-Prologo


I primi timidi raggi di luce creavano sfumature rosee in cielo; il sole, dietro la Barriera, sorgeva. Non lo avrebbero visto che tra una buona mezz'ora, ad ogni modo. 
Sospirò pesantemente, avvolto nella sua pelliccia, sperando che, in qualche modo, il freddo si affievolisse. In fondo, per quanto potesse essere debole l'effetto, la luce avrebbe dovuto, in qualche modo, procurargli anche un minimo tepore. O almeno era questo quello che sperava. 

Da ormai quasi un mese era in viaggio, e, di certo, più la meta si avvicinava, più diventava infelice. Non tanto perché amasse cavalcare ed esplorare, né perché amasse particolarmente la compagnia dei suoi compagni di viaggio -anzi, non aveva rivolto la parola a nessuno di loro, se non per l'essenziale, ed aveva ascoltato silenzioso i pochi discorsi che gli altri avevano portato avanti. La verità era che, più la Barriera si faceva vicina, più si rendeva conto di quanto la permanenza in quel luogo sarebbe stata sofferta ed ostile. Sarebbe anche riuscito a sopportarlo si si fosse trattato di un periodo breve, ma, purtroppo, avrebbe dovuto passare il resto dei suoi giorni in quel posto che, di accogliente, non aveva nulla. 

Non avrebbe esattamente abitato sulla barriera, aveva spiegato a lui e alle altre reclute ser Jorah, ma in delle torri ben meno imponenti lì accanto. Ser Jorah era un uomo non poco anziano a cui era stato affidato il compito di trovare nuove reclute nel vicino Nord. Ben pochi, comunque, avevano voluto aderire alla causa di loro spontanea volontà. Ormai la maggior parte dei Guardiani della Notte era composta da criminali. Essi avevano due scelte: il cappio o la Barriera. 

Lui, a dir la verità, non faceva parte di nessuna delle due categorie. Non aveva mai nemmeno rubato una mela, ma, di certo, non aveva deciso lui di giurare fedeltà all'abito nero dei guardiani. In realtà era stato suo padre a mandarlo a fare quel mestiere che, un tempo, era destinato agli onorevoli cavalieri. Un tempo. 


«Non vi preoccupate, tra non molto saremo arrivati».


Rivolse uno sguardo stanco a ser Jorah. Non avevano quasi dormito quella notte, un po' per colpa del freddo che penetrava fino alle ossa, un po' perché erano ripartiti prima dell'alba. La cosa che non riusciva a smettere di tormentarlo, tuttavia, era il fatto che avrebbero dovuto sopportare quel freddo fino alla fine dei loro giorni. Pochi sarebbero stati i congedi; avrebbero dovuto passare il resto della loro vita in delle stupide torri che, in confronto a cosa sorvegliavano, potrebbero essere state formiche. Gli passò per la schiena un brivido che, per la prima volta durante quel viaggio, non era causato dal gelo. 





Angolo dell'autrice.
Il primo capitolo sarà un po' più lungo, promesso.

E' da un po' che non pubblico qualcosa, eh? Beh, ecco a voi il mio primo tentativo di long. Aiuto. 'Long'. Mi fa paura anche solo la parola. 
Ma ci riuscirò, promesso.
Piuttosto, parliamo di questo Prologo. Si capisce poco, lo so. Mi spiace soprattutto per chi non ha mai letto/visto Games of Thrones: dev'essere al quanto confuso. 
Infatti la mia fic è ambientata, per l'appunto, nell'universo di Games of Thrones. Ad ogni modo, non farò riferimento alla trama dell'opera, ma sfutterò solo la sua ambientazione. Non ci saranno spoiler, né tantomeno personaggi del Trono di Spade. 
Comunque la renderò comprensibile anche a chi non conosce l'opera, tranquilli. 
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panties.