Serie TV > Doctor Who
Segui la storia  |       
Autore: SakiJune    14/04/2014    0 recensioni
Ada Markham vive a Londra e NON è una ragazza come tutte le altre: è una fangirl del Dottore, proveniente da un’altra dimensione. Per un capriccio di Clara, delusa e scontenta dopo la rigenerazione del Dottore, Ada giunge a bordo della TARDIS e gli equilibri stagnanti tra i membri dell’equipaggio subiranno un serio scossone.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Clara Oswin Oswald, Doctor - 12, Jenny, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Threesome
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'From Lungbarrow to Trafalgar Square'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CHE COSA TI È SALTATO IN MENTE

non era la suoneria migliore che si potesse scegliere per la sveglia. Nemmeno

ORA SCARICO TE E LEI SU UN ASTEROIDE A CASO

prometteva nulla di buono.

Ada scostò le lenzuola, ma non appena posò gli occhi sulla cornice del soffitto - era decorata ad omniscate - le recuperò in tutta fretta e le usò per avvilupparsi, come se in quel modo avrebbe risolto qualcosa. Dunque, si era addormentata. Dunque, si era svegliata nello stesso posto in cui aveva negato a se stessa di potersi trovare realmente.
Dunque era proprio impazzita, oppure le era successo qualcos’altro di irrimediabile.
Ricapitolò ciò che sapeva su se stessa, per capire se le sue facoltà mentali erano ancora funzionanti. Le era già capitato di sentirsi confusa dopo un brutto sogno, dopotutto.
Nome, cognome, data di nascita, segno zodiacale, combinazione del lucchetto della bicicletta. E qualche moltiplicazione a due cifre, giusto per stare tranquilla… 45x89, nove per cinque cinque riporto di quattro, nove per quattro sei più quattro dieci tre più uno…

ORA PORTALA QUI!

quattrocentocinque, otto per cinque zero riporto di… Quella voce! Non era riuscita a tenere le cifre a memoria fino alla fine… e perché avrebbe dovuto? Era in un incubo-inferno-stato allucinogeno, dopotutto. Era in grado di porsi domande abbastanza coerenti, ma la situazione a cui erano coerenti continuava ad essere folle.
Udì bussare da qualche parte, non necessariamente su una porta, e mezzo secondo dopo qualcuno entrò. Sperò che fosse Jen- cioè, Clara. Clara Oswald, accidenti, bofonchiò tra sé e sé, e fu accontentata.
- Il Dottore vuole vederti. Ho combinato un guaio portandoti qui, ma gli passerà, credo. - A sbirciarla tra le lenzuola, Clara era ancora rossa in viso dalla sfuriata ricevuta, ma sembrava ottimista.
Giusto. Il Dottore. Quella che aveva sentito sbraitare era la vera voce del Dottore, non quella di Peter Dougan Capaldi.
Per un minuto considerò la possibilità di accettare la presunta realtà, ma un sensore dentro di lei fece scattare l’allarme. Ebbe un tremito e iniziò a scuotere la testa.
- Ehi! Non ti ho portata qui perché te ne resti a letto!
Ada scoprì metà faccia e il dispetto dissipò il terrore in superficie. - E per quale motivo mi hai portata qui, se non è troppo chiederlo?
- Avevo bisogno di un’amica - rispose Clara, facendo spallucce. La sua espressione furba faceva intendere più di quello che diceva, ma non era il momento di pensare a certe cose. Brenda, però… perché proprio Brenda? Perché non Facebook o una chat qualsiasi? Perché proprio un social network per incontri lesbo?

Oh.
Oswin Oswald aveva avuto una fase; la Clara originale era bisessuale per davvero.
- Se vuoi tornare a casa, ti porterà a casa. Ma sei stata tu a scrivermi "Chiunque tu sia, portami lontano da qui, meglio se sulla TARDIS", ricordi?
- Parlavo da fangirl! Parlavo... - La voce di Ada uscì stridula.
- Lo so. Da spettatrice devota. Eccoti nel tuo show preferito: ta-dan! - Clara enfatizzò la frase con uno schiocco di dita. Evitò il cuscino che Ada le lanciò, e che andò a finire nel corridoio.
- Vado a parlargli. - Respirò a fondo. Prendere quella decisione l'aveva fatta sentire subito meglio. Un alieno ultramillenario, in quel momento, le faceva meno paura di una ragazza molto più carina di lei che fingeva di flirtare.


Mentre saliva gli scalini che portavano alla stanza della console, con le ginocchia tremanti e un preoccupante ronzio nelle orecchie, le apparve la figura ben nota. Riconobbe le spalle strette e la giacca blu che faceva risaltare il fisico snello, i capelli grigi, i movimenti nervosi delle mani sui pulsanti e i cursori.
E se fino a un minuto prima aveva avuto paura di impazzire, capì di non essere mai stata così giusta, di non essersi mai sentita a casa come in quel momento. Aveva paura, ma le sarebbe passata così come succedeva ogni volta che si trovava in una piazza affollata o in coda al supermercato. Non era con la ragione che avrebbe iniziato a comprendere e accettare quella realtà, ma inspirando l’odore dello strano metallo di cui era fatto il corrimano. E quando lui si voltò, una maschera quasi scheletrica di severità e sospetto, lei non si ritrasse, non tornò a rifugiarsi tra le lenzuola.
Si schiarì la gola ed esordì con un generico: - Buongiorno. Clara mi ha detto che volevi parlarmi. - La sua voce echeggiava, come in un attacco di panico in piena regola. E quindi? Se fosse svenuta, il Dottore l’avrebbe presa tra le braccia.
Ma non le sarebbe piaciuto. Non ancora. Doveva… ambientarsi. Capire. Farsi capire, soprattutto. Visto da così vicino, lui le sembrava terribile e comprese il vero significato dell’espressione “occhi antichi” su cui tante volte aveva fangirlato. Non c’era proprio nulla da ridacchiare, riguardo agli occhi del Dottore. Erano feroci. La scrutavano fino al midollo.
- Sì. Sono piuttosto turbato della sua decisione di portarti a bordo contro la tua volontà. E mi scuso per Clara. - La sua voce era calma, quasi non sembrava la stessa che aveva urlato quelle minacce. - Naturalmente farò il possibile per riportarti nella tua dimensione, anche se potrebbero volerci diversi… tentativi.
Ada scosse la testa, un po’ per dimostrare che non c’era bisogno di scusarsi, un po’ perché non voleva veramente tornare a casa.
- No, non c'è bisogno che ti arrabbi con lei. Credo si senta sola. - Il bisogno di difendere la sua rapitrice fu più forte dell’ansia. Sentì che, continuando a parlare, poteva riuscire a superarla del tutto.
- Sola? Andiamo, Clara si sente sola? C’è una folla qui! - sbottò il Dottore, accennando involontariamente alla scatola appesa sulla console. Ada sapeva benissimo chi c’era dentro, naturalmente.
- Una folla… una gentildonna del diciannovesimo secolo, un ex medico militare e un furbastro ridotto ai minimi termini!
- Ehi, già la clandestina inizia ad insultare? - sbraitò Dorium, la voce attutita dalla scatola chiusa.
Il Dottore aggrottò le sopracciglia. Aveva compreso che Ada possedesse una certa conoscenza riguardo alle sue vicissitudini. Era però stupito dal particolare che lei non avesse fatto accenno, nel suo elenco, alle razze a cui gli attuali inquilini della TARDIS appartenevano, focalizzandosi invece su altri aspetti che, nel bene o nel male, davvero li inquadravano come individui. Incrociò le braccia, invitandola con lo sguardo a continuare.
- Mi ha spiegato che aveva bisogno di qualcuno della sua età a gironzolare attorno. Ma non vuole lasciarti, lei… ti vuole bene. Posso? - Il Dottore capì a cosa accennava la ragazza e annuì, tirando fuori il cacciavite sonico dalla tasca della giacca e puntandolo contro la scatola. Il coperchio laterale si aprì e Ada si rivolse al suo occupante: - No, signor Maldovar, non volevo insultarla. Ma non penso che ascoltare le chiacchiere di una donna rientri tra i suoi hobby.
- Su questo non c’è dubbio! - Dorium sembrava compiaciuto. E dire che "compiaciuto" non fosse il suo solito umore sarebbe stato un eufemismo.

Il Dottore si grattò la testa e ripensò alla faccenda “Clara-si-sente-sola”.
E alla folla che a volte può sembrare un deserto se non hai la persona giusta accanto.
E la persona giusta un tempo era stato lui, forse non nel senso in cui… ma ugualmente c’era stata intesa e complicità e porco schifo, lei gli aveva salvato la pelle in ogni singola esistenza. Poco importava che quella linea temporale fosse stata cancellata con la rigenerazione: lui ricordava, oh, eccome, ricordava tutto e lei nulla...
Trenzalore non era stato solamente lo spartiacque tra questa vita e le precedenti, ma il crollo del suo rapporto con Clara. Lo sguardo dell’ex Ragazza Impossibile aveva smesso di brillare quando incrociava il suo - più precisamente cercava di evitarlo. C’era delusione nei suoi gesti, imbarazzo nei suoi sorrisi, addirittura condiscendenza nelle sue parole.
Clara, che aveva iniziato a viaggiare con lui per un innato senso dell’avventura, si ritrovava a trascorrere innocue vacanze su pianeti supercollaudati e in epoche prive di mistero. Ma non era solo questo. Dentro di sé provava ancora per lei un affetto immenso, rimaneva e sarebbe rimasta la “sua” Clara, e detestava l’idea di vederla come una ragazza superficiale… però era consapevole di quanto fossero cambiati i sentimenti di lei nel momento in cui si era trovata di fronte al suo nuovo aspetto.
La sua reazione era, allo stato attuale, un bruciore alla bocca dello stomaco, segno inequivocabile di rabbia e orgoglio ferito. Perché il Dodicesimo (era alla sua tredicesima rigenerazione, ma finora si era trovato dodici volte un diverso viso allo specchio chiamando se stesso il Dottore - ergo, era il numero dodici) era fatto così. Digrignava i denti, sbottava, poi tornava a reprimere la stizza, come se non valesse la pena di argomentare le sue ragioni.
Il Decimo avrebbe pianto.
L’Undicesimo avrebbe messo un po’ il muso e poi le avrebbe fatto conoscere un bravo ragazzo, facendo loro da cupido e poi godendo nel modo più autentico della loro felicità.
Lui si stava facendo venire un’ulcera.

- Non le viene mai il mal di mare? Ha chiesto lei di essere così esposto agli scossoni durante gli atterraggi?
La ragazzetta rapita - Ada, si chiamava Ada, già - stava ancora chiacchierando con Dorium. Si scoprì a sorridere e abbassò immediatamente gli angoli delle labbra sottili - per un istante ebbe l’aria di un mimo un po’ inquietante.
- Devo dire che corro diversi rischi, ma evidentemente il padrone di casa pensa che sia più divertente così. Vero, Dottore? - rispose la testa, sdegnosa.
- Ada. Ada… - Il Dottore agitò l’indice verso la ragazza, fingendo di avere il suo cognome sulla punta della lingua.
- Markham.
- Giusto! Cosa dobbiamo fare di te?
Lei gli porse la mano, pur sapendo che avrebbe potuto non reggere all’emozione.
Guardò le proprie dita tozze e sgraziate, e quasi si pentì di quel gesto, ma il Dottore ricambiò la stretta con entrambe le mani, che erano snelle e lunghe ed eleganti.
- Non-non sarò io a chiederti di riportarmi indietro. Ma se ti sarò d’impiccio, allora puoi scaricarmi su un asteroide a caso.
Senza intenzione gli aveva rifatto il verso e arrossì. Il Dottore pensò che gli ricordava qualcuno, ma non riuscì a mettere a fuoco chi.
- Affare fatto. Corri a dire a Clara che mi è passata la voglia di mordere. - Schioccò la bocca, cercando invano di apparire rassicurante. Quando lei fu corsa via, si voltò verso Dorium:
- Non era mia intenzione metterti in pericolo, vedi. Solo, volevo farti sentire l’azione, il movimento, capisci? Non volevo farti sentire… un…
- Soprammobile?
Il Dottore si stupiva ogni volta di tanta franchezza e autoironia. - Se vuoi metterla così, già.
- La signorina Markham sa come farsi ascoltare.
- Non credo che le sfagioli essere chiamata “signorina Markham”. D’altra parte, era da un po’ di tempo che nessuno ti chiamava “signor Maldovar”, e ti fa piacere, no?
- È passato del tempo, sì. E non sono sicuro che mi interessi più, devo ammettere. Quello che sono stato… diventa tutto molto relativo, qui dentro. - Dorium roteò i grandi occhi spettrali con fare amichevole.
Il Dottore si stiracchiò, scrocchiando le giunture. - Oooooh, so benissimo cosa intendi. E quindi lasciamo l’altalena dov’è?
- E quindi non mi è mai dispiaciuto davvero come ho fatto intendere finora - sogghignò.
- Cominci a piacermi davvero, vecchio testone. - Il Dottore si strofinò le mani e sorrise, quel suo sorriso tirato e furbo e talvolta sgradevole.
Cominciava di nuovo a piacergli la vita. Gli sfagiolava, insomma. Come ad ogni nuova conoscenza, tutto diventava… relativo, usando le parole di Dorium. La rabbia, la nostalgia, il dolore venivano messi in secondo piano, perché sul palco c'era una nuova commedia da portare avanti.
Cancellò la precedente impostazione per il viaggio su Apalapucia e inserì il generatore di coordinate casuali.
- Porco schifo, Sexy, andiamo!

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Doctor Who / Vai alla pagina dell'autore: SakiJune