Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: Ranyadel    14/04/2014    7 recensioni
Quando incrociò il mio sguardo, sembrò incassare leggermente la testa nelle spalle e sollevò un angolo della bocca in un minuscolo sorriso. Quanto poteva essere… cucciolo?!
Ecco, era un cucciolo. Avevo deciso.
***
“Oh, Coralie ha una capacità particolare. Sa leggere gli occhi come nessuno” disse Carol.
***
“So… so capire come sono fatte le persone solo guardandole negli occhi e osservando come si muovono” dissi a bassa voce. “Ti psicanalizza con uno sguardo” Fece Manuela ridacchiando. Luke mi guardò sorpreso. “Sarei curioso di provare.”
***
"Di solito le persone hanno paura."
"Di cosa?"
"Di sé stesse."
***
"Vieni con me."
"Eh?"
"Coco, vieni con me. Venite con me, tutte quante."
"Ma io non..."
"Ti ho promesso che ti sarei stato vicino, e ormai dovresti aver capito che mantengo sempre le mie promesse."
***
"È che ho troppi fantasmi alle mie spalle e mostri nella mia testa per poter essere davvero felice."
"Oh, ma li vedo."
***
Una ragazza particolare, che sa leggere gli occhi.
Coralie.
Un ragazzo speciale, con occhi che la catturano e la intrigano, così semplici da leggere e allo stesso tempo così complessi da capire.
Luke.
Un amore nato da sguardi e gesti.
***
trailer: https://www.youtube.com/watch?v=nPR1CdGLUV8
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Create your own banner at mybannermaker.com!
Prologo da pubblicare

Prologo

Chiamatemi pazza, indovina, stana, asociale, anormale. Chiamatemi come volete, preferisco farmi chiamare Coralie.

Non so perché, saranno gli anni passati a leggere e a osservare in disparte il mondo, ma quando vedo una persona, al 90% delle volte capisco com’è fatta, solo a vedere il suo sguardo, i suoi movimenti e le sue espressioni. Datemi trenta secondi e già mi sono fatta un’idea.

Mi diverto, mi piace indovinare.

Quando li ho visti per la prima volta, erano per strada: in quattro, che camminavano sul marciapiede opposto al mio e parlavano fitto fitto, scoppiando a ridere ogni tanto. “Guarda, quelli sono Ashton, Michael, Calum e Luke” mi aveva detto Carol, a bassa voce, indicandomeli uno per uno.

Michael: non mi diceva tanto. Infantile, con un sorriso tenero e tranquillo. Probabilmente, era dell’altra sponda, a giudicare dai capelli rosa.

Calum: gli occhi scuri e il suo sorriso erano sinceri, affidabili, luminosi, ispiravano fiducia.

Ashton: già dal suo sorriso e da come camminava, avevo capito che si trovava perfettamente a suo agio nei suoi panni. Gli occhi allegri dicevano tutto: divertente, fuori di testa, sicuro, disponibile, affidabile. Ero quasi certa che la sua forza stesse nel voler essere una roccia, un’ancora, per gli altri.

E infine Luke. Lo avevo guardato tanto a lungo che alla fine lui si era voltato verso di me. Aveva occhi chiari magnetici, bellissimi… ma spaesati. Occhiaie quasi accennate, leggermente curvo, silenzioso, rideva alle battute degli altri, aggiungendo però poco e niente. Il suo sguardo si spostava velocemente dappertutto, come ansioso di immagazzinare tutte le informazioni possibili. Sembrava che fosse rimasto troppo a lungo in un mondo tutto suo, per poi svegliarsi e ritrovarsi nel mondo reale. Sì, spaesato era il primo aggettivo che mi veniva in mente. Questo suo atteggiamento… lo rendeva così tenero, adorabile, che mi venne da sorridere. Era una di quelle persone che ispiravano dolcezza. Anzi, lui stesso era la dolcezza. Oltre al fatto che, diciamocelo, era davvero mozzafiato. Irresistibile.

Quando incrociò il mio sguardo, sembrò incassare leggermente la testa nelle spalle e sollevò un angolo della bocca in un minuscolo sorriso. Quanto poteva essere… cucciolo?!

Ecco, era un cucciolo. Avevo deciso.

 

Mi chiamo Coralie e ho diciassette anni. Abito con le mie due migliori amiche: Manuela e Carol, anche loro di diciassette anni.

Carol è alta e magra, con i capelli chiari e gli occhi azzurri. Spesso mi ritrovo ad invidiarla per questo, insomma, essere così naturalmente è una bella fortuna, anziché essere come me. A volte può essere acida, certo, ma sotto sotto è dolce. Protettiva. La prima volta che l’ho vista – se si esclude quando stavamo insieme da bambine, dato che siamo cugine alla lontana – ho pensato questo, e si è rivelato esatto. Uno a zero per Coralie.

Manuela ha i capelli scuri e gli occhi color cioccolato, grandi e teneri. Si fida di tutti, nonostante questo spesso l’abbia fatta soffrire. Adesso ci siamo io e Carol, però. Guai a chi la fa stare male, potrebbe non vedere il suo prossimo compleanno. Manuela è dolcissima, è fantastica. I suoi occhi mi avevano detto subito quanto avesse bisogno di affetto. Due a zero per Coralie.

Io. Ho i capelli biondo scuro, cenere, dicono alcuni. A mio avviso, la cenere è grigia. O sono io daltonica, o sono i parrucchieri che sniffano cose decisamente diverse dalla cenere. Sono anni che li schiarisco decimando la popolazione mondiale di camomilla. I miei occhi, strani. A volte azzurri, a volte grigi, a volte verdi, la maggior parte del tempo un insulso miscuglio di tutti e tre. A volte uniformi, a volte che dall’azzurro esterno stingono nel verde e poi, attorno alla pupilla, in un giallo stranissimo. Li adoro quando sono così, peccato che vengono solo quando sono triste. Dipende tutto dall’umore e dal sole. Per carità, non mi lamento, anzi mi piacciono, solo che è frustrante non sapere mai dire di che dolore sono. Non sono particolarmente alta.

Per anni, sono stata chiusa in me stessa. Timida, direte, o solitaria. Preferisco essere definita “ragazza da parete”. Perché io, nonostante non ami intervenire, osservo, osservo tutto e tutti, e capisco. Sono anni che mi diverto a indovinare le personalità dagli atteggiamenti. Mi hanno tirato via dalla mia parete Manuela e Carol. Adesso, nonostante tutto, riesco ad essere me stessa: prima la paura mi bloccava. Ora so di non doverne avere più.

 

“Perfezione, stasera si esce!” esclamò Manuela, irrompendo nella mia camera e interrompendo la mia sessione di lettura. Le feci segno di aspettare, troppo catturata per lasciare andare quel libro. Finii il capitolo – fortunatamente mi mancavano cinque righe – e chiusi il libro, prima di poter leggere la prima parola del capitolo seguente: sapevo che mi sarei abbandonata alla lettura, lasciando la povera Manuela in mezzo alla camera. “Scusa, amo troppo questo libro” mi giustificai. Lei sorrise e si sedette sul mio letto. “Mhm, Hunger Games. Sei perdonata” mi disse con un occhiolino. Io mi misi a ridere. “Dicevo, stasera si esce, è il tuo compleanno e non puoi startene chiusa in casa a leggere tutto il tempo!” disse, con gli occhi luminosi. “Perché no?!”

“Perché Hunger Games te lo abbiamo regalato stamattina. E tu lo hai quasi finito.”

“Cosa ci posso fare se mi cattura così?!”

“Uscire con me e Carol. Niente storie!” si impose lei. Ci guardammo e scoppiammo a ridere. “Ok, ok. Mi preparo e arrivo.”

“Brava” mi disse lei compiaciuta.

Erano passati quattro mesi da quando avevo visto quei quattro per la prima volta. Da quando avevo visto Luke. Carol aveva notato come mi ero mangiata con gli occhi Luke, e da allora non aveva fatto altro che sommergermi di informazioni su di lui, che otteneva tramite la sua tanto diabolica quanto efficace rete di spie. Le aveva mobilitate tutte, le sue fonti. Era incredibile. In due giorni avevo scoperto mille cose, compreso il fatto che amava mangiare e cantava.

Le avevo detto tante volte che non sarebbe servito a niente, ci eravamo visti una sola volta, ma lei non mi aveva dato ascolto. Contenta lei, io intanto immagazzinavo informazioni senza nemmeno esserne cosciente.

“Dove andiamo?” chiesi a Manuela. “Segreto.”

“Manu, è il due gennaio. Non posso mettermi in canottiera se siamo fuori.”

“Uff. Siamo in un locale, farà anche caldo. Puoi metterti il vestito nero” mi disse subito. I miei occhi si illuminarono: adoravo quel vestito. Me lo infilai in fretta, indossando sotto degli stivali dello stesso colore. Non poteva mancare il mio portafortuna: una collana con due draghi intrecciati fra di loro a reggere una pietra rossa. Amavo i draghi, erano così maestosi, fieri e liberi!!

In pochi minuti fui pronta, insieme a Carol e Manuela. “Per caso dovete fare conquiste?” chiesi con occhi sgranati. Manuela era vestita di bianco, con un vestito senza maniche e lungo fino alle ginocchia, con una gonna a fiore. Il polso era occupato da tanti bracciali, di cui uno a forma di fiocco, che richiamava quello sulla borsa. Gli orecchini erano semplici sfere bianche e le scarpe erano dello stesso colore, con i tacchi alti. Fra i capelli era appuntata una spilla di fiori, molto raffinata, che la rendeva ancora più dolce.

Carol aveva un vestito blu con una sola manica, con decori argentati stupendi che sembravano gocce d’acqua. Le scarpe, sempre blu, sembravano fatte di foglie, che si avvolgevano attorno alle caviglie. In testa aveva un cerchietto con piccole pietre scure. La pochette era semplice, blu con la chiusura di argento che richiamava l’anello e il bracciale.

“Su, su, andiamo! Facciamo tardi!” esclamò Carol, prendendoci per mano e trascinandoci verso la porta. Arrivammo in un edificio enorme, che capii essere un bar, o qualcosa del genere. Entrammo e sentii subito che effettivamente faceva davvero caldo, e che avevamo fatto bene a metterci quei vestiti. Vidi che l’edificio era strutturato a larghi gradoni, ognuno occupato da tavoli rotondi e lucenti, in modo da poter dare una chiara visuale del palco al centro. C’erano tre “livelli”, escluso quello del palco, leggermente sopraelevato e occupato da una batteria, quattro microfoni e decine di amplificatori. Ci sedemmo ad un tavolo molto vicino al palco, che Carol e Manuela avevano prenotato prima. Le vedevo ridacchiare sotto i baffi ed ero curiosa di sapere il perché, curiosità che si amplificò quando presi in mano un foglio plastificato dal tavolo. C'era scritta quella che doveva essere la scaletta del concerto:

Try hard

Unpredictable

Disconnected

Wherever you are

Out of my limit

Beside you

Heartache on the big screen

Heartbreak girl

She looks so perfect

"Perché avete la faccia da cospiratrici?" chiesi alla fine. Loro si misero a ridere e indicarono un punto dietro di me, sul palco. Io mi voltai e vidi Michael, Calum e Ashton. Sgranai gli occhi. Se c'erano loro, c'era anche... "Dato che non ti decidevi a organizzare qualcosa con Luke, ci abbiamo pensato noi!" disse Carol sorridendo sorniona. "Carol. L'ho visto una volta sola. Pretendi che ci organizzi qualcosa quando ci siamo solo guardati?!" chiesi esasperata. Lei fece spallucce. Io alzai gli occhi al cielo, ma dentro di me ero felice che Carol avesse preso l'iniziativa. Eppure mancava Luke. Mi guardai intorno, cercando una chioma bionda, fino a quando Manuela non mi indicò un tavolo poco lontano dal nostro. Mi voltai e lo vidi: di spalle a me, era chinato su una pizza e ne stava divorando velocemente uno spicchio. Mi venne da sorridere quando vidi Calum che lo andava a prendere per il colletto della maglietta, ridendo. Luke fece appena in tempo a prendere il suo strumento e a finire la pizza, che salì sul palco, ancora dandomi le spalle. Volevo vederlo in faccia, accidenti! Volevo rivedere il suo sguardo da cucciolo ad ogni costo. Vidi Ashton, dietro la batteria, chiamare Luke e indicarci con una bacchetta. Luke si voltò, finalmente, verso di me. Lo vidi rimanere immobile mentre incrociava il mio sguardo. Ashton si alzò e venne verso di noi, seguito dagli altri della band, ultimo Luke. Si avvicinò a Carol con un gran sorriso, mentre lei si alzava e gli correva incontro. "Ciao, piccola!" esclamò quando lei gli saltò addosso, dandole un bacio a stampo. Io e Manuela li guardammo a bocca aperta, mentre Carol si metteva a ridere. Manuela prese Carol per le spalle e io sentii a malapena il suo: "Dopo ci spieghi tutto, chiaro?" Sorrisi divertita, prima di rivolgere il mio sguardo verso Luke. Si era fatto... Un piercing?! Gli stava bene, davvero. Le sue occhiaie erano sparite, dandogli un'aria più sicura. Dovetti concentrarmi per non sbavare. Lui si voltò verso di me e mi sorrise, come la prima volta. Il suo sorriso era sempre lo stesso, adorabile. Carol fece le presentazioni: "Ragazze, loro sono Asthon, Calum, Michael e - mi fece un impercettibile occhiolino - Luke. Ragazzi, Manuela e Coralie." Ci stringemmo le mani. Notai subito che Michael aveva cambiato tinta, e sembrava averlo notato anche Manuela: se lo stava mangiando con gli occhi. Quando strinsi la mano a Luke, mi partì una scossa lungo tutto il braccio. Mi costrinsi a sorridere per non sciogliermi. Non andava bene, mi aveva semplicemente toccato e il mio corpo aveva reagito così. Mi veniva male a pensare cosa sarebbe successo una volta sentita la sua voce. Lui mi sorrise, di nuovo, stavolta più sicuro. Lo imitai, mentre Carol sussurrava qualcosa ad Ashton. Lui annuì e mi venne da chiedermi cosa si fossero detti. Ashton richiamò tutti, indicando l'orologio e dicendo che erano in ritardo. "Ci vediamo dopo" mi disse Luke. Ecco, avevo fatto bene ad avere paura del mio corpo. Non ero ben sicura di essere tutta intera. I quattro salirono sul palco, mentre noi tornammo verso il nostro tavolo. Ashton prese il suo microfono. "Scusate, c'è stata una modifica all'ultimo minuto. She looks so perfect sarà fatta per prima" disse. Gli altri lo guardarono straniti e capii che era stata Carol a suggerirlo. Mi voltai verso di lei e la vidi alzarmi i pollici. "Perché l'hai fatto?" chiesi, curiosa. "Perché voglio vederti ancora più sciolta, e Luke ha una voce che ti ucciderà. Adesso sentirai!" mi disse lei furba. "Non pensavo fosse possibile odiare e amare una persona allo stesso tempo, sai?" commentai. "Modestamente!" rispose lei con aria altezzosa, mentre Manuela si metteva a ridere distrattamente. Io e Carol ci guardammo complici. "A quanto pare non è stato solo Luke a stregare una di noi" dissi io ad un passo da Manuela, che non riusciva a distogliere lo sguardo da Michael. "Ti piace proprio Michael, eh? Il colpo di fulmine, cosa fa..." disse Carol melodrammatica. Manuela si mise a ridere. "Sei l'ultima che deve parlare, tu. Quando avevi intenzione di dirci, che stai con Ashton!?" chiese poi. Lei ci fece una linguaccia. "Manu, scusa se te lo dico, ma secondo me Michael è leggermente dell'altra sponda" dissi piano. Carol mi guardò vittoriosa. "No, tesoro! Ho indagato, completamente etero!" esclamò. Manuela esultò, mentre io mi scusavo. Non ero infallibile, no?

Ashton richiamò l'attenzione generale e la sala si fece improvvisamente silenziosa. Si sentì il suono di una chitarra elettrica e i quattro iniziarono a cantare. Per ora riuscivo pure a resistere, non avevo sentito la sua voce, mi bastava non guardare quegli occhi così belli. Quando iniziò a cantare, però, capii di essere veramente finita. Aveva una voce profonda troppo perfetta.

 

Simmer down, Simmer down

They say we’re too young now to amount to anything else

But look around

We work too damn hard for this just to give it up now

If you don’t swim

You’ll drown

But don’t move

Honey

She looks so perfect standing there

In my American Apparel underwear

And I know now, that I’m so down

Your lipstick stain is a work of art

I’ve got your name tattooed in an arrow heart

And I know now, that I’m so down

Hey Hey!

 

Datemi della paranoica, ma io ero praticamente sicura che, mentre cantava "she looks so perfect standing there", stesse guardando me.

Dopo quasi un'ora, il concerto finì. Erano stati davvero grandi, e il pubblico aveva pure chiesto il bis di alcune canzoni. Luke aveva davvero una voce stupenda, se l'avessi sentito cantare di nuovo mi avrebbero dovuto raccogliere col cucchiaino. Non mi ero mai sentita così, ma era una sensazione indescrivibile.

Quando i quattro riuscirono finalmente ad abbandonare il palco, si diressero subito verso il nostro tavolo. "Siete stati fantastici!" esclamai, esaltata. Carol e Manuela erano galvanizzate come me, e i ragazzi si misero a ridere nel vederci così. "Vi va di mangiare qualcosa?" propose Calum. Gli occhi di Luke si illuminarono e io ridacchiai. "Pozzo senza fondo, ti sei spazzolato una pizza prima del concerto!! Hai ancora fame?!" chiese Calum. Lui annuì con veemenza, facendoli ridere di nuovo.

Ci sedemmo al nostro tavolo, avvicinandone un altro, e ordinammo. Continuavo a guardare Luke di sottecchi, cercando di non farmi notare troppo. I suoi occhi erano allegri, ma sotto sotto riuscivo a vedere ancora il suo essere spaesato. Non si stava nascondendo, stava superando il suo sconcerto.

A volte mi spaventavo, dopo aver dedotto tante cose dagli occhi. Mi chiedevo spesso perché con me non funzionasse. Mi guardavo allo specchio e cercavo di leggere i miei, di occhi. Semplicemente, non ci riuscivo.

“Allora, Coralie. Cosa ti piace fare?” chiese improvvisamente Luke, avvicinandosi di un paio di millimetri a me. Io rimasi qualche secondo immobile, mentre Carol e Manuela soffocavano un risolino. Le cercai con lo sguardo, implorando, silenziosa, aiuto. “Oh, Coralie ha una capacità particolare. Sa leggere gli occhi come nessuno” disse Carol, prima di trasalire: le avevo tirato un calcio sullo stinco. Amava mettermi nei guai, quella ragazza. “In che senso?” fece di nuovo Luke, interessato. Mi mordicchiai nervosa un’unghia. Maledetta timidezza, era la mia rovina. “So… so capire come sono fatte le persone solo guardandole negli occhi e osservando come si muovono” dissi a bassa voce. “Ti psicanalizza con uno sguardo” fece Manuela ridacchiando. Luke mi guardò sorpreso. “Sarei curioso di provare” disse solo, stavolta avvicinando la sedia a me. Eravamo molto più vicini, adesso. Stavo andando in tilt, non andava bene. Mi guardava con occhi così innocenti, solari e magnetici, che era impossibile, per me, rimanere calma. “Dopo venite a casa nostra, allora!” Propose Calum. Gli altri annuirono, comprese Manuela e Carol. Manuela continuava a parlare con Michael, lui le piaceva proprio. Lo guardai negli occhi e capii in un istante che nemmeno lei gli era indifferente. Sorrisi lievemente.

“Coralie, ti piace questo posto?” mi chiese di nuovo Luke. Ok. Questa era una congiura. “Sì, molto. Siete stati davvero bravi” dissi con un sorriso sincero. Lui lo ricambiò.

Mi chiesi come avrei resistito per tutta la serata.

*Angolo Autrice*

Eccomi quiii! 

Allora, non voglio dilungarmi troppo. Ecco il vestito di Manuela, quello di Carol e quello di Coralie. 

Personaggi: 

Ashley Benson as Coralie

Megan Nicole as Manuela

Teresa Palmer as Carol

Luke Hemmings as Luke

Michael Clifford as Michael

Ashton Irwin as Ashton

Calum Hood as Calum

Se volete passare da altre mie storie, alcune sono queste: 

Help me. Save me. Love me.

Fake, lie or truth?

Ehm, grazie mille a tutti quelli che sono arrivati fino a qui< 3< 3 <3 

Ciauuu< 3 <3 <3

Ranyadel

  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Ranyadel