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Autore: edwardandbella4evah    18/04/2014    11 recensioni
Courtney e Duncan ai tempi dell'Olocausto. Courtney è un'Ebrea, Duncan un soldato tedesco.
TRADUZIONE ♪
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan | Coppie: Duncan/Courtney
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale
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Un mese.
Era passato un arduo e dolorante mese da quando lui se ne era andato. Non era al campo, l’ho saputo dopo due settimane dal mio arrivo. Se ne era andato neanche un mero giorno dopo che gli ho comunicato la notizia. Quando lo scoprii, mi venne un colpo al cuore. Mi rannicchiai sul mio scaffale che fungeva da letto e rimasi sdraiata lì per ore e di quando in quando una lacrima solitaria scorreva lungo le mie gote. Nessuno si interessò di me. Ormai era ovvio che ero incinta, si vedeva il rigonfiamento della mia pancia che le mie mani carezzavano sempre, almeno una volta al minuto.
La sola idea che si potesse spargere la voce sul mio stato mi terrorizzava e quando pensavo che cosa poteva esserne di me mi venivano i brividi. Ero stupefatta nell’accorgermi che i giorni passavano così in fretta e mancava sempre meno alla scadenza dei nove mesi. Ora, ero alla fine dell’ottavo mese e questo mi metteva paura. Non sapevo che cosa poteva succedere o come partorire o dove sarei dovuta andare o niente! Qualcuno sarebbe stato lì apposta per me? Qualcuno mi avrebbe aiutato? Oh, quei pensieri doloranti risuonarono terribili nel mio cervello durante il corso di tutta la notte.
Avevo la nausea, presi la mia scodella e la posai accanto a me, nel caso mi servisse nelle prossime ore. Provai a sdraiarmi, ma un nuovo colpo di tosse mi fece vomitare e la mia gola venne invasa dal dolore. Sapevo che il vomito fosse sintomo di gravidanza, ma non poteva succedermi così frequentemente, soprattutto ora, come non potevo tossire così tanto o avere dei sintomi di influenza.
“Potresti fare un po’ meno chiasso? Stiamo cercando di dormire” mi chiese arrogante una voce a me familiare. Ridussi i miei occhi a una fessura, determinata a non farmi prostrarmi davanti alle sue supplice “Oh, così ora il diavolo parla?”
“Sono io il diavolo? Per prima cosa io non porto un bastardo in grembo, un uovo del demonio” La mia mano corse sul mio stomaco protettiva, come per assicurare che lui non era un uovo del demonio “Beh, questo bastardo, questo uovo del demonio, è tuo nipote, congratulazioni”
“Quella roba non è mio nipote; ti ho rinnegata, ricordi?”
“Tu non potrai mai ripudiare la tua famiglia, ricordalo, cara madre. Questo bambino è la mia famiglia, ma anche la tua; tu puoi o chiudere la tua ripugnante bocca e vivere con lui o io verrò a battere tutto ciò che c’è di vivo in te, che non dovrebbe essere molto, cagna dal cuore di ghiaccio” Tutto il resto del tempo fu silenzio. Lei non parlò o commentò più il mio costante vomitare durante tutta la notte, e ne ero grata, finalmente avevo avuto il coraggio di fare le cose di testa mai, senza il bisogno del suo aiuto. Era solo questione di tempo.
Quando fui sicura che tutti stavano dormendo, mi sedetti e guardai dove il mio bambino giaceva nidificato dentro di me “Grazie piccolo mio” sussurrai, accarezzando il mio ventre con affetto “Grazie per avermi dato il coraggio di affrontarla” Ricevetti un calcetto come risposta e il mio sorriso crebbe al solo pensiero della creaturina che viveva nel mio ventre.
Forse avere un bambino non sarebbe stato così male, forse era facile da amare. Forse non sarebbe stato così terribile crescere il mio bambino in un campo; dovevo solo fare tanti sacrifici per lui. Dovevo essere in grado di insegnarli ogni cosa, anche quello che non sapevo. Dovevo imparare ad amarlo perché io stavo per avere un bambino, perché io ero sua madre. Mi morsi il labbro quando realizzai che ero una madre single, l’unico genitore che il bambino avrebbe avuto perché suo padre l’aveva abbandonato.
“Non ti preoccupare” sussurrai al mio bambino che mi diede una gomitata “Tua madre ti amerà e curerà come se fossero cento coppie di genitori a farlo” Questo sembrò calmare il mio piccolo e il mio sorriso crebbe ancora di più pensando che mio figlio mi amava proprio come io amavo lui.
Lui avrebbe avuto gli occhi penetranti di Duncan, sarebbe stato bello come lui e calmo e composto come lui. Avrebbe avuto la mia intelligenza ed equilibrio e fascino. Non sarebbe stato facile amare questo bambino, non per tutti almeno.

o 0 O 0 o

Spingendo la sega sempre più in profondità della quercia, riuscii a tagliare un decente e sottile pezzetto di legno. Raccolsi il lungo pezzo, presi la cartavetrata e mi sedetti sullo sgabello cominciando ad appianare il tocco. La mia mente continuava a rimuginare, non riuscivo smettere per quanto ci provassi.
Sapevo che la mia decisione era sbagliata, no, era più che disumana, ma io volevo tornare indietro da lei. Ho avuto tempo per pensare, tempo per elaborare ciò che mi aveva confessato. Nel frattempo avevo arredato e abbellito la piccola casa che avevo comprato per noi.
Ma ora, non sarebbe stata solo per noi due. C’era anche un bambino in arrivo che non avrebbe impiegato poi molto a venire al mondo, ormai il tempo stava per scadere.
Era solo colpa mia, solo ed esclusivamente colpa mia. Non avevo mai pensato di indossare protezioni mentre facevo l’amore con lei, o meglio, mentre la violentavo, quel pensiero non aveva mai lasciato la mia mente. A quel tempo, sembrava che niente del genere potesse accadere. Ridacchiando amaramente, levigai il legno in un punto più difficile prendendo tutta la mia rabbia contro me stesso e scaricandola sotto forma di forza su di esso. Ero così stupido, naturalmente concepire un bambino era possibile. Era solo colpa mia se lei aveva sofferto, mese dopo mese, a causa di un bambino che nemmeno sapeva di avere. Era solo colpa mia se ora l’avevo lasciata sola con l’ansia e la paura di dare alla luce un bambino.
E se il bambino stava per nascere?
E se fossero stati entrambi uccisi prima del mio arrivo?
Accigliato, afferrai il mio coltello e iniziai a tagliare legna del bosco, prima di iniziare a inciderne i modelli. Non ero l’uomo giusto per lei. Avrei per lo meno dovuto stare là, al campo, e dirle che sarei partito. Non partito senza di lei, ma partito per lei. Partito per arredare la casa che le avevo segretamente comprato, lei non avrebbe dovuto saperlo. Volevo sorprenderla quando le avrei detto che la portavo nella sua nuova casa, già arredata e perfetta, come lei l’aveva sempre desiderata.
Mi alzai, gettai il legno perfettamente sagomato nella pila e camminai per il bosco. Segai avanti e indietro, sentendo il mio petto sempre più viscido di sudore e di freddo.
Speriamo che lei mi perdoni. Speriamo che lei mi perdoni, ancora una volta, per tutto il male e la sofferenza che le ho causato.
Eppure questa volta, non aveva ragione di perdonarmi. Le avevo imprigionato nel ventre un figlio mutante, che nessuno dei due voleva. Certamente io non lo volevo e lei era sicura di non volerne uno fino a un prossimo miglior futuro. Non potevo immaginare me stesso, sveglio, notte dopo notte, in attesa di uno schifoso infante piangente e sporco. Non potevo immaginare me stesso mentre asciugava il naso bagnato a un bambino arrogante. Non potevo mai e poi mai immaginare me stesso mentre mettevo un bambino a letto, e lui o lei mi baciava dicendomi quanto mi amava.
Eppure sono stato costretto a immaginare tutto ciò ed i risultati non stavano ammorbidendo il mio giudizio. La mia decisione era ancora quella: non volevo figli e dubito che ne avrei mai avuti. Questa idea mi era del tutto estranea, ma, ancora una volta, non avevo altro scelta se non accettare, come Courtney. Non era colpa sua se io l’avevo violentata, era solo opera mia e questo aumentava il numero delle mie colpe.
Onestamente, mi sentivo male per lei, per quello che le avevo fatto. Lei non voleva il bambino quanto io non lo volevo e lei era stata colta di sorpresa. Così, a causa della sua miseria, aveva tentato di uccidersi. Non la biasimo, io avrei fatto lo stesso se fossi stato al suo posto. Ora, lei era sola, senza nessuno che la curasse o aiutasse. Con un colpo finale di sega, un grande pezzo di legno cadde, e io lo trascinai verso lo sgabello e iniziai a intagliarlo.
Credo che una volta finito di lavorare qui, debba tornare da lei e nasconderla per evitare che venga uccisa. In questo modo, non dovrebbero esserci problemi, se lei non fosse stata in grado di dire che era incita e nemmeno io fossi stato in grado di dirlo, allora le guardie non avrebbero sospettato nulla. Non riuscivo a capire perché lei non si fosse irrobustita tanto quanto una donna incinta dovrebbe, ma credo non sia importante. Non mi importa se quel maledetto bambino stia bene o meno.
Sospirando di sollievo, buttai il blocco di legno intagliato insieme agli altri e inginocchiandomi iniziai ad assemblarli. La casa era quasi finita. Grazie al mio duro lavoro, la cucina, il soggiorno e la camera matrimoniale erano pronte, imbiancate e ammobiliate, esattamente come lei aveva richiesto. L’unica camera non ancora finita era quella del bambino. Sinceramente, non mi interessava come sarebbe stata o se fosse stata appropriata per il bambino, non sapevo che cosa fare. Alla fine dipinsi il tutto di un lavanda pallido facendo attenzione che il colore fosse ben distribuito e colorato alla perfezione. Il pavimento era in legno e il tappeto che avevo comprato si intonava con il colore delle pareti.
Con un grugnito, alzai la costruzione finita e camminai fuori dal capannone per poi entrare in casa, andare di sopra e dirigermi verso la camera per il bambino. Posai a terra l’oggetto e ammirai la stanza con piccolo cipiglio, incapace di credere di tutti i miei inutili sforzi per costruire una stanza senza alcun valore.
Il bambino non avrebbe mai significato nulla per me, non avrebbe mai avuto alcun valore. Non era altro che il frutto di uno stupro.
Chiusi la porta dietro di me, senza guardarmi indietro, senza ammirare la bella culla con le incisioni o la sedia a dondolo che distavano a pochi metri da me.

o 0 O 0 o

“Cosa ne pensi di Adam, mio dolce bambino?” chiesi a mio figlio mentre lavavo i piatti. Stavo decidendo il nome adatto per lui cercandone di interessanti e con diversi significati. Non ricevetti calcetti in risposta perciò conclusi che non gli piaceva il nome “Hai ragione, tesoro. Nemmeno io lo trovo molto carino” Sorrisi, ma la mia pace fu presto rovinata da forti colpi di tosse. Dopo essermi calmata, cercai di schiarirmi la gola, ma mi accorsi che fu difficile.
“E’ strano…” pensai ad alta voce ricevendo un calcetto in risposta. Sorrisi all’idea che mio figlio si stava preoccupando per sua madre. Scossi la testa, incapace di aspettare il momento in cui avrei baciato la sua testolina con pochi capelli “Non è niente, piccolo, non ti preoccupare. Comunque, che ne pensi di Eleazar, Eli per abbreviarlo?” ricevetti un leggero calcetto, il che significava che era un nome abbastanza carino, ma non ancora esauriente “Scusa tua madre se ora non riesce a pensare a nomi che ti aggradano. Ne troverò uno che ti piacerà, lo prometto”
Qualche volta mi passò per la mente di proporgli il nome di suo padre- che era una tradizione molto usata- ma dubito che sarei stata in grado di guardare il mio bambino senza ricordarmi che lui aveva rovinato il mio quasi-matrimonio con il suo stesso padre. Sospirai e riflettei se Duncan fosse mai tornato da me. Sicuramente gli mancavo.
Scossi la testa e iniziai a canticchiare una canzone che mia madre mi cantava quando ero piccola, cercando di togliermi questi stupidi pensieri dalla testa. Chissà se il mio bambino riusciva a percepire il mio malessere… “Yonatan, ha Katan…” cantai ad alta voce e quel motivetto si bloccò nella mia mente per un paio di minuti “Aspetta un attimo… Ce l’ho! Yonatan!” esclamai e il mio sorriso si allargò sempre di più quando il mio bambino mi diede un calcetto, finalmente avevo trovato un nome che gli aggradava.
“Yonatan, mio dolce Yonatan… ti amo piccolo mio” amoreggiai giocando con l’idea del nome perfetto. Ricevetti un altro calcetto, ridacchiai, ma la mia risatina si trasformò in numerosi colpi di feroce tosse, non riuscivo a smettere. Dopo circa dieci minuti di tosse incontrollabile, guardai le mie mani che erano state davanti la mia bocca. Le pupille si dilatarono, impallidii e osservai il liquido rosso che le ricopriva.
Sangue.
“Tu!” mi voltai di scatto ritrovandomi faccia a faccia con una livida guardia “Eri tu che tossivi in quel modo?” Avevo paura di parlare, annuii e le mie mani corsero lungo il mio pancione per proteggere il mio bambino dalla furia del tedesco. Quella guardia era nuova e priva di esperienza, si vedeva. Era giovane e sembrava che non sapesse bene cosa stesse facendo. I suoi occhi mi scrutarono timidi facendosi strada lungo il mio corpo e fermandosi sul mio grosso ventre “Sei incinta?”
“S-sì, signore”
“Da quanti mesi?”
“Quasi nove, signore” risposi spaventata per la vita di mio figlio. Sembrava che stava pensando cosa fare con me, se uccidermi o meno. I miei occhi erano spalancati e pieni di terrore, pregai di avere pietà di me e di non mandarmi ad essere gassata. Pregai interiormente Dio, supplicandolo di non uccidere un’anima ancora non nata, che non aveva ancora emesso il suo primo respiro.
Per una volta, Dio mi ascoltò ed ebbe pietà di me.
“Verrò con te all’ospedale. Non voglio aver bambini da far nascere e il tuo marmocchio disturberebbe il campo” Senza un’altra parola, mi prese in braccio e mi portò in una struttura, meglio conosciuta come ospedale. Mi calmai all’idea di un dottore che sapeva come comportarsi. Avrebbe fatto nascere mio figlio.
L’ospedale non era proprio come me lo immaginavo. Tanto per iniziare era sporco. Sporcizia e rifiuti ricoprivano ogni centimetro di pavimento, i topi correvano senza meta e gli insetti volavano e scorrazzavano in giro. Il tedesco mi trascinò in giro parlando con una donna in un tedesco così rapido che non riuscii a capire una parola. Continuò a trascinarmi per i corridoi fino ad arrivare ad una stanza piccola, squallida e solitaria. Aveva un lettino sporco, ma più pulito degli altri, e una piccola finestra polverosa.
“Aspetta qui il dottore” abbaiò la guardia, spingendomi in direzione della branda. La raggiunsi e mi sedetti con cautela, tenendomi il ventre e cercando di calmare il mio piccolo Yonatan “Shh, va tutto bene” sentii un leggero fremito “Sta andando tutto bene, tu starai bene. Sei al sicuro ora, non ti preoccupare” Credevo veramente alle parole che avevo appena pronunciato. Stava andando tutto bene, ero al sicuro e nessuno poteva farmi del male.
Un forte bussare alla porta mi allarmò subito, ma diedi il permesso di entrare al dottore. Con un viso inespressivo, mi disse di togliere i vestiti e mi esaminò. I suoi occhi era turbati. Analizzò tutti i test dicendo che erano regolari, come ero già a conoscenza, disse che il bambino stava bene, ma c’era qualcosa di strano, di anormale nella mia gravidanza.
“Da quanti mesi hai detto di essere incinta?”
“Quasi nove” risposi tracciando piccoli cerchi con il pollice sul mio ventre. Lo sguardo negli occhi del dottore fermò i miei movimenti e mi alzai inquieta, senza sapere che cosa pensare “C’è qualcosa che non va?”
“Tu sei gravemente malata. Hai la febbre molto alta e una costante tosse a causa dell’accumulo di muco. Sei sotto peso per essere una donna incinta e, come se non bastassi, il bambino ti sta prendendo tutta l’energia rimasta” I miei occhi si spalancarono e il mio volto perse ogni colore.
“Che significa?” chiesi, impreparata per la risposta che stavo per sentire.
“Se tu darai alla luce questo bambino, non avrai alcuna possibilità di sopravvivere”

Salve a tutti,
io sono Xenja, la nuova traduttrice di questa storia. Inanzitutto voglio ringraziare di cuore Kissina che mi ha permesso di concluedere il suo lavoro iniziato e ben curato. Spero che le mie traduzioni siano soddisfacenti quanto le sue. Sto già traducendo un’altra storia, sempre Duncney, perciò con l’inserimento di questa sarò più lenta negli aggiornamenti. Cercherò di finire la storia e dovrei riuscirci, salvo imprevisti… leggete la prima frase del mio account (Xenja) e capirete.
In quanto al rating rosso, mi è stato chiesto di abbassarlo per consentire a tutti di leggere, ma l’amministrazione l’ha vietato, quindi rimarrà rosso.
E’ tutto, spero di avervi soddisfatto con la mia traduzione,
La traduttrice,
Xenja ♥
  
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