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Autore: Ottachan    19/04/2014    3 recensioni
Gou e Mikoshiba vanno ad un appuntamento, ma la storia deve essere narrata concentrandosi su Rin che li pedina e Nitori che è stato trascinato dal suo compagno di stanza e invece di pedinare quei due fa di tutto per appartarsi con il suo sempai.
[prompt anonimo della Terza Notte Bianca organizzata dalla pagina No ma Free lo guardo per la trama, eh!]
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gou Matsuoka, Nitori Aiichirou, Rin Matsuoka, Seijuro Mikoshiba
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Le prime Notti Bianche'
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Penultima fatica nata durante i deliri (ben graditi <3) della Terza Notte Bianca organizzata dalla pagina No ma Free lo guardo per la trama, eh! con prompt anonimo 'Gou e Mikoshiba vanno ad un appuntamento, ma la storia deve essere narrata concentrandosi su Rin che li pedina e Nitori che è stato trascinato dal suo compagno di stanza e invece di pedinare quei due fa di tutto per appartarsi con il suo sempai'. Ho messo come avvertenze OOC perchè Nitori è un pò più allupato del solito in questa fic xD
Per il resto io mi sono divertita a scrivere questa one shot, la mia natura di derpona mi porta a divertirmi di più quando scrivo pirlate xD (no, ma davvero?)
Ringrazio in anticipo che leggerà e/o commenterà <3
Avvertimento supplementare: linguaggio colorito (amo Rin sboccato, non c'è nulla da fare <3) 

 
Questione di stalking

‘Quale sillaba non ha capito quella cretina di mia sorella quando le ho detto che Mikoshiba-taichou è un coglione patentato e che è meglio per lei se lo lascia perdere? Dimmelo Ai, non sono stato abbastanza chiaro? Le dovevo fare un disegnino?’
Nitori, nascosto dietro ad un palazzo insieme all’adorato senpai, soffocò a fatica una risata.
‘Credo le avresti confuso di più le idee!’
Rin ringhiò indisposto e digrignò i denti mantenendo lo sguardo fisso su Gou e Seijuro, seduti dietro un tavolino all’esterno di un bar, che mangiavano un gelato e ridacchiavano come una vera coppietta melensa.
Lo squalo, non appena aveva intercettato il capitano mentre usciva dalla propria stanza percependo solamente l’odore della sua nuova acqua di colonia (con la quale doveva per forza averci fatto il bagno visto come aveva appestato il corridoio che divideva le loro stanze!), aveva intuito che stava andando ad un appuntamento con la sorella. E quella stronza gliel’aveva tenuto nascosto! Una volta tornato a casa per il week end lui l’avrebbe legata ed imbavagliata ad una sedia e, dopo averle fatto un discorsetto non proprio rassicurante, l’avrebbe chiusa in camera sua per sempre. Si sarebbe però impegnato a nutrirla ogni giorno tramite flebo e a pulirla e sistemarla per mantenere la sua bella figurina sempre in ordine. Si, avrebbe fatto proprio così, nemmeno la madre avrebbe potuto fermare quell’azione che, forse, non poteva appartenere ad una mente propriamente sana. In caso contrario, comunque, avrebbe legato anche lei.
Rin, nella sua idea non proprio interamente esatta del ‘seguiamoli cercando di passare totalmente inosservati’, aveva deciso di abbigliarsi con canottiera, pantaloni e anfibi neri; i pezzi migliori, però, rimanevano ovviamente gli occhiali da sole scuri e l’immancabile cappellino. Aveva convinto poi il proprio compagno di stanza ad imbarcarsi in quell’avventura vagamente malata solo perché necessitava di qualche anima pia che lo seguisse e che ascoltasse ogni sua lamentela dandogli pure ragione. Perché aveva tanto da ridire, troppo! Anche Aiichiro aveva provato ad imitare lo stile del senpai: aveva scelto una maglietta nera (non a tinta unita però, ne possedeva solo una con una dolce stampa di un gattino bianco sopra. Suvvia, se la sarebbe fatta andare bene così per quella volta!), pinocchietti di colore grigio scuro e All Stars nere. Niente occhiali e cappello però: quelli erano accessori adatti al viso allungato e maturo di Rin, su di lui avrebbero stonato troppo facendogli ottenere un aspetto comico e decisamente infantile.
Lo squalo trasalì quando Mikoshiba, sollevando l’avanbraccio, mostrò il proprio bicipite gonfio ad una Gou estremamente presa.
‘Che pezzo di merda, sta sfruttando il punto debole di mia sorella!’
Rin strinse il proprio pugno contro il muro sperando, in quel modo, di riuscire, con la sola forza della propria mano, a frantumare il palazzo sul quale era poggiato in modo che grossi pezzi di intonaco, uniti magari a qualcosa di più duro e pesante, cadessero guarda caso proprio in testa al suo ‘caro’ capitano. Nitori osservò i tendini del senpai apparire in rilievo sotto la pelle dei suoi arti e per un momento si isolò nel suo mondo parallelo immaginando i muscoli di Rin tendersi per stringere lui. La voce del compagno di stanza, però, interruppe le sue fantasie.
‘Si stanno muovendo, non rimanere lì imbambolato e seguimi, veloce!’
‘Oh! Si Rin-senpai, scusami, scusami!’
I due ragazzi si incamminarono a debita distanza dalla coppietta mantenendosi, per sicurezza, sul marciapiede opposto a quello degli altri due. Gou e Seijuro parlavano sorridendo; almeno il capitano aveva avuto la decenza di non prendere la mano della ragazza e il fratello ne fu quasi contento. Gli avrebbe ridato comunque solo un punto a suo favore. La fanciulla, nel frattempo, rideva felice emettendo versetti squillanti facendo così aumentare, di conseguenza, l’ira funesta di Rin.
‘Guardala come fa la civetta! Non era così zoccola quando era alle elementari!’
E giustamente’ pensò Nitori ma ebbe l’accortezza di tenere il proprio commento per sé, non voleva far infuriare il senpai più del dovuto. Oppure si? E se, accecato dall’ira, lo squalo si fosse avventato sul proprio kohai e gli avesse strappato i vestiti con i suoi denti aguzzi? L’avrebbe poi sbattuto contro il muro del palazzo più vicino e lo avrebbe violentato là, in mezzo alla città, incurante dei passanti che avevano intorno… Forse non era un’idea del tutto pessima…
‘E giu…’
‘Fermo fermo! Abbassati!’ e i due si nascosero dietro ad una grande insegna di una tavola calda. La coppietta si era fermata davanti ad una bancarella di chincaglierie varie e Mikoshiba, con fare galante, aveva comprato alla ragazza un bastoncino d’argento con delle decorazioni blu e azzurre dipinte sopra, uno di quelli che servono a tenere i capelli raccolti sopra la propria testa. Gou sciolse subito la sua lunga coda facendo ondeggiare i capelli lisci e morbidi dietro alla schiena; mise l’elastico, che prima raccoglieva in alto la chioma folta, attorno al polso e si fece uno chignon usando il regalo appena ricevuto.
Nitori si impaurì veramente tanto non appena notò come la temperatura corporea del proprio senpai avesse iniziato ad aumentare drasticamente e in maniera improvvisa; se prima Rin era infuriato, ora era incazzato nero. E nero forte.
‘La coda… Tutto ma non quello brutto pezzo di merda ti rompo il culo e ti spacco la faccia Ai bloccami prima che io faccia una strage!’
Il kohai non se lo fece ripetere due volte e si aggrappò alla vita del ragazzo portando le proprie mani, casualmente, sui suoi addominali scolpiti.
Ai tempi delle elementari, mentre la madre preparava loro il bento, era Rin che si occupava di Gou pettinando e legando i capelli della sorella; e lei era innamorata della sua coda alta, se ne vantava sempre con le sue compagne di classe anche se essa era venuta su un po’ storta: ‘Il mio fratellone è bravissimo ed è tanto tanto gentile!
Cosa era cambiato? Perché lei era cresciuta così in fretta? Perché, dopo la sua partenza per l’Australia, Rin aveva scelto di perdersi quei momenti di intimità familiare, leggermente infantile, fatta di giochi, risate e complicità che solo due fratelli con poca differenza di età, proprio come la loro, potevano  permettersi? Pensò presto a come il loro rapporto, a causa della lontananza, era giustamente andato a raffreddarsi e il suo equilibrio vacillò per un istante. Per fortuna c’era il suo kohai a sostenerlo. Osservò per l’ennesima volta il sorriso radioso della ragazza e, alla fine, girò i tacchi, senza dire una parola, diretto verso il dormitorio della Samezuka. Ovviamente Nitori lo seguì come un cagnolino fedele.
Quella sera Rin ricevette una chiamata della sorella e pensò, ovviamente, di ignorarla del tutto. Solo dopo un paio di minuti, visto che il cellulare non aveva la benché minima intenzione di smettere di suonare, si decise a rispondere.
‘Dimmi’
‘Oniichan, come va?’
‘Mhà, normale. Tu invece?’ il tono del ragazzo era leggermente acido. Anche perché sapeva già come avrebbe risposto la sorella e la cosa gli faceva girare le palle come se fossero le eliche di un elicottero.
‘Tutto ok, grazie mille. Sai, oggi sono uscita con Seijuro…’
‘Ma davvero?’
‘Già e ti assicuro che non è un coglione patentato come l’avevi definito tu, anzi! Non sembra ma è gentile e affidabile! Difatti ho pensato che forse avresti potuto dargli una possibilità e vederlo fuori dall’ambiente scolastico insieme a me… Che ne dici?’
Ecco, gli sembrava quasi di vedere Gou, di fronte a lui, che lo guardava con i suoi occhioni vermigli assumendo quell’espressione tipica dei cuccioli affamati di cibo e coccole. Maledetta, doveva fare la carina solo quando le conveniva? Poi la sua mente provò ad immaginare quella fatidica uscita: la sorella, il suo ragazzo e poi Rin il terzo incomodo. Ma che bel quadretto! Il capitano lo avrebbe chiamato ‘Matsuoka-oniichan’ e poi avrebbe riso fragorosamente usando tutto il suo potente diaframma. Un brivido gli scese lungo la schiena e lo fece trasalire.
‘Senti Gou, ma ti piace davvero tanto quel cretino lì?’
La ragazza si chiuse, per pochi secondi, in un silenzio pensieroso e alla fine, leggermente imbarazzata, espresse la sua risposta positiva. Rin sospirò; evidentemente non c’era nulla da fare, doveva convincersi che la sorella era oramai diventata una donna adulta capace di scegliere da sola nel bene e nel male e che forse era arrivato il momento di lasciarla andare, magari iniziando a fare il tifo per lei.
‘E va bene, gli darò una sola possibilità. Ma se si comporta da perfetto idiota ho il sacrosanto diritto, da bravo fratello maggiore, di picchiarlo a sangue!’
‘Grazie mille oniichan, sei il migliore!’ la voce della ragazza esprimeva tutta la sua gioia e felicità e Rin non poté fare a meno di sorridere un poco.
‘Solo una cosa… Il capitano ha per caso provato a metterti le mani addosso usando il regalo che ti ha fatto come pretesto?’
‘…Prego?’
Merda. Come fregarsi da solo e fare in modo che la sorella iniziasse a desiderare la morte del proprio fratello in poche e semplici parole. E adesso come poteva spiegarle tutto senza farla arrabbiare?

 
   
 
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