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Autore: D a k o t a    16/04/2014    22 recensioni
Incentrata su nessuna ship, solo sull'amore di un padre per sua figlia, molto fluff, dunque. Ovviamente sto parlando di Klaus, e.. chi ha letto "Who is the woman in the picture?", ha una vaga idea del temperamento di Rachel, la bambina, che nella fanfiction ha già otto anni, e che identifico come la figlia di Klaus.
[Fluff!Come in tutto ciò che scrivo]
"In quei momenti lo assaliva la consapevolezza di non meritare quella bambina, e lo uccideva il dubbio che potesse pensare di non essere degna del suo amore.
Perché Klaus sapeva che non era Rachel a non essere degna di lui , ma era lui a non meritarla.
Guardò Cappuccetto Rosso, La Bella e La Bestia, La Sirenetta.
Lui non avrebbe mai potuto essere nient’altro che l’antagonista che animava e seminava discordia nelle sue fiabe. Il cattivo.
Il mostro.
In fondo, c’erano cose che Elijah non sapeva, ma c’erano cose che nemmeno Klaus sapeva.
Elijah non gli aveva mai raccontato quanto Rachel desiderasse un lieto fine e una seconda possibilità, anche per il lupo cattivo."
[Vincitore del "Premio Fluff" al contest "I miei gusti e le vostre storie" di Fefy_07]
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

 

"Dopo lunghe discussioni, Bella si recò al castello insieme al padre, al quale la bestia concesse la libertà, intimandogli di non tornare mai più… Che vuol dire intimare, zio Elijah?”

Rachel stava seduta su una delle poltrone dello studio di Elijah leggendo ad alta voce un libro di fiabe. Andava così da molto tempo, oramai. Non frequentava una scuola perché la sua famiglia pensava che esporla in quel modo fosse pericoloso. Non aveva mai capito perché, lei voleva fare amicizia con gli altri bambini eppure tutti volevano, in tutti i modi,chiuderla in una bolla di cristallo. Comunque sia, Elijah si era preso carico della sua istruzione e ogni mattina la aiutava, soprattutto con la lettura, proprio come in quel momento. E la bambina seguiva quelle lezioni con curiosità, ascoltava e apprendeva con un vivace interesse. Avrebbe voluto però che a insegnarle qualcosa fosse qualcun altro. Amava Elijah e le sue storie, eppure non poteva fare meno di pensare a come sarebbe stato se al suo posto ci fosse stato il suo papà. Peccato però che si ostinasse ad ignorarla.

“Significa ordinare, Rachel. Vai avanti.”

Elijah intuiva il turbinio in cui si stava per perdere sua nipote. Sapeva cos’era quel lampo inquieto che ogni tanto rendeva quegli occhi innocenti così cupi. L’aveva sentita piangere qualche volta e gli si era spezzato il cuore quando una volta, in lacrime gli aveva chiesto se Klaus era arrabbiato con lei perché Hayley era morta. Aveva perso tutta la sera a rassicurarla, a dirle che suo padre le voleva bene e lei aveva chiesto perché si comportasse così, allora. E lui non aveva potuto rispondere. Uno dei tanti punti deboli dell’infanzia era proprio quello. Non c’era bisogno di capire, per soffrire.

“Così ritornò al castello, dove trovò la bestia agonizzante di dolore, e lo pregò di non morire perché voleva sposarlo. Appena pronunciate queste parole, la bestia sparì e al suo posto comparve un bellissimo principe, a cui una strega tempo prima aveva fatto un incantesimo, trasformandolo in quell'orribile mostro che Bella aveva conosciuto. La maledizione si sarebbe spezzata solo quando una donna avesse voluto sposarlo. Bella e il principe vissero felici per il resto della loro vita insieme al padre della giovane, mentre le due malvagie sorelle furono trasformate in statue, così che potessero assistere alla felicità altrui finché non si fossero pentite della loro cattiveria”

Rachel alzò lo sguardo dal libro, regalando ad Elijah un sorriso gioioso, capace di riscaldargli il cuore. Amava quel genere di storie d’amore. Quei lieto fine con la carrozza e il cavallo bianco, e sfarzosi matrimoni. Poi però corrucciò la fronte. C’era qualcosa che non le tornava, e il vampiro Originale più anziano non poté non notare quel repentino cambiamento d’umore.

“E’ bellissima ma… Mi dispiace per le due sorelle.”

La bambina abbozzò un sorriso, imbarazzato. Lo guardò alla ricerca di una spiegazione. Elijah sospirò. Fino a dove si spingeva la sensibilità di sua nipote? Riusciva ad avere perfino compassione e a pretendere un lieto fine anche per gli antagonisti.

“Loro erano viziate e materiali, Rachel. Non devi dispiacerti.”

Rachel storse la bocca, sicuramente poco convinta. Tutti meritavano la possibilità di essere amati. Elijah lo ripeteva in continuazione. E Rachel non aveva certo intenzione di lasciare a lui l’ultima parola.

“Tu dici sempre che tutti meritano una seconda possibilità. Quindi anche le due sorelle.”

Elijah le prese il libro dalle ginocchia, lei si sedette più comodamente, aspettando una risposta. Lui però si limitò a ridacchiare, sconfitto. Amava sua nipote, ma sapeva essere cocciuta e insistente. Quando si metteva in testa qualcosa nessuno, proprio nessuno, riusciva a persuaderla. Proprio come qualcun altro. Un ricordo doloroso lo trafisse.

 

 Sangue. Urla. Una promessa: Prenditi cura di lei. Non lasciare che soffra. Non lasciare che le facciano del male.

 

 Hayley non ce l’aveva fatta. Non era nemmeno riuscita a stringere quella bambina per cui aveva lottato e che aveva protetto per nove mesi. E lui era rimasto lì, solo, con il cuore a pezzi e il peso di una promessa troppo importante per essere infranta. Tornò a guardare Rachel che lo stava guardando, preoccupata da quel momento di assenza.

“Puoi andare, tesoro. Abbiamo finito"

 La bambina si alzò in piedi ma esitò. Aveva tante domande che l’assillavano. Tipo cosa avevano fatto Bella e la Bestia dopo, se erano ancora felici. Ma il sentire sbattere la porta, in una stanza adiacente, le fece cambiare idea.

“Il padre di Bella le voleva davvero bene. Sapeva che raccogliendo quella rosa, avrebbe potuto finire nei guai, ma l’ha raccolta lo stesso”.

Il vampiro capì dove voleva arrivare, e cosa sottintendeva quella frase, e capì che doveva prendere il toro per le corna, una volta per tutte. Si chinò, inginocchiandosi all’altezza della bambina, per guardarla negli occhi.

“Rachel, tuo papà ti vuole bene. Almeno quanto il papà di Bella.”

 “Non è venuto a salutarmi. Nemmeno questa mattina.”

Rachel si morse le labbra,presa alla sprovvista, per trattenere le lacrime . Elijah sospirò. C’eravamo, c’eravamo di nuovo. Sapeva quanto quella piccola ragazzina potesse diventare intrattabile, in quei momenti. Quanto detestava vederla così perché sapeva quanto un dubbio del genere, potesse minare la psiche di una bambina. L’aveva visto con suo fratello, anche se in una situazione ben peggiore. L’aveva visto cambiare, distruggersi, cercare un’approvazione che non sarebbe arrivata, e poi smettere di cercarla, smettere di credere nel bene, e non più distruggersi. Solo distruggere.

“Rachel, ci sono persone così. Il tempo e i tradimenti le hanno rese schive, introverse, complicate. Cominciano a commettere errori su errori e quando se ne accorgono sono troppo orgogliosi per ammetterlo, e cominciano a farne di più grandi. Credono di non meritare più niente di buono, e di poter fare solo male alle persone che hanno intorno e a cui vogliono bene . Quindi le allontanano, per proteggerle. Purtroppo tuo padre è una di quelle.”

Rachel rifletté su quelle parole. Era ancora meno convinta di prima. Troppe domande la tormentavano. Lei non aveva fatto del male a nessuno, a parte quella volta in cui aveva tagliuzzato la camicetta di zia Rebekah e aveva usato i pezzi per un collage, oppure quando ogni tanto entrava nella camera di Klaus per osservare quei magnifici dipinti, sognando un giorno di diventare così brava, pur non avendo il permesso di stare lì, ma non era nulla di così grave. Allora perché doveva essere protetta? Chi voleva farle del male, se lei non aveva fatto male a nessuno? Pensò di chiederlo ad Elijah.

“Chi vuole farmi del male?”

 “Rachel…”

Incominciò così, ma cosa poteva dire? Che suo padre aveva lasciato una scia di sangue ovunque era stato, e i suoi nemici avrebbero semplicemente voluto ucciderla per vendetta? Che sarebbe solo stata un danno collaterale, che a chi voleva far soffrire Klaus non importava assolutamente che il suo sangue fosse innocente? Che era per quello che l’avevano - nemmeno troppo esageratamente - confinata in casa? Rachel era un vampiro, lo era per sangue, ma il suo lato licantropo che seppur nascosto c’era, le permetteva di nutrirsi normalmente. Pensò a come la verità sarebbe venuta a galla quando avrebbe in qualche modo scatenato la licantropia. Elijah sapeva cosa sarebbe dovuto succedere per scatenarla, e pregò che non dovesse mai accadere.

 Rachel invece attendeva ancora una risposta. Ma si infuriò terribilmente quando si accorse che non sarebbe arrivata. Che Elijah le stesse mentendo? Le lacrime cominciarono a fluire, di nuovo rapide.

“Se non c’è nessuno che mi vuole fare male, allora lui vuole starmi lontano. Non è che non può. Non mentirmi, zio Elijah. Tu dici sempre che non bisogna mai farlo, nemmeno quando non si vuole fare male a qualcuno”

Poi Rachel arrabbiata e ferita da quella bugia a fin di bene se ne andò, voltando le spalle allo zio e sbattendo la porta. Elijah avrebbe voluto rincorrerla e sgridarla, non era quello il modo di comportarsi. Ma non ne ebbe cuore. Aveva una promessa da rispettare.

 Non lasciare che soffra.

 Era questo ciò a cui pensava Elijah mentre si avvicinava alla camera da letto di suo fratello, deciso a mettere le cose in chiaro.

 Perché Elijah aveva promesso.

 Ed Elijah manteneva le sue promesse.

 Sempre.

 

 ****

 Klaus stava guardando fuori dalla finestra quando Elijah subentrò nella stanza, furioso. Si girò in modo pigro quando sentì la porta aprirsi.

“Pensavo che ti avessero insegnato a bussare, fratello.”

 “Dobbiamo parlare.”

Elijah, lo sguardo serio, la bocca una linea sottile lo fissava, severo. Cosa era successo? Klaus pensò a prepararsi mentalmente al nuovo monologo di suo fratello sulla famiglia, sul sempre e per sempre. A volte si domandava se il “Sempre e per sempre” non servisse più a Elijah per addormentarsi la notte e convincersi che tutto sarebbe andato bene che altro. Non voleva credere che suo fratello fosse così stupido, da non rendersi conto che tutti avevano infranto quella promessa almeno una volta.

“Può aspettare”

Fece per uscire dalla stanza. Ma Elijah gli si parò davanti. Non era arrabbiato, era furioso. Aveva rimandato abbastanza e no, quel discorso non poteva aspettare.

“Si tratta di Rachel. “

Un lampo apprensivo passò per gli occhi di Klaus, sostituendo quello iroso e omicida che aveva lanciato a Elijah, quando gli aveva sbarrato la strada. E da quella reazione Elijah non potè non trarre un briciolo di soddisfazione, seppur non fosse sorpreso. Sapeva quanto suo fratello l’amasse.

“Sta bene?”

Elijah aspirò forte perché sapeva che se anche lui, il fratello pacato e ragionevole avesse perso il controllo, quella lite sarebbe potuta finire davvero troppo male.

 

“No, non sta bene. Sono stufo di vedere mia nipote piangere perché è convinta che suo padre non le voglia bene. Oggi, durante la nostra lezione, è scappata via piangendo. Mi ha accusato di mentirle su tutto, Niklaus. E questo perché tu non le dedichi un briciolo di attenzione."

 Klaus si grattò il mento, pensieroso. Sapere che Rachel stava soffrendo gli creava un vuoto nello stomaco, sapere che provasse qualcosa di lontanamente simile a quello che aveva provato lui lo tormentava.

“Quindi ti sei stancato di giocare a fare l’assistente sociale e stai reclamando me?”

Elijah si avvicinò a lui in maniera pericolosa, con una calma ancora più inquietante.

“Hai bisogno che ti ricordi perché siamo a New Orleans, forse? Ricostruire la nostra famiglia. Rachel è parte di questa. E tu continui a ignorarla, a tenerla lontana. Ma lei continua a cercarti. Noi non vogliamo che finisca come con Rebekah, vero? Mi vuole bene, ma non troverà mai in me quello che cerca, ovvero l’affetto disinteressato di un padre. E tu glie lo neghi. Mi sembra di aver vissuto questa situazione, un’altra volta. A te ricorda niente, Niklaus?”

Elijah era in zona minata, e lo sapeva bene. Sapeva quanto il paragone era azzardato e sapeva benissimo che suo fratello non era nemmeno lontanamente paragonabile a suo padre. Non aveva mai appoggiato un dito sulla sua bambina e mai l’avrebbe fatto. Ma c’era bisogno di uno scossone emotivo. L’unico scossone che si sentì, però, fu quello del muro quando Klaus vi ci sbattè, piuttosto violentemente, Elijah.

“Io non sono lui”

Sibilò quelle parole fra i denti, intrise di rabbia, rancore e dolore. Elijah si tirò in piedi, per nulla impressionato. Era abituato agli scatti d’ira di suo fratello, ormai.

“Ho dato la mia parola a Hayley che sua figlia non avrebbe mai sofferto. Ho intenzione di mantenerla.”

Era tutto ciò che doveva dire e l’aveva detto. Non gli importava la botta, non gli importava cosa avrebbe dovuto fare. Sua nipote avrebbe avuto un padre, era nell’interesse della sua famiglia.

“Se vuoi rispettare la promessa che hai fatto alla lupacchiotta, sei sulla strada sbagliata Elijah. Assecondando questo capriccio la stai semplicemente portando incontro alla morte e al dolore. Non c’è spazio, per altro, nel mio mondo. Se vuoi davvero che non soffra, tutto ciò che puoi fare è tenermela lontana. E in fondo, lo sai anche tu.”

Uscì dalla stanza. Fece finta di non sentire il dolore che albeggiava dentro di lui, fece finta di non aver sentito la conferma di quello che aveva detto nel silenzio di Elijah. E mentì a sé stesso, negando il fatto che il non poter stargli accanto come avrebbe voluto non gli creasse dolore.

 Ma Rachel era la luce, e lui era il buio.

E lui non voleva che nel suo mondo venisse mai la notte.

**

 

Quello di Rachel non era stato esattamente il pomeriggio più bello di sempre. Si era chiusa in camera, aveva letto in modo furioso il libro di fiabe che aveva trovato quella mattina sul suo comodino.  Era adorabile. Amava le illustrazioni colorate, la figura del lupo con la cuffietta e stava provando a riprodurle, concentrata. Non smetteva però di pensare alla sua litigata con Elijah, quella mattina. Si ricordò di non averlo ringraziato per il libro e pensò che potesse trarre occasione per chiedergli scusa. In fondo, Elijah era sempre molto dolce con lei e non era certo colpa sua se il suo papà la teneva lontana. Pensò che avrebbe potuto regalarle  il disegno che stava facendo, e si affrettò a finirlo colorando il grosso lupo di Cappuccetto Rosso. Stava giusto per uscire, quando si ritrovò a sbattere proprio contro il vampiro dagli occhi color inchiostro. Elijah la guardò, apprensivo.

“Ti sei fatta male, tesoro?”

La scrutò, ma lei scosse la testa. L’angoscia la pervase però, quando vide la valigia che Elijah teneva alla mano. Dove voleva andare? Era tutta colpa sua. Lui se ne andava perché lei l’aveva offeso.

“Dove vai, zio Elijah?”

Elijah si chinò all’altezza della bambina, la guardò negli occhi e le strinse forte una manina. Le sarebbe mancata, lo sapeva bene. Le sarebbero mancati i suoi sorrisi gioiosi, quella dolce innocenza che tanto gli ricordava suo fratello da piccolo, i capricci, la testardaggine di quel piccolo elfo alto un metro e mezzo. Ma sapeva che l’unico mezzo per far avvicinare Klaus e Rachel era quello di metterli nelle condizioni di avvicinarsi. E ovviamente, suo fratello non sapeva nulla di quella sua  decisione improvvisa.

“Starò via solo una settimana.”

Era una promessa quella, perché in fondo New Orleans era casa sua e sarebbe stato sempre il suo punto di ritorno. Gli occhi di Rachel però, erano coperti dalle lacrime.

“Mi dispiace per questa mattina. Non lo farò più, ma resta”

Elijah fu sopraffatto dalla tenerezza e se la prese in braccio mentre lei lo guardava confusa. Le asciugò le lacrime e si assicurò che ascoltasse. Poi le sorrise, dolce.

“Ascoltami, tesoro. Non me ne vado perché sono arrabbiato con te e spero che tu non sia arrabbiata con me. Ci sono cose che non posso dirti, ma un giorno saprai tutta la verità. Promesso. Comunque, sii obbediente. Non smettere di disegnare. Non smettere di leggere.”

Rachel si ricordò del regalo e del motivo per cui era andata originariamente a chiamare Elijah, ovvero ringraziarlo per il libro e fargli vedere il disegno del lupo del libro che Elijah le aveva fatto trovare sul comodino. Glie lo porse.

“Grazie per il libro. E’ per te. “

Elijah corrucciò la fronte. Guardò il lupo nel disegno, poco sorpreso. Sua nipote amava anche quei personaggi. La affascinavano. Ma non era quello il motivo della sua sorpresa. Rachel l’aveva ringraziato perché le aveva regalato un libro di fiabe. Peccato che lui non le avesse mai fatto un regalo simile.

“Di quale libro stai parlando, Rachel?”

Lei lo guardò confusa, prima di rispondere candidamente:

“Cappuccetto Rosso. Sul mio comodino.”

Elijah era ancora più perplesso ma poi un sorriso compiaciuto gli balenò sulle labbra. Tre persone abitavano in quella casa. Se non era stato lui, era stato qualcun altro a farlo. E quel qualcun altro poteva essere solo suo fratello. Restituì alla bambina il disegno.

“Non ti piace?”

La piccola stava per rattristarsi nuovamente, ma Elijah non le diede il tempo di farlo.

“E’ sublime. Ma credo che tu dovresti darlo a qualcun altro.”

La bimba non sapeva bene cosa significasse “sublime”, ma immaginava che volesse dire qualcosa di molto bello e un sorriso le balenò sulle labbra scoprendo le fossette. Era adorabile. Nonostante ciò, non era del tutto convinta.

“Nel caso tu ti dimenticassi di me…”

Elijah la baciò sulla fronte, zittendola. Era da poco passata l’ora di cena e sapeva che sarebbe stato presto tempo, per quella dolce creatura, di andare a letto e anche quanto brava fosse a protrarre la conversazione per quanto tempo volesse lei.

“Non mi dimenticherò mai di te. E tornerò presto.”

La posò a terra, regalandole un ultimo sguardo. Rachel abbozzò un sorriso, nonostante fosse triste. Elijah era un porto sicuro e nonostante a volte usasse termini complicati che non capiva, gli voleva molto bene. Sarebbe stato difficile.

“Allora..A presto”

Elijah rise leggero del modo in cui Rachel cercasse in lui la conferma di quelle due parole. E conoscendo sua nipote e suo fratello pensò a cosa non avrebbe dato per assistere ai battibecchi e ai siparietti familiari di quei giorni.

“A presto, Rachel.”

Poi scomparve, sereno nella sua decisione e più che convinto che al ritorno la situazione sarebbe stata diversa. Non avrebbe salutato suo fratello e immaginava che avrebbe semplicemente desiderato pugnalarlo al ritorno, ma era giusto e dovuto. Perché, aveva ragione Klaus quando diceva che sua figlia con lui avrebbe potuto farsi del male.

Ma senza di lui, se ne stava già facendo.

Lasciò un biglietto sopra il tavolo. Poche righe, e poi il vampiro dagli occhi color inchiostro uscì con l’assoluta consapevolezza di star facendo la cosa giusta.

  

 

 

 

**** 

 

C’erano cose che Elijah non sapeva. Per esempio, Elijah non sapeva niente di Caroline. Era troppo possessivo, geloso di quelli che ormai erano solo ricordi sbiaditi per condividerli con lui. Ma Elijah non sapeva niente nemmeno di quello che Klaus faceva a notte inoltrata. Di preciso, non sapeva di quello che faceva tutte le notti e  di quello che stava facendo in quel momento.

Elijah non sapeva quanto amasse osservare sua figlia dormire. Era l’unico momento in cui si poteva permettere di aspirare forte l’odore innocente del suo shampoo alle fragole, di vedere quei lineamenti delicati così rilassati, di accarezzarle i capelli, di rimboccarle le coperte .Di guardare i suoi disegni, e stupirsi di quanto quella bambina fosse simile a lui. Di essere orgoglioso dei progressi che faceva, dell’amore che metteva in ogni suo schizzo.

In quei momenti lo assaliva la consapevolezza di non meritare quella bambina, e lo uccideva il dubbio che potesse pensare di non essere degna del suo amore.

Perché Klaus sapeva che non era Rachel a non essere degna di lui , ma era lui a non meritarla.

Guardò Cappuccetto Rosso, La Bella e La Bestia, La Sirenetta.

Lui non avrebbe mai potuto essere nient’altro che l’antagonista che animava e seminava discordia nelle sue fiabe. Il cattivo.

 Il mostro.

In fondo, c’erano cose che Elijah non sapeva ma c’erano cose che nemmeno Klaus sapeva.

Elijah non gli aveva mai raccontato quanto Rachel desiderasse un lieto fine e una seconda possibilità anche per il lupo cattivo.

 

 

 

Note dell'autrice

Good morning! Allora, non si tratterò di una long, ma di una raccolta di sette capitoli, credo. Infatti immagino una settimana in cui Elijah sarà via, e questi due si conosceranno un po'. Il prestavolto di Rachel è Elle Fanning, quando era piccola, come si vede nel banner. E niente, potrebbe contenere klaroline, nell'ultimo capitolo. Intanto, si accettano suggerimenti. Dove vi piacerebbe vederli? E fare cosa? Lasciate una recensione, se vi va! Un bacio,Desy. ;-)

   
 
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