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Autore: IMmatura    21/04/2014    6 recensioni
"Avete presente il sesto senso? Avete mai provato quella sorta di imprecisato presentimento che vi ha salvato da qualche figuraccia immane, o da qualche stupida e fatale svista? Si? Beati voi."
Così si apre il racconto del giovane marco, divenuto leggenda per la sua incapacità di comprendere la situazione...
[Partecipa al contest "Perchè la parola più temuta dagli alunni è interrogazione" indetto da Suzume Yuzuka sul forum di EFP]
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick Autore (forum e efp): IMmatura

Titolo: Sesto senso

Fandom: Originale

Personaggi: Originali

Genere: Comico

Rating: Verde

Note/Avvertimenti: /

Pacchetti scelti: Pacchetto obbligatorio 8; pacchetto facoltativo 4

NdA: Prima originale ^_^

 

Sesto senso

Avete presente il sesto senso?

Avete mai provato quella sorta di imprecisato presentimento che vi ha salvato da qualche figuraccia immane, o da qualche stupida e fatale svista? Si? Beati voi.

Nel mio caso, l’assenza di intuito, invece è una perenne certezza. Una condizione patologica e costante, tanto da essere diventata proverbiale nel mio liceo. Se c’è da fraintendere una situazione, mancare il tempismo, uscirsene con qualcosa fuori luogo...insomma, per qualsiasi variante della figura di sterco, sono ormai una garanzia. Tuttavia divenni leggenda il giorno 17 Maggio del 2005...

Tutto iniziò intorno alle nove e un quarto, quando mi diressi placidamente verso la mia classe, senza neppur passare dalla presidenza per giustificare il ritardo, nonostante l’orario proibitivo. Non fraintendete, non sono quel genere di ragazzo che ignora le regole per il solo malsano gusto di farlo. Inoltre, la mia goffaggine mi ha sempre fatto desistere dal compiere bravate di questo genere. Ciò che però mi supporta, in questo caso, è la coscienza di farla franca.

Ecco che, imboccando il mio corridoio, già pregustavo ciò che mi attendeva al varcare la soglia della mia classe: compagni che gridano, compagne sedute sui banchi (Dio le benedica!) e un clima in bilico tra la belligeranza pseudo-politica e il più comune e sano cazzeggio. In tre parole: assemblea di classe. Presa tra l’altro in due ore con la stessa docente che, dunque, non verrà mai a sapere che il mio ritardo è stato di più di un’ora. Insomma, la perfezione...o almeno così credevo.

Contro le mie aspettative la porta era chiusa, e l’atmosfera era carica di un preoccupante silenzio. Tuttavia (vi ho già parlato del mio scarso intuito?) decisi di essere io in persona a riportare la dovuta energia in quella mattinata di libertà. Spalanco l’uscio con un sorrisone a trentadue denti, gridando allegramente: - Saaaaaaaaaaaaaaaaalve gente!-

Ad accogliere quell’esternazione fu il gelo,  percorso solo da vaghi brusii e brividi di panico. La classe si presentò ai miei occhi come un surreale insieme di figure pallide, immobili e incastrate nei banchi, composte fino all’inverosimile. Decisamente, non il clima da assemblea.

Non ebbi però subito il tempo di realizzarlo dato che arrivò immediatamente il primo urlo adirato della professoressa Allevi, vetusta docente classificabile come creatura mitologica mezza donna e mezza geometria euclidea (un testone tondo su un rettandolo e due gambe ad X). Ciò che però le dava il suo potere inumano era la voce, di cui abusava ad ogni occasione.

-Ti sembra questa l’ora di arrivale Giuliani, io ti faccio rimandare! Anzi, ti faccio bocciare!-

-Prof, ma lei che ci sta a fare qua?-  proferì la mia bocca, fuori dal controllo razionale del mio cervello, che con ciò avrebbe voluto intendere qualcosa del tipo: “professoressa, perché non ci lascia, molto gentilmente, il nostro spazio di dibattito interno”.

-Ci “sto” ad aspettare un asino da far espellere, e credo di averlo appena trovato!-

Nessuno fiatava. I presunti rappresentanti tosti e militanti (Fioretti e Salvini) si erano dati alla latitanza sotto i rispettivi banchi, alla ricerca di qualcosa perduto da entrambi simultaneamente. Forse i propri attributi.

-Prof, vabbè ho fatto tardi, però...-

-“Fatto tardi”? A quest’ora non si può più neppure entrare, in nome di tutti gli assiomi. e poi urlare in quel modo, cosa ti salta in mente? Poi le altre classi si lamentano che disturbiamo le loro lezioni!-

Decisi saggiamente di non precisare che era la sua voce, probabilmente, ad infastidire le classi limitrofe, l’istituto tutto, e probabilmente anche a far abbaiare i cani dell’intero isolato. Così come mi astenni dal palesare un certo proverbio di pulpiti e prediche che mi era tornato in mente.

Mentre gli ossicini del mio orecchio venivano shakerati dall’onda d’urto della sua sfuriata, il resto della classe controllava con preoccupazione il crearsi di piccole crepe nei vetri delle finestre. Nelle aule accanto si erano probabilmente create folle di curiosi appiccicati alle pareti con l’orecchio, per seguire anche le mie parole, oltre a quelle dell’arpia, che non richiedevano tale sforzo.

Decisi di ricorrere a tutta la mia capacità persuasiva.

-Professoressa, ma lei non crede di esagerare? Insomma, le ho già detto che ho avuto un contrattempo, e in fondo non mi stavo perdendo nient...-

-Questa è la considerazione che hai della mia materia? Disgraziato, asino, perdigiorno, esci immediatamente dall’aula!-

-Ma professoressa...-

-Fuori!-

In quel momento la sua voce esplose in tutta la sua potenza, scaraventandomi fuori della porta con la sua stessa energia...

E va bene, su questo punto ho “romanzato” un po’ la storia, ma dovete credermi sulla parola, quell’urlo mi frastornò abbastanza da non farmi capire esattamente come e perché mi ritrovai fuori dall’aula, con una nota sul registro. Dunque accettate la mia invenzione poetica, per continuità di trama.

Come dicevo, sbalzato fuori (e non tossicchiate!), rimasi per qualche buon minuto interdetto, seduto sul pavimento del corridoio a gambe incrociate, incerto sul da farsi. Non avevo mai dubitato dell’antipatia (reciproca) tra me e la Allevi, ma quella mi sembrava un’ingiustizia bella e buona. Capisco la disciplina. Capisco l’ordine. Ma un’assemblea di classe non si può cancellare in quel modo, annullandone il salutare e fisiologico caos. Tanto più che l’attività principale, di solito, era sparlare di lei, e non poteva essere svolta in sua presenza.

Un’ingiustizia, ecco cos’era. La sua voce continuava a tormentare i miei compagni con una ramanzina su disciplina e rispetto, mentre io, la fuori, con il contegno eroico del martire, decisi di non attendere oltre e, in vista della ricreazione, appostarmi in anticipo per l’arrivo del bidello con le pizzette.

Nel mentre, qualcuno uscì dalla porta, sotto gli sproloqui della Allevi. Giulia Chiarini, la mia compagna di banco, nonché soccorritrice costante. Dea dei fogli in prestito e delle copiette, lei era la mia Beatrice, la mia Fiammetta, la mia...insomma, avevo una leggerissima cotta per lei. Condividevamo l’odio per la Allevi, per la matematica e per la scuola in genere. Il tutto senza però scivolare nel meandro degli irrecuperabili dell’ultima fila.

In quanto strani ibridi, entrambi inseritisi dopo in una classe già formata, avevamo fatto fronte comune fin dal primo incontro. Lei sorrideva delle mie figuracce, mentre io mi disperavo per ogni tentativo di fare colpo trasformatosi in esperienza ridicola e vagamente umiliante. Tuttavia nessuna delle precedenti situazioni imbarazzanti poteva farmi fare la figura del fesso, come quella che si era appena verificata, e soprattutto, dopo l’agghiacciante rivelazione che stava per arrivarmi proprio da lei.

-L’hai fatta partire come non so cosa, solo per andare in bagno mi sono beccata non so quanti accidenti.-

-Colpa mia se l’andropausa gli fa questi scherzi?-

-Menopausa. L’andropausa è quella dei maschi.-

-Vabbè, perché tu, coi baffi che ha, sei sicura che sia donna?-

Una risata. Dolce consolazione di una vittima innocente. Poi però uno sguardo severo.

-Ma che ti è saltato in mente, poi, di risponderle a quel modo?-

-Avevo ragione!-

-Ma che dici?! Potevi almeno non dirle che secondo te non ti eri “perso niente” a salare sfacciatamente la sua lezione!-

-Perché ha fatto pure lezione, quella...-

-Scusa, che doveva fare oggi? Un balletto?-

-Ho capito che sta indietro col programma, ma pure fregarci le assemblee...non è giusto...-

Un lungo sospiro riportò la mia attenzione su di lei, impegnata a passarsi una mano sul viso. L’espressione paziente e leggermente compassionevole che assunse mi distrusse quasi quanto le sue parole.

-Marco...-

-Cosa?-

-L’assemblea di classe è domani.-

  
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