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Autore: Afrona Di RoccAlta    19/04/2014    4 recensioni
EdxLucy
"Vedete" continuo per lei il marito, "è da così tanto tempo che non facciamo una vacanza" e mise il braccio intorno alle spalle della moglie "quasi dieci anni; perciò abbiamo deciso di andare in America!"
"Ma è... meraviglioso!" esclamo Susan tra un gridolino di felicità ed un battito di mani.
I genitori si scambiarono un'occhiata carica di preoccupazione.
"Che c'è?" si allarmò Peter.
"Il punto è, ragazzi, che non possiamo permetterci di portarvi tutti con noi"
E fu così che tutto ebbe inizio: la convivenza, l'avvicinamento e l'amore!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edmund Pevensie, Lucy Pevensie
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Capitolo 2: Un bacio nascosto!


La vita a Cambridge in quell'estate non era delle più emozionanti, specialmente per Lucy: tutte le sue giornate erano un susseguirsi di piani dettati dalla routine e dalle necessità della zia Alberta, per la maggior parte dei casi.
Sebbene la vecchia moglie di Harold Scrubb non si svegliasse prima delle 8.00 la ragazza metteva la sveglia più o meno un'ora prima per godersi le ore più fresche, il silenzio e qualche momento tutto per sé, proprio come faceva a Narnia ai tempi della sua, anzi della loro, Età dell'Oro. Nella quiete della cameretta la mente della ragazza riviveva ricordi fatti di corse per il Grande Bosco dell'Ovest in sella ad uno splendido baio o di partite a scacchi con fauni e animali parlanti. Era quel piccolo rituale diurno che le dava la forza per affrontare la vita in quel mondo che lei sentiva estraneo, dove non era completamente felice.
Quando la zia si alzava, ecco che la vera giornata aveva inizio: bisognava aiutarla a pulire la grande casa, sistemare la tavola per il pranzo ed affrettarsi a preparare l'occorrente e fare la spesa. Dal pranzo in poi però, il pomeriggio aveva tutto il tempo di dedicarsi a ciò che preferiva, apparte in qualche giornata, quando c'era maggiormente bisogno in casa.
Se la più piccola dei Pevensie poteva sopportare la monotonia, diversa era la situazione per suo fratello maggiore, Edmund, che, oltre a non tollerare ritmi così scanditi, considerava a tutto questo un aggravante la presenza di Eustachio. Per questo, camminando in un'afosa giornata per le strade della città, con le mani in tasca e l'immancabile cappello calcato, sentì accendersi la speranza quando vide il grande cartello con la scritta a caratteri cubitali:”WE WANT YOU!”: il suo Paese stava cercando di reclutare nuovi giovani che potessero servirlo fino alla morte. Dedicò a quell'oggetto uno dei suoi profondi sguardi convinti, poi sorrise: l'idea di tornare a combattere per ideali ai quali si era sempre aggrappato, come la pace e la giustizia, sentire di nuovo i respiri concitati le preghiere di chi rischiava la propria vita e respirare la tensione, la paura e la speranza gli fecero brillare gli occhi. Diamine, sarebbe andato in guerra, proprio come un tempo, proprio come suo padre!
Tutto questo, poi, lontano da quel vivaio ambulante di brufoli che rispondeva al nome di Eustachio Clarence Scrubb.

L’esercito, il traguardo di una vita!
C’era un problema: per l’arruolamento bisognava avere almeno diciotto anni ed Edmund non li aveva, ma doveva farcela comunque! Doveva dimostrare a tutti che lui non era più un bambino, che poteva farcela, che era adulto quanto Peter.
Di questo parlava con Lucy in una piovosa mattina, l’ennesima trascorsa in quella maledetta casa!
“Ti stai rendendo ridicolo, Ed!” gli disse la sorella, senza l’intenzione di ferirlo ma solo di fargli capire quanto il suo atteggiamento risultasse infantile.
“Voglio solo far capire a tutti che non sono più un bambino, ma un Re!” si sentiva così frustrato, così impotente “Io sono stato al capo di eserciti: so fare la guerra meglio di tutti quei soldati messi assieme!”
“Perché hai questo bisogno così spasmodico di partecipare questo massacro?” Lucy non avrebbe sopportato di perderlo, non in quel frangente almeno. 
“Perché sento di non avere altra scelta!”
“Cosa speri di trovare lì?” sentiva che non poteva trattenere le lacrime ancora per molto. Il solo pensiero di suo fratello, del suo Edmund, su un campo di battaglia, esposto colpi di fucile e bombardamenti, la faceva sentire male. Le lui fosse partito, le ne sarebbe morta. L’ansia l’avrebbe fatta morire di crepacuore! 
“Non lo so, Lucy, sento solo questa voglia matta di fare qualcosa, di agire e questo mi sembra il modo migliore di farlo!”
“Se pensi che morire ti renda felice, vai!” la rabbia esplose in lei con la violenza di un tuono, tanto che Edmund ne rimase intimorito “Hai dimostrato ancora una volta di essere il ragazzino avido e arrogante che ci tradì per essere il principe della Regina Bianca, quello che non pensa a nessuno, al di fuori di se stesso!” si alzò dalla sedia di legno della cucina e se diresse verso la sua camera, dove si rintanò, sbattendo la porta. Edmund rimase a fissare il punto che fino a poco tempo prima occupava sua sorella, con la morte nel cuore.


Non si parlarono per giorni o meglio Lucy non parlava ad Edmund. Ogni volta che lui provava a intavolare un qualsiasi tipo di discorso lei o non gli prestava attenzione, gli rispondeva a monosillabi, faceva finta di essere troppo assorta in altre faccende o semplicemente, lo ignorava. 
Edmund non poteva costringerla ad ascoltarlo o a parlare con lui, così non reagiva ma la situazione lo faceva soffrire, e anche tanto! Del suo pessimo stato d’animo se ne era accorto perfino Eustace che non capiva il perché del malumore dei due, ma nemmeno gli importava più di tanto. A Eustace bastava che non si mettessero a cercare di socializzare lui.
Lucy non sopportava che Edmund accettasse la situazione senza fare nulla, senza provare a chiederle scusa o a cercare di capire perché fosse arrabbiata. Non lo capiva proprio più, a suo fratello!
Così passarono giorni e, dopo quasi una settimana, un esasperato Edmund si presentò alla porta della camera di Lucy per avere uno straccio di spiegazione.
“Cosa vuoi?” gli chiese Lucy, a bassa voce per non svegliare nessuno, lasciandolo ancora sull’uscio della porta.
“Gradirei una qualche spiegazione, non trovi?!” lui faceva fatica a non urlare “E, poi, mi spieghi perché dannazione non mi fai neanche entrare?” arresasi alla forza dell’irritazione del fratello, Lucy si fece da parte per farlo passare. 
La stanza era buia, illuminata solo dalla luce della pallida e timida luna alta nel cielo che conferiva a tutto l’ambiente un’aura di mistero.
“Quindi?” chiese la ragazza, incrociando le braccia al petto, guardando il fratello maggiore con astio.
“Mi spieghi perché ce l’hai così tanto con me?” chiese Edmund, passandosi nervosamente una mano fra i capelli scuri “Non sarà ancora per la faccenda dell’esercito?”
“Tu che ne pensi?” disse, di rimando, Lucy.
Edmund alzò gli occhi al cielo “Dio, Lu, non puoi essere seria!”
“Perché no?” si sentiva ancora più offesa da quello che aveva appena detto il giovane che se ne stava immobile al centro della stanza, dando le spalle al letto ma guardando lei con i suoi magnetici occhi scuri.
“Perché è stupido!”
“Invece andarsene a morire e lasciarmi qui da sola è intelligente!” esplose lei, usando un tono di voce veramente troppo alto!
“Quindi è questo il punto: a te non frega nulla dell’esercito o della guerra, tu non vuoi restare qui da sola!” voleva darsi dell’imbecille per non essere arrivato prima a una soluzione così semplice “E davi a me dell’egoista!”
“Cosa c’è di egoistico nel non volere che ti accada qualcosa?!” Lucy avrebbe voluto prenderlo a schiaffi, fargli provare lo stesso dolore che sentiva lei al pensiero di lui che andava via e n on tornava più “L’unica cosa egoista di cui puoi accusarmi è di volerti al mio fianco ma non puoi accusarmi se voglio che non ti accada nulla!”
“Ma non mi accadrà nulla, Lu, lo sai!” avrebbe voluto prendere sua sorella fra le braccia e cullarla per il resto della vita perché sentiva che quello era il loro posto e che Lucy aveva ragione: non c’era bisogno di combattere in nessuna guerra, tutto quello che gli serviva l’aveva di fronte a se!
“No, Ed, non lo so!” poi si scostò da vicino la porta, aprendola “Ora, se non ti dispiace, vorrei dormire” 
Edmund si avvicinò alla porta, chiudendola con delicatezza ma con uno sguardo rivolto alla sorella che non ammetteva repliche.
“Si, mi dispiace, e anche parecchio e lo sai perché?” lei fece cenno di no col capo “perché io sono stanco che tutti mi dicano cosa devo fare, di dover sempre tacere, annuire e obbedire, di dire si anche quando vorrei mandare tutti al diavolo!” quelle parola, anche se solo sussurrate, contenevano più forza del più potente degli urli “Sono stanco di vivere una vita che ha deciso qualcun altro per me, Lucy.”
“Anche io lo sono, Ed!” si fece vicina al ragazzo che svettava su di lei e, alzandosi in punta di piedi, gli allacciò le braccia al collo “Sono soprattutto stanca di ostentare sentimenti che non provo!” e posò le labbra su quelle di Edmund, che guardava di fronte a se con occhi allucinati. Non sapeva cosa fare: quel gesto conteneva una tale quantità di peccato che se ne sentiva sopraffatto. Aveva pensato, in un primo momento, di allontanare la sorella da se ma più attimi passavano più la sua volontà diventava ben diversa dall’allontanarla. La strinse a se, alzandola dal pavimento di qualche centimetro, iniziando a camminare verso il letto. Quando vi arrivò, fece stendere Lucy e interruppe il bacio “Ora è meglio che vada!” disse, timidamente. 
“No!” disse Lucy, afferrandolo per il pigiama “Resta con me!”
“Non è giusto, Lu, lo sai anche tu” Edmund aveva paura di quello che sentiva per sua sorella e non voleva accadesse nulla di più rispetto a ciò che era accaduto.
“Voglio solo che resti a dormire qui on me, come abbiamo fatto altre volte!”
“Va bene, fammi posto!” Lucy poggiò la testa sulla spalla di Edmund, chiuse gli occhi e il sonno l’avvolse col sorriso sulle labbra. Edmund non trovò pace tutta la notte.
 
Angolo delle autrici: Salve a tutti! Scusateci per la luuuuuuunga attesa!
Ci farebbe piacere  conoscere le vostre opinioni!
Un bacio, a presto!
Afrona&Sassa
  
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