Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: NSNcourage    15/04/2014    4 recensioni
C’erano tante cose che Hunter Clarington non capiva.
[...]
Ma soprattutto, non capiva il francese. Peggio, gli faceva ridere solo ascoltare qualcuno parlare quella lingua. Seriamente, sembrava avessero tutti il raffreddore, con quei suoni così nasali! Per non parlare poi della erre moscia, come facevano? Ci nascevano con quel modo di pronunciare la lettera?
Baby! e Dalton!Huntbastian
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hunter Clarington, Jeff Sterling, Nick Duval, Sebastian Smythe
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
A Maiky e a Nym,
per essere le due migliori Huntbastian shipper che io conosca.
E a tutti coloro che shippano Huntbastian,
perchè nemmeno Hunter Clarington è indifferente nei confronti di Sebastian Smythe.


 
LUCKY ONES

“Everybody told me love was blind,
Then I saw your face and you blew my mind,
Finally, you and me are the lucky ones this time”
Lana del Rey – Lucky Ones
 
Parigi, agosto 2002

C’erano tante cose che Hunter Clarington non capiva.
Non capiva perché quando si trovava in pubblico, doveva chiamare suo padre Signore, e non poteva semplicemente chiamarlo Papà, come tutti gli altri bambini. Semplice, perché tu non sei come tutti gli altri bambini, gli aveva spiegato il signor Clarington, ma lui proprio non riusciva a darsi una spiegazione. Che cosa aveva di diverso? Che cosa aveva in più?
Non capiva perché stava trascorrendo tutto il tempo o quasi della sua estate a Parigi tra musei, palazzi e chiese. Perché non poteva essere al mare, o in piscina, o a un campo estivo, insomma in qualsiasi altro posto in cui si potesse giocare, e non fare una versione estiva della scuola?
Ma soprattutto, non capiva il francese. Peggio, gli faceva ridere solo ascoltare qualcuno parlare quella lingua. Seriamente, sembrava avessero tutti il raffreddore, con quei suoni così nasali! Per non parlare poi della erre moscia, come facevano? Ci nascevano con quel modo di pronunciare la lettera?

Tutti questi pensieri avevano messo fame al bambino, che si fermò e chiese, sbuffando, alla madre se potesse comprare un gelato.

“No Hunter, hai già fatto merenda, e sai quanto sbagliato sia mangiare fuori pasto. Inoltre non possiamo fare ritardi, abbiamo una tabella di marcia da rispettare!”, rispose la signora Clarington.
“Ma io ho fame! E ho voglia di gelato!” replicò Hunter. “Non mi muovo senza gelato!”
“D’accordo, puoi prendere il gelato a patto che entri tu da solo nel negozio! Io e tua madre diamo un’occhiata a quella vetrina laggiù, ci vediamo qui fuori tra venti minuti!”, il signor Clarington disse con un tono severo ma allo stesso tempo fece l’occhiolino alla moglie.

Hunter sorrise, era difficile averla vinta con suo padre, e questa volta ce l’aveva fatta, e anche senza contrattare, pensò mentre entrò in quella deliziosa gelateria che aveva adocchiato sin da quando avevano svoltato in quella via.

Salut, qu’est-ce que tu veux ? » chiese una donna anziana al bambino.
Ok. Calma e sangue freddo. Ce la posso fare. Ma che caspita aveva detto quella donna? Hunter rimase qualche istante senza parole, semplicemente cercando di trovare una risposta, mentre la donna lo fissava sorridendo.
“Ti ha chiesto che cosa vuoi. Cono o coppetta?” disse un bambino dagli occhi verdissimi che – Hunter non l’aveva nemmeno notato – era seduto al posto del cassiere a leggere un fumetto, qualcosa di Superman forse, e si era appena alzato in piedi, raggiungendo l’altro.
“Allora? Sei venuto per comprare un gelato o ti sei perso?” continuò.
“Non mi sono perso, voglio un cono gelato, menta e cioccolato.” disse Hunter, indispettito dal tono con cui si rivolgeva a lui l’altro. Come si permetteva? Chi si credeva di essere?

L’altro bambino non disse niente, ma si avvicinò alla donna, che Hunter pensò essere sua nonna, le disse qualcosa nell’orecchio, e lei iniziò a preparare non uno bensì due coni gelato, entrambi menta e cioccolato. Una volta finito di preparare il bambino ne portò uno ad Hunter, mentre iniziò a mangiare l’altro. Hunter fece per pagare, ma l’altro bambino disse che non era necessario, offre la casa, prese il braccio di Hunter e lo condusse nel cortile interno del negozio. Era un piccolo spazio nel quale c’erano delle piante e un dondolo, sopra il quale i due bambini si sedettero.

“Perché non mi hai fatto pagare? Guarda che io ce li avevo i soldi!”
“Così, mi annoiavo da solo e mi andava di offrirti un gelato, visto che abbiamo gli stessi gusti. Ti piace?”
“Molto! Sei francese?”
“Mamma è francese, papà è americano. Viviamo in America, ma passo sempre le estati qui a Parigi, dai nonni materni.”
“Quindi... Sai parlare due lingue?” chiese stupito Hunter.
“Non è difficile sai? Maman ha deciso che è importante conoscere tante lingue, che quando sarò grande potrò viaggiare per il mondo, e potrò decidere da solo dove vivere, se in America o qua in Francia. E tu cosa ci fai qua a Parigi? Non sembra ti piaccia tanto il francese...”
“Non è che non mi piace, è che non lo capisco. E non mi piace non capire le cose.” rispose Hunter, leccando il suo cono gelato.
“Se vuoi posso insegnarti le parolacce!” esclamò l’altro con un ghigno.

Rimasero a dondolarsi e a godersi la brezza che c’era in quel piccolo cortile finché non finirono di mangiare il gelato. Parlarono di tante cose, delle loro materie preferite a scuola (Ginnastica! Entrambi convennero che era la materia migliore), di cosa avrebbero voluto fare da grandi e dei loro cibi preferiti. Hunter stava per alzarsi e salutare il suo nuovo amico, quando si accorse che l’altro aveva una macchia di gelato sul naso, e iniziò a ridere.

“Ti faccio ridere?” chiese indispettito il bambino.
“Non mi fai ridere, è solo che sei tutto sporco di gelato!” e mentre disse queste parole Hunter prese il suo tovagliolino e lo portò vicino al naso dell’altro, pulendo la macchia color cioccolato che c’era.

Per un istante i due bambini si fissarono negli occhi.

“Hai tantissimi nei.” dissero contemporaneamente i bambini, poi sorridendo.
Poi Hunter sentì le voci di mamma e papà dall’interno del negozio, e capì che quella sosta gelato era durata fin troppo.
Fece per porgere la mano all’altro, nel tentativo di salutarlo, quando si trovò intrappolato in un abbraccio.
“Mi chiamo Sebastian”, disse il bambino francese nell’orecchio di Hunter.
“Hunter.” rispose l’altro, mentre si scioglievano dall’abbraccio e ritornarono nella gelateria, dove i signori Clarington stavano conversando – in francese – con la nonna di Sebastian.

Dalton Academy, Settembre 2012

“Nick! Jeff! Come state? Come sono andate le vacanze?”
“Bas! Benissimo!” risposero all’unisono i due ragazzi. Sebastian sorrise, possibile che quei due fossero così inseparabili?

Sebastian voleva molto bene a Nick e a Jeff, quando si era trasferito alla Dalton Academy un anno indietro erano stati i primi Usignoli ad accoglierlo e a farlo sentire a casa, erano stati i primi a proporre che prendesse il posto da Capitano, ed erano anche stati i primi a difenderlo dopo l’incidente con la granita. Non l’avrebbe mai ammesso, ma Sebastian Smythe ci teneva veramente tanto ai Niff, così come li chiamavano gli altri. Certo, per lui erano davvero troppo sdolcinati, lui non sarebbe mai riuscito ad essere come loro perché Sebastian Smythe non è un tipo da relazioni.
Ma c’erano delle volte in cui li vedeva passeggiare per i corridoi tenendosi per mano, oppure abbracciarsi dopo ogni prova di canto, che si domandava se un giorno anche lui avrebbe provato quelle sensazioni. Nah, l’amore non fa per me, si corresse mentalmente.

“Allora, che mi raccontate? Pronti per un nuovo anno?” riprese Sebastian.
“Ehm, ecco, veramente ci sarebbe qualcosa che dovresti sapere Bas.” disse Jeff, improvvisamente nervoso. “È girata voce che il preside della Dalton Academy abbia chiamato un nuovo ragazzo da una scuola militare e gli abbia offerto una borsa di studio per frequentare questa scuola.”

Sebastian fissò intensamente Jeff, non capendo dove volesse arrivare con quelle parole. Insomma un nuovo ragazzo, che proveniva da una scuola militare, quindi sicuramente muscoloso e tonico? Dove stava il problema?

“E questo ragazzo è diventato il nuovo capitano degli Usignoli. Apparentemente non è piaciuto al preside il tuo gesto ribelle dello scorso anno, e la cosa era passata in sordina dato che non abbiamo passato le regionali. Ma quest’anno non vuole che si ripeta la stessa storia, e ha preso provvedimenti. Hunter -” continuò Nick, ma Sebastian lo interruppe.
“Non voglio pensare a quello che è successo l’anno scorso, Nick. È stato un gesto di cui non vado fiero, ma a dirla tutta, questo è il mio ultimo anno alla Dalton, e non voglio pensare a nient’altro se non a godermelo in pieno. E sinceramente, essere il capitano degli Usignoli è estenuante. Soprattutto quando due persone di mia conoscenza arrivano sempre in ritardo alle prove perché sono impegnate in sessioni di pomiciate non previste dal regolamento del canto corale coreografato.” Jeff diventò tutto rosso in viso, mentre Nick sorrise, felice di come l’amico aveva preso la notizia.
“L’avete visto? Almeno è carino?” chiese Sebastian.
“Bas, non chiedermi queste cose! Sai che io ho occhi solo per Jeff, e poi non sappiamo ancora se sia gay!” rispose Nick, dando un bel bacio a stampo a Jeff, che diventò ancora più rosso di prima.
“Sarebbe un vero spreco se fosse un bel soldatino con un fisico perfetto e fosse etero!” disse Sebastian, dirigendosi con gli altri due verso la sala comune.
Ma quel nome, Hunter, dove l’aveva già sentito?

Hunter Clarington sapeva esattamente cosa stava facendo. Sapeva che stava rischiando molto, anzi stava rischiando tutto, decidendo di lasciare la scuola militare di Colorado Springs, sapeva di andare contro una tradizione di famiglia, ma era maggiorenne, e voleva vivere il suo ultimo anno di scuola superiore libero da flessioni e tute mimetiche. Così, quando una scuola tutta maschile di Westerville, Ohio, l’aveva chiamato per offrirgli una borsa di studio, non ci aveva pensato un istante e aveva comunicato la decisione ai genitori.
Non l’avevano presa bene, ovviamente, ma Hunter era il loro unico figlio, e non li aveva mai delusi, e in fine dei conti era solo un anno, dopodiché sarebbe andato all’università, e avrebbe continuato a renderli orgogliosi una volta diventato Dottore.

Ad Hunter piaceva cantare, non che spesso ne avesse l’occasione, ma sapeva di avere una bella voce. Certo, non avendo preso mai lezioni di canto avrebbe dovuto faticare per imparare ad armonizzare la propria voce con quelle di altri ragazzi, ma aveva le qualità perfette per essere un capitano. L’unica cosa che mi mancherà saranno le ragazze, aveva pensato Hunter una volta varcata la soglia della Dalton.

Stava seduto sulla poltrona della sala comune accarezzando il suo gatto, quando sentì la porta spalancarsi e un numero indefinito di ragazzi con l’uniforme rossa e blu entrare, chiacchierando. Uno in particolare attirò la sua attenzione, alto, magro e molto, molto rumoroso. Doveva essere l’ex capitano degli Usignoli, come è che si chiamava, Sebastian Smythe.
Ma dove aveva già sentito quel nome?

Hunter attese che tutti presero i propri posti e si fece silenzio, poi iniziò a parlare. Non aveva paura, né soggezione. Era sempre stato in queste posizioni di dominanza, anche quando stava alla scuola militare era sempre a capo del suo plotone.
Ma questa volta c’era qualcosa di diverso. Non vedeva terrore nel volto dei ragazzi che lo fissavano, loro non avevano paura di lui, semplicemente lo guardavano confusi, in attesa che si presentasse.

“Buongiorno a tutti, sono Hunter Clarington, la Dalton mi ha dato una borsa di studio per trasferirmi qui ed essere il nuovo capitano degli Usignoli. Apparentemente il gesto che qualcuno di voi ha compiuto lo scorso anno non è stato ben tollerato, e il preside di questa scuola ha deciso che avevate bisogno di disciplina. Ecco spiegato il motivo per cui sono qui. Ecco la mia semplice regola: voglio che vi dedichiate completamente agli Usignoli, solo così potremo vincere le Nazionali. Le prove saranno tutti i pomeriggi dopo le lezioni, e non tollero ritardi né assenze ingiustificate per nessun motivo. Se non rispettate le regole ci saranno dei severi provvedimenti, ad esempio una bella corsetta mattutina di cinque chilometri.”
Jeff e Nick spalancarono gli occhi, e gli altri Usignoli sorrisero. Hunter era veramente un soldato.
Dopo questa breve presentazione, li congedò, ricordando loro che la prima prova si sarebbe tenuta la settimana ventura.

“Sebastian Smythe, fermati un attimo. Ti devo parlare.” disse Hunter a Sebastian, il quale, sbuffando, si fermò nell’aula, dopo aver salutato i suoi compagni. Nick e Jeff ricambiarono il saluto, leggermente preoccupati.
Sebastian poteva aver detto a loro di non voler essere più capitano, ma l’anno prima si era divertito davvero, e non avrebbe ceduto il posto semplicemente senza combattere. E d’altra parte, la prima impressione che si erano fatti di Hunter era che il ragazzo sembrava veramente un soldato.

“Perché sei pensieroso, Nick?” chiese Jeff al suo ragazzo.
“Non so, Jeff. Non mi convincono. Bas che improvvisamente sembra diventato un agnellino, ha preso troppo bene la notizia della revoca dalla nomina di capitano, e il nuovo arrivato con tutte quelle regole. La vedo dura per loro due da soli in quella stanza! Non vorrei che arrivassero alle mani, e poi siamo noi a dover curare le loro ferite!”
“Magari faranno sesso. Magari Sebastian ha trovato pane per i suoi denti, magari Bas ha trovato l’anima gemella!” rispose Jeff, innocentemente.
“Jeff! Non si dicono queste cose! Certo, sarebbe bello che anche Bas trovasse qualcuno, così potremmo fare delle deliziose uscite a quattro!”
“Nel frattempo Nick, che ne dici se noi facessimo sesso?” chiese maliziosamente il biondo, prendendogli la mano e conducendolo verso la loro camera.

All’interno della sala, Hunter e Sebastian si fissarono intensamente. Non c’era nessun rumore, solo silenzio nella stanza. Alla fine Sebastian fu il primo a prendere la parola.
“E così tu sei quello che mi ha soffiato il posto, giusto? Non è bastato portare gli Usignoli alle Regionali, non è bastato far fare loro due esibizioni fatte di volteggi e piroette, in questa scuola il nome è tutto, e l’incidente con la granita –che sottolineo è stato un incidente, la granita era diretta a Kurt, volevo semplicemente rovinargli i vestiti, e poi quell’idiota di Blaine si è messo di mezzo, ah cosa può far fare l’amore! – non è stato dimenticato. Ma se pensi di poter venire qua dalla tua scuola militare ed imporci le tue stupide regole ti sbagli proprio. Questa non è una dittatura, soldatino!”

Hunter sospirò. Era esattamente quello che voleva evitare. Certo, lui aveva un senso della disciplina innato, ma questo non voleva dire che doveva essere un capitano dispotico. Semplicemente, credeva che una buona dose di regole e ordine l’avrebbe portato avanti nella vita.

“Senti Smythe, a me non interessa quello che è successo l’anno scorso. M’interessa trascorrere il mio ultimo anno del liceo semplicemente pensando a me stesso, facendo le cose per me e per nessun altro. Voglio vincere, e voglio farlo a modo mio sì, e per questo servirà davvero un numero considerevole di prove. Ma voglio anche godermi quest’anno, voglio divertirmi. Posso capire che per te sia un’offesa vedere soffiarti il posto da uno sconosciuto, ed era il motivo per cui ho una proposta da farti.”
“Vuoi divertirti? Perché non l’hai detto prima? Conosco dei bellissimi e interessantissimi modi con i quali ci potremmo divertire, ma dovresti prima far uscire dalla stanza quel felino, non sono un amante del voyeurismo!”
“Ci stai provando con me, Smythe? Io non sono nemmeno lontanamente bicurio –“
“Non dirlo. Sentiamo, quale sarebbe la tua proposta indecente?”

Hunter prese un bel respiro, guardò negli occhi l’altro, e disse.
“Voglio che tu sia il mio co-capitano. Formalmente sarò io che dirigerò gli Usignoli, se vinceremo sarò io che mi prenderò i meriti, e se perderemo – cosa altamente improbabile, ci tengo a specificare – sarò io che mi addosserò le colpe. Ma potremo decidere assieme le canzoni da portare alle competizioni e le coreografie. Puoi avere anche un assolo se vuoi, a patto che io canti Whistle di Florida. Adoro quella canzone!”
Seriamente? Una canzone che parla di pompini? Cantata da una scuola solo maschile? E quello li non doveva essere nemmeno lontanamente bicurioso? Pensò Sebastian, ma stette in silenzio e ascoltò l’offerta dell’altro.

“Io sono in grado di comandare una truppa di soldati, ma non un coro di ragazzi. In entrambi i casi si tratta di coordinazione, ma qui non c’è nessun nemico da attaccare. Ho bisogno di qualcuno che m’insegni come dirigere un Glee Club. E ho pensato a te, ho visto le vostre performances dell’anno scorso, e ammetto che ho apprezzato la vostra esibizione di Glad You Came. Certo, forse poteva avere un doppio senso, ma i passi di danza erano veramente elaborati. Accetti la mia proposta?”
Sebastian fissò l’altro, come se dovesse riflettere i pro e i contro di quella richiesta.

“Ci sto. Ma voglio qualcosa in cambio.” affermò Sebastian.
“Sentiamo.”
“Primo, mi chiamo Sebastian, non Smythe. Secondo, non essere troppo duro con Nick e Jeff, loro sono irrecuperabili. Terzo, voglio un appuntamento. Con te.” Hunter lo guardò stupito, ma Sebastian continuò a parlare. “Non un appuntamento romantico, voglio semplicemente passare un pomeriggio con te, insomma per conoscerti. Per vedere al di sotto della tua uniforme. Ok, pessima scelta di parole, ma, hai capito. Ci stai?” chiese Sebastian.
“Ci sto.” disse Hunter, avvicinandosi a Sebastian e porgendogli la mano.

Sebastian lo scrutò, si assicurò che non ci fosse nessuno nella stanza, a parte quel gatto, e poi abbracciò Hunter. Hunter s’irrigidì, ma ricambiò, seppur imbarazzato l’abbraccio.
Rimasero abbracciati per pochi secondi, dopodiché Sebastian si diresse verso l’uscita, senza dire niente. Giunto alla porta si voltò, Hunter stava ancora in mezzo alla sala.

“Domani pomeriggio. Conosco una gelateria qui vicino che fa un ottimo gelato, che ne dici, menta e cioccolato sono ancora i tuoi gusti preferiti?” disse, facendo l’occhiolino al Capitano degli Usignoli, e poi uscì, senza aspettare risposta.
Che gran figlio di puttana, pensò Hunter, ma non poté fare a meno di sorridere.


Siete arrivati alla fine di questo mio delirio creativo nato dal semplice fatto che mi mancano un sacco Grant e Nolan (e Curt e Riker) con l'uniforme della Dalton! Complimenti!
Grazie a chiunque leggerà, e un cuore cuorissimo a chi recensirà!
Giulia :3 (NSNcourage su Twitter)
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: NSNcourage