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Autore: Kruaxi    17/04/2014    1 recensioni
Uno dei miei primi racconti, un piccolo omaggio alla 'hard science fiction', quella classica anni 40, direttamente dalle pagine delle riviste pulp americane...
Pare che, anche questa volta, il piccolo pianeta Terra interessi a qualcuno, qualcuno molto potente che viene dallo spazio profondo...
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Space opera

E’ naturale che ogni specie senziente della galassia creda di essere unica. La maggioranza di queste rimane convinta di ciò fino all’estinzione; arriva un asteroide, una supernova od una guerra e… addio all’unica forma di vita dell’universo. Milioni di specie sono nate e morte, e nasceranno e moriranno, convinte che solo il ‘diluvio’, per riprendere un modo di dire terrestre, sarà dopo di loro. Che meraviglioso esempio di arroganza ! Molte altre, tuttavia, hanno diversa sorte; secondo la nostra scienza una sufficiente apertura mentale che spinga la civiltà in questione ad esplorare lo spazio è già un primo passo verso il perpetuarsi della stessa. La scoperta di propulsioni iperluce è generalmente la salvezza di una cultura, sempre se questa sopravvive al primo inevitabile contatto con gli ‘altri’, le mille altre civiltà con cui non sapevano di condividere il loro piccolo e miserabile angolo di universo.
Noi lo sappiamo da svariati millenni, oramai. La nostra Unione esiste da perlomeno 16000 anni (anni terrestri) e l’origine ha abbandonato da tempo la storia per entrare nel mito. Ma non parlerò di questo, oggi.
Oggi vi parlerò dei terrestri, come forse avrete intuito dal mio averli già nominati. Li incontrammo per la prima volta 202 anni fa, in quella che pensavamo fosse una normale acquisizione. Una rapida ricognizione automatica, non più di una decina d’anni di indagini, ci aveva mostrato come questo sistema periferico, ben poco interessante morfologicamente, avesse tre corpi celesti abitati. Vi era una razza di esseri unicellulari, dal metabolismo assai lento, che vivevano su di un planetoide oltre Plutone; Plutone all’epoca era conosciuto dagli indigeni come il pianeta più esterno del sistema terrestre (o ‘sistema solare’), anzi, decenni prima lo avevano declassato a semplice ‘roccia’. Tali organismi vivevano quindi a temperature prossime allo zero assoluto: le nostre sonde li studiarono per un po’ e li catalogarono. Non erano pensanti, erano ben poco reattivi, di nessuna utilità ed assolutamente non pericolosi. Immagino siano ancora là; la ‘periferia’ di Plutone non ha avuto molta fortuna nella storia della colonizzazione del sistema… sono solo sassi gelati.
Ben più interessante la fauna e la flora, assolutamente complesse, che vivevano sotto la calotta ghiacciata dell’oceano di un satellite di Giove, il gigante gassoso del sistema. Purtroppo ne parlo al passato: era una comunità limitata nelle dimensioni, composta da poche specie non particolarmente differenziate, ed estremamente delicata nell’equilibrio ecologico; un piccolo errore dei nostri ricercatori, durante uno studio che oggi definiremmo sciatto e criminale, provocò una rapida estinzione… ma anche questo è secondario: camminando nella galassia abbiamo inevitabilmente pestato tanti fili d'erba, senza poterci chiedere se questo fosse giusto o sbagliato. Quando incontriamo esseri senzienti, tuttavia, non abbiamo alcuna leggerezza nell’analisi. La posizione della terra nel sistema era ottimale, il colore rivelò forme di vita complesse già ad un’analisi superficiale a milioni di km di distanza: poi segnali radio, satelliti in orbita, grezze macchine da esplorazione in giro per il sistema. Non vi erano dunque dubbi. Il pianeta ospitava svariate specie, tuttavia fu subito chiaro quale era la dominante, nonché unica senziente. Osservammo una civiltà mediamente complessa, disunita ed autodistruttiva, piuttosto banale nella morfologia fisica (due braccia, due gambe, due occhi… una classica costruzione binaria, nella media… un tipo ‘34F’ per i nostri esobiologi) e poco interessante pure da un punto di vista mentale. Una civiltà probabilmente prossima all’autodistruzione, per uno sconsiderato sfruttamento ambientale e/o per un conflitto atomico sempre probabile. Li osservammo per anni, senza trovarci nulla di davvero interessante.
Il Consiglio di settore, infine, decise che era comunque sicuramente il caso di acquisirli nell’Unione: sappiamo che le acquisizioni forzate sono discutibili, ma questa non era motivata da cattive intenzioni. Non cercavamo certo un pianeta da sfruttare, ve ne sono milioni molto più atti a tale scopo e senza nessun padrone a cui pestare i piedi; in effetti secondo alcuni era un atto di benevolenza verso questo popolo giovane. Secondo il Rettore del Consiglio sarebbe stato un bene dare un giusto indirizzo a questi 6 miliardi di individui, che di certo prima o poi avrebbero calorosamente celebrato una simile opportunità, così generosamente concessagli dai Savi dell’Unione. Onestamente penso che se gli abitanti della terra fossero stati creature particolarmente lontane dalla nostra media morfologica, un 89Dbis ad esempio, il Rettore dell’epoca non avrebbe dato un apporto così caloroso alla proposta di acquisizione… Ricordo che si chiamava Oprak Kll, proveniva da Der 5, e doveva assumere farmaci ipnotici prima di avere incontri diplomatici con esseri a lui ‘troppo’ alieni… Era quasi una barzelletta nel settore. Scusate, sto divagando. Dunque, un giorno di circa 190 anni fa, la corvetta ‘GH 972213’ entro nell’orbita bassa del pianeta Terra; era una piccola corvetta, lunga non più di 300 mt, sufficiente comunque a gettare nel panico il mondo sottostante. Abbiamo un intero database riservato alle registrazioni di tutto quanto dissero, scrissero e fecero i terrestri in quei giorni: sono documenti interessanti e potete consultarli senza difficoltà, sono desegretati da tanto tempo. Dall’orbita il nostro staff diplomatico d’acquisizione si limitò a rendere noto alla popolazione mondiale, in tutti i modi mediatici conosciuti dai terrestri, che l’Unione avrebbe inglobato sotto la propria giurisdizione il sistema terrestre. In perfetta buona fede assicurarono ai terrestri la totale assenza di intenzioni bellicose, nonché la volontà di offrire loro una vita migliore. Oggi come allora un acquisizione non viene mai fatta a cuor leggero, ed i nostri regolamenti etici ci impongono limiti e doveri gravosi. Comunque non ci impediscono, in ultima analisi, l’acquisizione… ci obbligano solo a renderla ‘dolce’. Perlomeno quando è possibile. La GH 972213 abbandonò l’orbita terrestre dopo 5 giorni; non esisteva essere umano che non sapesse dell’esistenza dell’Unione ormai.
La permanenza in orbita fu senza problema alcuno: il quarto giorno i terrestri provarono ad inquadrare la corvetta con alcuni ordigni, a cui i nostri sistemi di difesa impedirono perfino il decollo.
Nell'ultimo messaggio alla terra i diplomatici annunciarono che sarebbero tornati per stipulare l'ingresso della stessa nell'Unione, dopo il normale tempo concesso alle civiltà da acquisire per prepararsi: 31 anni.
So come a molti questo sembri tanto tempo, ma è una civile antica tradizione, ancora risalente all’epoca mitologica delle navi spaziali generazionali e dei viaggi a velocità relativistiche. Nei 31 anni seguenti ci limitammo a mandare sonde robot di sorveglianza ogni 2 anni, ed una missione con equipaggio in breve ricognizione ogni 5. Il tutto in incognita.
Non sembrò strana la scomparsa di una di queste missioni, persa dopo aver comunicato il ritorno alla base.
La VeVe era vecchia, e tutti alzarono le spalle (come dite voi): cose che capitano.
Francamente non trovammo alcun indizio che stessero succedendo cose strane. Qualcuno notò che i terrestri erano molto meno bellicosi fra loro, ma ciò venne giudicato come un normale adattamento alla futura nuova situazione.
L’Unione non avrebbe permesso alcun conflitto entro i suoi confini. Infine, 31 anni dopo, entrai in gioco anche io.
Mi chiamo Zlari, Gran Ufficiale Riservista della Grande Flotta dell’Unione. Difensore di Kosm, Tutore Benemerito di San Pietroburgo, Conestabile di Bentebal IV e dei sistemi dell’asse inclinato. Attualmente Storico Classificato. Un amico di cui vi parlerò diceva che avevo più medaglie di un Generale Sovietico, ma non l’ho mai capita del tutto. Sono originario di Mavel (‘terra’, nella mia lingua), un sistema di prima acquisizione. Fisicamente sono poco distante da un terrestre, anche noi siamo classificati nella linea 34, variante FH. In pratica potremmo essere benissimo terrestri di origine centro africana. Perlomeno finché nessun medico, appena sopra Ippocrate nelle conoscenze, ci analizzi.
Adesso credo sia ora di tornare ai miei lontani ricordi.
Eravamo alla vigilia dell’acquisizione, ed ero appena uscito dall’Accademia di Werna con un mediocre diplomino da ufficiale operativo generico (qualifica che vuol dire tutto e nulla) e la voglia di ‘annusare’ lo spazio.
Rimasi deluso per l’assegnazione alla nave da rifornimento Granter II; si trattava di un ignobile residuato di guerre lontane, un enorme cilindro corazzato lungo 900 mt e largo fino a 80 mt di diametro. Lento, maneggevole come una roccia, ed armato con due patetici distruttori leggeri automatici. Negli anni dello splendore, perlomeno 500 anni prima, il Granter II era stato un rifornimento da prima linea, ed aveva ospitato armamenti degni di un incrociatore; quando vi salì, con l’incarico temporaneo di ufficiale tattico, era già una baracca dalla carriera tenuta in vita artificialmente perlomeno da un paio di secoli. Ripensandoci so che era un epoca oscura per L’Unione; ovunque dominava una spaventosa mancanza di idee e di scopi, c’éra una preoccupante stagnazione, un oscuro sentore di involuzione che attraversava tutti i nostri possedimenti: la mancanza di nemici importanti ai confini non aiutava questa apparentemente inarrestabile decadenza. La permanenza in servizio di navi più che obsolete ne era esempio lampante. Non c’èra voglia… non dico di conquistare… neppure di esplorare ancora. Solide tregue, quando non strette alleanze, reggevano da secoli con le potenze vicine. Come migliaia di civiltà prima della nostra stavamo forse iniziando la china discendente. Quanto prima dell’anarchia ? 100 ? 1000 anni ? Non affrontavo la mia prima assegnazione con lo stereotipato entusiasmo del cadetto… Mi sentivo già impotente ingranaggio della decadenza, testimone di giorni prossimi alla fine. Molti ai miei tempi la pensavano così, tanto che oggi alcuni insinuano fossimo stati noi i veri artefici di quell’epoca senza passione. Mentono ! Come hanno perfettamente dimostrato gli anni successivi agli avvenimenti che sto narrando: Noi salvammo l’Unione. Tuttavia questo mi sembrava alquanto improbabile in quella mattina di tanti anni fa. Ero perplesso davanti al Granter appena atterrato; ovviamente sapevo già tutto di lui, ma vedere di persona è sensibilmente diverso. L’approccio era stato insolitamente lento, la pista principale della base era lunga non più di 3 km, quindi tutto doveva essere molto preciso. Le gambe d’atterraggio sprofondarono oltre misura nel campo di terra battuta, ma non vi furono altri intoppi. Mi colpì il rumore altissimo, assordante, per niente in linea con le navi moderne o, forse, solo ‘nuove’. Già ad un km di distanza si era molto disturbati dal suono. La Granter appariva come un lungo serpente, dalla curiosa mimetizzazione a scaglie di colore… No, non era voluto. Mi accorsi con orrore che la nave era sporca ed in difetto da lungo tempo di qualsivoglia attenzione estetica. Dopo un ora mi presentai sulla plancia. L’equipaggio della Granter II era di sole 8 persone: il Capitano ed il Primo Ufficiale, due ufficiali interfacciati, un pilota/navigatore e tre crewmen addetti al carico e scarico; io ero il nono ed ultimo membro della nave. La prima settimana non fu facile, soprattutto perché non ci staccammo dal porto e fu dura, a dir poco, cercare un qualsivoglia affiatamento con l’equipaggio… a meno di non fare addestramento di gruppo nelle bettole intorno lo spazioporto, gli unici luoghi dove potevo incontrare sovente la maggioranza dei miei nuovi compagni. Infine partimmo.
Il Capitano, un Dreheriano di 400 anni, aveva conosciuto tempi migliori… L’accidia forzata ed una scarsa inclinazione alle gerarchie ne avevano fatto un paria nella flotta, tuttavia non potevo non riconoscere ancora una certa scintilla nei suoi occhi. Non feci fatica nel concedergli qualcosa di simile alla stima. Il Primo Ufficiale aveva un origine curiosa, di cui preferisco non parlare: non mi credereste. Ci sopportavamo. Il pilota/navigatore era, prevedibilmente, una piramide vivente di Bergheri 7; nessun contatto diretto, se non a costo di spaventose cefalee. Meglio con i tre crewmen… Mantenendo le adeguate distanze come è logico. Provenienze diverse ma fisionomie e culture prossime alla mia; i loro nomi da milite qualsiasi forse non sono interessanti al fine del mio resoconto. Devo tuttavia sottolineare che mi istruirono ed emanciparono riguardo pratiche forse discutibili ma di certo interessanti. Prima di loro non avrei mai immaginato cosa era possibile fare con una semplice interfaccia neurale ed il cervello artificiale modificato (deviato ?) di una unità robotica di servizio. Con gli ‘interfacciati’, infine, avevo rapporti non dissimili da quelli che avevo con l’arredamento della mia cabina… anzi, con il mio tavolo avevo conversazioni assai più lunghe e prolifiche.
In ogni caso passarono solo nove giorni prima del randes-vouz.
Ci incontrammo pochi milioni di km vicino Saturno. Eravamo 12 navi: anche troppe per questa acquisizione, secondo le direttive proposte dall’Unione. Fortunatamente il Consiglio di Zona aveva deciso per una certa ridondanza…
4 incrociatori, 5 cannoniere veloci e 3 navi da rifornimento: la Granter era di media grandezza per la flotta, e non la più vecchia. Raggiungemmo velocemente lo spazio fra Terra ed il suo satellite; la nostra ammiraglia, la Vento Nuovo, era già pronta ad aggredire mediaticamente la Terra. Nulla di nuovo, dalla serie 'Siamo Arrivati'. ARRENDETEVI.
Che strano.
Tante linee.
Tanti punti…
Ma che diavolo...
Sorpresa: un infinità di mezzi spaziali in rotta con noi.
Erano migliaia.
Erano quasi tutti a propulsione chimica.
Erano armati con testate nucleari e non avevano equipaggio a bordo.
Furono tutti distrutti prima ancora di poter divenire semplicemente visibili alla ns unità ottica più sensibile… Neppure le esplosioni furono rilevabili dalla media delle strumentazioni.
Dall’ammiraglia arrivò un chiaro messaggio: la guerra era già finita.
Quanto successo era la chiara ed unica risposta possibile per una civiltà del grado di quella terrestre.
Continuammo la corsa con un certo malessere nel cuore… forse sarebbe stato inevitabile usare un po’ di forza per ridurli alla ragione e questo, onestamente, ci dispiaceva e disturbava.
Poi arrivarono davvero.
Osservai con stupore le tracce partenti dalla loro luna. Tracce di vascelli dalla manovrabilità inaspettabile.
Ci arrivarono addosso velocemente; non sarò mai in grado di spiegare le dinamiche di un combattimento spaziale, so solamente che le loro armi a raggio e particelle (i terrestri ?!) distrussero la nostra ammiraglia, 2 cannoniere e le altre due navi da rifornimento in pochi secondi.
I vecchi motori della nostra carretta ruggivano spaventosamente sotto gli impulsi telepatici dei piloti, i mille aggiustamenti al secondo, assolutamente impercettibili per le specie non telecinetiche, tentavano di permetterci la sopravvivenza.
Un vero agguato, non le aspettavamo certo. Il Capitano cambiò colore, e non uso metafore, ed iniziò a snocciolare ordini a destra ed a manca. Lo osservai… aveva riacquistato tutto il suo antico orgoglio.
La Granter iniziò una serie di stupende manovre evasive, assolutamente impossibili per i nostri avversari. Le altri navi della flotta, riavutesi dalla sorpresa, si ricordarono di essere Membri Emeriti dalla Flotta dell’Unione.
Lo scontro fu davvero epico, se mi si permette quest’iperbole. Ferro e fuoco si rincorsero per tutto il sistema. Le navi terrestri erano inattese ed eccezionalmente potenti… ma erano comunque obsolete nella concezione, e guidate in maniera inesperta. Dopo sei ore, qua e là per il sistema, nessuna di queste era più in grado di combattere… o meglio, nessuna delle 4 che non erano divenute polvere cosmica. La Granter era poco meno che intatta: osservavo il nostro pilota… era passato dalla piramide al cono, segno di grande spossatezza; nessuno poteva andargli vicino senza soffrire enormi cefalee.
Il primo ufficiale… no, non voglio parlarne…
Avevamo perso un altro incrociatore ed altre due cannoniere, ma nulla più stava fra noi e la Terra.
Ovviamente ci fermammo.
L’allarme arrivò presto all’Unione, la battaglia svoltasi non aveva precedenti da centinaia di anni.
Una flotta enorme stava per raggiungerci.
Ci avvicinammo ad una delle navi terrestri, inerme ma sopravvissuta… Come ufficiale addetto alle comunicazioni (promosso sul campo) aprì i primi contatti.
-Nave terrestre, rispondeteci- Credetemi, il terrestre è facile… -Nave terrestre, avete necessità ?
Passarono minuti e minuti… Solo statica dalle comunicazioni. –Nave terrestre, siamo i rappresentanti dell’Unione… prego comunicarci le vostre condizioni-. -Nave dell’Unione- Rispondevano ! –Siamo prossimi al collasso… potete aiutarci ?- Iniziò così. I terrestri non rifiutarono il nostro aiuto, e ne salvammo molte centinaia.
Dopo due giorni arrivarono un totale di 449 navi della Flotta.
Avevamo centinaia di terrestri nella stiva; non fu facile.
Sapevo che la terra non aveva un’entità sociale e politica uniforme, ma mai mi sarei aspettato decine di lingue diverse fra poche migliaia di persone… Una disperazione. Li guardavo… Tute spaziali diverse, e diversamente decorate… rapporti sociali diversi in diverse aggregazioni… tensioni pesanti: spesso sembravano amare di più combattere fra di loro che contro di noi…
Qualcuno mi fece notare che erano anche diversi da un punto di vista fisico, spesso. Drago Canino… Non ci avevo fatto caso. E’ talmente banale volersi poco bene per un po’ di melanina in più od in meno… Non sono un pubblicista buonista! Non ci confonderete su queste cose: siete solo ridicoli.
Non so quanto avrebbero potuto e voluto resistere i terrestri, ma so che, quando la MHGGG entrò in orbita a 190 km, nessuno oso fiatare sillaba: era un esperienza eccezionale anche per noi, figuriamoci per loro…
Pur essendo vecchia di 300 anni, era pur sempre un giocattolino lungo 34 km.
Sapete che vuol dire ? Che se la guardate in orbita terrestre la vedrete apparentemente ‘curvare’ di qualche grado parallela all’orizzonte. Che meraviglia ! E… Che storia strana… come mai era arrivata senza opposizione da parte della forza di difesa terrestre ?!
Questo lo capimmo subito.
Avevano speso davvero tutto.
TUTTO.
Trovammo un pianeta di straccioni, affamato ed avvilito da anni di oppressione.
Ogni tonnellata messa nello spazio (contro di noi) era costata sofferenze indicibili sul pianeta.
Ed il tutto ci aveva rallentato di poche ore… Ma scusatemi la considerazione, del tutto fuori luogo oggi come oggi.
Visitando le stive. Fu li che conobbi Giulia.
Brutta, bruttissima per i miei parametri. Pelle piuttosto scura, ma sempre ‘cadaverica’ per me. Ridicolmente bassa (chessò… 1.60 ?), ovviamente umanoide… Mi fermo a mezz’aria con un braccio teso –Come potete aiutarci ? Abbiamo tanti feriti.
Aveva compreso benissimo che la capivamo appieno. –Senti, pelle bianca...– Ok, non fui più carino di così. –Non ne abbiamo meno di voi, ed oltretutto avete fatto una mossa molto stupida combattendoci: ‘pensavate forse di vincere contro di NOI ?’.
Mi guardò, ma forse non era odio quella scintilla negli occhi.
Beh, la prima volta con i terrestri andò così.

Prima di mettermi a scrivere queste quattro prime righe sono sceso in strada, la strada davanti alla mia abitazione.
Il sole di Berghar era allo zenit.
Il McDonald’s di fronte splendeva di riflesso.

Forse dovevamo atomizzarli, finché potevamo.
   
 
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