono?”, domanda Françoise cercando di non mandarla al diavolo. Lo farebbe se non avesse davanti una persona che assomiglia alla sé stessa di qualche anno fa, quando avrebbe persino venduto l’anima ad Ade in cambio di un’amica che non indossasse un cloth.
Mia gioca nervosamente con la tazza che ha dinnanzi, facendola roteare su sé stessa con lentezza ipnotizzante.
“Tu che faresti se la tua migliore amica fosse… be’, si, se corresse dietro alla persona che piace a te?”
L’ammazzerei.
Il pensiero è un po’ troppo forte, ma rende esattamente il concetto. Quella che ha davanti, però, è l’ottusità fatta persona. E poi si chiedono ancora perché lei e Seiya abbiano le turbe di due colombe uscite dalle pene de Les Miserables?
Potresti almeno usare le parole esatte, bambina. Che c’è, hai paura di chiamarlo con il suo nome? Amore?
“Pensi davvero che… pensi realmente di farti da parte?”, le domanda tentando di dominare la voglia di gridarle di svegliarsi, mollare tutto e cambiare rotta. Che impari sempre a innamorarti di nuovo, perché fa parte dell’essere umano, uomo o donna non importa, cercare la propria parte mancante.
“Be’ se… oh insomma, non l’ho mai detto!”
“L’hai pensato, e questo ti porta a essere perdente sin dal principio, Mia. Lo sai cosa si dice? In guerra e in amore tutto è permesso.”
Ne sai qualcosa, vero?
Lei non ha mai trovato il coraggio di dichiararsi e così la persona che amava gliel'hanno ammazzata prima che potesse chiedergli una sola, maledetta, possibilità.
"Se molli senza nemmeno provarci, significa che non è importante."
Mia sgrana gli occhi, nemmeno l'avesse presa a schiaffi a due a due. E, a essere onesti, lo farebbe senza troppi problemi per darle una svegliata, che sarebbe ciò che Nadja avrebbe dovuto fare con lei se questo fosse stato un mondo migliore. Un mondo diverso. Mia è giovane, ma quando sei un Saint, diventi subito adulto. Non possiedi alcun periodo di transizione.
Per le questioni di cuore, invece, sono tutti cuccioli senza esperienza.
"È Seiya!"
"E allora? Non ti ho ancora sentito dire perché è Seiya. Insomma, anch'io sono Françoise, dunque?"
Mia china di nuovo lo sguardo, pensierosa.
"È... è sempre stato Seiya, e basta. Non ho mai riflettuto sul motivo del perché fosse semplicemente lui."
Françoise non molla. È un Saint e, oltre a questo, ha le idee chiare su come si vive e si sta al mondo. E a lei, la coperta di Linus l'hanno tolta da sotto il sedere molto, molto presto.
"Non è amore, non è devozione, semmai affetto. Forse. Cioè, Seiya non è esattamente una cima, Mia, e tu meriti qualcuno di meno ottuso e che non ti faccia vacillare come una canna al vento quando si tratta della sua presenza."
“Come fai a dire che merito di meglio? Potrei meritare di peggio, no?”, sbotta la più piccola delle due infastidita, e Françoise, per un istante, rivede la sé stessa innamorata di un sogno.
“È preso da sé stesso”, si limita ad aggiungere, come fosse una spiegazione sufficiente.
Ed è devotoalla dea, ma questo Françoise lo tiene per sé. La vita di un Saint è già abbastanza dura senza che quel poco che è concesso loro di vivere liberamente venga sacrificato - ancora - ad Athena. E Seiya, sotto quel punto di vista, proprio non ci sente. La sua vita è consacrata ad Athena sempre, con la costanza di chi non ha bisogno di cercare altrove una vita normale.
"Quindi?", le domanda Mia dubbiosa.
Ottusi e scemi nello stesso identico modo, ecco perché convivono in quel limbo di nulla e certezze infantili.
"Quindi cosa? Non posso saperlo io, cosa ti gira per la testa. Ma credo che staccare la spina e farti un giro lontano da Tokyo ti possa aiutare. Lontano dagli occhi lontano dal cuore, si dice."
"Come ci si sente a essere innamorati davvero, Françoise?"
Ecco, forse a quella domanda non vorrebbe davvero rispondere. Forse, perché è una di quelle domande che non ha mai voluto porsi, molto semplicemente.
Perché farlo significherebbe ricordare e tornare a gettare sale su vecchie ferite.
“Ti senti… leggera. Non stupida, è differente. Ma ti senti a posto con te stessa. Sai che quella persona è come il porto di Atene. Incasinato come te, ma al sicuro da tempeste troppo forti che spazzano via le navi.”
Mia la fissa come se non capisse, o come se ne volesse ancora, di dettagli.
“E fisicamente… fisicamente ti senti bene?”
“Fisicamente stai sulle montagne russe. Un attimo prima precipiti in picchiata e poi ti trovi sbalzata nel giro della morte, terrorizzata all’idea che qualcosa possa mettervi in discussione.”
“Se pensi di perdere quella persona, cosa provi?”
Françoise si zittisce e inspira.
Come ti sei sentita quando lui è morto?
Spezzata. Carica d’odio e rancore. E ho fatto un casino immenso.
Alza lo sguardo su Mia. Ha la speranza in quegli occhi color di foglia, ancora. Non gliel’hanno strappata le battaglie e il sangue versato.
L’essere la pedina sacrificabile per la salvezza del mondo.
Una delle tante, almeno.
“Un dolore immenso. Ma lo provi per qualsiasi persona che potrebbe sparire dalla tua vita e alla quale vuoi bene. È solo che… che non riesci a capacitarti di una vita senza di lui, in un certo senso, anche se nella tua vita ci è entrato in punta di piedi.”
O prendendovi a cazzotti. Capita, dopotutto, anche questo.
"Allora forse non è amore. Per Seiya, intendo. Non ti è mai capitato di illuderti di essere innamorata? Magari funziona così: ti freghi da sola per non vedere in faccia la realtà. Per scappare perché hai una fifa blu, magari. Come… come quando combatti per il Cloth in arena e vorresti essere chissà dove. In ogni posto, ma non lì."
E chi ha mai combattuto in arena? Françoise la guarda sorpresa, sgranando gli occhi, e l'altra si da una scrollata alle spalle, con noncuranza, il tono di voce deciso.
"Be', che c'è?"
"Sei sicura di sentirti bene?"
"Sicurissima."
Addenta un biscotto, poi sorride.
"Se non ci fossi, Françoise, avrebbero dovuto inventarti sai?"
Mia scosta lo sguardo verso l’ombra che filtra dalla saracinesca mentre il sole sta scivolando oltre l’orizzonte e proietta su di loro la sagoma di una figura immobile.
“Aspetti qualcuno?”, le domanda.
“No, perché?”
“Credo che vogliano entrare.”
Bussa di nuovo, come ha fatto al suo cuore, Milo.
A Françoise basta voltarsi verso la saracinesca per riconoscerne i contorni.
“È quando conosci ogni cosa di quella persona, vero? Quando hai imparato a distinguere il profumo della pelle e delle sue ferite. Quando potresti individuarlo in una strada affollata, gremita di gente che si prende a spintoni, non è così?”
Françoise annuisce e Mia sorride.
“Grazie.”
Si alza in piedi, e il Gold Saint la fissa dubbiosa.
“E adesso dove vai?”
“Faccio le valigie e torno in Grecia una volta per tutte. Detesto Tokyo. Tu che fai, resti? Forse qualcuno, se rientri al Santaurio, ti inviterà al Kallistê. Lo sanno tutti che lui lo adora.”
Mia sorride, sussurrando quelle ultime parole con l’aria di chi sa più di quanto dovrebbe.
Maledetta ragazzina.
“Forse non è solo Athena che l’ha riportato a Tokyo, no? Dagli una possibilità, credo se la meriti dopotutto.”
Mia le fa un ultimo cenno di saluto e si allontana, arrestandosi sulla porta d’ingresso del Divertissement in compagnia di Milo. Françoise li osserva scambiarsi alcune battute, ma non riesce a comprendere cosa si stiano dicendo.
Fingi che non ti interessi, Françoise. Ignorali.
Sussulta, e il cuore perde un battito, quando sente la parola Kallistê uscire dalla bocca di Mia un istante prima che si tuffi all’esterno del bistrot, nei colori del tramonto.
“E tu che ci fai qui?”
“Avevo voglia di un caffè”, risponde Milo, sibillino. “Ma Mia dice che qui non lo fate come al Kallistê. Che avrà voluto dire?" le domanda incuriosito.
"Niente, niente. Accomodati, che te lo preparo." 
Quando la prendo, la strozzo.
 
 
Note dell’autrice.
Il locale in cui si incontrano Françoise e Mia è il Divertissement, locale che si trova nella zona del porto di Tokyo, creato da Francine.

Allo stesso modo, il Kallistê, è un locale accoccolato lungo le strade di Atene. Ma questa, è un’altra storia. 

   
 
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