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Autore: Niley story    18/04/2014    31 recensioni
-Sono complicata- dice lei lei guardandolo negli occhi-Avremo un amore complicato- risponde lui sorridendo mentre scrolla le spalle. Lei nega col capo -Non è così facile- lui come al solito ha la risposta pronta e il sorriso indelebile -Non mi sono mai piaciute le cose facili. Le cose facili sono noiose-
Ta daaa eccomi qui con una nuova storia di...JORTINI (ma no dai chi se lo aspettava? lol)
Allora il pezzo è tratto da un capitolo ma non chiedetemi quale perché ancora non lo so lol
In questa storia Tini ha 20 anni e ha avuto una vita tutt'altro che facile. Dopo un lungo periodo di assenza deve tornare a Buenos Aires e lì si ritroverà ad affrontare i fantasmi del passato che tanto l'hanno torturata. Poi c'è lui Jorge, il ragazzo solare, simpatico e al 100% playboy...ma quale storia nasconde dietro al suo sorriso? Potrà lui aiutarla a fare i conti con il suo passato e riuscire ad aprire il suo cuore?
...A Jortini story...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Violetta
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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~~Eccomi qui, all’aeroporto di Buenos Aires. Era da tanto che non ero qui…mia madre è morta quando io ne avevo solo dodici per un tumore al cervello e mio padre l’ha seguita due tre anni dopo per un malore tuttavia misterioso. Sfortunatamente prima di morire mio padre si era risposato con Cassandra la mia attuale matrigna, lei non mi ha mai sopportato, io non ho mai sopportato lei ma ancora più di lei non sopporto Fernando, suo figlio. Ha un anno più di me è un viscido verme schifoso che mi fa venire la pelle d’oca solo a guardarlo, un anno dopo la morte di mio padre è successa una cosa che ho cercato di rimuovere dal mio cervello…ovviamente senza successo. Fu a causa di quella cosa che presi la decisione di andare a vivere in Messico da mia zia Lucinda, lei mi adora e mi tratta come se fossi una principessa, ma ora devo andare all’università e ce ne solo una nella quale voglio andare. La Princeton University, la stessa università dove mia madre e mio padre si sono conosciuti e dove avrebbero voluto che andassimo anche io e mio fratello maggiore Francisco. È un’università che inizialmente fu fondata negli Stati Uniti per poi aprire altre diverse sedi in giro per il mondo, è molto prestigiosa è solo i migliori vi possono accedere e io ce l’ho fatta. Per frequentare quest’università dovrò vivere sotto lo stesso tetto con la mia matrigna e il mio fratellastro ma va bene farei qualsiasi cosa per andare lì. Sono vicino al nastro trasportatore dove escono le valige e attendo con impazienza le mie. Una volta prese le due valige mi dirigo verso la fermata dei taxi ce ne sono tre ma a quanto pare sono tutti prenotati. Incrocio le braccia attendendo che arrivi uno e mi guardo intorno e dalla porta dell’aeroporto vedo uscire un uomo alto, con gli occhiali da sole, ha una maglietta aderente a mezzemaniche che marca perfettamente i suoi pettorali, i jeans blu scuro anche questi stretti ma non in modo eccessivo, ai piedi porta un paio di Nike nere con il segno della marca in blu. Si passa la mano destra tra i capelli castani che brillano alla luce del sole spettinando ancora di più il suo ciuffo ribelle rivolto verso destra. Volta lo sguardo verso di me e mi sorride, dannazione deve avermi notata, chino il capo osservando il suolo nella speranza che serva a non degnarmi di uno sguardo ma sento il suono dei suoi passi avvicinarsi sempre più a me -Ciao splendore- lo guardo mentre si toglie gli occhiali mostrando i suoi occhi verdi e mi sorride, al collo porta una collana con due ciondoli, uno è una medaglietta rettangolare nera e l’altro è una spada, lo guardo e faccio un cenno col capo per salutarlo per poi voltarmi dall’altra parte -Cose ci fa una tale bellezza qui tutta sola?- sbuffo -Sto aspettando un taxi- -Che coincidenza anche io, se vuoi possiamo prenderne uno insieme- roteo gli occhi per poi guardarlo -Siamo alla fermata dei taxi non è una coincidenza che entrambi aspettiamo un taxi e no grazie non ho nessuna intenzione di prendere un taxi con lei- sbotto irritata -Come siamo nervosi…scommetti che io riuscirei  a farti rilassare?- bello sì ma anche arrogante e presuntuoso, il classico playboy. Ringrazio il cielo che finalmente mi manda un taxi -No grazie, arrivederci- gli sorrido prima di allontanarmi per prendere il taxi appena arrivato, gli do l’indirizzo di casa e mi metto a guardare il panorama fuori dal finestrino. Mi è mancata Buenos Aires, la città affollata piena di negozi e gente che va freneticamente avanti e dietro per le strade. In Messico vivevo in un piccolo paesino abbastanza carino dove tutto conoscevano tutti e lì il massimo del lusso era il mercato non c’erano i grandi centri commerciali che ci sono qui, anche se i negozietti erano davvero graziosi tutti arredati secondo lo stile messicano. Arrivata a destinazione pago l’autista e poi scendo dall’auto, sulla porta ad attendermi ci sono mio fratello maggiore, Francisco e mio cugino Diego Dominiguez. Diego è il figlio di zia Sol, una delle sorelle di mia madre, è voluto venire a vivere qui per frequentare lo stesso liceo di Fran e successivamente anche lui l’università di Princeton. Diego ha la stessa età di mio fratello cioè due anni più di me. -Fran!!! Diego!!!- lascio le valige e gli corro incontro abbracciandoli, loro ovviamente ricambiano -Sorellina!!! Quanto mi sei mancata- -La piccola Tini è tornata- mi allontano e do un pugno sulla spalla di Diego -Heyyy non sono più così piccola- protesto mentre loro ridono -Su su prendete le mie valige- -Signor si signora- rispondono all’unisono andando a prenderle. All’interno noto che la casa è cambiata, è più luminosa i divani di pelle nera sono stati sostituiti da quelli in pelle bianca e i mobili marroni in stile antico rimpiazzati da bellissimi mobili moderni, lucidi bianchi e azzurri e le pareti sono state ricoperte da una carta da parati azzurra con il disegno in bianco di tanti rami e alcuni fiori. C’è anche una parete attrezzata che si intona col resto -Wow- -Belli vero? Opera della signora Blanco- mi dice mio fratello e io lo guardo corrugando la fronte -La signora Blanco?- -Si, ricordi due giorni dopo che sei partita sarebbe dovuta venire a vivere qui una famiglia- mi spiega mio fratello -La famiglia Blanco per l’appunto- continua Diego -La casa apparteneva a Javier Blanco e papà pagava l’affitto, alla sua morte Javier ha lasciato la casa in eredità al figlio che si è trasferito qui con la sua famiglia e loro sono stati così gentili da proporci di restare a vivere con loro invece di cacciarci- conclude Francisco -Ah bene! Non vedo l’ora di conoscerli allora-. La casa ha completamente cambiato aspetto, è tutto in stile moderno vicino alle grandi finestre del salone c’è un piano a coda nero assolutamente bellissimo. -La mia stanza è sempre la stessa?- chiedo avendo seri dubbi in proposito -No, la signora Blanco ha fatto una ristrutturazione completa- conferma Francisco, un po’ mi dispiace ero affezionata alla mia vecchia stanza ma d’altro canto non vedo l’ora di vedere com’è cambiata adesso. Diego apre la porta della mia stanza, sta per entrare ma io lo precedo, è sempre grande, è stata fatta aggiungere un’altra finestra vicino a quella già esistente, adesso entra più luce, il pavimento è stato tappezzato con una specie di tappeto rosa scuro, lo tocco con la mano, sembra di stare accarezzando un peluche, anche queste pareti sono state ricoperte da una carta da parati, color rose antico con una striscia bianca al centro, c’è anche una scrivania bianca e il letto a una piazza e mezza, mi ci butto sopra e…-Non ci credo! È un materasso ad acqua!!!- esulto continuando a buttarmici sopra come una bambina di sette anni -Si!!!- esclama mio fratello per poi buttarsi al mio fianco insieme a Diego facendomi cadere sul materasso. -Heyyy è il mio letto!!!- -Si da soli cinque secondi- gli faccio la linguaccia -Sei un fratello odioso- -e tu una sorella odiosa- -Tini, dovresti venire a conoscere la signora Blanco- suggerisce mio cugino e io annuisco. Entriamo in cucina e vedo una donna con un’acconciatura impeccabile, dei boccoli castani che le scendono morbidi sulle spalle, un vestito bige con la gonna a campana e un cinturino marrone in vita, molto semplice, porte delle scarpe dello stesso colore della cinta con il tacco e delle strisce che lasciano mostrare il piede con le unghie perfettamente curate. -Lola per favore ricordati della caprese, è il dolce preferito di Jorge- -Certo signora- la domestica si allontana, ci sono tantissimi piatti in questa cucina e tantissime persone che si muovono tra i fornelli, Francisco avanza di un passo -Anahi, Jorge è già arrivato?- la donna si volta verso di lui posandogli una mano sulla guancia -Oh caro non lo so ancora, quel benedetto ragazzo non si degna neanche di rispondere al cellulare!- mi volto verso mio cugino -Chi è Jorge?- gli chiedo sottovoce -è il figlio dei Blanco, viene all’università con noi ed è il nostro migliore amico- e capisco subito da come ne parla che Diego è molto affezionato a questo Jorge, mio cugino è sempre stato un don Giovanni come del resto anche mio fratello ma con gli altri ragazzi non facevano molta amicizia anzi, si tenevano distanti per questo il fatto che abbiano permesso a qualcuno di entrare nel loro “clan” mi fa pensare che questo ragazzo sia un tipo in gamba. -Mamma dopo la ventesima chiamata dovresti aver capito che non ti risponderò- tutti quanti ci voltiamo verso la porta e riconosco subito il ragazzo dell’aeroporto -Oh! Tesoro!!!- la donna corre ad abbracciare quello che suppongo sia il figlio mentre io faccio un ultimo misero tentativo pregando in silenzio con gli occhi chiusi che quello non sia davvero Jorge Blanco. -Ti prego dimmi che non sei Jorge Blanco, ti prego dimmi che non sei Jorge Blanco, ti prego, ti prego, ti prego- supplico con le dita incrociate -Beh te lo direi pure, ma sarebbe una bugia- apro gli occhi ispirando dal naso e me lo ritrovo molto vicino a me -potevi almeno farmi illudere per un altro po’ no?- rispondo io -Tu sei la ragazza dell’aeroporto- dice indicandomi col dito -Ah però! Molto perspicace- sorrido ironica -Jorge!!!- Francisco e Diego gridano il suo nome all’unisono per poi abbracciarlo, Francisco gli avvolge il collo sotto al braccio sinistro facendolo piegare in due mentre gli strofina il capo con un pugno chiuso nell’altra mano -Te la sei spassata eh- -Racconta! Come sono le inglesine?- chiede mio cugino e io inarco un sopracciglio guardandoli. Decisamente non sono cambiati affatto. -Beh che dire, se la tirano un po’ ma sotto sotto sono carine e poi nessuna di loro mi ha resistito ovviamente- pff quante arie! -Cara, tu devi essere Martina- la voce della donna al mio fianco mi distrae da quell’oscena conversazione -Si signora, molto piacere- dico stringendole la mano -Chiamami pure Anahi cara, tuo fratello mi ha detto che vai pazza per il salame di cioccolata ne ho fatto preparare uno tutto tuo e ci sono anche le fragole bagnate nel cioccolato con le noccioline- wow questa non me l’aspettavo -Emm…grazie! È…è davvero troppo, sul serio non doveva- dico un po’ imbarazzata, questa donna neanche mi conosce e si è presa così tanto disturbo per me? -Sciocchezze cara e se vuoi altro devi solo dirlo- sento il suono del forno e lei si volta mettendo le presine, apre il forno e tira fuori una pastiera che ha davvero un buon’odore, ho l’acquolina in bocca. -Quindi tu sei Martina Stoessel- mi volto verso il figlio dei Blanco -E tu sei Jorge Blanco- scrollo le spalle -Sembra che entrambi rimarremo delusi da questa storia- affermo con fino dispiacere -E chi dice che io sono deluso?- chiede mordendosi il labbro inferiore e guardandomi da capo a piede -Volatilizzati- gli dico categorica -Che caratterino, sai mi piacciono quelle aggressive- mi volto dall’altra parte per ignorarlo -Jorge- una voce maschile lo richiama dall’uscio della porta, un uomo vestito elegante, magro, capelli marroni e occhi verdi è un po’ più alto di Jorge -papà!- esclama lui abbracciandolo -Com’è andato il viaggio d’affari?- -Bene, ma la prossima volta vorrei portarmi anche Francisco e Diego è noioso stare lì da solo- -Va bene, va bene- vedo mio fratello e mio cugino darsi il cinque -Andate tutti a lavarvi le mani, tra poco si cena e non voglio sentir parlare di lavoro mentre siamo a tavola- annuncia la donna di casa, mi piace la signora Blanco e non solo perché ha preparato i miei dolci preferiti ma perché mi ricorda la mia mamma, basta guardarla per vedere il bene che vuole a suo figlio, a suo marito e persino a Francisco e Diego. Mi dirigo verso l’uscita e dinnanzi a me mi ritrovo lei, Cassandra Garcia, la mia matrigna. I suoi ricci rossi sono lucenti, gli zigomi sono più alti di come me li ricordavo ma probabilmente la memoria non mi inganna perché anche la labbra sono più gonfie e sono sicura che non avesse quel davanzale prima che io mi allontanassi -Cassandra- la saluto con la testa alta e sollevando di poco il mento, non mi intimidisci più come quando ero una bambina posso reggere il tuo sguardo da serpe velenosa senza neanche fare troppa fatica -Bentornata Martina, è un piacere rivederti-  falsa, fredda, gelida come il ghiaccio e il mio tono di voce non sarà da meno -Vorrei poter dire lo stesso, ma mentirei quindi non lo farò. Con permesso stavo andando a lavarmi le mani- vedo il suo sorrisetto, quello che usava anni fa prima di chiamarmi insolente o di picchiarmi, ma adesso non sono più una bambina Cassandra, adesso non puoi alzare una mano e darmi un ceffone per il tuo divertimento. Le passo davanti e mi dirigo nella mia stanza, una volta dentro prendo la valigia poggiandola sul letto, la apro e mi tolgo il jeans e la maglietta che avevo usato per il viaggio, mi do una sciacquata rapida, indosso un vestito verde acqua corto davanti e che arriva poco sotto le ginocchia dietro, a giro maniche con una molla in vita coperta dal cinturino beige. Mi guardo allo specchio e dopo aver indossato dei sandali a schiava intonati con la cinta mi alzo in piedi. Sento il rumore della porta aprirsi e un brivido percorre la mia schiena al vedere di chi si tratta -Fernando- dico utilizzando il tono più acido e sprezzante di cui sono capace. Fernando ha gli occhi scuri è alto, magro, con i capelli neri lunghi fino alla fine del collo stile emo, porta una camicia bianca con una cravatta, dei pantaloni grigi e il suo sorrisetto raggelante stampato in faccia -Guarda, guarda chi è tornata all’ovile. Complimenti Tini, sei più bella di quanto ricordassi o chissà forse lo sei diventata- -Per te sono Martina- vorrei potergli sputare in faccia ma mi manca il coraggio e per questo mi odio. Avanza di un passo e io indietreggio dietro al letto come se questo potesse sollevare una barriera tra di noi -Non ti avvicinare- ordino con una voce troppo debole cercando di reggere il suo sguardo, lui ghigna -Altrimenti che fai?- -Non sono più la ragazzina di quattordici anni Fernando- lo avverto ma lui continua ad avanzare -Davvero? Io credo proprio di si- i miei piedi sono incollati a terra come se non potessi più muovermi e sento il cuore salirmi in gola, deglutisco mentre sembra che il tempo si sia fermato. -Martina sei…- quella voce…finalmente il tempo torna a scorrere normalmente e in silenzio ringrazio Jorge di essere entrato nella mia stanza, non posso evitare di sorridergli quando lui sposta lo sguardo da Fernando a me -ho interrotto qualcosa?- chiede guardandomi -No!- rispondo subito sorridendo, salgo con i piedi sul letto per attraversarlo e poi salto giù avvicinandomi a lui, avvolgo le braccia intorno al suo braccio sinistro -Andiamo a cenare Jorge?- lui ricambia il sorriso -Certo, sei bellissima con questo vestito- mi sussurra all’orecchio mentre camminiamo -Grazie Jorge- e mentalmente non gli sono grada per il complimento ma per essere entrato nella mia stanza. Una volta fuori noto che anche lui si è cambiato, adesso porta una camicia bianca di seta con i risvolti all’altezza dei gomiti, un paio di jeans chiari e…ha un buon profumo di colonia. Arrivati al tavolo sposta la sedia per farmi accomodare e io gli sorrido per ringraziarlo, prende posto alla mia destra mentre alla mia sinistra c’è mio fratello, di fronte Jorge è seduto mio cugino, di fronte a me Cassandra, il posto vuoto suppongo sia di Fernando, ai due posti a capotavola siedono i signori Blanco, dopo qualche secondo arriva anche il mio fratellastro e prende posto accanto alla madre. Le cameriere iniziano a portare alcuni antipasti come bruschette, frittura di pesce, patatine fritte e via dicendo…sembra di essere in un ristorante. -Jorge mi passi la saliera?- chiede mio cugino -Certo- Jorge allunga la mano per dargliela ma scappa il tappo facendo finire una piccola montagna di sale sulle patatine di Diego -Ops- ridacchia il ragazzo seduto accanto a me -Questa me la paghi!- Diego gli afferra il contenitore del sale da mano e glielo getta addosso, io mi scanso il prima possibile mentre loro ridono -Ah si? Vuoi la guerra?- Jorge si alza e prende la bottiglia d’acqua -Ragazzi per favore!- ignora la mente e versa l’acqua in testa a mio cugino fino a quando lui con un gesto della mano rivolge la bottiglia verso la persona che la sta reggendo e così anche la camicia bianca di seta viene bagnata -Jorge!!! Diego!!! Seduti e mangiate- ripete la madre mentre loro ridono e questa volta obbediscono -Mi hai bagnato i capelli!- mio cugino si passa una mano tra la capigliatura piena d’acqua -Se è per questo tu mi hai bagnato la camicia nuova- lo guardo, la camicia gli si è appiccicata addosso e mostra i suoi pettorali, inclino la testa verso sinistra mentre lo guardo sembra che abbia un tatuaggio sulla parte destra del petto ma non riesco a focalizzarlo bene, è davvero bello. Quando alzo di poco lo sguardo incrocio i suoi occhi e il suo sorrisino carico di malizia mentre mi guarda, arrossisco e mi muovo incomoda sulla sedia tornando a fissare il mio piatto. Spero che nessuno a parte lui si sia accorto che lo stavo fissando, con la coda dell’occhio guardo mio fratello che sta tranquillamente mangiando segno che non si è accorto di nulla, anche Diego è occupato a pensare al cibo mentre gli adulti intrattengono una conversazione rabbrividisco quando i miei occhi incrociano quelli di Fernando che mi guarda storto, forse lui lo ha notato mi avvicino a Francisco come in cerca di protezione ma mio fratello non mi degna neanche di uno sguardo, al contrario invece quando guardo Jorge vedo che lui sta fissando Fernando in cagnesco, come se volesse sbranarlo. Questo mi conforta e così riprendo a mangiare. Finito il pranzo mi alzo in piedi prendendo un altro piattino con le fragole al cioccolato -Con permesso, vado a riposare in camera mia, sono molto stanca- -Certo cara, va pure- annuisce Anahi e io non me lo faccio ripetere due volte -Ah Martina- mi fermo dopo due passi per guardarla -Nel tuo armadio c’è un regalo per te da parte nostra, spero che ti piaccia- -Oh…no-non era necessario sul serio questo è…è troppo davvero- dico scuotendo il capo -Cara, i soldi non ci mancano quindi per noi non è un problema, davvero ci terrei molto che tu accettassi- ora mi sento ancora più in imbarazzo di prima, sorrido debolmente e annuisco -Allora grazie- -Di nulla-. Mi dirigo verso la mia stanza e una volta chiusa la porta poggio il piatto di fragole sul letto e mi avvicino all’armadio. Dentro c’è un’enorme felpa grigia con la scritta Princeton e l’unica cosa che posso dire è WOW! Non ci posso credere! Mi hanno preso una felpa dell’università? Chissà quanto deve essere costata…la indosserò dopodomani per il primo giorno! Dopo aver ripiegato accuratamente la felpa richiudo il cassetto, prendo la rivista dalla mia valigia e mi getto sul letto a pancia in giù gustandomi il sapore delle fragole bagnate nel cioccolato. Finito di leggere il giornalino lo chiudo e lo getto a terra, nello stesso momento sento il rumore della porta aprirsi lentamente, trattengo il fiato immaginando già chi possa essere






Hola chicaaass y chicos u.u...allora che ne pensate del primo capitolo?...Ho deciso di provare un nuovo tipo di dialgo cioé quello con i trattini (-) in questa storia diversamente dalle altre non credo saranno presenti tutti i personaggi o forse si ancora non lo so per ora hanno trovato posto sicuro solo quelli che avete letto più altri due lol. Ho deciso di postarla dato che manca poco alla fine di Jortini: L'amore non ha età e beh...si ma non vi rattristate per questo...insomma...no va beh non dico niente solo non vi rattristate per questo. ù-ù e bene vorrei tanto sapere cosa pensate di questa storia se la trama vi aveva già incuriosito ecc...xD
Aspetto con ansia i vostri commenti baci baci <3
Niley story
 
   
 
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