Nota: Storia scritta per il
Gioco Creativo “A ritmo di musica” facente parte della Severus House Cup del
Forum “Il Calderone di Severus”.
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi
presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K.
Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il personaggio originale, i luoghi non
inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia
proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per
pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa. Questa
storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna
violazione del copyright è pertanto intesa.
Parole/pagine: 4386 (esclusa la
canzone)/9
Nota: questa è l’ultima di
tre storie che si susseguono, ma che sono leggibili separatamente (seguito di “Aprire
l’anima all’amore”).
La
canzone (utilizzata completamente) da cui trae ispirazione questa storia è Ballando al buio degli Stadio.
Il
testo è ovviamente in italiano e potete trovarlo tutto quanto inframmezzato
alla storia.
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Colgo
l’occasione per augurare a tutti una Buona Pasqua! =D
Aprire il cuore all’amore
Hermione
Granger, nella sicurezza delle terre di Hogwarts, trovò un luogo nascosto dove
piangere ogni lacrima che aveva in corpo, voleva soltanto che tutto ciò che le
era successo in quei giorni le scivolasse semplicemente addosso come la pioggia
d’autunno.
Aveva
confessato il suo amore a Severus Snape, quel
Severus Snape e lo aveva baciato davanti a due intere classi rendendosi
addirittura ridicola.
Come
le era saltato in mente di fare una cosa simile?
Adesso
voleva solamente starsene lì e rimanere da sola, anche se avrebbe voluto anche
lei essere protetta da una spessa e resistente pietra che la oscurasse dal
resto del mondo, da quella realtà che le stava facendo male.
«Perché
sei venuta qua?»
«Perché
non credevo che sarebbe venuto proprio qui.» La giovane strega rimase per un
attimo muta, con gli occhi fissi alla terra sulla quale sedeva.
«Vengo
spesso a salutare Dumbledore.»
Hermione
rimase ancora in silenzio mentre Severus camminava attorno alla bianca tomba
che custodiva Albus, l’amico e il padre che lui stesso aveva ucciso, che con un
incantesimo aveva rinchiuso in quella fredda e oscura dimora in cui dormiva da
quasi due anni ormai.
«È
già buio, dovresti entrare. Fa freddo.»
Pensi
all’amore
«Vorrei
restare qui ancora un po’. Da sola.»
«Dovremmo
parlare. Di quel che è successo, intendo.»
«Credo
di essere stata abbastanza chiara, cos’altro dovrei dirt… dirle?»
Hermione
si mosse appena poggiando la schiena sul marmo che ospitava Dumbledore, parlava
senza guardarlo, il suo sguardo vagava tutto intorno senza riuscire ad
osservare il mago che con lentezza carezzava la bianca tomba.
Se
avesse incatenato gli occhi ai suoi, sapeva che sarebbe sprofondata in un mare
in tempesta in cui sarebbe scomparsa, disciolta tra i flutti agitati che
sbattevano contro le pareti del suo cuore a pezzi.
«A
cosa stai pensando?» che domanda era quella? Non era abbastanza chiara la
risposta?
«Non
me l’avrà chiesto sul serio?» chiese perplessa la strega.
«Sì.»
Hermione
sospirò.
«Penso
all’amore, di come a volte sia strano, di come ti spinge verso persone
improbabili o di come spesso ti costringe a viverlo solamente nel tuo cuore.
Credo che questo lei lo capisca molto bene.»
L’amore
era uno studio complesso, una materia assai intricata che non sarebbe riuscita
a capire neppure dopo secoli di approfondimento, eppure sarebbe stato così
semplice: avrebbe dovuto sposare Ron, il ragazzo che conosceva da quando era
piccola, avrebbero dovuto avere una famiglia ed ampliare i già numerosi Weasley
e sarebbero stati felici.
Sarebbe
stato semplice continuare a provare dei sentimenti per lui, e invece la vita
aveva prospettato altro per lei, il suo cuore aveva iniziato a palpitare
d’amore per Severus Snape.
L’uomo
che aveva passato quegli stessi patimenti, anno dopo anno fino a consumarsi
l’anima stessa.
pensando a me
«Hai
fatto di me l’oggetto di scherno di tutta Hogwarts, lo sai?»
Hermione
si ritrovò stranamente a ridere sotto quelle stelle che iniziavano a comparire
una ad una nel cielo di Scozia, erano come la miriade di fiammelle che
l’avevano emozionata quando era entrata in Sala Grande per la prima volta,
molti anni prima.
E
in quel momento le sembrò di tornare indietro, a quand’era piccola e quegli
occhi neri la mettevano soltanto in soggezione, e quanto li aveva odiati quando
si era preso gioco di lei per il suo aspetto.
E
aveva pianto, proprio come stava facendo poco prima, anche se per motivi ben
diversi, e le parve di essere tornata una bambina ingenua di ogni cosa.
«Mi
dispiace.»
«Oh,
no, non ti dispiace per niente,» ma non era arrabbiato Snape, sembrava
piuttosto divertito, stranamente divertito, anzi, Hermione non ricordava di
averlo mai visto in quel modo: sorridente, sereno, come se tutta l’oscurità che
lo aveva avvolto per lungo tempo, si fosse improvvisamente dissolta, svanita
come l’acqua che scivola tra le dita.
ti batte il cuore
dimmi perché
«Hermione,
perché io?»
«Professore, lo sa che sta facendo una serie
di domande alquanto idiote?» Severus sorrise di nuovo mentre continuava a
camminare a passi lenti, per un attimo staccò la mano da quella pietra e si
mise a guardare l’orizzonte, come se fosse un futuro da dover osservare bene,
come se in quella notte ci fosse scritto cosa avrebbe dovuto fare.
«Lei
perché ha scelto di amare Lily Evans? Non si sceglie, succede.»
«Maledizione,
Hermione, mi hai baciato davanti a tutti, sono la chiacchiera del giorno per
colpa tua, e ancora mi dai del “lei”?»
La
giovane strega rise di nuovo, più forte di prima, ma stavolta lo guardò negli
occhi, fissò il suo sguardo al suo e in quel momento si perse di nuovo, sentì
un vortice afferrarla e portarla in un posto lontano dove c’era solamente la
notte sopra di loro, e nient’altro; nient’altro che loro due.
I
battiti del suo cuore accelerarono e mise una mano sul petto come se avesse
voluto placarlo, come se avesse voluto frenarlo in quella corsa lungo la sua
carne.
«Perché
non ti reputi adatto ad essere amato? Perché ancora pensi di non meritarlo?»
gli chiese invece lei, così, all’improvviso, sfiorandolo appena con lo sguardo
prima di tornare a guardare la notte, quel buio che le ricordava gli occhi del
mago che le era poco lontano, quella vista che avrebbe voluto lambire ogni mattina
quando il sole si levava alto nel cielo.
«Non
è così che stanno le cose.»
«E
allora spiegamelo.»
«Veramente
sono io che per primo ti ho fatto una domanda.»
«Merlino,
sei veramente impossibile, Severus. Perché ogni tanto non riesci ad essere
sincero?»
Severus
avrebbe voluto dirle tante cose, ma in quel momento si scoprì incapace di dirle
alcunché, era come se le parole non volessero uscire, come se non rispondessero
agli impulsi della sua mente.
le
paure che hai
i sogni incerti
non confonderti mai
saran tuoi sempre
E
in fondo sapeva che sarebbe stato meglio rimanere in silenzio: cosa avrebbe
potuto darle?
La
giovane e brillante studentessa che aveva contribuito a salvare il Mondo
Magico, insieme all’ex Mangiamorte che aveva fatto la spia per anni e aveva
ucciso l’unico uomo che si fidasse di lui?
No,
era impensabile una cosa del genere, illogico anche solo sognare una realtà che
non sarebbe mai diventata tale.
«Hermione,
tu sei sicuramente confusa. Il fatto che tu non stia più con Weasley e che negli
ultimi mesi tu sia stata a stretto contatto con me, ti hanno confusa,
portandoti a credere di provare dei sentimenti che in verità non ci sono.»
Perché continuava a torturarsi in quel modo?
Quei
sentimenti che entrambi provavano erano ormai del tutto evidenti, e sarebbe
stato del tutto inutile continuare a far finta di nulla, continuare la recita
di chi non può amare o essere amato.
«Oh,
Merlino, Severus, ma ci credi veramente a ciò che dici? Oppure sei ben
consapevole che le tue sono soltanto assurdità? Perché lo sono, e della peggior
specie.»
«Io
non posso darti niente.»
«Tu
potresti darmi amore, se solo lo volessi!» gli urlò alzandosi improvvisamente
da terra per guardarlo dritto negli occhi, ma ogni sua forza d'animo venne meno
non appena il suo cuore fu penetrato a fondo dallo sguardo di Severus, quei
pezzi di cielo che sapevano farla sprofondare nel buio più oscuro. «Perché quel
sorriso? Perché quei sorrisi, Severus?»
«Hermione,
la tua vita con me sarebbe soltanto persa, uccideresti i tuoi sogni insieme ad
un uomo che non è nient’altro che ombra e morte, io non posso davvero darti
niente.» Dov'era finita tutta la sua sicurezza? Dov'era finito tutto il suo
amore che avrebbe voluto donarle ogni giorno della sua vita, ed ogni notte
passata a stringerla tra le sue braccia?
«Sei
ancora giovane, con me rischieresti di perdere tutta la tua vita e di
rimpiangere molte cose.»
«Rischierei?
Se deve essere un rischio, sono ben disposta a correrlo. Non c’è futuro se non
posso stare con l’uomo che amo, ma devi essere tu a dirmelo» e si gettò
nuovamente a terra, ai piedi di quella bianca tomba che era conforto e
tormento, e lo sapeva bene Snape che ogni dannata notte si stringeva a quella
pietra fredda, a quell'amico perso che mai più avrebbe ritrovato se non negli incubi
e in quelle sue stesse mani che in un attimo lo avevano gettato nell'immobilità
di un abisso. «Devi essere sincero con me e dirmi che per te sono soltanto una
sciocca ragazzina per la quale non provi nient’altro che compassione per i suoi
patetici e stupidi sentimenti. Devi dirmi questo, e non utilizzare delle scuse
che non stanno né in cielo né in terra, non più, ormai.»
Severus
rimase immobile mentre quelle parole continuavano a vorticargli nella mente
come se le labbra di Hermione le stessero ancora pronunciando, ancora e ancora,
e rimase a guardare lei e poi l'orizzonte lontano, in una danza di sguardi che
lo rendeva soltanto più confuso.
senti l'amore
stringiti a me
Poteva
davvero essere amato? E poteva davvero amare sotto quel cielo stellato invece
di relegare ogni sentimento dentro il suo cuore come un veleno da tenere
lontano dal mondo?
Severus
non riusciva ancora a crederci e si sforzò di dar fondo ad ogni briciolo di
ragione che gli era rimasta in quel frangente, ma l'unica reazione del suo corpo,
fu uno splendido e luminoso sorriso, come quelli che aveva già regalato alla
giovane strega che non ne aveva compreso a pieno il loro significato.
Ormai
le ultime difese stavano cedendo, poteva sentirle crollare mattone dopo mattone
e guardarne i cocci, pezzi affilati che non avrebbero procurato ferite, ma
morbide carezze di seta perché Severus Snape si stava veramente aprendo
all'amore, aprendo quel cuore che era rimasto al buio per troppo tempo.
«Hermione,
non qui.» e inclinò appena la testa verso quella tomba che li stava vegliando,
perché anche da quel luogo irraggiungibile, Dumbledore li avrebbe guardati e
protetti, e indirizzati verso la vera felicità, quella che meritavano davvero.
E
gli era sembrato di sentirne il sussurro, quella voce allegra che aveva saputo
confortarlo nelle interminabili notti in cui quel Marchio bruciava, sulla pelle
o nell'anima poco importava, ne sentiva il calore e l'olezzo e nella solitudine
ne sarebbe morto.
La
giovane strega lo guardò con espressione curiosa, perché non aveva visto quel
nuovo e felice sorriso che gli aveva piegato le labbra poco prima e continuava
a non comprendere niente dell'uomo che le era davanti: d'altronde era sempre
stato un mistero persino per se stesso, come poteva lei insinuarsi dove nessuno
era riuscito?
Lì,
a neppure un battito di distanza, era custodito quel padre e amico che sempre
gli aveva sostenuto le spalle, ma in quel momento Severus sapeva di dover
camminare con le proprie gambe, sapeva che quel passo spettava a lui e a lui
soltanto.
E
allungò una mano verso Hermione, negli occhi il desiderio che stendesse la sua,
di mano, verso di lui, con quelle dita che avrebbe voluto baciare una ad una.
La
giovane Granger si alzò nuovamente da terra non riuscendo a distogliere lo
sguardo dal volto di Snape e in quel momento lo vide, vide perfettamente quello
stesso sorriso che aveva fatto un attimo prima e allora afferrò la sua mano,
tremante, sentendosi una bambina spaurita appena giunta in luogo mai visto
prima.
E
lei stava davvero percependo qualcosa di nuovo e sconosciuto, e anche
nell’animo di Snape si stavano agitando gli stessi pensieri, ma in quell’attimo
sentiva di esser sereno, come mai lo era stato.
Guardò
l’amico e padre per un’ultima volta prima di stringere Hermione a sé, un
abbraccio improvviso che la ragazza non si aspettava e, per un attimo, sentendo
i suoi nervi testi, gli parve di aver azzardato troppo, di aver compiuto un
gesto che lei non desiderava affatto e per quello iniziò a darsi mentalmente
dello stupido e dell’egoista.
Mentre
la sua mente stava già tornando nell’oblio, sentì il corpo della giovane strega
farsi rilassato, fu un attimo, un istante che avrebbe voluto fermare nel tempo,
ed Hermione si strinse a lui, al suo petto, a quel cuore che era stato
ridestato da quegli occhi profondi come il mare che avrebbe navigato insieme
con lei, senza più farsi inghiottire e senza più trascinare nell’ombra chiunque
gli fosse andato vicino.
ti batte il cuore
dimmi il perché
Rimasero
stretti l'uno nell'altro per lunghi istanti e per attimi in quella foresta si
potevano ascoltare soltanto i loro respiri e il battito dei loro cuori che
suonava in armonia nell'aria come unico elemento di un'ampia orchestra.
Ed
entrambi avrebbero voluto fermare il tempo lì, tra il buio che inghiottiva gli
alberi e la natura che li osservava come silenti testimoni di sentimenti che
erano stati per lunghi, troppi, mesi nascosti dentro le loro anime, ed era
servita tutta la determinazione della giovane strega per riuscire a sbloccare
quell'immobilità.
E
adesso poteva finalmente sorridere anche lei, sciogliere quei nodi che le
avevano stretto a lungo la gola non permettendole di respirare, e poteva
lasciar andare quel cuore che aveva creduto ormai perduto per un amore che mai
avrebbe visto nascere e crescere come i fiori che nascevano spontanei vicino a
quella foresta.
«Severus,
io…»
«No.
Non qui» la interruppe prima che potesse finire di parlare, ma entrambi
stettero immobili, in quell'abbraccio che nessuno dei due avrebbe voluto
sciogliere.
questo tempo per noi
è poco e prezioso
passerà prima o poi
e non tornerà
Pian
piano si allontanarono, appena, mentre Severus le afferrò una mano per
stringerla tra le sue dita, per stringerla al suo cuore e alla sua anima, in
quel posto dove non avrebbe più voluto lasciarla e mai più l'avrebbe fatto, non
ora che si era finalmente scoperto all'amore come un sole che all'improvviso si
scioglie dalla morsa di dense nuvole cariche di pioggia.
E
lui per anni si era sentito in quel modo, ma il suo corpo non avrebbe pianto pioggia,
ma soltanto lacrime di sangue, il suo che fuoriusciva ogni volta che il dolore
lo attanagliava e soprattutto quello di innocenti che gli aveva sporcato le
mani per anni e per sempre gliele avrebbe sporcate.
Iniziarono
a camminare tra la foresta che si stava popolando di notte, sotto quel cielo
stellato che illuminava i loro passi, guidandoli.
«Hai
intenzione di farmi camminare tutta la notte?»
«Perché
voi dannati giovani dovete sempre avere fretta in ogni cosa e non potete
semplicemente godervi ciò che vi circonda?»
«Parli
come se avessi novant'anni.»
«Sono
sempre più grande di te. Troppo grande per te.»
«No.
No. No. Non ricominciare con le tue solite scuse assurde. Non hai neppure
vent'anni più di me.»
«E
ti sembrano pochi?»
La
giovane strega per tutta risposta sbuffò così sonoramente che un gufo allarmato
si allontanò dall'albero su cui era appollaiato.
«Sì,
hai ragione, Severus, sei veramente vecchissimo. Penso che se mai andremo a
vivere insieme più che amarti dovrei badare a te, ai tuoi bisogni che nell'età
sono maggiori di altri.»
«Parli
sul serio?» le chiese alzando entrambe le sopracciglia alla notte che avanzava;
un conto era dirlo lui stesso che era troppo grande per lei, un altro
sentirselo sbattere in faccia in quel modo.
«Certo.
A te resta meno tempo da vivere, è normale, sei vecchio, quindi se vogliamo
fare qualcosa, penso che dovremmo sbrigarci.» Hermione riusciva a stento a
trattenere una risata che le stava uscendo spontanea e profonda, ma cercava di
dar fondo a tutta la sua determinazione per apparire seria mentre pronunciava
quelle parole, aiutata anche dall'oscurità che non permetteva a Severus di
vedere al meglio il suo viso.
Severus
grugnì piuttosto indispettito da quelle parole e aumentò il passo lasciandosi
dietro un'Hermione che si stava divertendo a punzecchiarlo, troppa ghiotta
l'occasione per lasciarsela andare, e poi poteva fargliela pagare per
l'assurdità delle scuse che montava ogni volta, veramente assurde e fuori
luogo.
«Almeno
aspettami!»
«No.»
«Ignobile
Serpeverde!»
«Visto
che sono vecchio, sono io che dovrei far fatica a starti dietro, non il
contrario, non credi?»
Hermione
affrettò il passo, cercando di star dietro il più possibile al mago che in quel
momento avrebbe voluto affatturare, anche se non avrebbe avuto possibilità
alcuna nemmeno di sfiorarlo. «Perché sei così impossibile? Se sei tu a parlare
di “età”, va bene ed è un ragionamento logico e corretto, mentre se lo faccio
io, scherzando, allora te la prendi come se fossi un bambino a cui hanno tolto
il giocattolo appena comprato!» e bruscamente cambiò direzione per tornare da
dove era venuta, anche se probabilmente si sarebbe persa tra quella fitta
vegetazione che, nonostante fossero passati anni, ancora le era sconosciuta
come se l'avesse vista soltanto una volta.
I
due si ritrovarono a camminare in direzioni oppose senza che Severus se ne
fosse accorto, ancora irritato per quello scambio di battute poco piacevoli.
Una
civetta lo seguì con gli occhi, sbattendo appena le ali, mentre una sensazione
gli attraversò la schiena, una sensazione strana, come di vuoto, come se
mancasse qualcosa: all'improvviso gli parve di non sentire più il respiro di
Hermione dietro di sé, forse perché l'aveva distanziata troppo o forse perché
si era semplicemente fermata, stizzita dal suo infantile – doveva ammetterlo –
comportamento.
Era
un completo idiota che doveva rovinare ogni cosa.
“Stupido,
stupido, Severus!”
se ti
stringo un po’ di più
ballando al buio in silenzio
il tempo, il tempo sorriderà
ballando al buio, in silenzio... in silenzio
Era
scesa una notte misteriosa nella Foresta Proibita, le creature che l’avevano
popolata durante il giorno stavano lasciando il posto a quelle che percorrevano
il buio più profondo e in esso vivevano, erano un po’ come Severus che aveva
fatto dell’oscurità la sua stessa vita e camminare tra gli alberi e la fitta
vegetazione, era per lui come percorre la strada sotto un alto e caldo sole.
Adesso
aveva un motivo in più per non perdersi, per continuare a districarsi tra le
ombre, aveva avuto Hermione stretta a sé, aveva il suo corpo da toccare e la
sua pelle da baciare: aveva l’amore, quell’abbraccio di emozioni che mai aveva
provato nella vita.
Non
poteva di certo rovinare ogni cosa. Non di nuovo perché non era stato capace di
moderare le parole.
Come
aveva previsto, si era persa nella foresta, in quegli alberi che le sembravano
tutti uguali e che non le davano modo di orientarsi; di certo non sarebbe
tornata da Severus, non con lui che si stava comportando come un bimbo
capriccioso, non come un uomo troppo grande persino per se stesso – a suo dire.
Era
veramente assurdo che si comportasse in quel modo, sembrava che rovinasse ogni
cosa di proposito, come se non riuscisse a gestire le situazioni che andavano
bene.
D'altronde
come poteva biasimarlo, nella sua vita non c'era mai stato un filo di luce che
lo avesse avvolto, la sua esistenza era stata difficile e aveva vissuto
cercando di porre rimedio agli errori che aveva commesso nel passato, quand'era
giovane e inesperto della vita, proprio come si sentiva lei in quel momento.
Quel
comportamento, però, era veramente assurdo, nonostante tutto ciò che era stato
nel passato.
La
trovò poggiata ad un grosso tronco d'albero con espressione sconsolata e gli
venne da sorridere a guardarla illuminata appena da quella luna che si era
alzata forte e splendente sul cielo dove le stelle l'avevano attesa a lungo.
«Non
c'è da ridere, sai?» parlò spezzando appena quell'irreale silenzio, intuendo il
sorriso che era sorto sulle labbra di Snape. «Mi hai lasciata da sola in mezzo
alla foresta, proibita, quindi se è proibita un motivo ci sarà, e tu mi
hai lasciata qui.»
«Veramente
sei sparita da sola, sei tu che hai voltato i tuoi passi per allontanarti da
me. È alquanto bizzarro, mi baci davanti a tutti e poi, appena ci ritroviamo
soli, ti allontani.»
«Prego?»
«Hai
capito benissimo.»
«Severus,
ti prego, abbi pietà della mia pazienza.»
«E
la mia, di pazienza?»
«Da
quando hai la pazienza?»
«Sono
l'uomo più paziente di questo mondo, per tua informazione.»
Hermione
all'improvviso scoppiò a ridere spaventando gli animali che stavano nelle
vicinanze, vide alcuni uccelli volare lontano, cinguettando come fossero
terrorizzati, ma questo non placò di certo le risa della giovane donna e
neppure le gelide occhiate che le stava riservando Snape, uno sguardo che
avrebbe penetrato persino la notte più oscura e fitta.
Severus
fece un passo avanti per poi rimanere immobile a guardarla ridere, quel suo
viso sereno e illuminato come se stesse sotto un cocente sole, avanzò ancora,
lentamente e si fermò ad osservare le sue labbra dischiuse che avrebbe voluto
baciare ora dopo ora.
Camminò
fino ad esserle a meno di un metro prima di arrestare di nuovo le gambe per
esplorare il suo corpo con gli occhi, quella pelle che voleva carezzare, quella
carne che desiderava soltanto toccare e fare sua.
Una
strana brama si impossessò di lui, stringendolo come uno spesso manto di
velluto, e si avvicinò fino ad esserle accanto, e la strinse a sé, con forza,
come se non ci sarebbe stata altra occasione per vederla, come se non avrebbe
più assaporato il suo profumo, e la tenne al suo petto, su quella stoffa che lo
confondeva con la notte.
Ed
Hermione si legò a lui, nel corpo e nell'anima, in un abbraccio che aveva il
sapore dell'eternità, della vita infinita scolpita in un paesaggio irreale che
nessun fiume avrebbe scavato e nessun vento avrebbe corroso.
Severus
si mosse piano, con lentezza, come se una musica sorda li stesse guidando, una
melodia che soltanto loro due avrebbero potuto ascoltare, composta da quella
stessa natura che li stava osservando in assoluto silenzio.
Danzavano
lente le sue mani che scivolavano sulla pelle di Hermione, separata dalle sue
dita da quella spessa stoffa che stava odiando, come uno scrigno che proteggeva
qualcosa di prezioso, ma che non gli permetteva di assaporare il suo interno.
Ballavano,
Hermione e Severus, sotto quegli astri luminosi che tappezzavano la volta
celeste, come tante lucciole che spuntavano tra le siepi nelle notti d'estate,
ballavano sotto la luna pallida come il volto del mago e altrettanto bella,
come meraviglioso era agli occhi della strega il sorriso che si dipinse pian
piano sulla bocca di Snape, quella stessa bocca che aveva visto per troppo tempo
contratta nel dolore e nella solitudine.
E
le parve di percepire quello stesso sorriso tutto intorno a sé, tra i rami
degli alberi che iniziavano pian piano a ridestarsi nel freddo dell'inverno.
Seguiva
i suoi passi, Hermione, e seguiva quei suoni che non c'erano, quelle note che
si libravano nell'aria, simili a piccoli petali di un fiore, quei fiori che da
bambini si prendevano nei prati per poterli soffiare come fossero piccoli
fiocchi di neve.
ti bacio piano
piccola mia
bacio il respiro
che porta via
Ad
un tratto Severus si fermò, rimanendo immobile a guardare la giovane strega che
in quel momento lo fissava curiosa, chiedendosi perché si fosse fermato così
improvvisamente.
Il
mago non parlò, non disse niente, a fatica respirava, ma afferrò con decisione
il volto di Hermione e la baciò, con dolcezza, come se le sue labbra la
stessero appena accarezzando, e si bloccò di nuovo, ad osservarla come se fosse
un prezioso quadro da rimirare a lungo ogni giorno ed ogni ora.
Alla
giovane strega parve che il cuore avesse smesso di battere poco prima di
esplodere in mille pezzi, ma non c'era dolore in quella sensazione, c'era
solamente un benessere che aveva assunto le sfumature di quell'impeto di
felicità.
Non
riuscì a dire nulla, rimase ferma ad osservare l'uomo che le era davanti,
mentre le dita ancora percorrevano lente e delicate la pelle del suo viso e i
suoi occhi così profondi le penetrarono l'anima a fondo.
Era
bello sentire il suo respiro sulle labbra, il sapore della sua essenza vitale.
Severus
avvicinò di nuovo il suo viso per baciarla ancora, ma stavolta non c'era
traccia della dolcezza del primo bacio, c'era una brama nascosta, un desiderio
carnale che aveva trattenuto fino a quel momento.
Snape
la desiderava, la desiderava tremendamente e gli sembrava di non aver mai
voluto nient'altro nella vita, che tutte le sofferenze che si erano abbattute
su di lui, fossero state soltanto un difficile cammino per giungere a quel
momento.
le paure che hai
i sogni incerti
non li scorderò mai
saran per sempre
«Non
mi importa del futuro né di ciò che succederà, purché tu stia con me, al mio
fianco, con il mio cuore tra le dita, con la mia anima stretta alla tua. Se tu
sei disposto ad amarmi e a lasciarti amare, sarà sempre oggi, sarà sempre domani
e saremo sempre noi, io e te, e il resto non conterà.»
Severus
le sorrise, un sorriso che lo apriva finalmente alla vita, che gli permetteva
per la prima volta di gridare il suo amore, e in quel frangente tutto il suo
passato si fece nebbia che d'improvviso si dirada, si allontana e si condensa
in un unico punto, lì in quella parte della sua anima in cui avrebbe sempre
vissuto, in cui sarebbe stato per sempre un fedele compagno, ma non più il peso
di una schiavitù che lo aveva oppresso per troppo tempo, come un cappio stretto
al collo del condannato che aspettava solamente il momento della caduta, quando
il collo si sarebbe spezzato in un unico sordo colpo.
Per
lui, però, non ci sarebbe stata nessuna caduta, non più ormai, era
sopravvissuto ad ogni inesorabile gravità che lo aveva spinto a terra, e si era
sempre rialzato, più forte, più determinato, ed era riuscito persino a
combattere le sue paure, a sconfiggerle, e ad abbandonare quelle catene che lo
tenevano ancorato al passato.
Adesso
aveva lei, aveva l'amore. E aveva una vita che lo attendeva all'orizzonte.
se ti stringo un po’ di più
ballando al buio in silenzio
il tempo, il tempo sorriderà
ballando al buio
in silenzio, in silenzio...
E
riprese a muoversi, più velocemente, mentre i sorrisi tingevano entrambi i loro
volti, e si muovevano come se in quel momento la musica fosse alta nel cielo,
così vigorosa da sembrare una festa, un evento che la foresta aveva organizzato
soltanto per loro.
E
risero, risero tra le foglie, tra gli alberi e quei rami che si flettevano
sotto il leggero vento che soffiava tutto intorno a loro.
«Ti
amo, Hermione Granger, nonostante tu mi abbia reso la barzelletta di Hogwarts.»
Risero
con ancora il sapore dell'altro sulle labbra, godendo di quel breve contatto
che per entrambi era sembrato durare per anni, un desiderio che era rimasto
latente dentro di loro per molto, troppo tempo.
«Ti
amo anche io, Severus Snape, anche se sei troppo vecchio per me.»
Danzavano
nel silenzio della foresta, e in esso si persero, perdendosi ognuno nello
sguardo dell'altro che era sfumato di notte, di quelle stelle immobili nel
cielo e di quella luna sbiadita nel buio che l'avvolgeva come la madre stringe
a sé il figlio per proteggerlo dal freddo.
Nell’ombra
e nel silenzio ballarono per tutta la notte, finché il sole iniziava a
scacciare le stelle e la luna per occupare il loro posto, finché esausti non si
lasciarono andare a terra, tra le foglie che proteggevano le radici di un
grosso e alto albero.
Rimasero
stretti l'uno nell'altro, mentre