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Autore: ringostarrismybeatle    15/04/2014    4 recensioni
E cosa avrebbe potuto dire, a quel punto? Paul sapeva. Sapeva tutto. Se era a conoscenza di quella stupida frase che lui aveva pronunciato senza pensare, allora di certo era venuto a sapere anche di tutto ciò che effettivamente era successo.
“Paul, ma che dici?”
“Non negarlo, John. Brian mi ha detto tutto.”
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cynthia aprì la porta di casa, dopo aver sentito qualcuno bussare più volte.

In fondo, sapeva chi fosse. John era tornato due giorni prima dal viaggio a Barcellona, ma di lui non c’era stata alcuna traccia. Né una visita, né una telefonata, neanche un segno di vita. Ma la ragazza sapeva che prima o poi sarebbe passato da loro.

E non appena lo scorse sull’uscio, ogni suo dubbio scomparve.

“Ciao, Paul.”

Il ragazzo, stranamente con il volto in parte turbato, cercò di rispondere con un sorriso, avvicinandosi poi per salutarla con un bacio sulla guancia. Quando si distaccò, una domanda di cortesia venne fuori dalla sua bocca.

“Ciao. Come va con Julian?”
“Tutto bene, Paul. Fa un po’ di capricci, ma almeno la notte mi lascia dormire.”

Paul sorrise debolmente, cercando di non far trapelare tutto ciò che stava attanagliando il suo stomaco. Ma era impossibile non notare il suo sguardo perennemente basso e le sue mani, che senza sosta continuavano a tormentarsi a vicenda.

“Vuoi vedere John?”

No. La risposta era un semplice “no”.

In fondo, perché Paul avrebbe dovuto fare, come sempre, la prima mossa? John non aveva trovato neanche un minuto per chiamarlo, per dirgli che era tornato a casa e che, magari, aveva voglia di vederlo?

Ma forse John non aveva voglia di vederlo, giusto? Beh, magari in quella vacanza aveva ottenuto più di ciò che pensava, e ora non aveva più bisogno dello stupido, infantile Paul McCartney.

“Sì.”
“È di sopra, si è appena alzato.”

Cynthia si spostò dalla soglia di casa, lasciando entrare il ragazzo che esitò solo per alcuni istanti. Poi, posando la mano sulla sua spalla e sorridendole, si avviò verso le scale, salendo con il cuore in gola e con una disperata voglia di piangere.

Raggiunse il piano superiore in pochissimo tempo, fermandosi davanti la porta della camera da letto del compagno.

Era arrivato il momento, quindi. Dopo giorni di attesa, giorni in cui ogni dubbio si era improvvisamente trasformato nella realtà, ora era lì, pronto ad affrontare quella situazione con diplomazia, dimostrando di essere maturo.

Senza neanche bussare, Paul spalancò la porta, ritrovandosi davanti agli occhi confusi di quel ragazzo che, mai in quel momento, stava odiando.

John era seduto sul letto, intento a sgranchirsi dopo un’evidente nottata di riposo. Certo, perché evidentemente il riposo era tutto ciò di cui aveva bisogno, dopo quei giorni lontano da casa.

Maledetto bastardo.

Non appena il più grande lo vide, i suoi occhi si addolcirono. Mantenne lo sguardo su di lui per qualche secondo, senza muoversi da lì.

“Ehi, ciao.”

Paul lo osservò, cercando di trattenere la rabbia che lo stava assalendo.

“Ce l’hai fatta a venirmi a trovare.”

John si alzò da lì, e subito Paul notò qualcosa sul comodino vicino al suo lato del letto. Una bottiglia di whiskey, quasi del tutto terminata, accanto ad un posacenere colmo di mozziconi di sigaretta. E fu la prova definitiva che qualcosa, in quei giorni, era successo.

Conosceva alla perfezione il suo compagno. Sì, adorava bere e fumare anche in situazioni normali, ma aveva bisogno di farlo anche appena sveglio solo quando qualcosa lo stava tormentando. Era accaduto quando Cynthia era rimasta incinta di Julian, era accaduto quando sua madre era morta. E ora, stava accadendo allo stesso modo.

Il ragazzo portò una mano fino al viso del più piccolo, accarezzando la sua guancia con delicatezza e cercando di avvicinarsi ancora per poter avere un vero contatto con lui.

“Mi sei mancato, in questi giorni, piccolo.”

Ma pronunciando quelle parole, John non si rese conto di aver firmato la propria condanna a morte. Avrebbe potuto dire qualsiasi cosa, in quel momento. Avrebbe potuto ingannare Paul con una frase qualunque, avrebbe potuto negare ogni cosa fino alla morte.

Ma con quella frase, il ragazzo si rese conto che John non solo stava mentendo, ma stava cercando allo stesso tempo di nascondere un’immagine che in realtà stava attraversando da alcuni giorni la sua mente. Un’immagine che, senza volerlo, passò anche per la mente del giovane che, senza pensare ancora, preferì agire.

Diplomazia un cazzo.

La sua mano si mosse rapidamente, chiudendosi in un pugno e indirizzandosi verso il viso di John, che mai si sarebbe aspettato una risposta simile. Lo colpì con tutta la violenza possibile, cercando di sfogare attraverso quel gesto tutta la rabbia che in quei giorni lo aveva tenuto chiuso in camera, tra le lacrime e la frustrazione.

Il volto di John si girò verso la propria sinistra, restando immobile per un tempo indefinito. Il suo corpo non si spostò minimamente da lì, nonostante la violenza con cui era stato colpito, ma non poteva negare che il suo cuore avesse sofferto molto, davanti a quel gesto.

Il respiro affannato di Paul, per alcuni istanti, fu l’unico rumore all’interno della stanza.

Nessuno dei due osava fiatare, nessuno riusciva a trovare le parole giuste per parlare insieme di quanto era accaduto. Soltanto Paul, dopo un po’ di esitazione, rivolse al compagno una frase breve, ma capace di comunicare ogni cosa.

“So tutto.”

John alzò lentamente il viso su di lui, cercando di mettere da parte l’offesa subita con quel pugno. In quel momento, tutto ciò che poteva fare era fingere.

“Ma di che cosa stai parlando?”
“Lo sai benissimo, John. Mi fate schifo.”

Paul si voltò all’improvviso, cercando di uscire dalla stanza e di andare via da lì. Ma non appena raggiunse la maniglia della porta, John prese il suo corpo tra le braccia, riportandolo indietro e tenendolo stretto a sé, per cercare di calmarlo.

“Piccolo, aspetta. Ti prego, lasciami parlare.”
“Non abbiamo altro da dirci.”

Il ragazzo poteva essere in grado di combattere con le parole, ma quando si trattava di questioni fisiche, John aveva sempre la meglio su di lui. La sua forza era maggiore, inutile negarlo, e in pochi secondi Paul si ritrovò con le spalle contro il muro, incapace di muoversi e di ribellarsi.

“Lasciami andare subito, altrimenti-”
“Altrimenti cosa? Ti metti a strillare, fai svegliare Julian e chiedi a Cynthia di salvarti?”

Paul cercò di calmarsi, sotto la pressione delle sue mani che sembravano non volergli dare un attimo di tregua.

“Resta qui, per favore.”
“Perché? Così potrai chiedere anche a me di ‘mettertelo dentro’?”

Pronunciò quelle parole con una voce ironica, ma nonostante stesse cercando di apparire forte ai suoi occhi, sentì le lacrime salire sempre più velocemente. E capì che in poco tempo, non sarebbe stato più in grado di trattenerle.

John lo osservò per qualche istante, senza aggiungere nulla.

E cosa avrebbe potuto dire, a quel punto? Paul sapeva. Sapeva tutto. Se era a conoscenza di quella stupida frase che lui aveva pronunciato senza pensare, allora di certo era venuto a sapere anche di tutto ciò che effettivamente era successo.

“Paul, ma che dici?”
“Non negarlo, John. Brian mi ha detto tutto.”

Fottuto frocio.

“Sì, ma non è successo nulla. Che cosa ti ha raccontato?”
“Tutto, John. Almeno credo.”
“Ossia?”

Paul riportò alla mente quelle parole, pronunciate dal loro manager non appena tornato a casa, dopo il loro viaggio. Brian aveva voluto mettere tutto in chiaro, dal primo momento.

Tutti sapevano quanto grande fosse la sua ammirazione per John, tutti sapevano per quale motivo avesse scelto di essere il manager del gruppo. Era ossessionato da quel ragazzo. Tutto ciò che desiderava era finire a letto con lui, possederlo ed essere posseduto, senza dover mai dire ‘basta’. Ed evidentemente, quella volta ci era quasi riuscito.

“Mi ha detto che ti ha.. Cristo, ti ha toccato e ti ha fatto un.. ‘Lavoro di mano’.”

Gli occhi di John si chiusero davanti al suo viso, mentre un pesante sospiro venne fuori dalla sua bocca. Un sospiro che tentò di calmare il proprio animo, in subbuglio dopo aver sentito quella frase proprio da lui, da Paul. Perché poteva capire perfettamente come il compagno potesse sentirsi.

Tradito, ingannato, abbandonato.

E dentro, si sentì morire.

“Mi ha detto che appena siete andati in camera, vi siete baciati sul vostro letto e avete iniziato a spogliarvi. E tu gli hai detto di ‘mettertelo dentro’, gli hai detto di farlo lì, in quel momento.”

La voce di Paul si spezzò dolcemente, mentre il suo corpo iniziò a tremare in preda alle lacrime che non potevano più essere trattenute.

“E lui ha detto di no, John. È stato lui a rifiutarsi di farlo, non tu.”

Scoppiò in un pianto liberatorio, tenendosi stretto alla parete dietro di sé e abbassando il capo, per non lasciarsi guardare. E John non poté che maledirsi, dieci, cento o mille volte, perché se Paul stava soffrendo in quel modo, era soltanto colpa sua.

“E ha detto di volerti solo toccare, John. Perché in fondo non era giusto, perché a casa c’ero io ad aspettarti.”

Scivolò con la schiena lungo il muro, fino a terminare a terra, con la testa tra le ginocchia e le mani tra i capelli. Non avrebbe voluto mostrarsi in quel modo davanti al proprio compagno, ma non era riuscito a trattenersi un istante di più. Se solo John l’avesse lasciato andare, non appena aveva tentato di uscire di lì, avrebbe almeno mantenuto un briciolo di dignità.

Invece, ora era lì, su quel pavimento congelato, mentre John era ancora appoggiato con le mani davanti a sé, nel vano tentativo di cercare alcune parole per sistemare quella situazione.

“Ti odio, John.”

Sentì il più piccolo tirare su con il naso, non appena quella frase venne fuori dalla sua bocca. E improvvisamente, capì che anche se non avesse avuto modo di recuperare per ciò che aveva fatto, avrebbe dovuto almeno provare. Perché perdere Paul non era come perdere una qualunque sgualdrina passata nel corso della sua vita.

Perdere Paul significava perdere ogni cosa.

Cadde in ginocchio davanti a lui, cercando di prendere il suo viso tra le mani e di incontrare nuovamente il suo sguardo.

“Paul. Ti prego, ascoltami.”

Il ragazzo scosse la testa, alzando il viso solo per poter vedere ancora una volta la persona che stava causando tutta quella sofferenza. I suoi occhi, rossi come il sangue, stavano comunicando un sentimento così forte che quasi fece svenire John, colpevole di tutto ciò che stava accadendo.

“È vero, è successo. Ma non significa niente, capisci?”

Accarezzò il suo viso con delicatezza, cercando di asciugare quelle lacrime che avevano totalmente bagnato le sue guance.

“Lui non conta niente, per me. Quello che è successo è stato solo un divertimento, niente di più.”

Paul morse violentemente il proprio labbro, spostando lo sguardo con ferocia verso un’altra parte della stanza.

“Perfetto. Allora vai a divertirti con lui, da oggi in poi.”
“No, non hai capito. Io.. Non so perché l’ho fatto, volevamo solo-”
“So io perché l’hai fatto, John.”

All’improvviso, come se l’animo di Paul si fosse risvegliato da un lungo stato di coma, il ragazzo si sollevò da lì, rischiando di far cadere a terra anche il compagno. Si allontanò rapidamente da lui, per non sentire quella vicinanza che, altrimenti, l’avrebbe fatto cedere per l’ennesima volta.

“L’hai fatto perché ce l’avevi in mente da tempo! Quando hai accettato di partire con lui, sapevi che sareste finiti a letto insieme! Non è stato casuale, John, ti conosco!”

Colpì l’armadio con un calcio così forte da farlo tremare per alcuni secondi.

“Sei andato in Spagna con la consapevolezza di essere da solo con Brian. E lo stupido, insignificante Paul era lontano, era a Liverpool. Ad aspettare uno stronzo come te.”
“Non dire così. Non ho mai pensato che fossi stupido o-”
“No, infatti. Perché tu non hai pensato a me neanche per un momento, vero?”

Restò in silenzio per qualche secondo, davanti agli occhi di John che mai si distaccavano dai suoi.

“Ti ho pensato, mentre ero lì.”
“Ma non mi hai pensato mentre sei tornato in camera con Brian. O sbaglio?”

Sentì le lacrime scivolare ancora su quelle guance ormai arrossate, mentre le domande da rivolgere al compagno venivano fuori automaticamente, senza un secondo di tregua.

“Mi hai pensato, mentre attiravi Brian a te e lo baciavi, proprio come fai con me?”

John cercò di avvicinarsi ancora, ma Paul rispose con un passo indietro che lo fece appoggiare al bordo del letto.

“Mi hai pensato, mentre ti slacciavi i pantaloni e lasciavi che quelle mani ti toccassero?”

Il ragazzo si bloccò, non appena quelle parole lo colpirono nel profondo. Era difficile rispondere, era difficile ammettere qualcosa che mai avrebbe voluto neanche ipotizzare.

“Mi hai pensato, John? Mi hai pensato almeno un secondo, mentre eri lì con lui?”

La stanza piombò nel silenzio più totale. Le domande di Paul erano terminate, ma John avrebbe voluto sentirne ancora. Forse perché la risposta che avrebbe potuto dare era solo una. Forse perché parlare, in quel momento, era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare.

Ma quando pronunciò quella semplice, ma allo stesso tempo pesante, parola, tutto sembrò crollare all’interno di quella stanza.

“No.”

Paul abbassò lo sguardo, annuendo lentamente e cercando di trattenersi dal versare altre, inutili lacrime. In quel modo, avrebbe solo dato più soddisfazione a quello che, prima di quei giorni, era ancora il suo amante.

“Va bene.”

Sollevò di nuovo gli occhi su di lui, sorridendo sarcasticamente.

“Hai lasciato andare la persona più importante della tua vita.”
“No.”

Le mani di John raggiunsero il suo viso, sorprendendolo quando tutto sembrava essere stato deciso.

“Non puoi dire davvero. Insomma, sai come siamo fatti. Abbiamo tradito tutti le nostre ragazze, no?”
“Era diverso, John. Quando decidi di andare a letto con una ragazza, io non mi sento tradito. Ma ora sì. Perché io sono il tuo ragazzo. Il tuo unico ragazzo.”

Prese con delicatezza le mani del più grande, regalandogli una flebile speranza. Ma non appena le spostò lungo i suoi fianchi, allontanandole per sempre dalla propria pelle, John capì.

“Paul. Ti prego.”

Portò le dita fra i propri capelli, stringendoli con forza e chiudendo gli occhi, davanti ad una realtà che mai avrebbe voluto accettare.

“Cerca di capirmi. Ero fuori di me, quando l’ho fatto. Non.. Cristo, non sapevo neanche perché lo stessi facendo. Ma non volevo ferirti, non volevo farti stare così.”
“Ma l’hai fatto. E io non posso perdonarti.”

Il suo sguardo perforò John da una parte all’altra.

I suoi occhi non erano più quelli innocenti che avevano caratterizzato il ragazzo, non appena i due si erano conosciuti. Non erano più quelli dolci ed affettuosi, che lo guardavano e desideravano soltanto di essere ricambiati con lo stesso sentimento.

No. Ora erano soltanto occhi feriti. Era come se una cicatrice li avesse squarciati dall’interno, come se all’improvviso tutta la felicità fosse stata sottratta senza pietà. Perché quello era stato il modo in cui John l’aveva tradito. Senza pietà. Senza che neanche un briciolo di rimorso avesse attraversato la sua mente. Certo, non andava fiero di ciò che aveva fatto, ma aveva sperato in un perdono che, in realtà, non sarebbe mai arrivato.

“Paul.”

John afferrò la sua spalla con una mano, mentre il ragazzo passò accanto al suo corpo per uscire definitivamente da quella stanza.

Troppe volte aveva visto quelle mura. Troppe volte si era trovato tra quelle lenzuola, con la speranza di poter restare per sempre unito al proprio compagno.

“Paul, io ti-”
“Non dirlo.”

Mantenne lo sguardo fisso a terra, mentre John cercò invano di abbattere le sue difese con l’ultimo, disperato tentativo.

“Non dire cose che non puoi dimostrare.”

Non c’era più speranza. Ogni parola sembrava essere inutile, davanti alle convinzioni di Paul.

“Hai avuto tanto tempo per farlo. Ora è troppo tardi.”

Senza aggiungere altro, il ragazzo scappò da quella stanza. Fece scivolare la mano dell’altro giù dalla propria spalla, avanzando poi a passo svelto verso la porta e sparendo per quelle scale che, giurò a se stesso, non avrebbe più voluto vedere in tutta la sua vita.

L’hai perso.

John si appoggiò al muro, per non cadere a terra.

È andato via.

Si portò una mano alla fronte, per cercare di evitare che la sua testa scoppiasse.

Sei stato un coglione.

Sì, lo era stato. Aveva dimostrato di essere un perfetto coglione.

Solo per togliersi uno sfizio che da tanto tempo passava per la sua mente.

Solo per il gusto di provare qualcosa di nuovo, come se Paul non bastasse per soddisfarlo.

Solo perché, in fondo, la sua mania di controllare tutti e tutto aveva superato la sua ragione.

Vaffanculo, Lennon.

Per perdere Paul, era bastata una sola, maledetta notte a Barcellona.



Ma ciao a tutti :D Eccomi qui, soltanto io e l'angst :D Come sempre, in realtà!

Dunque, alcune spiegazioni su questa storia. Io adoro fottutamente Brian. L'ho sempre adorato e sempre lo adorerò. Ma il fatto che abbia avuto una serie di rapporti con John da una parte mi fa felice, perché fa avverare i miei desideri slash, ma dall'altra mi fa arrabbiare. Insomma, John è di Paul. Gli appartiene di diritto. Posso capire che Brian fosse innamorato di lui, ma.. Non posso accettare di vedere John con una persona che non sia Paul.

E quindi, caro Johnny, o l'uno o l'altro. Non puoi avere entrambi, altrimenti rischi di perdere almeno il ragazzo che ami u.u

Occhei, sono troppo angst! Ma è giusto che sia così, altrimenti Kia85 con tutto il suo fluff vi farà cariare i denti :P Scherzo, mia dolce Nemesi, sei sempre bravissima :)

Quindi, vi saluto, e come sempre ringrazio tutti coloro che leggeranno :) Oltre, ovviamente, alla mia dolce metà.

A presto :)

Peace&Love,

ringostarrismybeatle
  
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