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Autore: Rota    15/07/2008    3 recensioni
Questo testo è nato come sfogo a una brutta situazione emotiva- psicologica. Ho voluto proporre una possibile soluzione a un a situazione reale molto difficile, che mi sta vedendo protagonista in questi tempi. Vi prego, leggete e recensite. A presto
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Almeno questa volta "Oh, mamma, la mia testa..... Dove sono?" A- ahi! Che sta succedendo?"

La sirena di un'autoambulanza mi sveglia, col suo suono acuto e insistente. Sono sdraiata a terra, tutto il corpo dolorante. Mi lecco le labbra, sono ricoperte di sangue; cerco di muovere una mano, ma le dita bruciano terribilmente. Tutt'intorno a me, gente che borbotta, parla. Arrivano due uomini in divisa aranzione fosforescente, mi alzano e mi mettono sopra un lettino, legandomi stretta a quello. Nel frattempo, io riesco a vedere Marta ancora stesa a terra, col naso praticamente rotto e grondante sangue, che sta ricevendo le cure di un altro uomo arancione. Sorrido, amara.
Come ero arrivata a una situazione del genere? Come a picchiare una delle mie più care amiche?
Mentre mi trascinano sull'auto che mi porterà all'ospedale, ripenso agli ultimi tempi.

No, io non sono una persona paziente, e questo episodio ne è la dimostrazione lampante. Non mi era andata giù la questione.

Lei e la Laura mi stavano ignorando da troppo terpo, ormai, e io non potevo non sospettare che ci fosse dietro qualcosa.
Sempre, sempre stata chiara, inequivocabile. Per quanto non apprezzassi le mode, non vi avevo nulla di veramente contro, soltanto gli eccessi mi hanno sempre fatto paura una terribile e folle paura. Moderazione, ci vuole. Va bene divertirsi, ma non bisogna eccedere. E Marta aveva ecceduto, troppo.

Per puro caso, perchè i miei genitori conoscono i suoi, io ero venuta a sapere cosa le era capitato. Era stata male tanto da andare in ospedale. Perchè? Perchè aveva bevuto troppo.... Fu come una pugnalata, un pugno nello stomaco. Come ci era arrivata a quel punto? Quanto aveva bevuto? Dove erano le sue amiche? Perchè diavolo nessuno l'ha fermata?

Il senso d'impotenza è cresciuto in me concimato dal suo assoluto silenzio fino a diventare opprimente, ossessivo.

Cerco di avvicinarmi a lei con cautela, non voglio assolutamente urlarle addosso, rinfacciandole i suoi errori; so quanto è dolorosa una tal cosa, e non voglio ferirla.

Mi dice che non sono fatti miei, che quella è la sua vita e ne fa quello che vuole!

-Sono fiera di quello che faccio! Non immischiarti in cose che non ti riguardano!-

Ah, non mi riguardano? Davvero? Allora perchè ci sto così male? Perchè mi interesso così tanto a quali conseguenze queste tue azioni comporteranno sul tuo futuro?

Mi lasciò sbigottita tanta rabbia nei miei confronti, come se le stessi facendo un torto a interessarmi a lei. Perchè ho sempre pensato che i suoi gesti volessero arrivare a quello. Non c'è altro motivo, non si può eccedere in tal modo senza un motivo. Quello più semplice, e drammatico, è una solitudine tale da spingerti a fare le pazzie più pazze per metterti sotto i riflettori.

Oppure, l'assoluta mancanza di coscienza; perchè la vita è bella, la vita va vissuta in maniera piena e libera, intensa.

Carpe Diem, diceva Orazio, il buon vecchio Orazio. "Prendi il giorno", cogli l'attimo sfuggevole, "Del domani non v'è certezza", lo diceva anche Lorenzo de Medici.

La rabbia, infine, venne, e mi fece affogare nel suo mare.
-Vuoi farti del male? Vuoi farti del male? Te lo do io, il male, se lo desideri tanto!-
Queste le parole che dissi prima di avventarmi su di lei, picchiandola. Non avevo mai fatto risse, mai; per scherzo picchiavo, dato pugnetti al mio ragazzo, ma niente di serio, niente di così violento, così desiderato.
Lei non ci mise molto a rispondermi, e così siamo finite in questo pietoso stato.

Sinceramente, se si potesse riavvolgere tutto, rifarei altre 100 volte quello che ho fatto.
Non mi pento, perchè piuttosto che restare a guardare lei che si faceva del male da sola, ho voluto esprimerle la mia opinione in questa maniera. Almeno così sono sicura che mi ha sentita.

Sono una tipa violenta, e anche poco paziente, l'ho già detto. Sono anche molto ansiosa, e sinceramente, l'immagine di lei che si va a schiantare con la macchina contro un muro, o va in come per aver bevuto troppo, o si fa investire da un'auto perchè balla in mezzo alla strada, tutte queste immagini mi sono ballate davanti fino a questo momento.
Marta sa, adesso, che sono disposta a portarla io in ospedale, e non aspettare che lo faccia qualcun'altro al posto mio, magari rompendole qualcosa di più che il semplice naso.

Almeno questa volta mi ha ascoltata.

  
   
 
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