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Autore: JeyCholties    20/04/2014    7 recensioni
- Sirius, vuoi dire qualche parola? - una voce cortese che non associai a nessuno, mi raggiunse un po’ timida.
Mi sistemai al centro del palco e guardai Remus, in ultima fila, che piangeva.
-Voi, oggi, avete perso un amico, un caro, un conoscente, un figlio.- la mia voce era limpida e tranquilla, sapevo che era solo una breve illusione.
-Io, oggi, ho perso me stesso.- la mia voce si incrinò leggermente.
- James non era un amico per me, lui era la mia famiglia, la mia risata, lui era la punizione che mi prendevo al posto suo.- dissi, controllando ogni mio nervo, ogni mio muscolo, per evitare di spezzarmi davanti a tutti.
Un singhiozzo frantumò il silenzio, Minerva McGranitt stava piangendo, perché lei si ricordava ogni punizione che ci aveva assegnato.
Si ricordava ogni ora saltata, ogni boccino catturato da James, ogni risata, ogni battuta fatta durante le sue lezioni.
- James era Sirius Black, e Sirius Black era James. Ci rivedremo Ramoso, nel frattempo giuro solennemente di non avere buone intenzioni.- conclusi.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Justin Finch–Fletchley | Coppie: James Potter/Sirius Black, James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Tutti si aspettavano una reazione da me.
Una lacrima, una parola, un tremito.
La verità era che non sentivo nulla.
Guardavo il viso di James e poi quello di Lily.
E poi di nuovo quello di James.
Aveva i capelli troppo in ordine, dannazione.
Aspettavo, io aspettavo che la sua mano salisse e gli scompigliasse come aveva fatto per otto anni interi.
Ma non successe, le sue dita non arruffarono quei riccioli ribelli.
James non aveva gli occhiali, quale incapace del cazzo aveva preparato quella tomba?
Mundungus? Un elfo domestico? Un babbano spastico?
Mi portai una mano nella tasca interna della giacca.
Ci su un sospiro collettivo.
Tutti aspettavano, aspettavano come aspettavo io il sorriso malandrino di James.
Aspettavano che io facessi qualcosa.
Le mie dita si chiusero intorno alla montatura metallica degli occhiali di James, che avevo portato via dalla sua casa, la notte in cui …
Interruppi il flusso dei miei pensieri prima che mi uccidessero di nuovo.
Perché io ero morto, esattamente come James.
Ero morto, quella notte, insieme a lui, sulle scale.
Tirai fuori gli occhiali squadrati di James, quelli che Remus riparava sempre quando cadevano per terra.
Feci un passo verso la tomba e misi gli occhiali a James.
Le mie dita sfiorarono la sua pelle fredda.
Glieli misi un po’storti, come piacevano a lui.
Come se fosse appena sceso dal suo manico di scopa.
Le mie dita salirono a sfiorargli i capelli, glieli disordinai delicatamente.
Ecco, ora James sembrava addormentato, come quelle volte in sala comune dopo aver fatto a gara a chi beveva più velocemente una bottiglia di whiskey incendiario.
Sorrisi tristemente.
- Sirius, vuoi dire qualche parola? - una voce cortese che non associai a nessuno, mi raggiunse un po’ timida.
Mi sistemai al centro del palco e guardai Remus, in ultima fila che piangeva.
-Voi, oggi, avete perso un amico, un caro, un conoscente, un figlio.- la mia voce era limpida e tranquilla, sapevo che era solo una breve illusione.
-Io, oggi, ho perso me stesso.- la mia voce si incrinò leggermente.
- James non era un amico per me, lui era la mia famiglia, la mia risata, lui era la punizione che mi prendevo al posto suo.- dissi, controllando ogni mio nervo, ogni mio muscolo, per evitare di spezzarmi davanti a tutti.
Un singhiozzo frantumò il silenzio, Minerva McGranitt stava piangendo, perché lei si ricordava ogni punizione che ci aveva assegnato.
Si ricordava ogni ora saltata, ogni boccino catturato da James, ogni risata, ogni battuta fatta durante le sue lezioni.
- James era Sirius Black, e Sirius Black era James. Ci rivedremo Ramoso, nel frattempo giuro solennemente di non avere buone intenzioni.- conclusi.
Si udì un rumore strascicato, tutti si voltarono verso Remus, che si era alzato ed era uscito dalla piccola chiesa.
Calò il silenzio, e ciò permise di sentire l’urlo straziante di Remus, così simile a un ululato.


Chiusi gli occhi e mi permisi di piangere.
Solo un po’alla volta, tutti i giorni.
Così da non lasciare andare via James tutto in una volta.
Aprii gli occhi e urlai.
Il mio dolore riecheggiò lungo Azkaban.
Il mare impetuoso rispose al mio urlo.
Il Ministro della Magia guardò nella mia cella.
-Black.- sputò il mio nome come se fosse feccia, e automaticamente un sorriso increspò le mie labbra.
Finalmente qualcuno aveva pronunciato il nome della famiglia con disgusto.
Il Ministro ripiegò il giornale che stava leggendo a un detenuto accanto e si avvicinò.
Durò un secondo, le sue dita grassocce si chiusero intorno alla gazzetta.
Durò solo un secondo, ma l’avevo visto.
Nella penombra perenne di Azkaban, vidi un spiraglio di James.
-Ministro, potrei avere la sua gazzetta?- chiesi.
Lui aggrottò la fronte e la infilò fra le sbarre.
La presi e l’aprii.
Non era James, aveva i suoi stessi capelli ribelli, il suo stesso naso, la sua stessa mascella, ma gli occhi erano sbagliati.
Gli occhi erano di Lily, ricordavo bene tutte le poesie strambe che James aveva composto sugli occhi di Lily.
Quello nella foto non era James, era un pezzo di James.
Harry.
C’era ancora un pezzo di James nel mondo.
Una lacrima scivolò sulla mia guancia incavata.
Harry non aveva la stessa espressione malandrina del padre, anzi sembrava quasi imbarazzato accanto a un uomo biondo con un sorriso tirato.
Erano al Ghirigoro, il titolo recitava: ‘Il celebre Gilderoy Allock incontra Harry Potter.’
Potter.


-Come hai fatto, Sirius? Come sei riuscito a non impazzire?- la voce di Remus era sorpresa e amara.
-A volte i ricordi uccidono, Remus. Altre volte ti salvano.- dissi guardandolo negli occhi.
-Non c’è stato un giorno in cui io non abbia pensato a te e a James, non c’è stato un giorno in cui io non abbia ricordato.- la mia voce si spezzò e la ferita che avevo nel petto ricominciò a sanguinare.



Salve Malandrini,
la mia prima one shot, sono così emozionata.
Well well, riguardo alla storia, devo ammettere che io ho pianto mentre la scrivevo, spero che abbia suscitato qualche emozione anche a voi.
Vi prego, se la storia vi è piaciuta lasciate una recensione e andate a leggere l'altra mia storia 'The Marauders Era.'

Un bacio, Jey.
  
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