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Autore: Luna Malfoy    18/12/2004    13 recensioni
Di quei violini suonati dal vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio…
…ma sono lacrime mentre piove… [Carmen Consoli]
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ultimo bacio

“Di quei violini suonati dal vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio…
…ma sono lacrime mentre piove…”

--- Carmen Consoli ---

 

 

Dicembre 2018 - Casa Weasley

“Papà tu non capisci… non posso, davvero… non posso!”

Una ragazza dai capelli rossi e lucenti era dritta di fronte al divano blu del soggiorno. I piedi erano ben piantati a terra e i pugni stretti per il nervoso, indice di una forte agitazione. Aveva gli occhi azzurri, fissi sul padre, seduto in maniera composta e un po’ rigida, sul morbido sofà. Sembrava a disagio e profondamente avvilito.

L’uomo, dalla chioma fulva e scarmigliata, sospirò passandosi una mano dietro il collo. “Ascoltami Ginevra. Ricorda… nella vita tutto è possibile, se lo si vuole. D’accordo?!”

“Non c’entra davvero niente cosa voglio io, c’entra cosa posso e cosa non posso fare.

“Tutto si può, nei limiti dell’umano… piuttosto, cosa provi per lui?!” Domandò esasperato, accarezzando appena lo strato sottile di barba incolta.

Ginevra Weasley si morse il labbro inferiore, distogliendo lo sguardo dagli occhi del padre. Le dita sottili e rosee, torturavano il maglioncino di lana pettinata, di un bel colore rosso vivo. “…ne sono innamorata.

Un sorriso paterno e comprensivo, si distese sulle labbra rosate dell’uomo. “E allora non vedo dove sia il problema… bambina mia.

Dall’alto dei suoi sedici anni, quell’età in cui bisogna trovare il dilemma in ogni cosa, a costo di crearsene, Ginevra borbottò per nulla convinta. Gesticolava con le braccia, mostrando tutto il suo disappunto. “Papà il problema lo vedo io! Io sono una Grifondoro… e lui un Serpeverde… della peggior specie, per giunta. Non avremo mai futuro, insieme!”

“La pensavo anche io così, alla tua età…”

La ragazza sbuffò scocciata. “Inutile discutere… papi, tu non conosci quel ragazzo. Benjamin Draco Zabini è un essere sprezzante, borioso e semplicemente detestabile!”

Il padre si lasciò sfuggire una risata, provocando un broncio infantile nella figlia. “…ma ne sei innamorata.”

Ginevra distolse lo sguardo, di nuovo, prendendo a fissare con incredibile interesse i motivi del tappeto persiano, sotto i suoi piedi. “…perdutamente.”

La voce cristallina e abbastanza alterata di sua madre, li richiamò all’ordine. “Ginevra! Ron! Andate a lavarvi le mani… la cena è pronta!”

Ronald Weasley sorrise incoraggiante alla figlia, alzandosi dal divano e sovrastandola con tutta la sua spaventosa altezza. Una mano ruvida e callosa, si posò sulla spalla della ragazza. “Hermione chiama… sai cosa succede se tardiamo, vero?!”

“Sì…” Assentì, visibilmente colpita dalla discussione appena avuta con lui. “…però davvero credimi, papà. Non ho… possibilità.”

Il sorriso sul volto dell’uomo si spense e un’ombra scura attraversò gli occhi celesti. “Una possibilità c’è sempre. Credimi… e dopo cena, permettimi di parlarti di tua zia Ginny.

“La zia?! Che c’entra lei?!” Domandò, sbattendo le palpebre in un chiaro segno di perplessità.

Ron le scompigliò la chioma rossa. “Ha fatto lo stesso errore che rischi di commettere anche tu e no, non voglio. Questa volta non deve accadere.

 

31 Agosto 1997 - Londra

La luce della luna, pallida e spettrale, incrementava la mia incapacità di riuscire a chiudere occhio, quella notte. Continuavo a rigirarmi nel letto, priva di quel torpore che, appena poche ore prima, mi aveva fatto congedare dai miei fratelli, conducendomi fino al letto ad una piazza e mezzo, in ferro lavorato, che occupava tre quarti abbondanti della mia misera cameretta. Me ne stavo distesa sul materasso ormai vecchio, avvolta per lo più da candide lenzuola di lino consunto, fissando il soffitto scrostato.

Vista così, apparivo come una ragazzina in preda ad una crisi di insonnia, in vista del ritorno a scuola. Niente di più sbagliato… la scuola non c’entrava assolutamente. Ero fin troppo ansiosa di cominciare il mio sesto anno ad Hogwarts. No, la mia era senza ombra di dubbio agitazione allo stato puro. Avevo provato ogni tipo di rimedio -a me noto- contro il mancato sonno. A partire da una buona tazza di latte caldo, preparato in cucina velocemente e con meno rumori possibili, fino al bagno rilassante. Nulla di tutto ciò, era servito a farmi avvicinare a Morfeo e Dio solo sapeva quanto avessi bisogno di riposare. La mia mente, aveva scartato a priori l’idea di tuffarmi in un libro o su un qualsiasi programma, trasmesso dal vecchio modello di televisore babbano, che un giorno papà aveva portato a casa, per far una sorpresa gradita a mamma. Curiosa com’ero, avrei finito per dimenticare totalmente il mio bisogno di dormire, terminando ciò che avevo incominciato.

La Tana era avvolta in un pacifico silenzio notturno. I miei fratelli, molto probabilmente, avevano deciso di rimandare la conversazione che stavano avendo poco prima che abbandonassi il soggiorno, decidendo di prendere esempio da me e andare a dormire, consci della giornata alquanto pesante, che li avrebbe attesi l’indomani mattina. Diagon Alley ci attendeva con i suoi ritmi frenetici e le lunghe scarpinate per i vari acquisti.

Ho sempre adorato quel momento. Arrivare nella cittadina magica con la metropolvere e fiondarmi in un labirinto di strade e stradine piene zeppe di vetrine ed espositori di ogni sorta. Non che mi fossi mai permessa il lusso di comprare qualcosa, che non fosse strettamente necessario al nuovo anno scolastico, ma mi piaceva comunque -come ogni ragazza sana di mente- girare per negozi o accompagnare Hermione alla ricerca di un tanto agognato libro ancora non letto. Di certo, era molto meglio che seguire mio fratello Ron che, assieme ad Harry, facevano tappa fissa in “Accessori per manici da scopa, di prima qualità”, locale che a dirla tutta, a me interessava molto relativamente. Volavo sì, ma per me era più un hobby, che una vera e propria passione. Ma questa è un’altra storia…

Quell’anno però, qualcosa di diverso mi spingeva a visitare quei luoghi ormai così familiari… a perdermi per le vie affollate.

Il mattino successivo, nonostante l’aria sbattuta e le occhiaie non propriamente sane che mi ero ritrovata sotto gli occhi, mi bastò una doccia rinvigorente e una buona colazione, per riprendermi se non al meglio, quasi. Non avevo neppure terminato il mio uovo con pancetta, che trangugiai il succo d’arancia che avevo sotto il naso e sfrecciai al piano di sopra, per cambiarmi. Non era mia abitudine prestare eccessiva attenzione a ciò che indossavo, specie per andare a fare spese a Diagon Alley, ma quella volta, seppur un po’ reticente, cercai di metterci più cura. Ciò che avevo scelto e cioè gonna a pieghe larghe di jeans, canotta rossa (regalatami da Hermione per il compleanno) e un paio di scarpe da ginnastica babbane (regalo di Harry e mio fratello Ron), mi andava più che bene. Non avevo bisogno di essere troppo appariscente. Ero già abbastanza osservata ed additata per i miei caratteristici tratti ‘Weasley’.

Fui la seconda, subito dopo papà, ad entrare nel camino di casa e ad arrivare al Paiolo Magico. Il pub, apparentemente babbano ed in realtà frequentato da maghi, nella periferia di Londra, mi apparve davanti agli occhi in tutto il suo grigiore. Mi era capitato poche volte, di metterci piede e ogni volta, la reazione era la stessa. Non mi piaceva. Di sicuro era molto meglio della Testa di Porco, uno squallido pub nelle viuzze isolate di Hogsmeade, ma ugualmente angusto, spoglio e poco accogliente.

“Tutto bene, bambina mia?!” Mi domandò mia madre, con tono apprensivo, notando il mio momento di defaillance. Non appena la mano che mi aveva sventolato sotto al naso, fu ritratta, mi persi ad osservare un cliente del locale, seduto in maniera scomposta ad una panca ed immerso nella lettura di quella che riconobbi subito come una copia del Profeta.

Annuii distrattamente, sotto le richieste insistenti della mamma. “Tutto apposto. Sentii un’improvvisa agitazione montarmi in corpo. Le gambe mi tremavano, le mani erano sudaticce e lo stomaco continua preda di sfarfallii inconsueti, ma per nulla fastidiosi. Di fronte a me, si stagliava la porzione di muro rovinato, che conduceva nel mondo magico.

Ignorai i richiami di mio fratello, sicuramente bloccato da Hermione, che aveva intuito qualcosa nel mio atteggiamento. Sì, sono convinta che si fosse accorta che avevo bisogno di libertà in quel momento. Me la immaginavo, con una mano appoggiata al braccio di quel testone, scuotere la testa e suggerirgli di lasciarmi stare. Mi appoggiai al varco che mio padre aveva creato nella parete, con la bacchetta, stando attenta a non sporcarmi col sudicio dei mattoni nudi. Con un tuffo al cuore mi gettai nella folla urlante, assaporando quella classica vitalità che adoravo respirare prima dell’inizio di un nuovo anno scolastico. Era come una scarica di adrenalina nelle mie vene.

Era nei momenti come quello, che la mia maturità svaniva, lasciando il posto alla ragazzina. Ero una ragazzina, in fondo. Innamorata di un sogno non più tanto irraggiungibile, quanto sbagliato. Folle, oserei dire.

“Ginny… il Ghirigoro è da quella parte.” Mi riprese Hermione, cercando di apparire il meno spazientita possibile.

Ma a me, davvero, non importava nulla della libreria magica. La mia destinazione era tutt’altra e non potevo, né volevo assolutamente cambiare progetti.

“Oh ehm… andate avanti. Vi raggiungo subito.

Il mio tono era incerto, tentennante, ma poco mi importò dello sguardo perplesso e forse preoccupato che Ron si scambiò con Harry, o della voce di mio padre che mi richiamava indietro. Sgusciai via dalla cerchia familiare e mi gettai a capofitto nella massa di persone, cercando da subito di far perdere le mie tracce. Mi lasciai alle spalle la boutique di Madama McClan, ricca di abiti sfarzosi e divise nuove ed il negozio di Olivander, arrivando a scontrarmi con un gruppo di ragazzini, intenti a fissare con cupidigia, la nuova collezione di accessori da scopa, presenti nella vetrina di quello che era considerato uno dei migliori negozi, per i manici da corsa.

Alle soglie di Notturn Alley mi fermai, ansante ed inquieta. Appoggiai le mani alle ginocchia scoperte e mi guardai intorno, con ansia febbrile. Non avevo mai amato quel posto e mi era sempre stato proibito di avvicinarmi. In tutta onestà, mai nella mia testa era anche solo passata l’idea di infrangere quel comando. Nei miei pensieri, difatti, il lato oscuro di Diagon Alley era sempre apparso come un luogo cupo e spaventoso. Sperduto ed isolato, nonché angosciante. Mi accorsi di non essermi affatto sbagliata.

…quel posto puzzava di morte.

E benché all’apparenza sembrasse disabitato e tranquillo, era come se ad ogni angolo di quei vicoli scuri, ci fosse qualcosa o qualcuno che mi spiava. Persino i ciottoli del terreno erano vischiosi, come intrisi di sangue e fango. Senza contare i muri della case circostanti, disgustosamente ricoperti di muffa e borracina.

Dove sei?” Mormorai a bassa voce, cercando di focalizzare lo sguardo nel buio delle stradine, nascoste alla luce del sole.

Con grande spavento, avvertii una presa salda sul mio polso e un attimo dopo, mi ritrovai nella penombra. Mi aveva avvolto nelle sue braccia, nascondendomi il volto nel suo petto e lasciando che mi inebriassi del suo profumo pungente e fresco. Coperto in gran parte dal mantello leggero e nero, le sole parti del suo corpo lasciate scoperte erano i capelli biondissimi e perennemente ordinati e gli occhi, di un grigio tagliente… eppure così caldi. “Ginevra…”

Il mio nome, pronunciato da quella voce, mi scosse come al solito. Era bello sentirlo pronunciare senza disgusto o offesa, da quelle stesse labbra che l’avevano sempre bistrattato. Aveva un che di malinconico.

Lo baciai. Lo baciai con talmente tanta foga, da sorprendermi. Era come se la mia vita dipendesse da quel contatto, dal suo respiro. Mi aggrappai alle sue spalle, come un naufrago ai resti della sua barca, stringendolo con possessione e disperazione al contempo. Quando mi staccai da lui, mi sentii improvvisamente strana.

“Draco…”

 

TBC

 

Note dell’autrice:

ed eccomi qui con l’ultimo parto della mia mente malata. Un’altra DracoxGinny. Ok, no, non uccidetemi. Vi avviso subito che questa storia è FINITA, cioè io ho pronti tutti i capitolini… (gli ultimi li sto preparando proprio in queste ore), di conseguenza le vecchie storie non ne risentiranno. Al massimo, qualche oneshot, ma se questa nuova fanfiction vi ispira, direi che qualche giorno in più potete aspettare, o no? ^^ Ovviamente… sempre che sia di vostro gradimento, altrimenti cancellerò tutto e mi dedicherò solo alle vecchie storielle ^^ A voi l’ardua sentenza =)

Per chi si aspettava una storia in perfetto stile Luna Malfoy NO, spiacenti, stavolta no. Cioè, tutta la storia sarà molto dolce, tormentata, passionale, e ok… ma… e ripeto… ma… *cough* la trama è stata elaborata con la collaborazione di Marcycas – The Lady of Darkness, e più che con Marcycas, dovrei dire con Lady stessa… quindi… *cough*. Comunqueboh, credo non ci sia molto da dire, se non leggete e fatemi sapere. ^^

Per chi ci tenesse a saperlo, la storia per un po’ andrà avanti e indietro nel tempo, oscillando di mesi… dal terzo o quarto capitolo in poi, andrà dal presente al futuro, direttamente =) Sono pochi capitoli, già ve lo anticipo ^^

Attendo di sapere…

 

Luna Malfoy

 

 

   
 
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