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Autore: ilpiercingdiluke    17/04/2014    5 recensioni
La trascinò verso il reparto dei romanzi d'amore, e le sventolò davanti agli occhi una copia di “Orgoglio e Pregiudizio” iniziando poi a sussurrarle «Ho lottato invano. Non c'è rimedio. Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti. Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami. – disse le ultime frasi guardandola negli occhi. - È uno dei miei pezzi preferiti di questo libro.»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Luke Hemmings
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(Crediti: njallschipss)

 

Y a l e   U n i v e r s i t y .

 

“I struggled in vain. There is no remedy.
I am not able of repressing my feelings.

Let me tell you how ardently I admire you and love you.”
"Pride and Prejudice" by Jane Austen.

 

 

 

Ireland sbuffò mentre cercava di prepararsi per il suo primo giorno alla Yale University. Dopo vani tentativi a cercare di domare quella chioma castana, decise che una coda alta sarebbe stata soddisfacente. Non voleva essere una di quelle matricole che facevano di tutto per farsi notare, non voleva essere al centro dell'attenzione, lei voleva solamente laurearsi in medicina come fin da piccola aveva sempre sognato. Voleva riuscire a trovare una cura per i tumori, perchè suo nonno lo aveva perso così; un puntino nero nei polmoni e nel cervello e... Poof! Suo nonno dopo pochi mesi non c'era più. L'unico familiare a cui volesse veramente bene, l'unico che le era sempre stavo vicino e l'unico che la difendeva da quelle due arpie che erano i suoi genitori. Eloise e Jason Foster, due ragazzi adolescenti incontratisi in Irlanda, dove avevano per sbaglio concepito una figlia che aveva distrutto tutti i loro sogni. E suo nonno la prese sotto la sua ala protettiva sin da subito, dandole quel nome che lei amava tanto. “Ti ho chiamato io Ireland, come il luogo in cui i tuoi genitori hanno fatto l'unica cosa intelligente nella loro vita” le diceva sempre.
 

Indossò un maglione di lana grigio con diverse sfumature bianche, i suoi inseparabili skinny jeans e una sciarpa nera per proteggersi dal vento freddo di New Haven. Scese di corsa le scale, arrivando appena in tempo per prendere la metropolitana che l'avrebbe lasciata direttamente davanti il college.
Appena arrivò non credeva ai suoi occhi, era già stata in quella scuola, ma ogni volta le sembrava sempre più bella. Entrò dentro l'antico edificio dirigendosi immediatamente verso l'aula giusta, prendendo posto nel primo banco disponibile.

L'ora di biochimica era passata velocissima, il professore era giovane e riusciva a tenere l'attenzione dei suoi studenti su di se con facilità. Ireland uscì di classe, dirigendosi verso quella che sapeva fosse la sala relax. Si avvicinò alla macchinetta del caffè e inserì le monete per prendere il suo cappuccino al cacao.
«Andiamo dai!» diede un leggero scossone alla macchina.
«Devi metterci più forza» disse un'altra voce che la fece sobbalzare. Un ragazzo biondo, troppo più alto di lei e con due occhi azzurri da fare invidia al cielo più limpido, le sorrise avvicinandosi. «Lascia, faccio io.» Tirò due pugni in un punto preciso della macchinetta e questa inizio a fare l'ordine richiesto dalla ragazza.
«Grazie mille» sussurrò imbarazzata lei
«Figurati, dopo tre anni qui dentro impari ogni trucco per farla funzionare. Non vogliono decidersi a cambiarla. – disse lui passandole la bibita pronta. - Io sono Luke comunque.»
«Ireland» gli strinse la mano. Quel breve contatto le provocò dei brividi lungo tutta la spina dorsale.
«Bel nome.» sorrise, facendole segno di seguirlo all'esterno della scuola. «Allora, è il tuo primo giorno qui dentro, giusto?»
«Giusto, non mi sembra vero. È immenso questo college e poi è sempre stato il mio sogno venire qua» disse con gli occhi illuminati dalla gioia e Luke fu soddisfatto di aver trovato un argomento che la mettesse a proprio agio con lui.
«Già – si accese una sigaretta, mentre si apprestavano a sedersi in una delle panchine del campus. - E quale indirizzo hai preso?»
«Medicina, mi piace pensare di poter salvare le persone in futuro.» gli rispose «Tu?»
«Giurisprudenza, mi piace pensare di poter difendere le persone in un aula di tribunale» scrollò le spalle lui.
La ragazza si accorse di avere gli sguardi di praticamente tutti gli studenti addosso e, finendo di bere il suo cappuccino, osservò con la coda dell'occhio ciò che la circondava.
«Ti sei reso conto che ci fissano tutti?» chiese allora, notando una ragazza dai capelli rossi che la indicava spudoratamente, per poi sussurrare qualcosa all'orecchio dell'amica.
«Si»
«E... perché?» Luke si irrigidì leggermente, non voleva che si sentisse di nuovo a disagio con lui dopo aver scoperto la verità, ma sicuramente non poteva dirle una bugia.
«Sono il nipote del preside. – ammise chiudendo gli occhi e appoggiandosi nello schienale della panchina. - Di solito non passo molto tempo in compagnia e sopratutto non parlo con le matricole. Quindi ci guardano perché credo che per loro sia... Strano, ecco.» con un piccolo sforzo aprì gli occhi, voltandosi verso la ragazza che sperava con tutto il cuore non se ne andasse ora. L'aveva affascinato già da quando l'aveva vista entrare, quella mattina, nei grandi cancelli di Yale correndo verso la sua classe e lui, che l'aveva guardata per tutto il tempo appoggiato sul muro di un corridoio, non l'aveva considerato minimamente. Eppure ogni ragazza lì dentro sognava di poter avere una conversazione con il biondo più ricco dell'intero Connecticut o, se pensavano in grande, speravano addirittura in una notte di passione. Sperando poi che il ragazzo potesse mettere una buona parola con il nonno per loro.
Ma Luke non era così, l'ultima ragazza con cui era andato a letto era stata la sua ex, con cui era stato per diversi mesi. Non aveva mai approfittato del suo cognome per avere qualcosa e, anche per entrare all'Università, aveva svolto il test d'ammissione come il resto degli studenti.
«Scapperai adesso?» le chiese, sistemandole un ciocca di capelli dietro l'orecchio e affogando negli occhi blu della ragazza. Era semplice ed era arrivata dritta al cuore di Luke. Vi starete chiedendo come, dopo appena un'ora di conversazione, il ragazzo possa essersi subito legato a Ireland? Beh.. non avrete risposte, perché il motivo non lo sapeva neanche lui. Sapeva che era insensato, immaturo, quasi ridicolo prendersi una cotta per una ragazzina che non aveva mai visto prima di quel giorno, ma Ireland era riuscita ad incuriosirlo in un modo che neppure il Diritto Costituzionale, la sua materia preferita, aveva mai fatto.
«No, non scappo» rispose lei, voltandosi verso il volto del ragazzo al suo fianco. Pensava che non esistesse una bellezza tale, non lo riteneva possibile. E adesso che lui aveva iniziato a ridere dalla felicità di non averla persa, mentre si alzava dalla panchina, prendendole la mano e iniziando a correre verso un posto indefinito, Ireland ne aveva la prova visiva e uditiva: quel ragazzo era troppo... Troppo.

Quando Luke finalmente arrestò la sua corsa, si ritrovarono davanti ad un portone di legno antico.
«Dove siamo?» chiese la ragazza confusa.
«Vieni» e, senza lasciarle la mano, la tirò dentro quella stanza che aveva aperto poco prima con un mazzo di chiavi. Era una biblioteca immensa, ci saranno stati almeno una trentina di scaffali completamente ricoperti di libri di tutti i tipi. Dai libri storici, ai romanzi, ai libri scolastici a quelli horror. C'era tutto e di più, ma la ragazza era sicura che quel posto non era aperto a tutti. E lo sapeva per due motivi, perché prima di tutto non c'era nessun altro se non loro due e poi perché non aveva mai letto che l'Università di Yale possedesse una biblioteca così.
«È la libreria privata di mio nonno, cioè.. del preside. Vengo spesso qua per stare in pace da solo» rispose come se avesse letto le domande che affollavano la mente della mora. La trascinò verso il reparto dei romanzi d'amore, e le sventolò davanti agli occhi una copia di “Orgoglio e Pregiudizio” iniziando poi a sussurrarle «Ho lottato invano. Non c'è rimedio. Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti. Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami. – disse le ultime frasi guardandola negli occhi. - È uno dei miei pezzi preferiti di questo libro.»
«È meraviglioso» rispose lei non pensando al libro, ma a lui.
«Già, è meravigliosa» rispose lui non pensando alla citazione, ma a lei.
Le sorrise leggermente, accarezzandole una guancia morbida mentre l'altra mano era ancora intrecciata a quella di lei. Si avvicinò con calma, avevano tutto il tempo del mondo quindi perché affrettare le cose, portò le loro mani intrecciate al livello delle loro teste, facendo poi appoggiare la schiena di lei ad uno scaffale.
«Ireland.» la chiamò.
«S-Si?» sussurrò, voleva assaggiare quella bocca, mordergli quel piercing sul labbro inferiore. Voleva scoprire se veramente il suo sapore sapesse di fragole come si immaginava.
«Se io adesso faccio una cosa, tu mi prometti che non scappi?» chiese cautamente, avvicinando il suo corpo a quello della mora.
«Te l'ho già detto Luke, non vado da nessuna parte.» sorrise lei, capendo già cosa volesse fare il biondo e sperando mettesse fine al più presto a quella tortura. E come se gli avesse letto nel pensiero fece scontrare le loro labbra, le loro lingue, i loro sapori. Erano un mix letale insieme, e Ireland fu soddisfatta di aver azzeccato che, quei due petali di rosa poggiate appena sotto il naso all'insù del biondo, sapevano di fragola.
Si allontanarono leggermente, restando a pochi centimetri uno dall'altra e un «bene, perché tanto ti ritroverei sempre.» detto da Luke, e si riunirono nuovamente, entrambi con un sorriso a piegarli le labbra.


 



Okay non mi sopportate più con le OS su Luke vero?
Ma quel ragazzo m'ispira, davvero. [in tutto e per tutto HAHA]
Anyway, vado a lavoro adesso, spero vi piaccia.
Fatemi sapere i vostri pensieeeeri!
Un bacio, Sheeva. <3

  
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