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Autore: Soqquadro04    20/04/2014    2 recensioni
[What if!5x16 | Possibilissimo OOC | H/C!Alaric/Rose | Implied!Delena | Fluff. Credo. | Altamente nonsense]
[...]«Capisco perché non ti abbia mai parlato di me, ma poteva anche sprecarsi a informare il resto dei buoni, tanto per evitare queste situazioni.» sbuffa appena, leggera, dondolando una gamba con fare distratto. Tu la osservi per qualche altro secondo, senza sapere come rispondere – lei si volta verso di te e rigira la conversazione, curiosa. «È una lunga storia, però. Tu, invece? Chi sei?» [...] ti senti un po' meno solo, mentre conversi amabilmente con la straniera – anche se sembra un po' pazza, un po' sofferente (in fondo lo sei anche tu, un po' pazzo, molto sofferente). [...]
[...] l'avevi visto, Damon, nelle serate brutte – quelle brutte davvero, quelle notti in cui anche il tuo, di dolore, veniva momentaneamente accantonato; quelle in cui sembrava che il mondo dovesse finire.
C'erano volte in cui pensavi di non averlo mai davvero capito, non fino in fondo – e magari non sempre, ma avevi avuto ragione (c'erano state parole che non aveva detto, azioni che non aveva spiegato, ricordi che non aveva condiviso [...]

Una notte, due fantasmi e le braci morenti nel camino.
La solitudine.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alaric Saltzman, Rose Famil | Coppie: Damon/Elena
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Autore: Soqquadro04
Fandom: The Vampire Diaries
Disclaimer: lo sapete già che non mi appartengono in nessun modo.
Generi: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale, probabilmente un po' Fluff
Avvertimenti: possibilissimo OOC, What if!5x16, Hurt/Comfort
Rating: Verde
N/A - Note dell'Autrice:
Ehiii, buona Pasqua – seee, credeteci.
Premetto che avete voglia di parlarmi della 5x18 in ipotetiche recensioni, vi chiedo di evitare perché in tutta probabilità io non riuscirò a vedere la puntata prima di lunedì. O martedì.
Per vari motivi – sappiate che il mio stato mentale degli ultimi due giorni presuppone che io sia un essere ringhiante e di pessimo umore.

Quindi mi sfogo con 'sta roba nonsense nata dal fatto che l'altro giorno stavo riguardando puntate della seconda stagione a caso (ovvero chiedevo un numero da uno a ventidue a mia nonna e poi mettevo su, è stato terapeutico) e mi è salita la nostalgia, e allora ho ripreso in mano questo progettino che avevo abbandonato (e infatti parte da fine 5x16) e ho deciso di finirlo.
È un po' strana, credo – e in alcuni punti OOC, probabilmente, ma è un miscuglio senza senso di opinioni varie e vecchie riflessioni, non fateci caso.
Bah, come mi è uscita fuori devo ancora spiegarmelo.

A presto,
la vostra Soqquadro

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Solitudini

L'eroe nero è un cavaliere con l'armatura incrostata di sangue. È sporco, ma nega sempre, incessantemente di essere un eroe.
Frank Miller

[…] ed anche le donne passano, qualcuna anche per di qua.
Qualcuna ci ha messo un minuto,
qualcuna è partita ma non se ne va. […]

Luciano Ligabue – Niente paura



Non è che ci sia molto da fare, nell'Altro Lato – è abbastanza vuoto, a dire il vero.

Sei solo – solo a camminare per strade affollate di gente, solo ad osservare non visto quelli che hai amato (quelli che ami) perché non è che puoi rimanere perennemente tra i piedi (non perché tu non voglia, anche se sarebbe decisamente scortese, ma proprio perché non puoi – per una qualche motivazione incomprensibile, che appunto non afferri, riescono a percepirti solo in certi momenti e non sai nemmeno trovarci una ricorrenza), nemmeno quando hai un quasi-nipote e rispettiva fidanzata in grado di vedere i fantasmi e nemmeno quando il tuo migliore amico sta così male che non puoi che rimpiangere ancora più intensamente di quanto tu faccia normalmente di essere morto perché, diavolo, se ci fossi stato tu, lì – e non un vampiro pazzo che lo incita a tirare fuori una parte di sé che aveva mitigato con un percorso lungo un'infinità di tempo e a cui tu avevi assistito in vari modi, arrivando fra le altre cose anche a farti spezzare il collo. Più volte –, a parlargli o a tirargli un pugno o ad abbracciarlo, forse non sarebbe andato tutto bene ma sicuramente il suo stato mentale sarebbe stato un poco più stabile.

E quando il tuo migliore amico è Damon Salvatore, non si tratta di un dettaglio da sottovalutare.

Sei ancora preoccupato per Elena, quella sera – sei stato abbastanza educato da non ascoltare quella loro esplosione di coppia ed evitare la maggior parte dei conseguenti rumori alquanto inequivocabili che arrivavano dal piano di sopra, e ancora non sai se ridere o corrugare la fronte perché, davvero, davvero non ci tenevi a sapere cosa arriva a farneticare (gemere) Elena quando è nel suo letto, per quel poco che hai udito. Se non fossi morto, probabilmente arrossiresti ancora adesso, e considerato quanto è sempre stato difficile farti arrossire non sai dire se è più una tacita presa di consapevolezza del fatto che Damon sia inevitabilmente Damon o semplicemente lo sconcerto derivante dal fatto che Elena anche solo conosca certe pittoresche espressioni. Probabilmente è stata la convivenza estiva a deviarla verso quella strada –, seduto sul divano della pensione. Hai fatto la spola fra il Whitmore College e la cantina per tutto il giorno, controllando le reazioni di entrambi, il cuore che ti si è stretto ad ogni colpo di tosse di Elena – ti sei sentito un po' come una mamma chioccia ossessiva, ma visto che se potessi daresti fuoco, al maledetto Whitmore College, e che sei anche piuttosto soddisfatto del fatto che Maxfield sia stato fatto lentamente a pezzi dallo stesso uomo che lui ha fatto lentamente a pezzi, non te ne preoccupi.

Ora che anche – l'ennesimo – problema con Katherine è stato risolto – non l'hai vista passare, ma non è che ti dispiaccia che stia lontana da te, non sarebbe esattamente la compagnia più piacevole con cui condividere quella solitudine forzata –, e che sembra mancare così poco prima di un definitivo risolversi di tutto quel casino, senti che potrai smetterla di trascorrere quelle tue giornate lente a preoccuparti per cose che non puoi più mettere a posto, per persone che meritano di andare avanti. Senti che potrai limitarti a fare una visita di tanto in tanto, giusto per vedere come se la cavano.

Vuoi solo che siano felici – e vissero per sempre felici e contenti, come nell'ultima riga delle favole, anche se nelle fiabe il per sempre non ha le stesse connotazioni che intendi tu (ma non importa, quello che conta è l'essenza, e quanto ti piacerebbe comparire per un attimo, fra qualche anno, e vedere Jeremy e Bonnie in una casa tutta loro, Stefan sereno o perlomeno non troppo sofferente, fare capolino per controllare se Damon ed Elena si sono decisi ad adottare un cane, perché lo sai che a lei piacciono i cuccioli e che, non potendo avere figli, vorrà almeno un piccolo essere peloso in giro per la pensione, ma sai anche che Damon mal sopporta i cani e quindi probabilmente, per raggiungere un compromesso, finiranno per prendere un gatto. O magari più di uno).

Vuoi tutto questo, per loro – perché hanno sofferto troppo per tutta una vita, anche per due.
Sospiri, lasciandoti cadere sul divano – il camino è ancora acceso, perché, evidentemente, non hanno nemmeno pensato a spegnerlo prima di salire di sopra – e in un momento ti manca, ti manca persino più del solito lo stare seduto in quel punto esatto ad ubriacarti con Damon (non che in questo momento potresti comunque farlo) o ad elaborare azzardati ed inutili piani per neutralizzare la minaccia attuale.

Lasci correre lo sguardo sul salone, il fuoco che non può più scaldarti il viso – non ti accorgi della donna finché non parla, la voce molto più vicina a te di quanto avresti permesso se fossi ancora un cacciatore vivo.

«Per chi sei qui?» ti volti di scatto, vagamente allarmato – più per la sorpresa, in effetti, che per pura sensazione di pericolo, visto che lei non può farti nulla e tu non puoi farle nulla –, e ti ritrovi davanti una ragazza che non avrà più di venticinque anni, seduta a gambe incrociate sul bracciolo, accanto a te, tranquilla.

Non la conosci.
Non è minacciosa, in realtà – ha i capelli corti e scuri, gli occhi verdi, e da in piedi dovrebbe essere poco più bassa di te (e ha un bel sorriso, anche se appena accennato).

Il sorriso si fa più ampio quando nota che i due lì sopra si sono svegliati, ed entrambi sentite un lamento particolarmente entusiasta scendere fino a voi dal piano di sopra – la tua fronte, invece, si aggrotta ulteriormente. Ti domandi se a un giudizio esterno potreste assomigliare a due pervertiti – lei che sorride con evidente aria di approvazione e tu che, nonostante ostenti perplessità, stai già facendo fatica a trattenere un ridacchiare scomposto.

Pensi di avere afferrato il senso della sua domanda, mentre la osservi alzare lo sguardo al soffitto, divertita – eppure un'ombra le vela le iridi, lontana.
Le rispondi sottovoce, nonostante tu sia perfettamente consapevole che nessuno può sentirti e che quindi è completamente inutile – chiamalo istinto, chiamalo abitudine, sai che i vampiri hanno le orecchie sensibili e ti adegui di conseguenza.

«Per entrambi.» lei china il capo nella tua direzione e non parla più – rimane silenziosa, il bel volto dipinto di qualcosa che può essere tristezza o forse qualcos'altro.
Sei curioso, adesso – dev'essere qualcuno che li ha conosciuti. Forse un'amica, e sai che in tutta probabilità c'entra qualcosa Damon, con lei.

Eppure non l'hai mai vista – quindi non è rimasta molto in città, se mai c'è stata. Forse fa parte del prima – ma senti che è poco probabile e non sai spiegartelo nemmeno tu, il perché.
Quando arrivi alla conclusione che si tratta sicuramente di una delle infinite sotto-trame delle vostre vite e non arriverai mai a sbrogliare la matassa da solo perché, diamine, non sei Sherlock Holmes, semplicemente chiedi delucidazioni – con tatto, naturalmente.

«Chi sei?» tatto, appunto. La tua è una curiosità legittima, del resto – in effetti non c'è nemmeno bisogno di mettersi così tanti problemi, e non c'è un motivo preciso per cui lo stai facendo, considerato che sei sempre stato una persona piuttosto schietta (e, comunque, ora, siete solamente due fantasmi con amici comuni).
Lei sorride ancora, solo un breve incurvamento di labbra che potresti anche avere sognato perché, dopotutto, nel camino sono rimaste solo braci morenti – poi ti risponde, non che questo ti sia poi d'aiuto.

«Mi chiamo Rose.» pensi che forse il suo nome dovrebbe far scattare un qualche campanello, un ricordo vago, ma non accade – è inutile, non l'hai mai vista prima di adesso.
Lei deve sentire il tuo straniamento, perché inarca le sopracciglia e scuote piano la testa, ironica – eppure dietro quella maschera c'è comprensione, un'infinita tenerezza.

«Capisco perché non ti abbia mai parlato di me, ma poteva anche sprecarsi a informare il resto dei buoni, tanto per evitare queste situazioni.» sbuffa appena, leggera, dondolando una gamba con fare distratto. Tu la osservi per qualche altro secondo, senza sapere come rispondere – lei si volta verso di te e rigira la conversazione, curiosa. «È una lunga storia, però. Tu, invece? Chi sei?» sicuramente sei parecchio confuso, e pur di capirci qualcosa affermeresti volentieri che avete un sacco di tempo, cadendo con una facilità imbarazzante in uno dei peggiori cliché della storia cinematografica e/o letteraria – inoltre sei piuttosto convinto che quand'anche lei sapesse come ti chiami, non avreste risolto comunque nulla. Ma, del resto, che importa? Almeno ti senti un po' meno solo, mentre conversi amabilmente con la straniera – anche se sembra un po' pazza, un po' sofferente (in fondo lo sei anche tu, un po' pazzo, molto sofferente).
«Alaric – Ric.» le tendi la mano per riflesso, ma lei non la stringe – abbassi il braccio e non commenti.

Di sopra c'è di nuovo silenzio – e vorresti ben vedere, dovranno anche riposare, ogni tanto –, e allora sospiri e non sai più perché sei lì.
Ti senti parecchio patetico, seduto al buio in compagnia di una sconosciuta, quelli che ami a vivere le loro vite e tu rinchiuso in quel limbo – e l'oscurità è pesante come una cappa, quasi fisica, tremendamente vuota.

Parli, per tentare, almeno, di mitigare il gelo che sembra averti intorpidito i pensieri – per non soffermarti sulla solitudine e sul buio e sul fatto che le persone vanno avanti mentre tu rimani fermo, bloccato, imprigionato e non puoi fare altro che nutrirti di rimpianti ed essere felice per la loro felicità, in silenzio, da dietro un vetro impenetrabile.

«Eri loro amica?» lo chiedi e intanto pensi che, se davvero è così, è strano che nessuno te ne abbia mai parlato – da un certo momento in poi sei stato ritenuto all'unanimità una delle poche persone in grado di avvicinarsi a Damon senza rischiare un qualche suo furibondo, alcolico attacco (il che è assurdo perché, nonostante tu l'abbia perdonato ormai da molto tempo, non si è fatto scrupoli a spezzarti il collo una volta – più di una volta – e in caso di estrema ubriachezza o estrema rabbia sei abbastanza convinto che la sola che potrebbe fare qualcosa, rimanendo viva dopo, è Elena) ed eri praticamente lo zio adottivo di lei, quindi davvero non capisci come quella donna abbia fatto a infilarsi nelle loro vite senza che tu lo sapessi.

Probabilmente non è stata importante, forse non è rimasta molto – eppure conosci Damon e conosci Elena, e sai che lui tende ad essere terribilmente diffidente e che a lei servono prove concrete prima di accettare qualcuno, quindi i conti non tornano.
Dev'essere stata straordinaria, con quel suo sorriso amaro e gli occhi offuscati – incrina le labbra ed è solamente malinconica, piena di rimpianti quanto te.

«Di Damon, in realtà, più che di Elena – abbiamo avuto un rapporto un po' burrascoso, ecco.» il sorriso si fa più ampio e un po' meno amaro al ricordo di qualcosa, dolorosamente ironico «Ed ero più un'amica... speciale – non è un uomo fatto per l'amicizia, non con una donna. Troppo passionale.» scuote il capo, alzando gli occhi al soffitto con una certa inevitabile complicità nei suoi confronti – riflettendoci, ti rendi conto che non ha tutti i torti. L'unica delle donne di Mystic Falls che non è passata nel suo letto, probabilmente, è Bonnie. E Liz Forbes. Ah, no, anche Carol Lockwood.

Ti limiti a storcere di rimando le labbra in un'espressione di tacita ammissione, e concordare con un cenno del capo – hai sempre saputo quanto esuberante fosse Damon da quel punto di vista, non è esattamente una sorpresa che abbia conosciuto in quel modo anche lei (ogni tanto ti stupivi di quanto, soprattutto i suoi occhi, azzurrissimi ed enormi e forse alle volte persino troppo limpidi, all'occorrenza fossero così dannatamente convincenti).

Rose sorride ancora un po' di più, inclinando la testa – indica con un dito il soffitto, scrollando le spalle con evidente, costruita esasperazione.

«Diciamo che ho sempre sostenuto che sarebbe finita così.» increspa la bocca e a te scappa una risatina, perché sei consapevole del fatto che anche i sassi, in città, erano certi più o meno dall'inizio dell'esito finale di quell'immenso, complicato viaggio che erano stati Damon ed Elena – non tutti avevano voluto ammetterlo, ma lo si sentiva nell'aria da anni e c'erano stati certi sguardi, certi tocchi, a volte, che ti facevano sentire improvvisamente di troppo, un intruso nella stanza.

E l'avevi visto, Damon, nelle serate brutte – quelle brutte davvero, quelle notti in cui anche il tuo, di dolore, veniva momentaneamente accantonato; quelle in cui sembrava che il mondo dovesse finire.

C'erano volte in cui pensavi di non averlo mai davvero capito, non fino in fondo – e magari non sempre, ma avevi avuto ragione (c'erano state parole che non aveva detto, azioni che non aveva spiegato, ricordi che non aveva condiviso – e anche se avevi compreso quella diffidente riluttanza all'aprirsi, persino con te, persino con Elena, non neghi che quando hai scoperto del 1953 avresti voluto dargli dell'idiota e dirgli che è veramente un coglione masochista perché, diamine, come ha fatto a non impazzire in tutti quegli anni non te lo spiegherai mai, e dopo avresti fatto qualcos'altro, forse avresti tentato di abbracciarlo e forse sarebbe stato goffo e imbarazzante ma non sarebbe importato perché sei abbastanza sicuro che, con il disastro di Katherine e le problematiche infinite, e la rottura e tutto il resto, nessuno abbia pensato che dopo aver riaperto certe ferite forse persino Damon Salvatore, con tutte le sue maschere e con tutti i suoi dolorosi sorrisi, avesse bisogno di un contatto. Non che lui l'avrebbe mai ammesso, non certamente ad alta voce, ma forse avrebbe ricambiato e sarebbe andato bene così, non avete mai avuto bisogno di smancerie di sorta e l'unico abbraccio che ricordi è stato davanti agli armadietti della scuola nel bel mezzo di una confusione di proporzioni considerevoli, ma sei piuttosto certo che non avrebbe protestato).

Sospiri.

«Ne hanno passate tante – sono solo contento per loro, adesso che sembra che sia veramente tutto a posto.» sembra davvero che non ci sia più niente da temere, che si sia venuto a creare un fragile equilibrio che non ha intenzione di spezzarsi – ma questa è Mystic Falls e sai che dovresti tenere la bocca chiusa ed evitare di attirare involontariamente disgrazie, lo sai «Lo meritano entrambi.» lei scivola sulla seduta, reclinando la testa all'indietro.

Si porta le ginocchia al petto, appoggiando il mento su di esse – gli lancia uno sguardo penetrante, e per un attimo riesce a leggere una solitudine tremendamente simile alla sua, in fondo alle iridi chiare.
«Sì, lo meritano – dopo così tanto tempo soli non meritano altro che questo.» prende un respiro profondo, facendo una pausa quasi impercettibile prima di continuare (sai che si riferisce più a lui che ad Elena – lui con i suoi segreti e le sue sofferenze, e senti che gli ha voluto bene davvero e vorresti sapere come) «Sei simpatico, Ric. Era da tanto che non parlavo con qualcuno.» chini scherzosamente il capo, come a prendere elegantemente atto del complimento e, al contempo, confermarle che ti ha fatto piacere essere stato utile.

Ti sarebbe piaciuto conoscerla, prima – pensi che ti saresti trovato bene con lei, probabilmente perché per certi versi è veramente simile a Damon ed in lei rivedi molto di quell'uomo che hai imparato a capire, e nemmeno sempre, solo col tempo. Forse, se Elena non avesse mai aperto gli occhi, lei sarebbe stata quella in grado di guarirlo – forse avrebbe potuto essere lì al tuo posto quando tu non ne avevi la possibilità, e forse le cose sarebbero andate diversamente.

Ma è tardi per i forse, nessuno dei due c'è stato per un motivo o per l'altro, ed è andata com'è andata – nemmeno troppo male, alla fine dei conti (ci sono più ferite di prima e tutti hanno rischiato di ammazzarsi un'altra volta, ma è semplice routine).

Dopo non parlate più, e in realtà non sapresti quantificare quanto tempo siete rimasti in silenzio a fissare la cenere e a condividere solitudine e pensieri, ma all'improvviso è l'alba e non ve ne siete nemmeno accorti – li avvertite muoversi entrambi, sopra le vostre teste (un buongiorno sussurrato, il cigolare delle molle, una risata bassa, roca).
Sorridete quasi nello stesso momento – eppure è ora di andare, e l'ultima cosa che vedi di lei è quel suo sorriso incrinato, un po' amaro, un poco dolorosamente intriso di passato (forse ti stai sbagliando, ma ti sembra un po' più ampio, un po' più caldo).

«Grazie, Ric



Be still and know that I'm with you.
Be still and know that I am here.
Be still and know that I'm with you.
Be still, be still, and know.

The Fray – Be still

   
 
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