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Autore: Thiare    19/04/2014    3 recensioni
"Pepper!" la salutò l'uomo non riuscito ad uscire dalla stanza senza farsi vedere.
"Dove stai andando?" chiese ancora questa con le mani sui fianchi.
"Bè, io... ricordi che il sintetizzatore molecolare aveva una falla nella struttura metallica esterna? Ecco... ho rintracciato un piccolo genietto che riuscirebbe a trovare una soluzione, ovviamente insieme al mio brillante ingegno." spiegò freneticamente mentre si allontanava piano verso l'uscita.
[...] "Ti ricordi almeno che giorno è oggi?" chiese ancora con un briciolo di speranza.
"Ovviamente! Oggi è un giorno molto occupato! Ci vediamo dopo, devo scappare!" le mandò al volo un bacio e sparì dietro la porta.
***
Tony si è dimenticato il compleanno di Pepper e lei è molto delusa dal suo comportamento.
Ma in amore tutto è imprevedibile.
[Pepperony] [A Missgenius per il suo compleanno]
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Beautiful Surprises

E per la serie "no sclero, no party", dedico questa shot alla migliore amica di scleramenti shipposi che ci possa essere.
Per il suo compleanno, che il 15 aprile di ogni anno io considero anche quello della nostra Pepper.
A Claudia, from Rome with love <3


Il pasticcere dall'altro lato del bancone aveva incartato la torta con un grosso fiocco fucsia molto appariscente e gliel'aveva consegnato con un sorriso smagliante dipinto in volto.

"Sono ventiquattro dollari." l'aveva informata con lo stesso tono allegro - e divenne certamente più felice quando la donna gli rifilò anche la mancia - 

"Allora le piace il cioccolato..." aveva insinuato il pasticcere appoggiandosi al bancone con entrambi i gomiti prima che la donna si voltasse e uscisse.

"Veramente è al mio compagno che piace." rispose solare questa scartando un sorriso a trentadue denti. 

"Bè, comunque sia, auguri signorina Potts." disse con dolcezza l'uomo.

"Grazie ancora, Alvis." Pepper poggiò le dita sulla maniglia tenendo in equilibrio la torta con l'altra mano.

"Mi saluti il signor Stark." 

"Senz'altro!" sorrise uscendo dalla pasticceria.

Virginia Potts, trentasette anni appena compiuti, passeggiava tranquillamente sui marciapiedi della Fifth Avenue nel suo vestitino rosso acceso e un paio di occhiali da sole scuri. Il pacchetto quadrato era frivolamente appoggiato sul palmo della mano destra mentre attorno al braccio sinistro la borsa pesante ricadeva verso il basso col suo appariscente color porpora. Il fiocco del pacco svolazzava allegramente al vento fresco di quel quindici di aprile e il sole, timido, si stiracchiava dietro le nuvole. Sfilando nelle sue scarpe tacco otto, Pepper si guadagnava gli sguardi estasiati e ammirevoli di tutte le persone che incontrava sul tragitto.
"Wow, Virginia Potts, la donna tutto fare!" Ormai così veniva rinominata da qualche tempo dai Media. 

Svoltò l'angolo all'incrocio decisa e non abbassò neanche una volta il mento di fronte ai passanti. 

"Buon giorno, signora Potts!" Paul, il calzolaio, la salutava sulla porta del suo negozio dall'altra parte della strada.

"Auguri signorina Virginia." Peter, il figlio dei Richardson, i proprietari della panetteria, le rivolgeva dolcemente la parola dal suo metro e venti di altezza. 
"Grazie piccolo." gli accarezzò i capelli folti lei. 

"Raggiante come sempre, signorina Potts!" gridava Emmett, il barbiere, dall'altro capo dell'incrocio. Si tolse il cappello logoro e sventolò la mano nella sua direzione. "Ho acceso la televisione questa mattina," sbraitava ancora l'uomo grattandosi l'ispida barba grigia "quel vecchio aggeggio mi ha detto che è il suo compleanno. Le faccio i miei più felici auguri!" gracchiò con voce roca stuzzicando le bretelle scure.
"Grazie buon Emmett!" rispose allegra Pepper cercando appena di agitare una mano in segno di saluto.

Percorse a grandi passi la passeggiata della strada: ancora pochi minuti e sarebbe arrivata in ritardo all'appuntamento. Con i piedi doloranti e le vesciche gonfie a causa dei tacchi, raggiunse stravolta la limousine scura parcheggiata in doppia fila, aprì poco gentilmente lo sportello e gettò all'interno la borsa. Poggiò delicatamente la torta sul sedile, stando attenta a non farla cadere, si infilò nello sportello davanti accanto al sedile del guidatore e l'auto partì sgommando per l'incrocio, incurante dei passanti.

"Scusa se ho ritardato un poco, non volermene." sussurrò Pepper colpevole.

"Sta scherzando? E' in perfetto orario, e poi oggi è il suo giorno, non si preoccupi." Happy sorrise benevolo tenendo le mani sul volante e gli occhi sulla strada. "Finalmente ha vent'anni, Virginia!" rise l'autista e contagiò anche la donna, che rivelò uno dei suoi più fantastici sorrisi. 

"Grazie Happy, sei gentilissimo."

La macchina sfrecciò sulla Fifth Avenue e non ci vollero che pochi minuti per raggiungere la Tower. Happy la lasciò scivolare fuori dall'auto sommersa dai mille pacchetti precedentemente acquistati e, mentre la donna attraversava la porta girevole dell'edificio, lui andava a parcheggiare.

La serratura virtuale della loro casa al cinquantanovesimo piano scattò con un rumore secco e sordo, la porta si spalancò e Pepper vi entrò di getto raggiungendo a grandi passi il salone. Gettò sul divano di velluto tutte le buste - circa una ventina - e riprese in mano la torta. 

"Buongiorno, signora Potts!" l'accolse Jarvis con la sua voce robotica.

"Buongiorno anche a te." squittì serenamente Pepper. "E ti prego, non chiamarmi SIGNORA Potts, sono troppo giovane per quell'appellativo." continuò arricciando il naso e ancheggiando verso la cucina.

"A questo proposito, auguri signorina Potts."

"Grazie Jarvis, sei adorabile." lo ringraziò poggiando la torta sul piano cottura. "Tony è qui?"

"Il signor Stark mi ha ordinato di riferirle che sarà di ritorno a momenti, perciò di non pranzare prima del suo arrivo."

Pepper sbuffò visibilmente delusa e si abbandonò su uno sgabello lì vicino. "E sia allora." Si alzò solo per mettere il dolce in frigo, agguantò un pacco di patatine e si diresse scalza verso il soggiorno, dove si abbandonò sul divano davanti alla televisione.
 
***


Quando Pepper si svegliò dopo quel "leggero" riposino non aveva idea che Petra, la governante, l'avrebbe trovata con il vestito pieno di briciole e le guance rosse unte, i capelli spettinati e le gambe rannicchiate sui cuscini, il tutto accompagnato dal volume alto della televisione.

Si svegliò con un gridolino guardandosi intorno smarrita, poi fissò l'orologio a pendolo sul muro e sussultò quando si accorse che erano le quattro del pomeriggio. Oppure qualcuno si era divertito a mandare avanti le lancette dell'orologio - sicuramente era stata Darcy, non c'era altra spiegazione altrimenti.

Lo sguardo severo e indurito di Petra si posò sul suo stringendo le mani sotto i fianchi grassocci, poi sbuffò e scomparve dietro un muro. - Io non pulisco tutto questo macello. -

"Jarvis?" chiamò titubante Pepper.

"Cosa desidera, signorina?"

"Dov'è Tony?" chiese ancora intontita dal sonno.

"Il signor Stark è..." cominciò l'A.I. ma venne subito interrotto dalla porta di casa che si apriva velocemente.

"TONY!" urlò Pepper alzandosi di scatto. 

"Tesoro!" la salutò in modo accomodante l'uomo non riuscito ad uscire senza farsi vedere.

"Dove stai andando?" domandò ancora questa con le mani impuntate sui fianchi snelli.

"Bè, io... ricordi che il sintetizzatore molecolare aveva una falla nella struttura metallica esterna? Ecco... ho rintracciato un piccolo genietto che riuscirebbe a trovare una soluzione, ovviamente insieme al mio brillante ingegno." spiegò freneticamente mentre si allontanava piano verso l'uscita.

Pepper rilassò i muscoli e sbuffò assottigliando gli occhi. "Dovevamo pranzare insieme, tesoro!"

"Lo so, lo so!" rispose sulla difensiva alzando le mani. "E' che eri così dolce con la bava alla bocca e sporca di patatine che non ho voluto svegliarti!" sorrise lui.

"Sai almeno che giorno è oggi?!" chiese sarcastica incrociando le braccia sotto il seno.

"Ovviamente! Oggi è un giorno molto occupato! Ci vediamo dopo, devo scappare!" le mandò al volo un bacio e sparì dietro la porta.

Pepper si abbandonò sconfitta sul divano raccogliendo le gambe al petto, mentre una figura dietro la parete uscì dal buio. Una vecchietta dai capelli neri spruzzati di grigio avanzò tenendo stretto il bastone della scopa intenta a mettere un po' d'ordine. Pepper la notò subito.
"
Tranquilla tesoro, succede sempre così. Gli uomini sono così, non è cattiveria, sono soltanto i troppi pensieri per la testa. Comunque vedi il lato positivo: Tony si dimentica delle date più importanti perché l'unica cosa che ha per la testa è costruire cose per metterti al sicuro. Ricordo ancora quando George si dimenticò il nostro anniversario di matrimonio. Ritornò sconsolato a casa la sera dopo un'intensa giornata lavorativa e mi ritrovò a leggere nel letto. Si sedette distrutto sul bordo e mi disse che aveva due regali per me ma dovevo decidere quale fosse il più bello. Nella mano sinistra aveva una rosa, nella destra cinquanta dollari; sai, a quei tempi la paga era davvero bassa..." la donna sospirò appena. "Lo baciai e presi in mano la rosa."

Pepper rimase a bocca aperta al racconto di zia May, che ora si era seduta al suo fianco sul divano. "Peter invece non lo dimentica mai, né l'anniversario né il mio compleanno. Ah... come farei senza il mio Peter!" zia May congiunse le mani sulle ginocchia e abbassò lo sguardo. "Non ti preoccupare per Tony, non è molto dissimile dal mio George, ma lui lo fa solo per te." concluse accarezzandole una guancia. 

"Lo spero tanto." sorrise dolcemente Pepper.

Improvvisamente con un boato sinistro, la parete laterale azzurrina esplose facendo volare mattoni e intonaco nel soggiorno dell'appartamento e le due donne, ansanti e impaurite dall'avvenimento immediato, si schiacciarono sul divano per evitare di essere colpite. Oltre la nube di fumo e il grosso foro nella parete che affacciava direttamente su Manhattan, una macchia rossastra fluttuava nel vuoto. 

"Oh merda.." Tony alzò la visiera dell'armatura e si sporse in avanti per vedere i danni fatti. "Jarvis ti avevo solo detto di attivare i propulsori! Abbassa subito la potenza al ventiquattro percento!" urlò spazientito l'uomo.

"Mi scusi signore, faccio subito." gracchiava l'A.I.

Pepper si spostò velocemente dalla posizione che aveva assunto, allontanandosi dal divano e raggiungendo il grande buco nella parete destra della Tower. Poi lanciò uno sguardo interrogativo a zia May, ancora ansimante e scossa sul divano, e tornò a fissare Tony. 

"TONY! CHE COSA STAI FACENDO?" gridò arrabbiata contro la figura volante.

"Oh... scusa tesoro, riparo tutto immed-" cercò di scusarsi ma Pepper non lo volle ascoltare.

"Quando la finirai di rompere almeno una cosa al giorno?! Dimmi perché paghiamo Petra allora, se ogni volta c'è qui May a pulire tutti i tuoi disastri! Potresti almeno costruire un macchina utile in casa, un netturbino metallico almeno! Perché ogni volta che lasci in giro i ricordini dei tuoi esperimenti e dopo magicamente spariscono è solo perché qualcuno li toglie di mezzo!"

"Tesoro, ok, calmati!" provò a parlare Tony ma...

"Non dirmi di calmarmi, poi!" continuò ad urlare la donna agitando le mani. 

"Ascolta.. Ferro Vecchio verrà a ripulire tutto, lo prometto!"

"Non fare promesse che non puoi mantenere! Ferro Vecchio non riesce nemmeno a salire le scale, figurati tappare un muro!" 

"Ehi! Ferro Vecchio è un-" ricominciò Tony sulla difensiva.

"Non ricominciare Tony. Non ricominciare!" e così dicendo, alzò le braccia all'aria e salì al piano di sopra verso la camera da letto, sbattendo i piedi per la rabbia.

Davanti al foro del muro, Tony sospirava amaramente allo sguardo fulminante di May e al segno di dissenso che faceva con la testa. 
"Lo so, ok?! Sono un pessimo fidanzato!" disse contro quello sguardo deluso. Poi si arrese. "Andiamo Jarvis, dobbiamo prendere un autobus!"

E zia May scosse la testa. "Gli uomini sono tutti uguali."
 
***


Quando Tony rientrò a casa, erano circa le sei e mezza del pomeriggio e l'uomo fece attenzione a non sbattere la porta di casa al suo rientro e a camminare in punta di piedi. Quando però fu nel soggiorno, la figura di zia Parker uscì da dietro un muro con in mano una coppettina di gelato e il cucchiaino in bocca.

"MAY! Mi hai spaventato!" sussurrò alterato Tony con la mano sul petto. "Che ci fai ancora qui?"

May lo osservò in collera e si mosse a piccoli passi lenti verso il soggiorno ancora degustando il gelato. Alzò le spalle e continuò a fissarlo mentre cercava di non fare rumore e raggiungere la camera da letto.

"Dimmi che Pepper non è qui.." la implorò.

"Pepper non è qui." rispose la donna con aria di sufficienza. Ma contemporaneamente dalla cucina si sentirono passi svelti venire verso il salone.

"Tony? Sei tu?" chiamò Pepper dall'altra stanza. 

Tony si girò subito verso la donna che mangiava strafottente e la guardò con aria di sfida.

"Che c'è? Io te l'ho detto." sorrise sorniona.

"Questa me la paghi." sussurrò vendicativo alla donna. "Sì tesoro, sono io." rispose questa volta alla fidanzata. 

Virginia percorse a passi brevi e scattanti la distanza che la separava dal suo compagno e quando gli fu davanti lo guardò con disprezzo. 

"Ti saluta mia madre." lo informò con amarezza e si sedette al fianco di zia May sul divano.

"Clary? Proprio Clary Potts? La donna di ghiaccio?" chiese incredulo da dietro le spalle delle due donne.

"Dice che sei uno stronzo."

"Ah... è tutto chiaro, ora sì che la riconosco." sorrise Tony.

"Almeno la donna delle nevi è stata così gentile da chiamarmi il giorno del mio.." ma la voce di Pepper fu improvvisamente interrotta da un -bip!- ripetuto proveniente dal tavolino del soggiorno. 

"Questo è il segnale, devo scappare!" furono le ultime parole che disse prima di schioccare un bacio sulla guancia a Pepper, un'occhiataccia a May e uscire fuori come una furia. 

Le due donne rimasero allibite sedute sul divano. 

"C-che è successo?" chiese titubante la rossa.

"Il timer ha suonato." rispose un'esausta e delusa zia May indicando la piccola sveglia che vibrava di fronte a loro.
 
***


Erano circa le sette e mezzo della sera quando il campanello suonò con insistenza costringendo Pepper ad affrettarsi ad aprire. Quando la porta venne spalancata, la donna si ritrovò un ragazzino tutto capelli a guardarla con il naso in su che stringeva tra le mani una lettera. Con la testolina bionda puntata verso la figura alta della padrona di casa, il bambino si alzò sulle punte dei piedi e la esortò ad avvicinarsi. 

"Spero di non aver ritardato." sussurrò a Pepper porgendole la busta di carta. "Dica per piacere a Tony che sono riuscito a ritrovare le coordinate dell'autobus che gli interessava; sono tutte qui dentro." indicò la lettera in mano a Pepper. "Le sue risorse mi sono state molto d'aiuto ovviamente. Gli dica che è stato un piacere dargli una mano di nuovo, gli dica anche che mia madre lo saluta." 

Intanto la donna, confusa, lo guardava con le sopracciglia inarcate. "Scusa, ma tu chi sei? Che sta succedendo e come fai a conoscere Tony?" domandò a raffica una Pepper ancora più alterata.

Con aria di sufficienza il piccolo rispose. "Gli dovevo un favore, dopotutto è il mio meccanico." sorrise sornione il piccolo dagli occhi cristallini e scomparve dietro le porte dell'ascensore, lasciando Pepper sola e confusa.

Sulla parte frontale della busta solo due parole:
Da Harley


-Ma che...?-
 
***


Zia May se n'era andata già da un pezzo quando la serratura della porta d'ingresso scattò e fece scattare anche l'attenzione di Pepper che, dal suo comodo angoletto nel divano, affondata nel gelato al cioccolato, si girò immediatamente a fulminare il visino sporco e innocente di Tony. 

"Guarda chi c'è..." iniziò la donna guardando il pendolo che segnava le nove passate - altro subdolo scherzo di Darcy -, abbandonando il gelato sul tavolino e alzandosi dal divano. "Padre Cristoforo in persona!" lo prese in giro lei. "Mi dica, non c'è nessun senza tetto o vecchietta o malato terminale di cui si deve occupare prima di tornare a pensare a me?" continuò con un pizzico di gelosia e indignazione la donna. 

"Veramente no..." Tony entrò finalmente in casa dopo una lunga giornata. "I barboni di Central Park a cui non ho già donato un centone sono tutti esauriti. Che vuoi fare, la filantropia è il mio forte!" rispose sarcastico gettando le chiavi del garage sul tavolino e dirigendosi verso la sua fidanzata per baciarla, ma lei, sorprendentemente, si scansò. 

"Sei una persona orribile." affermò Pepper a braccia incrociate sedendosi impassibile sulla poltrona accanto alla TV.

"Se non lo fossi avrei un sacco di altre donne nel mio letto..." sghignazzò lui.

"Le hai già avute." ribatté aspra lei.

"..le quali non potevano sopportarmi per più di ventiquattro ore di seguito. Quindi direi che tutto torna."

"Poi che cosa è successo?" 

Tony si accovacciò davanti a lei passandosi una mano sulla barba ispida. "Avrei dovuto capire prima che la donna che invece mi ha sopportato per quattordici anni era quella che avrei voluto avere al mio fianco per tutta la vita." e sorrise.

Pepper arrossì visibilmente e spostò lo sguardo dagli occhi profondi del fidanzato. "Sei una persona orribile."
Stark emise un risolino divertito e ritornò a fronteggiare il suo sguardo. 

"E' venuto il tuo amichetto biondo, un certo Harley. Ha portato una lettera per te, alcune coordinate diceva... non saprei." sbuffò.

"Sì, lo so, mi ha già avvertito per telefono."

"Non ti facevo così tollerante con i bambini, Madre Teresa."

Ma Tony era già in piedi e tendeva una mano verso di lei. "Ho una sorpresa per te." disse soltanto e agganciò il suo braccio. "Jarvis?"

"Signore?" la voce robotica del computer sibilò negli altoparlanti. 

"Come avevamo progettato." ordinò con sicurezza Stark e allungò la mano verso il suo laboratorio, dal quale partì volando la parte superiore dell'elmo dell'armatura, che poteva coprire solo gli occhi e la fronte. Le fessure per la vista però non c'erano, era come una benda supertecnologica. Tony la prese al volo e, a tradimento, la infilò sulla testa piccola di Pepper, la quale aveva cominciato ad urlare.

"TONY! Tony toglimi immediatamente questo coso dalla testa!" ma nonostante gli sforzi della rossa, l'elmetto non veniva via e la donna vedeva il buio.
Il miliardario le passò le braccia sotto le gambe e la prese in braccio a mo' di principessa Sissi, procurandosi non poche urla da parte della fidanzata, che si dimenava nella sua stretta. Con facilità Tony agguantò le chiavi dell'auto, sempre con Pepper in braccio, uscì da casa e scese nel parcheggio della Tower. 
Stark ora caricò con un po' più difficoltà una Virginia Potts urlante e "cieca" sul sedile accanto a quello del guidatore della decappottabile dal colore sgargiante e partì sfrecciando.





Quando Tony tolse a Pepper quella visiera, quest'ultima si ritrovò davanti un paesaggio più che spettacolare, balbettò una nota di stupore prima di coprirsi la bocca con una mano, incredula. Si sporse appena dallo sportello della macchina e vide il vuoto sotto di loro, anzi, più precisamente c'era l'insegna di Hollywood dall'alto del suo colle, dalla quale si poteva vedere tutta la città.

"M-ma come..?" chiese ancora stupita la donna guardando di sotto.

"Mio padre ha passato tutta una vita a cercare di progettare un motore che permetta ad un'auto di volare. E ovviamente, come tutti i suoi progetti, ha incaricato me di portarlo a termine. Questa magnifica vettura l'ho costruita molti anni fa come regalo ad un amico." spiegò pazientemente Tony. 

"Quindi tutta la messinscena di oggi.."

"..era solo perché avevo già in mente che ti avrei portata qui." la precedette dolcemente l'uomo, agganciando le labbra della sua donna. 

"Mi dispiace se sono stata così irascibile e scorbutica." si scusò Pepper interrompendo il contatto.

"Non fa niente, in fondo è stato divertente vederti arrabbiata davvero, una volta tanto.." la prese in giro lui. "Buon compleanno, tesoro mio." e la baciò di nuovo. 

Pepper si staccò un'altra volta dalle labbra del compagno e rivolse uno sguardo alla grande città che si estendeva ai loro piedi. "Ma come hai fatto a tenermi tutto nascosto?!" 

"Ho solo avuto dei buoni complici. Ti piace il panorama?"

"Nessuno ha mai fatto una cosa del genere per me prima d'ora.." sussurrò Pepper entusiasta. 

"Perché nessuno ti ha mai amata come ti amo io." rispose dolcemente Tony. "Apri il cruscotto." le ordinò.

Pepper lo fissò curiosa e si lanciò in avanti ad aprire lo sportellino, da cui poi ne estrasse una rosa rossa. Proprio come lo zio George... 

"La mia anima ti ama più del mio cuore, perché un giorno il cuore cesserà di battere, l'anima continuerà a vivere." 

E lei accettò la rosa.

E solo allora ne fu sicura: lì, tra le braccia di quello che sarebbe stato il suo futuro marito, volando sopra Hollywood, Pepper capì che non avrebbe voluto trovarsi in nessun altro luogo. Quello sarebbe stato il suo miglior compleanno da sempre festeggiato. Quella era la sua vita, era un po' strana, sì, ma a lei andava bene.



"Sembra uno di quegli appuntamenti dei teeneger nei film americani anni ottanta in cui loro guidano con la decappottabile fino al colle degli innamorati.. e poi loro rimangono lì a fissare le luci della città.. oohh!"

"Non sono un tipo da questa cose! Questa è la prima e l'ultima volta che mi abbandono a certe smancerie, non ti ci abituare, donna."

"..ok, tu sarai Ryan e io faro Brianne... però devi sistemarti un po' il ciuffo, servirà un po' di lacc.."

"Il mio ciuffo è perfetto com'è! Ho una figura e una reputazione da mantenere, io!"

"Allora possiamo tornare qui tutti gli anni! Ci sarebbe anche il gior..."

"Non ti sognare niente del genere, Hollywood è off limits."

"Ma San Valentino..."

"No."

















 
"Ok Skye, se questo è uno scherzo NON. E'. DIVERTENTE." sbraitò Coulson in preda al panico davanti alla stiva vuota del Bus. 
"DOV'E' LOLA?!"










N.d.a.

Come ho già detto, dedico questa shot a una delle mie migliori amiche di sito, a Missgenius per le peripezie shipponiche (?) che passiamo insieme. Spero che vi sia piaciuta almeno un po' e che sia riuscita nell'intento di renderla il più leggera e allo stesso tempo dolce possibile.

Ok, alcuni desclaimers e poi mi defilo... ^^

Ovviamente *U.U* il genietto di cui parla Tony non può essere altri che Fitz... xD (chi guarda Agents of S.H.I.E.L.D. capirà) e l'autobus che le piccole pesti di casa Stark devono rintracciare è il Bus (sempre di AoS) dal quale Tony preleverà a tradimento l'auto che pochi anni prima aveva regalato a Coulson come pezzo d'antiquariato (sì u.u la RIprenderà in prestito xD). *la mia versione di Lola*. 

Harley è Harley, su! Il bimbo TROPPO adorabilmente adorabile di Iron Man 3.

Ultima cosa: la frase "La mia anima ti ama più del mio cuore, perché un giorno il cuore cesserà di battere, l'anima continuerà a vivere." NON è mia, bensì l'ho trovata girovagando per il web #dovutimeriti #lodeateointernet

P.S. dopo aver letto Civil War non potevo non inserire una zia May badass girl like that! Oh quanto adoro quella donna! *-*

Bè, detto questo... ciao :D

Just words, fantasies and fortune

Erika <3
   
 
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