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Autore: Reagan_    21/04/2014    1 recensioni
Ci si può innamorare senza riserve e senza motivo? Anche quando si è diversi, opposti?
Georgiana Sullivan è una analista finanziaria, cresciuta in una famiglia benestante della New York dei grattacieli.
Donald Jeter è un medico afromericano specializzando in chirurgia che si divide fra il lavoro, lo studio e il volontariato nel suo vecchio quartiere degradato.
Diversi eppure innamorati.
Opposti eppure simili.
Nella New York delle luci e delle risate offuscate dal buio della Guerra Fredda.
Storia che partecipa al "Slice of Life" Challenge.
Genere: Generale, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Storia che partecipa alla Challenge "Slice of Life" indetto da areon.
Link Challenge:http://freeforumzone.leonardo.it/d/10511289/-Slice-of-Life-challenge/discussione.aspx
Prompt: Bicchiere di vino
Titolo: Settembre 1974 - Le Perle
Autore: Reagan_
Fandom: Originali-Romantico
Personaggi: NC
Genere: Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: Nessuno
Lunghezza: (conteggio parole e numero pagine):2000

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Le Perle


Saint Joseph Church era una di quelle chiese borghesi ed innocue che tanto piacevano a Georgiana. Il pastore era un uomo distinto, incline a miti prediche e con la particolare capacità di organizzare eventi mondani degni della consorte del sindaco, non era solito battezzare neonati comuni per cui la sua sola presenza aveva suscitato stupore ed invidia fra le altre madri presenti alla breve cerimonia.
Nonostante la ritrosia della famiglia di Donald, Georgiana era riuscita a replicare una cerimonia di battesimo anglicana, senza lunghi canti o incitazioni morbose all'estasi. Anche se aveva sempre trovato affascinanti i riti delle chiese afroamericane, le considerava poco adatte a lei e sobrie. C'erano voluti quasi due mesi per convincere Donald a cedere su quel punto, sottolineando quanto fosse importante per entrambi mantenere i rapporti con una istituzione approvata dalla maggior parte dei suoi colleghi di lavoro e dal direttore dell'ente di ricerca.
Così quel mattino Donald si sarebbe allontanato ancora di un passo dalle sue origini, trascinando con sé il figlio, pensava mentre si vestiva in camera e fissava con la coda nell'occhio sua moglie infilarsi un abito grigio.
-Non è troppo austero quell'abito?- domandò girandosi appena mentre trafficava con il nodo della cravatta.
Georgiana chiuse la cerniera del vestito da sola e cercò di non sembrare offesa da quel commento. Non era la prima volta che suo marito tentava di convertirla alle mode colorate che tanto le sue colleghe sembravano amare. Ma a lei non stavano bene quei colori, quel rosa acceso o quel verde confetto non facevano per lei. L'austerità e la sobrietà erano le uniche cose che sembrano perfette per il suo copro minuto e senza particolari curve. Si sistemò nuovamente la coda bassa con cui aveva raccolto i capelli ed aprì il suo portagioie, con estrema delicatezza tirò fuori una lunga collana di perle.
-Mi aiuteresti invece di blaterale?- chiese al marito avvicinandosi a lui.
Donald si sistemò dietro di lei e prese la collana che allacciò con qualche difficoltà, una volta legata, lasciò un bacio leggero sulla spalla di Georgiana che s'irrigidì. A Donald non sembrò importare, perché la voltò contro di sé e la baciò con irruenza, Georgiana cercò di non lasciarsi andare ma per la prima volta dopo mesi, la libido prese il sopravvento e rispose con la stessa urgenza. Circondò il collo con le sue braccia magre e sentì quasi il bisogno di sollevare la gonna e far scendere le mutandine, ma il pianto del loro bambino li interruppe.
-Il principino mi sa che desidera rimanere figlio unico a lungo. -Donald lasciò un bacio delicato sulla fronte della donna e le sorrise. -Vado a calmarlo.-
Georgiana lisciò la gonna del vestito e cominciò a giocherellare con le perle fredde della collana. Non poté fare a meno di notare come lo specchio riflettesse l'immagine di una donna con le guance arrossate e le labbra rosse, quasi inconsapevolmente sorrise a sé stessa.


-Direi che potremmo fare l'ultima foto qui, con tutte le persone.- disse il fotografo, un giovanotto della scuola di arte, agitando le mani e cercando di spingere una folla immaginaria. Georgiana spostò Glenn da un braccio all'altro, il bambino sembrava troppo interessato alla cravatta turchese del padre che tentava di afferrare. Quando il fotografo gridò “Cheese!”, tutti sorrisero automaticamente e Georgiana sentì la mano di Donald circondarle la vita e le sue labbra avvicinarsi pericolosamente all'orecchio.
Per un attimo si domandò se volesse sussurrare qualche sconceria e si pentì amaramente di essersi lasciata andare così volubilmente qualche ora prima.
-Dimmi che non sono loro.- disse lui facendo un cenno con il mento verso destra.
Georgiana seguì il suo sguardo e finì per notare due persone in piedi a fissare la piccola folla che si stava già disperdendo per recuperare le diverse auto posteggiate davanti alla chiesa. Strinse con forza suo figlio non appena comprese che le due figure appartenevano ai suoi genitori.
Donald azzardò a fare un passo verso di loro, ma Georgiana lo fermò.
-Salutiamo prima i nostri amici e i parenti, diciamo che andiamo a cambiare Glenn per qualcosa di più comodo e che ci vediamo tutti al ristorante.-
Donald annuì e cominciò a pellegrinare per la piccola piazza spiegando con un sorriso perfetto fra le labbra come si sarebbero tutti visti fra meno di un'ora al ristorante.
Liberatosi della madre che aveva insistito per andare con loro a casa e aiutarli a scegliere qualcosa di adatto, Donald si avvicinò a Georgiana che mentre cullava Glenn stringeva convulsamente la collana di perle.
-Andiamo?- le chiese. Lei annuì solamente.




Il signore e la signora Sullivan si avvicinarono lentamente, cercando di non farsi notare dai piccoli gruppi di ospiti che se ne andavano alla spicciola, stringendosi come ad affrontare una forte folata di vento. Georgiana appoggiò la testa di un addormentato Glenn sulla sua spalla e accarezzò quella schiena piccola e così fragile, osservando quella strana coppia che un tempo riteneva così famigliare.
-Salve … - cominciò Donald titubante una volta che furono talmente vicini da poter contare le diverse rughe del volto dei due anziani suoceri.
-Buongiorno … - disse il signor Sullivan fissando negli occhi sua figlia.
-Cosa ci fate qui?- domandò Georgiana con voce turbata.
-Mi sembra chiaro, vogliamo vedere …-
-Perché non andiamo a casa e ne discutiamo tranquillamente. Sono sicuro che nessuno vuole discutere in mezzo alla strada di queste cose.- interruppe Donald passando più volte la mano lungo la schiena tesa di Georgiana che guardava i suoi genitori con gli occhi lucidi e le mani tremanti.
I signori Sullivan annuirono rendendosi conto della sconvenienza di quel luogo aperto e degli sguardi curiosi dei passanti.
La chiesa distava qualche minuto di macchina ma quella mattina sembravano quasi un'eternità.
-Li hai chiamati tu?- chiese Donald svoltando verso il viale dove vivevano.
Georgiana lasciò che il figlio giocasse con la sua collana di perle e fulminò con uno sguardo il marito. -Certo che no!- sibilò. -Non li ho contattati.-
-Come credi che siano venuti a saperlo?- Donald fermò lentamente la macchina, accertandosi che il suocero avesse capito dove fermarsi.
-E' una cerimonia pubblica Donald. Basta chiedere alle persone giuste.- rispose con acidità aprendo la portiera e scivolando con accortezza dato il peso sempre più importante di Glenn.
Pochi minuti più tardi, la signora Sullivan sedeva su un divano verde acqua ed osservava a distanza suo nipote. Aveva chiesto se poteva prenderlo in braccio non appena era entrata in soggiorno ma sua figlia le aveva scoccato un'occhiata gelida.
Georgiana si tolse i tacchi scalciandoli via e consegnò il bambino a suo marito chiedendogli di pensarci lui al cambio mentre lei accoglieva i suoi genitori.
Si voltò e si sedette su una poltrona, guardandoli con aria stanca.
-Cosa volete?- domandò seccata ravvivando i capelli castani.
-Volevamo vedere nostro nipote, ecco cosa volevamo fare.- rispose il padre.
-E perché diamine vi siete improvvisamente presi il disturbo? Dopo tutto questo tempo?- le domande rimasero senza una risposta e per qualche minuto nessuno parlò.
La signora Sullivan appoggiò la sua borsa a terra, accanto a lei, e si tolse il cappello scuro che aveva indossato anche il giorno della laurea di Georgiana.
-Credo che sia passato abbastanza tempo per ricominciare a comportarci civilmente, mia cara. Rimaniamo i tuoi genitori.-
Georgiana alzò il sopracciglio, si alzò ed andò a versarsi da bere in cucina. Quando tornò con un bicchiere colmo di whisky solo per sé stessa si concesse un piccolo sorriso di fronte ai suoi parenti.
-Non capisco cosa vi abbia portato a tali conclusioni, state per morire di qualche malattia grave ed improvvisamente vi siete resi conto che avere un genero medico è utile?-
-Georgiana!- esclamò la madre. -Cosa stai dicendo?- sussurrò.
-Nulla, solo un'ipotesi. Sto cercando di capire per quale motivo siete qui.-
Donald era sceso in tempo per sentire la risposta secca del suocero.
-Ovvio volevamo assicurarci che tu non fossi diventata una di loro. Qualunque cosa tu voglia fare della tua vita … - si fermò non appena notò il genero arrivare e prendere il bicchiere di whisky che sua figlia stava sorseggiando e buttarlo giù in un sorso.
-Credo che a mia moglie voi dobbiate più di qualche scusa.- disse posando il bicchiere sul tavolino da tè.
-E con questo lei cosa c'entra?- scoppiò il suocero guardandolo disgustato.
-Visto che non sembrate capaci di capirlo ve lo spiego ancora, la mia scelta è irreversibile. Mio marito è afroamericano, mio figlio e i figli che verranno saranno per metà afroamericani. Per quanto tu possa tentare d'insinuarti nella vita di tuo nipote, non si sveglierà una mattina completamente bianco e con il tuo faccione quadrato. Sarà sempre afroamericano. Quindi piantala!-
La signora Sullivan scattò in piedi e si avvicinò di un passo. -Non pensi a me? A quanto sono stata in pena per te? A quante cose mi sono persa? Sei la mia unica figlia.-
-Perché non siete onesti con voi stessi e non mi dite la verità? Siete qui solo perché sapete che se l'azienda finirà solamente in mano all'altro vostro figlio finirà in rovina in pochi anni.- concluse amaramente.
-Come puoi pensare che siamo qui solo per motivi così futili? Siamo diventati nonni e l'abbiamo scoperto quasi per caso a casa del sindaco!-
Georgiana si morse le labbra e con le dita tremanti cercò di sfilare la collana di perle.
Si avvicinò alla madre e gliela lasciò in mano.
-Adesso torna nella tua triste e grande casa e quando sarai a cena dal sindaco pensa alle tante altre cose che ti perderai di tuo nipote Glenn o dei suoi futuri fratelli.- aprì la porta della casa e li scortò fuori.
Nessuno parlò e per un lungo momento Georgiana fissò la porta chiusa di casa sua.
-Georgie … - mormorò Donald avvicinandosi ma la moglie si voltò e con il volto asciutto e cupo gli disse di muoversi che erano in ritardo per il pranzo del battesimo.




All'imbrunire spensero le luci della loro casa leggermente barcollanti per i troppi bicchieri di vino rosso ingurgitato durante il pranzo e una volta addormentato un stanco Glenn, gettarono via i propri vestiti e s'infilarono a letto.
-Vuoi parlarne?- domandò Donald per l'ennesima volta durante quella giornata.
Georgiana si sistemò meglio fra i cuscini. -No, Donald, non c'è nulla di cui parlare.-
-Come nulla? E' la tua famiglia e vi siete detti delle cose … -
Georgiana sbuffò e senza pensarci con la mano cercò la collana per poi incontrare solo il collo nudo. -Hanno tentato per troppo tempo di pilotare la mia vita, mi domando perché si siano presi il disturbo di venire proprio oggi e non quando li avevo chiamati.-
Donald aggrottò la fronte. -Quand'è che li hai chiamati?- chiese sorpreso.
-Il giorno dopo la nascita di Glenn.- disse lei con la voce impastata da lacrime silenziose. Suo marito la strinse a sé, baciandole la testa più volte e domandandosi perché non l'avesse fatta lui quella chiamata o perché ne fosse rimasto all'oscuro per così tanto tempo.
-Hanno fatto le loro scelte e ora che mio fratello si è laureato con il minimo dei voti è logico che abbiano paura che tutto ciò che hanno costruito con l'azienda scompaia nel giro di qualche anno.- baciò il petto del marito. - Ma io non sono in vendita e tu e i nostri figli non siete una merce di scambio.-
-Perché usi il plurale?- chiese Donald invertendo le posizioni e baciando distrattamente il mento e il collo della moglie.
Georgiana ridacchiò appena e si rilassò mentre il marito la baciava e le sussurrava parole d'amore. -Perché non mi dispiacerebbe avere altri figli.- rispose.
-Allora dobbiamo impegnarci, mi metto subito al lavoro.-
-Direi che dovremmo aspettare qualche mese, ma nulla ci vieta una prova generale.-
Donald le ridacchiò e non si fece attendere.



Il pomeriggio successivo Donald rientrò in casa con un piccolo pacchetto di velluto, all'interno una collana di perle che allacciò al collo di Georgiana, asciugò le sue lacrime e la baciò a lungo, promettendo a sé stesso che sarebbe stato un marito migliore per sua moglie.
   
 
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