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Autore: Bathin Raksha Dolorosa    17/04/2014    1 recensioni
La storia segreta mai riportata di Kau... presa in pezzi da tutto ciò che ho potuto per poi unirla in questa one shot che ne descrive i dolci sentimenti.
Ricorre aver giocato al videogioco per capire alcuni passaggi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Non volevo accadesse tutto questo... non volevo sparisse tutto quanto, che le bombe...e... e tutto quel sangue quelle vittime..
Quelle persone che entrano in casa come fossero bestie e strappano gli uomini, giovani, vecchi dalle loro case.. dalle braccia delle loro mogli, delle loro madri... e separarli... separare tutti.
 
Ci hanno chiuso in scuole militari, insegnato come disarmare ed uccidere un uomo, come rompergli le ossa e tagliare loro la gola; come non avere pietà per niente e piantar loro una pallottola in fronte...
Giurerei anche... di aver sentito altre cose tra quei corridoi... in quelle classi: disarmare... sconfiggere un nemico e violarne il corpo... un po’ per fame sessuale un po’ per umiliarlo.. per dimostrare chi comanda, chi è forte.. chi è il re.
Non ho mai voluto avere nulla a che fare con loro... non ero bravo a combattere, non ero bravo in tutto quello che cercavano di inculcarmi... sapevo solo piangere e scappare dai bulli.. sapevo solo correre e correre.. scappare.. essere agile, sapermi orientare... ed in effetti è circa una delle poche cose che so fare ancora.
 
Non volevo lasciare la mia casa... e nessuno di coloro che vi abitava che piano piano iniziai anche a dimenticare.
Non è giusto... ci hanno rapiti bambini per una guerra che nemmeno ci apparteneva ed ora ci lavano il cervello facendoci dimenticare tutto... trasformandoci in macchine, soldati.. assassini.
Con me ci sono riusciti solo per metà..
 
Sono stanco.... voglio uscire... voglio....voglio...
 
Quando ci fecero uscire ero ancora il bambino che ero quando mi internarono... non passò nemmeno un anno probabilmente... non ricordo.. ma di certo è stato tutto sprecato, l’unico motivo per cui ci hanno fatto uscire è stato solo perché la guerra era finita...
Questo significa che tornerò a casa?... o almeno... da dove vengo?
 
Botte, stupri, insulti.. ancora insulti.. botte, botte con stupri.. schiavitù...
È questa la casa da cui mi hanno portato via?.. i miei genitori dicono che sono solo uno schifoso che vale quanto la merda di loro figlio... questo significa che non sono io, giusto?
Ma che ci faccio allora qui?.. perché?... dov’è la mia vera casa? CHE COSA STA SUCCEDENDO.
Piango chiuso nello sgabuzzino, raggomitolato su me stesso.. sperando che tutto quello finisca, che i soldati aprano la porta e portino loro il figlio giusto.. riportando così me al mio luogo di origine.
 
Ma così non fu..
 
Non è casa mia questa... ma una strada...
Non sono i miei averi questi... ma cassonetti e rifiuti..
Perché lo hanno fatto?... perché al posto di imparare ad amarmi mi hanno riempito di botte e buttato qui insieme alla loro immondizia?... che cos’ho fatto?
Sono forse stato un cattivo bambino? E...eppure... cucinavo loro.. pulivo, mettevo in ordino e facevo tutto ciò che mi chiedevano.
Com’è possibile che qualcuno per cui fai così tanto ti butti via?... forse non sono una persona.. forse sono... un rifiuto...
 
Ho freddo... ho fame... aiutatemi vi prego... sto morendo!
 
Vedo tutti questi piedi passare... la pioggia cadere, la neve depositarsi su di me come sul rifiuto che sono...
Vedo gente morire e rapinare; spacciare e drogarsi... eppure io.. sono invisibile.
Chiudo gli occhi... con i morsi della fame e la pelle ormai congelata con la coperta di neve che ho sopra... persino le mie lacrime, il mio muco sono ghiacciati, il mio sangue, le mie ferite...
Forse è meglio così... muoio e basta...
 
Quella mano... che si tende verso di me, quel sorriso così... gentile.
 
Mi ha raccolto, tolto la neve di dosso, coperto con la sua giacca e preso in braccio... allontanandomi da quel vicolo, salendo in una macchina lussuosa ed arrivando ad un bel palazzo... molto costoso.
Tremo tutto il tempo... stringendo con debolezza le spalle di quell’uomo... quel mio salvatore.
Mi porta in una stanza grande e calda per via del caminetto... c’è un grande e lungo tavolo imbandito e con fare gentile si siede a capo tavola con me in braccio, ancora stretto a lui come un gattino.
Mi afferra e gira, facendomi sedere sulla sue gambe.
“Ho fatto preparare questo apposta per te... mangia pure tutto quello che vuoi” dice l’uomo.
Guardo tutto quel ben di dio, poi guardo lui che con un cenno mi intima di mangiare.
Allungo una mano.. che si rivela essere grigia, sporca e fragile... prendo del pollo e poi anche del pesce, il risotto, la pasta, il dessert, la zuppa, l’insalata.. persino il tovagliolo.. abbuffandomi come un goffo porcellino... riempiendomi lo stomaco... piangendo per quella gentilezza, per le parole dolci che mi rivolge mentre mangio sgraziato.
 
Grazie... grazie grazie grazie grazie...
 
Sono passati dei mesi da quando quell’uomo, Arbitro, mi ha accolto come un figlio in casa sua... è così gentile con me, mi fa dormire con lui nel lettone e fa vestire con cose costose e deliziose! Mi ha anche dato dei giocattoli ed un nome...
UN NOME!
Sono sempre stato chiamato con numeri ed aggettivi... non ricordo nemmeno cosa fossi all’inizio... se avessi un nome.
“Vuoi fare un gioco?” mi dice mentre mi pettina i capelli bianchi “Voglio che tu sia mio per sempre... voglio giocare al cagnolino ed al padrone insieme a te” continua.
Io sarei anche morto per lui... annuisco sorridente, dicendogli quanto lo ami e quanto gli sarei stato accanto per sempre...
Mi sorride ed accarezza la guancia per poi baciarmi le labbra... è così bello, peccato si nasconda dietro quella maschera.
“Kau...” mi dice, io lo guardo sempre sorridente “Sei proprio un bravo bambino... un bambino bellissimo ed io ti amo... ti amo così tanto che ti farò diventare una bellissima opera d’arte”.
 
Male... fa male.. BASTA TI PREGO, SMETTILA!
 
Quando me lo disse la prima volta ero felice di essere trasformato da lui... ed in un certo senso lo sono ancora...
Mi ha inciso una profonda X sulla pancia, fatto tre file di piercing ai lati di essa senza nemmeno darmi nulla per il dolore.
Ho pianto e sofferto... mi sono disperato come il bambino che ero.
Lui mi carezzava dicendomi che mi stava facendo bellissimo, che ero un capolavoro ancora incompleto.
Poi è passato al mio viso e nemmeno lì ho potuto essere anestetizzato... nemmeno quando persi la vista per sempre... quando mi cicatrizzarono le orbite e chiusero cucendomi le palpebre.
Infine... toccò alla mia voce.
Urlavo anche mentre mi aprivano la gola e staccavano le corde vocali per poi cicatrizzare il tutto... arrivando a quello a cui Arbitro puntava: la cicatrice.
 
Ho perso tutto... tu...tutto...
 
Ci ho messo anni ad imparare a muovermi tranquillamente anche senza vista... ho persino sopportato un altro intervento, questa volta al setto nasale.. Arbitro ha voluto rendere il mio naso come quello di un segugio per aiutarlo con l’Igura... addestrandomi come un cane... il cane che alla fine sono diventato.
 
Non posso più vedere la bellezza di Arbitro... non posso più colorare e vedere le cose..
Non posso più parlare... urlare, piangere...
Ma nonostante tutto continua ad amarmi ed anche io continuo ad amare lui... ha detto che avrebbe reso ancora più bello e l’ha fatto...
Non smette mai di dirmelo ed io ne sono così felice.
Sono contento di non essere morto nella neve da bambino quella volta... perché ora ho potuto incontrare qualcuno che mi ama davvero... e che si prenderà sempre cura di me.
 
Sono felice... di questa vita.
 
   
 
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