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Autore: Cheonefer86    19/04/2014    2 recensioni
“Aveva confessato il suo amore a Severus Snape, quel Severus Snape e lo aveva baciato davanti a due intere classi rendendosi addirittura ridicola.
Come le era saltato in mente di fare una cosa simile?”
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Aprire il cuore all’amore (124 canzone)

Nota: Storia scritta per il Gioco Creativo “A ritmo di musica” facente parte della Severus House Cup del Forum “Il Calderone di Severus”.
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il personaggio originale, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Parole/pagine: 4386 (esclusa la canzone)/9

Nota: questa è l’ultima di tre storie che si susseguono, ma che sono leggibili separatamente (seguito di “Aprire l’anima all’amore”).

La canzone (utilizzata completamente) da cui trae ispirazione questa storia è Ballando al buio degli Stadio.

 

Il testo è ovviamente in italiano e potete trovarlo tutto quanto inframmezzato alla storia.

 

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Colgo l’occasione per augurare a tutti una Buona Pasqua! =D

 

 

 

 

 

Aprire il cuore all’amore

 

Hermione Granger, nella sicurezza delle terre di Hogwarts, trovò un luogo nascosto dove piangere ogni lacrima che aveva in corpo, voleva soltanto che tutto ciò che le era successo in quei giorni le scivolasse semplicemente addosso come la pioggia d’autunno.

Aveva confessato il suo amore a Severus Snape, quel Severus Snape e lo aveva baciato davanti a due intere classi rendendosi addirittura ridicola.

Come le era saltato in mente di fare una cosa simile?

Adesso voleva solamente starsene lì e rimanere da sola, anche se avrebbe voluto anche lei essere protetta da una spessa e resistente pietra che la oscurasse dal resto del mondo, da quella realtà che le stava facendo male.

«Perché sei venuta qua?»

«Perché non credevo che sarebbe venuto proprio qui.» La giovane strega rimase per un attimo muta, con gli occhi fissi alla terra sulla quale sedeva.

«Vengo spesso a salutare Dumbledore.»

Hermione rimase ancora in silenzio mentre Severus camminava attorno alla bianca tomba che custodiva Albus, l’amico e il padre che lui stesso aveva ucciso, che con un incantesimo aveva rinchiuso in quella fredda e oscura dimora in cui dormiva da quasi due anni ormai.

«È già buio, dovresti entrare. Fa freddo.»

 

Pensi all’amore

 

«Vorrei restare qui ancora un po’. Da sola.»

«Dovremmo parlare. Di quel che è successo, intendo.»

«Credo di essere stata abbastanza chiara, cos’altro dovrei dirt… dirle?»

Hermione si mosse appena poggiando la schiena sul marmo che ospitava Dumbledore, parlava senza guardarlo, il suo sguardo vagava tutto intorno senza riuscire ad osservare il mago che con lentezza carezzava la bianca tomba.

Se avesse incatenato gli occhi ai suoi, sapeva che sarebbe sprofondata in un mare in tempesta in cui sarebbe scomparsa, disciolta tra i flutti agitati che sbattevano contro le pareti del suo cuore a pezzi.

«A cosa stai pensando?» che domanda era quella? Non era abbastanza chiara la risposta?

«Non me l’avrà chiesto sul serio?» chiese perplessa la strega.

«Sì.»

Hermione sospirò.

«Penso all’amore, di come a volte sia strano, di come ti spinge verso persone improbabili o di come spesso ti costringe a viverlo solamente nel tuo cuore. Credo che questo lei lo capisca molto bene.»

L’amore era uno studio complesso, una materia assai intricata che non sarebbe riuscita a capire neppure dopo secoli di approfondimento, eppure sarebbe stato così semplice: avrebbe dovuto sposare Ron, il ragazzo che conosceva da quando era piccola, avrebbero dovuto avere una famiglia ed ampliare i già numerosi Weasley e sarebbero stati felici.

Sarebbe stato semplice continuare a provare dei sentimenti per lui, e invece la vita aveva prospettato altro per lei, il suo cuore aveva iniziato a palpitare d’amore per Severus Snape.

L’uomo che aveva passato quegli stessi patimenti, anno dopo anno fino a consumarsi l’anima stessa.


pensando a me

 

«Hai fatto di me l’oggetto di scherno di tutta Hogwarts, lo sai?»

Hermione si ritrovò stranamente a ridere sotto quelle stelle che iniziavano a comparire una ad una nel cielo di Scozia, erano come la miriade di fiammelle che l’avevano emozionata quando era entrata in Sala Grande per la prima volta, molti anni prima.

E in quel momento le sembrò di tornare indietro, a quand’era piccola e quegli occhi neri la mettevano soltanto in soggezione, e quanto li aveva odiati quando si era preso gioco di lei per il suo aspetto.

E aveva pianto, proprio come stava facendo poco prima, anche se per motivi ben diversi, e le parve di essere tornata una bambina ingenua di ogni cosa.

«Mi dispiace.»

«Oh, no, non ti dispiace per niente,» ma non era arrabbiato Snape, sembrava piuttosto divertito, stranamente divertito, anzi, Hermione non ricordava di averlo mai visto in quel modo: sorridente, sereno, come se tutta l’oscurità che lo aveva avvolto per lungo tempo, si fosse improvvisamente dissolta, svanita come l’acqua che scivola tra le dita.


ti batte il cuore
dimmi perché

 

«Hermione, perché io?»

«Professore, lo sa che sta facendo una serie di domande alquanto idiote?» Severus sorrise di nuovo mentre continuava a camminare a passi lenti, per un attimo staccò la mano da quella pietra e si mise a guardare l’orizzonte, come se fosse un futuro da dover osservare bene, come se in quella notte ci fosse scritto cosa avrebbe dovuto fare.

«Lei perché ha scelto di amare Lily Evans? Non si sceglie, succede.»

«Maledizione, Hermione, mi hai baciato davanti a tutti, sono la chiacchiera del giorno per colpa tua, e ancora mi dai del “lei”?»

La giovane strega rise di nuovo, più forte di prima, ma stavolta lo guardò negli occhi, fissò il suo sguardo al suo e in quel momento si perse di nuovo, sentì un vortice afferrarla e portarla in un posto lontano dove c’era solamente la notte sopra di loro, e nient’altro; nient’altro che loro due.

I battiti del suo cuore accelerarono e mise una mano sul petto come se avesse voluto placarlo, come se avesse voluto frenarlo in quella corsa lungo la sua carne.

«Perché non ti reputi adatto ad essere amato? Perché ancora pensi di non meritarlo?» gli chiese invece lei, così, all’improvviso, sfiorandolo appena con lo sguardo prima di tornare a guardare la notte, quel buio che le ricordava gli occhi del mago che le era poco lontano, quella vista che avrebbe voluto lambire ogni mattina quando il sole si levava alto nel cielo.

«Non è così che stanno le cose.»

«E allora spiegamelo.»

«Veramente sono io che per primo ti ho fatto una domanda.»

«Merlino, sei veramente impossibile, Severus. Perché ogni tanto non riesci ad essere sincero?»

Severus avrebbe voluto dirle tante cose, ma in quel momento si scoprì incapace di dirle alcunché, era come se le parole non volessero uscire, come se non rispondessero agli impulsi della sua mente.

 

le paure che hai
i sogni incerti
non confonderti mai
saran tuoi sempre

E in fondo sapeva che sarebbe stato meglio rimanere in silenzio: cosa avrebbe potuto darle?

La giovane e brillante studentessa che aveva contribuito a salvare il Mondo Magico, insieme all’ex Mangiamorte che aveva fatto la spia per anni e aveva ucciso l’unico uomo che si fidasse di lui?

No, era impensabile una cosa del genere, illogico anche solo sognare una realtà che non sarebbe mai diventata tale.

«Hermione, tu sei sicuramente confusa. Il fatto che tu non stia più con Weasley e che negli ultimi mesi tu sia stata a stretto contatto con me, ti hanno confusa, portandoti a credere di provare dei sentimenti che in verità non ci sono.» Perché continuava a torturarsi in quel modo?

Quei sentimenti che entrambi provavano erano ormai del tutto evidenti, e sarebbe stato del tutto inutile continuare a far finta di nulla, continuare la recita di chi non può amare o essere amato.

«Oh, Merlino, Severus, ma ci credi veramente a ciò che dici? Oppure sei ben consapevole che le tue sono soltanto assurdità? Perché lo sono, e della peggior specie.»

«Io non posso darti niente.»

«Tu potresti darmi amore, se solo lo volessi!» gli urlò alzandosi improvvisamente da terra per guardarlo dritto negli occhi, ma ogni sua forza d'animo venne meno non appena il suo cuore fu penetrato a fondo dallo sguardo di Severus, quei pezzi di cielo che sapevano farla sprofondare nel buio più oscuro. «Perché quel sorriso? Perché quei sorrisi, Severus?»

«Hermione, la tua vita con me sarebbe soltanto persa, uccideresti i tuoi sogni insieme ad un uomo che non è nient’altro che ombra e morte, io non posso davvero darti niente.» Dov'era finita tutta la sua sicurezza? Dov'era finito tutto il suo amore che avrebbe voluto donarle ogni giorno della sua vita, ed ogni notte passata a stringerla tra le sue braccia?

«Sei ancora giovane, con me rischieresti di perdere tutta la tua vita e di rimpiangere molte cose.»

«Rischierei? Se deve essere un rischio, sono ben disposta a correrlo. Non c’è futuro se non posso stare con l’uomo che amo, ma devi essere tu a dirmelo» e si gettò nuovamente a terra, ai piedi di quella bianca tomba che era conforto e tormento, e lo sapeva bene Snape che ogni dannata notte si stringeva a quella pietra fredda, a quell'amico perso che mai più avrebbe ritrovato se non negli incubi e in quelle sue stesse mani che in un attimo lo avevano gettato nell'immobilità di un abisso. «Devi essere sincero con me e dirmi che per te sono soltanto una sciocca ragazzina per la quale non provi nient’altro che compassione per i suoi patetici e stupidi sentimenti. Devi dirmi questo, e non utilizzare delle scuse che non stanno né in cielo né in terra, non più, ormai.»

Severus rimase immobile mentre quelle parole continuavano a vorticargli nella mente come se le labbra di Hermione le stessero ancora pronunciando, ancora e ancora, e rimase a guardare lei e poi l'orizzonte lontano, in una danza di sguardi che lo rendeva soltanto più confuso.


senti l'amore
stringiti a me

 

Poteva davvero essere amato? E poteva davvero amare sotto quel cielo stellato invece di relegare ogni sentimento dentro il suo cuore come un veleno da tenere lontano dal mondo?

Severus non riusciva ancora a crederci e si sforzò di dar fondo ad ogni briciolo di ragione che gli era rimasta in quel frangente, ma l'unica reazione del suo corpo, fu uno splendido e luminoso sorriso, come quelli che aveva già regalato alla giovane strega che non ne aveva compreso a pieno il loro significato.

Ormai le ultime difese stavano cedendo, poteva sentirle crollare mattone dopo mattone e guardarne i cocci, pezzi affilati che non avrebbero procurato ferite, ma morbide carezze di seta perché Severus Snape si stava veramente aprendo all'amore, aprendo quel cuore che era rimasto al buio per troppo tempo.

«Hermione, non qui.» e inclinò appena la testa verso quella tomba che li stava vegliando, perché anche da quel luogo irraggiungibile, Dumbledore li avrebbe guardati e protetti, e indirizzati verso la vera felicità, quella che meritavano davvero.

E gli era sembrato di sentirne il sussurro, quella voce allegra che aveva saputo confortarlo nelle interminabili notti in cui quel Marchio bruciava, sulla pelle o nell'anima poco importava, ne sentiva il calore e l'olezzo e nella solitudine ne sarebbe morto.

La giovane strega lo guardò con espressione curiosa, perché non aveva visto quel nuovo e felice sorriso che gli aveva piegato le labbra poco prima e continuava a non comprendere niente dell'uomo che le era davanti: d'altronde era sempre stato un mistero persino per se stesso, come poteva lei insinuarsi dove nessuno era riuscito?

Lì, a neppure un battito di distanza, era custodito quel padre e amico che sempre gli aveva sostenuto le spalle, ma in quel momento Severus sapeva di dover camminare con le proprie gambe, sapeva che quel passo spettava a lui e a lui soltanto.

E allungò una mano verso Hermione, negli occhi il desiderio che stendesse la sua, di mano, verso di lui, con quelle dita che avrebbe voluto baciare una ad una.

La giovane Granger si alzò nuovamente da terra non riuscendo a distogliere lo sguardo dal volto di Snape e in quel momento lo vide, vide perfettamente quello stesso sorriso che aveva fatto un attimo prima e allora afferrò la sua mano, tremante, sentendosi una bambina spaurita appena giunta in luogo mai visto prima.

E lei stava davvero percependo qualcosa di nuovo e sconosciuto, e anche nell’animo di Snape si stavano agitando gli stessi pensieri, ma in quell’attimo sentiva di esser sereno, come mai lo era stato.

Guardò l’amico e padre per un’ultima volta prima di stringere Hermione a sé, un abbraccio improvviso che la ragazza non si aspettava e, per un attimo, sentendo i suoi nervi testi, gli parve di aver azzardato troppo, di aver compiuto un gesto che lei non desiderava affatto e per quello iniziò a darsi mentalmente dello stupido e dell’egoista.

Mentre la sua mente stava già tornando nell’oblio, sentì il corpo della giovane strega farsi rilassato, fu un attimo, un istante che avrebbe voluto fermare nel tempo, ed Hermione si strinse a lui, al suo petto, a quel cuore che era stato ridestato da quegli occhi profondi come il mare che avrebbe navigato insieme con lei, senza più farsi inghiottire e senza più trascinare nell’ombra chiunque gli fosse andato vicino.


ti batte il cuore
dimmi il perché

 

Rimasero stretti l'uno nell'altro per lunghi istanti e per attimi in quella foresta si potevano ascoltare soltanto i loro respiri e il battito dei loro cuori che suonava in armonia nell'aria come unico elemento di un'ampia orchestra.

Ed entrambi avrebbero voluto fermare il tempo lì, tra il buio che inghiottiva gli alberi e la natura che li osservava come silenti testimoni di sentimenti che erano stati per lunghi, troppi, mesi nascosti dentro le loro anime, ed era servita tutta la determinazione della giovane strega per riuscire a sbloccare quell'immobilità.

E adesso poteva finalmente sorridere anche lei, sciogliere quei nodi che le avevano stretto a lungo la gola non permettendole di respirare, e poteva lasciar andare quel cuore che aveva creduto ormai perduto per un amore che mai avrebbe visto nascere e crescere come i fiori che nascevano spontanei vicino a quella foresta.

«Severus, io…»

«No. Non qui» la interruppe prima che potesse finire di parlare, ma entrambi stettero immobili, in quell'abbraccio che nessuno dei due avrebbe voluto sciogliere.


questo tempo per noi
è poco e prezioso
passerà prima o poi
e non tornerà

 

Pian piano si allontanarono, appena, mentre Severus le afferrò una mano per stringerla tra le sue dita, per stringerla al suo cuore e alla sua anima, in quel posto dove non avrebbe più voluto lasciarla e mai più l'avrebbe fatto, non ora che si era finalmente scoperto all'amore come un sole che all'improvviso si scioglie dalla morsa di dense nuvole cariche di pioggia.

E lui per anni si era sentito in quel modo, ma il suo corpo non avrebbe pianto pioggia, ma soltanto lacrime di sangue, il suo che fuoriusciva ogni volta che il dolore lo attanagliava e soprattutto quello di innocenti che gli aveva sporcato le mani per anni e per sempre gliele avrebbe sporcate.

Iniziarono a camminare tra la foresta che si stava popolando di notte, sotto quel cielo stellato che illuminava i loro passi, guidandoli.

«Hai intenzione di farmi camminare tutta la notte?»

«Perché voi dannati giovani dovete sempre avere fretta in ogni cosa e non potete semplicemente godervi ciò che vi circonda?»

«Parli come se avessi novant'anni.»

«Sono sempre più grande di te. Troppo grande per te.»

«No. No. No. Non ricominciare con le tue solite scuse assurde. Non hai neppure vent'anni più di me.»

«E ti sembrano pochi?»

La giovane strega per tutta risposta sbuffò così sonoramente che un gufo allarmato si allontanò dall'albero su cui era appollaiato.

«Sì, hai ragione, Severus, sei veramente vecchissimo. Penso che se mai andremo a vivere insieme più che amarti dovrei badare a te, ai tuoi bisogni che nell'età sono maggiori di altri.»

«Parli sul serio?» le chiese alzando entrambe le sopracciglia alla notte che avanzava; un conto era dirlo lui stesso che era troppo grande per lei, un altro sentirselo sbattere in faccia in quel modo.

«Certo. A te resta meno tempo da vivere, è normale, sei vecchio, quindi se vogliamo fare qualcosa, penso che dovremmo sbrigarci.» Hermione riusciva a stento a trattenere una risata che le stava uscendo spontanea e profonda, ma cercava di dar fondo a tutta la sua determinazione per apparire seria mentre pronunciava quelle parole, aiutata anche dall'oscurità che non permetteva a Severus di vedere al meglio il suo viso.

Severus grugnì piuttosto indispettito da quelle parole e aumentò il passo lasciandosi dietro un'Hermione che si stava divertendo a punzecchiarlo, troppa ghiotta l'occasione per lasciarsela andare, e poi poteva fargliela pagare per l'assurdità delle scuse che montava ogni volta, veramente assurde e fuori luogo.

«Almeno aspettami!»

«No.»

«Ignobile Serpeverde!»

«Visto che sono vecchio, sono io che dovrei far fatica a starti dietro, non il contrario, non credi?»

Hermione affrettò il passo, cercando di star dietro il più possibile al mago che in quel momento avrebbe voluto affatturare, anche se non avrebbe avuto possibilità alcuna nemmeno di sfiorarlo. «Perché sei così impossibile? Se sei tu a parlare di “età”, va bene ed è un ragionamento logico e corretto, mentre se lo faccio io, scherzando, allora te la prendi come se fossi un bambino a cui hanno tolto il giocattolo appena comprato!» e bruscamente cambiò direzione per tornare da dove era venuta, anche se probabilmente si sarebbe persa tra quella fitta vegetazione che, nonostante fossero passati anni, ancora le era sconosciuta come se l'avesse vista soltanto una volta.

I due si ritrovarono a camminare in direzioni oppose senza che Severus se ne fosse accorto, ancora irritato per quello scambio di battute poco piacevoli.

Una civetta lo seguì con gli occhi, sbattendo appena le ali, mentre una sensazione gli attraversò la schiena, una sensazione strana, come di vuoto, come se mancasse qualcosa: all'improvviso gli parve di non sentire più il respiro di Hermione dietro di sé, forse perché l'aveva distanziata troppo o forse perché si era semplicemente fermata, stizzita dal suo infantile – doveva ammetterlo – comportamento.

Era un completo idiota che doveva rovinare ogni cosa.

“Stupido, stupido, Severus!”

 

se ti stringo un po’ di più
ballando al buio in silenzio
il tempo, il tempo sorriderà
ballando al buio, in silenzio... in silenzio

 

Era scesa una notte misteriosa nella Foresta Proibita, le creature che l’avevano popolata durante il giorno stavano lasciando il posto a quelle che percorrevano il buio più profondo e in esso vivevano, erano un po’ come Severus che aveva fatto dell’oscurità la sua stessa vita e camminare tra gli alberi e la fitta vegetazione, era per lui come percorre la strada sotto un alto e caldo sole.

Adesso aveva un motivo in più per non perdersi, per continuare a districarsi tra le ombre, aveva avuto Hermione stretta a sé, aveva il suo corpo da toccare e la sua pelle da baciare: aveva l’amore, quell’abbraccio di emozioni che mai aveva provato nella vita.

Non poteva di certo rovinare ogni cosa. Non di nuovo perché non era stato capace di moderare le parole.

 

Come aveva previsto, si era persa nella foresta, in quegli alberi che le sembravano tutti uguali e che non le davano modo di orientarsi; di certo non sarebbe tornata da Severus, non con lui che si stava comportando come un bimbo capriccioso, non come un uomo troppo grande persino per se stesso – a suo dire.

Era veramente assurdo che si comportasse in quel modo, sembrava che rovinasse ogni cosa di proposito, come se non riuscisse a gestire le situazioni che andavano bene.

D'altronde come poteva biasimarlo, nella sua vita non c'era mai stato un filo di luce che lo avesse avvolto, la sua esistenza era stata difficile e aveva vissuto cercando di porre rimedio agli errori che aveva commesso nel passato, quand'era giovane e inesperto della vita, proprio come si sentiva lei in quel momento.

Quel comportamento, però, era veramente assurdo, nonostante tutto ciò che era stato nel passato.

 

La trovò poggiata ad un grosso tronco d'albero con espressione sconsolata e gli venne da sorridere a guardarla illuminata appena da quella luna che si era alzata forte e splendente sul cielo dove le stelle l'avevano attesa a lungo.

«Non c'è da ridere, sai?» parlò spezzando appena quell'irreale silenzio, intuendo il sorriso che era sorto sulle labbra di Snape. «Mi hai lasciata da sola in mezzo alla foresta, proibita, quindi se è proibita un motivo ci sarà, e tu mi hai lasciata qui.»

«Veramente sei sparita da sola, sei tu che hai voltato i tuoi passi per allontanarti da me. È alquanto bizzarro, mi baci davanti a tutti e poi, appena ci ritroviamo soli, ti allontani.»

«Prego?»

«Hai capito benissimo.»

«Severus, ti prego, abbi pietà della mia pazienza.»

«E la mia, di pazienza?»

«Da quando hai la pazienza?»

«Sono l'uomo più paziente di questo mondo, per tua informazione.»

Hermione all'improvviso scoppiò a ridere spaventando gli animali che stavano nelle vicinanze, vide alcuni uccelli volare lontano, cinguettando come fossero terrorizzati, ma questo non placò di certo le risa della giovane donna e neppure le gelide occhiate che le stava riservando Snape, uno sguardo che avrebbe penetrato persino la notte più oscura e fitta.

Severus fece un passo avanti per poi rimanere immobile a guardarla ridere, quel suo viso sereno e illuminato come se stesse sotto un cocente sole, avanzò ancora, lentamente e si fermò ad osservare le sue labbra dischiuse che avrebbe voluto baciare ora dopo ora.

Camminò fino ad esserle a meno di un metro prima di arrestare di nuovo le gambe per esplorare il suo corpo con gli occhi, quella pelle che voleva carezzare, quella carne che desiderava soltanto toccare e fare sua.

Una strana brama si impossessò di lui, stringendolo come uno spesso manto di velluto, e si avvicinò fino ad esserle accanto, e la strinse a sé, con forza, come se non ci sarebbe stata altra occasione per vederla, come se non avrebbe più assaporato il suo profumo, e la tenne al suo petto, su quella stoffa che lo confondeva con la notte.

Ed Hermione si legò a lui, nel corpo e nell'anima, in un abbraccio che aveva il sapore dell'eternità, della vita infinita scolpita in un paesaggio irreale che nessun fiume avrebbe scavato e nessun vento avrebbe corroso.

Severus si mosse piano, con lentezza, come se una musica sorda li stesse guidando, una melodia che soltanto loro due avrebbero potuto ascoltare, composta da quella stessa natura che li stava osservando in assoluto silenzio.

Danzavano lente le sue mani che scivolavano sulla pelle di Hermione, separata dalle sue dita da quella spessa stoffa che stava odiando, come uno scrigno che proteggeva qualcosa di prezioso, ma che non gli permetteva di assaporare il suo interno.

Ballavano, Hermione e Severus, sotto quegli astri luminosi che tappezzavano la volta celeste, come tante lucciole che spuntavano tra le siepi nelle notti d'estate, ballavano sotto la luna pallida come il volto del mago e altrettanto bella, come meraviglioso era agli occhi della strega il sorriso che si dipinse pian piano sulla bocca di Snape, quella stessa bocca che aveva visto per troppo tempo contratta nel dolore e nella solitudine.

E le parve di percepire quello stesso sorriso tutto intorno a sé, tra i rami degli alberi che iniziavano pian piano a ridestarsi nel freddo dell'inverno.

Seguiva i suoi passi, Hermione, e seguiva quei suoni che non c'erano, quelle note che si libravano nell'aria, simili a piccoli petali di un fiore, quei fiori che da bambini si prendevano nei prati per poterli soffiare come fossero piccoli fiocchi di neve.


ti bacio piano
piccola mia
bacio il respiro
che porta via

 

Ad un tratto Severus si fermò, rimanendo immobile a guardare la giovane strega che in quel momento lo fissava curiosa, chiedendosi perché si fosse fermato così improvvisamente.

Il mago non parlò, non disse niente, a fatica respirava, ma afferrò con decisione il volto di Hermione e la baciò, con dolcezza, come se le sue labbra la stessero appena accarezzando, e si bloccò di nuovo, ad osservarla come se fosse un prezioso quadro da rimirare a lungo ogni giorno ed ogni ora.

Alla giovane strega parve che il cuore avesse smesso di battere poco prima di esplodere in mille pezzi, ma non c'era dolore in quella sensazione, c'era solamente un benessere che aveva assunto le sfumature di quell'impeto di felicità.

Non riuscì a dire nulla, rimase ferma ad osservare l'uomo che le era davanti, mentre le dita ancora percorrevano lente e delicate la pelle del suo viso e i suoi occhi così profondi le penetrarono l'anima a fondo.

Era bello sentire il suo respiro sulle labbra, il sapore della sua essenza vitale.

Severus avvicinò di nuovo il suo viso per baciarla ancora, ma stavolta non c'era traccia della dolcezza del primo bacio, c'era una brama nascosta, un desiderio carnale che aveva trattenuto fino a quel momento.

Snape la desiderava, la desiderava tremendamente e gli sembrava di non aver mai voluto nient'altro nella vita, che tutte le sofferenze che si erano abbattute su di lui, fossero state soltanto un difficile cammino per giungere a quel momento.


le paure che hai
i sogni incerti
non li scorderò mai
saran per sempre

 

«Non mi importa del futuro né di ciò che succederà, purché tu stia con me, al mio fianco, con il mio cuore tra le dita, con la mia anima stretta alla tua. Se tu sei disposto ad amarmi e a lasciarti amare, sarà sempre oggi, sarà sempre domani e saremo sempre noi, io e te, e il resto non conterà.»

Severus le sorrise, un sorriso che lo apriva finalmente alla vita, che gli permetteva per la prima volta di gridare il suo amore, e in quel frangente tutto il suo passato si fece nebbia che d'improvviso si dirada, si allontana e si condensa in un unico punto, lì in quella parte della sua anima in cui avrebbe sempre vissuto, in cui sarebbe stato per sempre un fedele compagno, ma non più il peso di una schiavitù che lo aveva oppresso per troppo tempo, come un cappio stretto al collo del condannato che aspettava solamente il momento della caduta, quando il collo si sarebbe spezzato in un unico sordo colpo.

Per lui, però, non ci sarebbe stata nessuna caduta, non più ormai, era sopravvissuto ad ogni inesorabile gravità che lo aveva spinto a terra, e si era sempre rialzato, più forte, più determinato, ed era riuscito persino a combattere le sue paure, a sconfiggerle, e ad abbandonare quelle catene che lo tenevano ancorato al passato.

Adesso aveva lei, aveva l'amore. E aveva una vita che lo attendeva all'orizzonte.


se ti stringo un po’ di più
ballando al buio in silenzio
il tempo, il tempo sorriderà
ballando al buio
in silenzio, in silenzio...

 

E riprese a muoversi, più velocemente, mentre i sorrisi tingevano entrambi i loro volti, e si muovevano come se in quel momento la musica fosse alta nel cielo, così vigorosa da sembrare una festa, un evento che la foresta aveva organizzato soltanto per loro.

E risero, risero tra le foglie, tra gli alberi e quei rami che si flettevano sotto il leggero vento che soffiava tutto intorno a loro.

«Ti amo, Hermione Granger, nonostante tu mi abbia reso la barzelletta di Hogwarts.»

Risero con ancora il sapore dell'altro sulle labbra, godendo di quel breve contatto che per entrambi era sembrato durare per anni, un desiderio che era rimasto latente dentro di loro per molto, troppo tempo.

«Ti amo anche io, Severus Snape, anche se sei troppo vecchio per me.»

Danzavano nel silenzio della foresta, e in esso si persero, perdendosi ognuno nello sguardo dell'altro che era sfumato di notte, di quelle stelle immobili nel cielo e di quella luna sbiadita nel buio che l'avvolgeva come la madre stringe a sé il figlio per proteggerlo dal freddo.

Nell’ombra e nel silenzio ballarono per tutta la notte, finché il sole iniziava a scacciare le stelle e la luna per occupare il loro posto, finché esausti non si lasciarono andare a terra, tra le foglie che proteggevano le radici di un grosso e alto albero.

Rimasero stretti l'uno nell'altro, mentre la Foresta Proibita li avrebbe vegliati e avrebbe protetto per sempre quel cuore che finalmente si era aperto all'amore.

 

   
 
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