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Autore: katvil    21/04/2014    15 recensioni
E se Shannon Leto fosse sposato e magari avesse pure una figlia?
Un ritorno a casa, una bimba di 2 anni ad attendere il suo papà e una moglie che dopo un mese non vede l'ora di riabbracciare il suo amato.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Life is a Roller Coaster'
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Allora... prima ff con protagonisti reali in cui mi cimento e prima scena veramente hot che scrivo e secondo voi con chi potevo partire se non con Shan? L'ho sempre detto che quell'uomo mi risveglia tutto quello che si può risvegliare e evidentemente ispira pure la mia Musa. La situazione è, ovviamente, totalmente inventata da me. E dopo questa premessa... buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate se vi va :) Questa storia era nata come os, ma adesso ha un seguito che trovate qua http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2772413&i=1

 
Svolta nel vialetto, schiaccia il pulsante del telecomando e apre la porta basculante del garage. Spegne il motore e scende dall’auto chiudendo la portiera: finalmente è a casa. Esce chiudendosi il portone alle spalle e si dirige verso l’ingresso con il borsone che gli ha fatto da armadio durante l’ultimo mese.
Apre la porta e appoggia la borsa da un lato cercando di non fare troppo rumore: a quest’ora dormono tutti. I muscoli delle braccia gli fanno un male pazzesco: la guidata non è stata proprio il massimo dopo le due ore di concerto. Suo fratello aveva insistito per farlo restare in albergo, ma lui no, proprio non poteva. Ha guidato tutta la notte ed è davvero stanco, ma non aveva la benché minima intenzione di stare lontano di casa questa notte.
Dalla porta a vetri del salone, quella che da sul giardino, entra la luce dei lampioncini filtrata dalle tende di lino leggero. Si muove cercando di non urtare i mobili e si dirige verso la cucina: accende la luce dei faretti che illuminano il piano cottura e il frigorifero, si dirige verso quest’ultimo e lo apre prendendo la bottiglia del succo d’arancia. Prende un bicchiere dal pensile bianco situato sopra il lavandino e si versa un po’ del liquido bevendo avidamente: aveva la gola decisamente secca. Si guarda intorno: il tavolo è pieno di vassoi con biscotti a forma di cuoricini rosa, dolcetti, pizzette e salatini. La voglia di assaggiare qualcosa è tanta, ma il solo pensiero della belva che lo assalirebbe se si accorgesse che ha preso anche solo una caramella lo fa desistere. A terra un cestino con dentro decorazioni floreali varie: tutto è pronto per il grande giorno.
Spegne la luce, esce e sale la scalinata di legno scuro che porta verso le camere al piano superiore. Si muove lento, con passo felino cercando di rendersi il più leggero possibile.
Sente vibrare il telefono nella tasca posteriore dei jeans: se l’aspettava questa chiamata. Risponde senza neanche guardare il display perché solo una persona potrebbe chiamarlo alle tre di notte.
“Sono a casa Bro, stai tranquillo.”
“Bene, adesso posso tornare a respirare. Non ti azzardare mai più a fare una cosa del genere: la prossima volta dormi in albergo!”
Alza gli occhi al cielo, fa un gesto scocciato con la mano destra e risponde quasi infastidito. “Ok, va bene.”
“Tanto lo so che farai ancora di testa tua. Va beh… buona notte Shan, ci vediamo nel pomeriggio. Dai un bacio alla mia diva.”
“Sarà fatto. Notte Jay.” riattacca.
Si avvicina alla porta sulla quale svetta una targhetta a forma di nuvoletta rosa con al centro un nome: Janis. E’ leggermente socchiusa, lasciando trapelare una luce tenue. Sulle pareti le farfalle continuano a volare leggere proiettate dalla piccola lampada rosa che tiene sul comodino. Il soffitto è un cielo stellato: si ricorda come fosse ieri quando ha attaccato gli adesivi in quella cameretta, arrampicato su una scala traballante. Janis era ancora al sicuro, nel pancione della sua mamma, altrimenti avrebbe certamente riso di lui vedendolo appeso come un salame e lo avrebbe preso in giro dicendo “Papà, tu sei piccolino. Lo zio ci arriverebbe benissimo!”, come fa sempre quando lo vede allungarsi per prenderle i corn-flakes dal ripiano della cucina a colazione: che viperetta! Sembra ieri e invece sono già passati due anni da quando è entrata nella sua vita, da quando tutto è cambiato. La guarda dormire: sembra un ragnetto, sdraiata tutta storta nel letto. Si avvicina e le solleva lentamente le gambe riposizionandole sotto il piumone delle Winx che lei ama tanto, poi le sistema le coperte.
La bimba muove le palpebre e spalanca i suoi grandi occhi verdi, occhi profondi che scrutano il mondo curiosi “Papà!”
“Ciao Principessa.” le sussurra avvicinandosi al suo orecchio.
“Che bello! Sei tornato!” vede la piccola sfoderare il più luminoso dei sorrisi.
Le appoggia delicatamente l’indice sulle labbra carnose. “Shhh! Fai piano Streghetta, non vorrai mica svegliare la mamma? Te l’avevo promesso che sarei stato a casa per il tuo compleanno e lo sai vero che il tuo papà non ti dice mai bugie? Su da brava, chiudi gli occhietti e fai la nanna che è ancora notte. Quando ti sveglierai, il papà sarà ancora qua e faremo una grande festa.”
“C’è anche zio Jay?”
“No amore. Lui non c’è, ma arriverà per la festa però solo se fai la brava.”
“Che bello così mi porterà un regalo grandissimo!”
“Mmmmm…. Non lo so mica sai se lo zio ha un regalo per te… Sei stata brava in questi giorni o hai fatto arrabbiare la mamma?”
“Sono stata bravissima! La bimba più brava del mondo!”
“Devo crederti?”
Janis fa il broncio e aggrotta le sopracciglia. “Certo, mica sono bugiarda io…”
Lui le sorride dolcemente e l’abbraccia. “Allora vedrò di crederti piccola Streghetta. Però adesso fai la ninna altrimenti alla tua festa avrai tanto sonno e non riuscirai nemmeno a mangiare la torta!”
“Sai che la mamma mi ha peso la torta con Flora, la mia Winx preferita!”
“Wow! Sarà sicuramente bellissima, come te.” e così dicendo le da un buffetto sul nasino a patata.
Janis arriccia il naso socchiudendo gli occhi con una smorfia buffa che lo fa sorridere.
“Amore, lo so che sei contenta per la festa e perché sono tornato a casa, ma adesso fai la nanna. Il papà è tanto stanco. Quando ci svegliamo, ti racconto dei concerti ok? Sai che verranno anche lo zio Tomo e la zia Vicki? Anche nonna Connie verrà alla tua festa.”
La bimba lo guarda in tralice con fare sospettoso. “E viene anche Alicia?”
“Sì, certo. Ti pare che lo zio e la zia la lasciano a casa da sola?”
Janis rimane perplessa.
“Che succede Janis? Hai litigato con Alicia?”
Abbassa lo sguardo e inizia a giocherellare con le dita. “Sì… E’ venuta a casa mia con la zia Vicki e voleva giocale con Lulù, ma Lulù è mia e non voglio che la tocchi nessuno. Le ho detto di no e lei si è arrabbiata poi è andata via con la sua mamma.”
“Vedrai che si sarà già scordato tutto e quando vi vedrete, giocherete insieme come sempre. Se poi vuole ancora giocare con Lulù, tu gliela presterai perché sei una bimba brava vero?”
Annuisce con la testa, anche se non è molto convinta. Lui le accarezza i lunghi capelli neri e si china per sussurrarle all’orecchio. “Se ti confido un segreto, mi prometti che non lo racconti a nessuno?”
La bimba annuisce guardandolo con gli occhi pieni di curiosità.
“Lo so che sei affezionata a Lulù perché te l’ha regalata lo zio Jay, ma vedrai che lo zio ti porterà un’altra bambola ancora più bella!”
Janis spalanca gli occhi. “Sicuro sicuro sicuro?”
“Sicurissimo, ma shhhh! Non dire niente a nessuno, soprattutto allo zio che vuole farti una sorpresa.”
La bimba lo guarda con gli occhi luminosi pieni di gioia e un sorriso che si allarga da un orecchio all’altro mentre fa una X sulla bocca con il dito indice per assicurarlo che manterrà il segreto.
“Adesso dormi Streghetta.”
“Va bene, però prima mi fai ascoltare la musica?”
“Ok: tu chiudi gli occhietti che il papà ti mette la musica.”
Chiude gli occhi, ma dopo pochi secondi torna a spalancarli. “Papà! Ti devo dire una cosa importantissima: non ho più il ciuccio!”
Le accarezza la testa e le sorride orgoglioso. “Non hai più il ciuccio? Brava Principessa, stai diventando grande.”
Lei fa un musino triste e abbassa leggermente gli occhi. “Sì… è venuto Colombino e me l’ha rubato…”
“Colombino? E chi è questo monellaccio che ha rubato il ciuccio alla mia bimba?”
“E’ un folletto!” Janis lo ammonisce, come se avesse chiesto spiegazione della cosa più ovvia del mondo. “La mamma mi ha detto che è entrato dalla porta di notte, mente facevo la nanna, e ha portato via il mio ciuccio perché io sono grande e adesso non mi serve più. Così Colombino l’ha preso e portato al suo bimbo piccolino.”
“Ha ragione Colombino: tu ormai sei una Principessa e il ciuccio è solo per i bimbi piccoli. Quando racconterai allo zio Jay e a nonna Connie che dormi senza ciuccio saranno davvero orgogliosi di te.”
“Anche zio Tomo e sia Vicki?”
“Certo Streghetta: anche loro saranno orgogliosi di te.” e le da un bacio sulla fronte.
“Chissà se Alicia dorme senza ciuccio… secondo me no perché è ancora piccola.”
“Ma se ha la tua età? Sei proprio una Streghetta monella! Adesso però dormi davvero altrimenti niente festa di compleanno! Il papà ti mette la musica.”
“Papino…” la piccola Janis si volta e lo guarda con gli occhi luminosi spalancati. “Mi abbracci?”
“Certo amore mio.” lui le carezza i capelli, seguendo poi con le dita la linea delle sopraciglia mentre con l’altra mano estrae dal cassetto del comodino una vecchia scatolina d’argento leggermente rovinata dal tempo. Gira la rotella che c’è sul retro, la apre e nella stanza si diffonde la musica de “Il lago dei cigni”: i pensieri corrono a un tempo lontano, a quando erano lui e suo fratello al posto della piccola Janis e mamma Constance cercava di calmarli con quel carillon. Si sdraia e la piccola appoggia la schiena contro il suo ventre. Lui le passa un braccio sotto la testa mentre con l’altro la avvolge iniziando a disegnare con l'indice percorsi invisibili sulla sua schiena. Sente il respiro della bambina farsi sempre più profondo finché Morfeo non la prende tra le braccia cullandola. Le da un leggero bacio sulla nuca poi si alza dal letto muovendosi come il più prudente dei ladri ed esce dalla stanza.
Si dirige verso la camera di fronte e lentamente apre la porta: la vede che dorme tranquilla. I suoi lunghi capelli neri sparsi sul cuscino, le ciglia folte a coprirle gli occhi. Si avvicina al letto e le da un bacio leggero sulle labbra: quanto gli sono mancate quelle labbra in questo mese. Si sono visti via Skype, ma non è lo stesso: un monitor non ti da calore. Prende delicatamente la foto che lei stringe tra le mani e la ripone al suo posto sul comodino: lo fa sorridere che quando non c’è April prenda la foto del loro matrimonio per dormire. Questo suo lato ancora da bambina, nonostante i suoi trent’anni già passati da un po’, è una delle cose che l’hanno fatto innamorare. Se ripensa a cinque anni prima, a come si sono conosciuti, ancora non ci crede che sia davvero “sua”.
 
Erano a casa di suo fratello per registrare qualche pezzo.
“Ragazzi, vi va se andiamo a mangiarci qualcosa? Ho una fame tremenda, non credo riuscirò ad arrivare a casa senza sgranocchiare i sedili della macchina!” Tomo li ha guardati con uno sguardo da cagnolino bastonato che non ammetteva repliche.
“Se volete, vi cucino qualcosa io…”
Alla proposta di suo fratello aveva replicato immediatamente. “NO! Cioè… per carità Jared… lascia perdere… Non vorremmo dover chiamare i pompieri… poi sinceramente ho bisogno di proteine, non delle tue verdurine insipide.”
Nonostante il brontolio di suo fratello, sono andati in un ristorante poco lontano da lì. Appena entrati, si sono seduti al tavolo, dove, poco dopo, è arrivata la cameriera: subito non era rimasto particolarmente colpito da quella brunetta, ma rientrato a casa non ha potuto fare altro che ripensare a quegli occhi neri, quelle labbra carnose e quel sorriso luminoso. Alcuni giorni dopo, l’ha rincontrata per caso in un negozio e si sono messi a chiacchierare: da lì è nato un sentimento che li ha portati a sposarsi nel giro di un paio di mesi. Due anni dopo è arrivata Janis a completare la loro famiglia e a renderlo l’uomo più felice del mondo.
 
La guarda mentre è persa tra le braccia di Morfeo e la vede sorridere appena: chissà cosa pagherebbe per sapere dov’è adesso. Starà sognando di loro? O forse sarà con un altro uomo? Poi scuote la testa e sorride: che scemo, cosa va a pensare? Esce e va in bagno: ha assolutamente bisogno di una doccia.
Si spoglia e apre l’acqua. Attende qualche minuto finche il flusso non inizia a scaldarsi poi si butta sotto il getto: l’acqua bollente ha subito un effetto rilassante sui suoi muscoli che ne avevano maledettamente bisogno. Il vapore avvolge la cabina della doccia creando attorno a lui come una nuvoletta che lo isola dal resto del mondo: non c’è più nessun tour da finire, non ci sono più altri giorni lontano di casa ad attenderlo, non ci sono più i problemi con la casa discografica, non c’è più niente. Chiude gli occhi e solleva il capo accogliendo il getto dell’acqua direttamente sul volto. Allunga una mano e prende lo shampoo iniziando a frizionarsi i capelli: lamponi… Lo sapeva che April, appena si fosse allontanato per qualche giorno, ne avrebbe approfittato! Tutte le volte al supermercato discutono mezz’ora: nel reparto profumeria lei si butta a pesce sui prodotti con quei profumi fruttati e talmente dolci che fanno venire il diabete solo a respirarne l’odore. Lui riesce sempre a spuntarla convincendola a preferire un qualcosa di più classico (non può sicuramente andare in giro odorando di caramella…), ma appena la lascia sola… zac! Forte dell’appoggio di Janis, ecco che il bagno si riempie per magia di prodotti dai profumi più strani. S’insapona la pelle rassegnato a quell’odore dolciastro che si dovrà portare addosso per qualche ora, almeno finche non recupererà il suo bagnoschiuma al pino silvestre dal borsone.
Mentre sta finendo di risciacquarsi, sente uno scatto e l’aria fredda prendere il posto del vapore che lo avvolgeva. Si volta e la vede lì, nuda che lo fissa che un’aria maliziosa.
“Come ti sei permesso di tornare a casa e non svegliarmi?” gli dice mentre entra decisa nella cabina della doccia chiudendosi la porta alle spalle. Gli si avvicina e gli sussurra all’orecchio mordendogli il lobo. “Adesso dovrò punirti bimbo cattivo.”
Sente un brivido scendergli lungo la spina dorsale mentre lei fa scivolare le mani lungo la sua schiena fino a stringergli i glutei. Si avvicina alla sua bocca e le parla con la voce bassa resa roca dall’eccitazione. “E in che modo vorresti punirmi?”
April arriccia il naso, piega la testa di lato e si porta l’indice sulla mascella ruotando gli occhi verso l’alto. “Mmmm… ancora non ho deciso… Sentiamo signor Leto: secondo Lei che punizione si merita? Tenga conto che lo sgarro che mi ha fatto è davvero molto grave.”
Emette un suono gutturale molto simile a un ringhio mentre la avvolge con le sue braccia possenti. “Vediamo… intanto potrebbe iniziare a lasciarmi per un po’ senza fiato.”
Incolla le sue labbra a quelle della donna in un bacio rovente. Le lingue si rincorrono, giocano, si cercano: quanto gli è mancato tutto questo nell’ultimo mese. Si stacca da lei e la guarda: gli occhi di April sono infuocati e sente l’eccitazione salire. La solleva e si gira portando la schiena della donna contro la parete della cabina.
“Ehi… non ero io a dover punire te?”
“Credo che ti divertirai di più se lasci fare a me.” aggiunge, mentre la bacia sul collo e fa scivolare la mano verso la sua intimità. “O sbaglio?”
Sul volto gli si disegna un ghigno soddisfatto mentre la sente ansimare e stringere le gambe intorno ai suoi fianchi.
“Sei… sei molto indisciplinato Leto… dovrò aggiungere anche la corruzione ai tuoi misfatti.”
“Mmmm… tremo tutto all’idea della tua punizione.” sibila lui al suo orecchio, iniziando a morderle il collo. “Poi sarei io a dovere punire te per il bagnoschiuma ai lamponi: sentirai mio fratello come mi prenderà in giro con quest’odore di caramella che mi porterò addosso.”
Lei affonda il viso nella piega del suo collo respirando il suo aroma. “Non mi sembra tu odori di caramella Leto.”
April piega il capo di lato per lasciargli lo spazio per muoversi liberamente e gli morde la spalla. Sente la sua pelle contro la propria, i suoi muscoli stretti attorno al proprio corpo, il suo calore: questo mese le è sembrato interminabile, non ne poteva davvero più di vederlo solo attraverso un monitor. Fa scorrere le mani lungo le spalle, su quelle braccia tatuate mentre l’eccitazione cresce dentro di lei portandola quasi al limite.
Shannon se ne accorge, si ferma, solleva il volto e la guarda. “Allora? Devo continuare o credi di averne avuto abbastanza?”
“Leto, abbiamo un mese da recuperare perciò vedi di darti da fare.” e così dicendo lo bacia con foga.
Lui sposta le sue mani sotto i glutei di lei posizionandosi meglio e in un attimo le è dentro.
April geme poi socchiude gli occhi godendosi a pieno il momento.
Lui inizia a baciarle il collo, la spalla per poi scendere sempre più giù verso i seni e risalire mentre inizia a muoversi con lei, in modo dolce e lento assaporando al meglio ogni secondo di questo regalo di ben tornato a casa.
April solleva le mani infilandole tra i capelli umidi di Shannon ansimando. “Non sai quanto mi sei mancato.”
Lui le risponde quasi senza fiato. “Anche tu mi sei mancata.”
Poi sente un calore arrivare da dentro e si stringe con maggior forza a lei mentre entrambi raggiungono il loro limite.
Per qualche minuto rimangono così, la schiena di April appoggiata alla parete della cabina e il suo corpo stretto a quello della donna. Il getto dell’acqua scivola su di loro mentre cercano di ritrovare respiro e battito cardiaco regolari.
Shannon si stacca da lei, chiude il rubinetto della doccia ed esce dalla cabina avvolgendosi i fianchi con un asciugamano. “Dovremmo asciugarci o ci beccheremo un brutto raffreddore.” le sussurra sensuale mentre le passa l’accappatoio.
April lo indossa poi si avvicina all’orecchio dell’uomo. “Hai paura di prender freddo Leto? Ricordati che devo ancora punirti per tutti i tuoi misfatti di stanotte.”
Le avvolge un braccio intorno alla vita e insieme si dirigono verso la stanza da letto. “Andiamo verso la stanza delle torture: devo affrontare il mio destino.”
Le sorride mentre le da un bacio sulla fronte.
“E’ bello averti a casa.”
“E’ bello anche per me: non vorrei essere da nessun’altra parte.”
Entrano in camera e si sdraiano uno accanto all’altra sul letto. Lui si mette su un fianco, appoggia un gomito sul cuscino, tira su il braccio reggendosi la testa e rimane incantato a guardarla: il corpo avvolto dall’accappatoio, le gocce d’acqua che le imperlano la pelle del viso, i capelli umidi e lucidi, gli occhi luminosi e persi chissà dove. E’ la visione migliore che un uomo possa immaginare. Le sfiora una guancia e lei si volta a guardarlo come se si fosse risvegliata da un bel sogno. “A cosa stai pensando April?”
“Ieri è venuta trovarmi Vicki con Alicia.”
“Lo so: prima sono stato da Janis e mi ha raccontato del litigio che hanno avuto.”
“Quella piccola Streghetta: lasciamo stare che l’avrei presa a calci nel sedere! Comunque non era di questo che volevo parlarti, tanto oggi alla festa saranno ancora culo e camicia come il solito. Ecco… vedere Vicki e la sua pancia che sta crescendo, mi ha fatto pensare che forse sarebbe il momento di dare anche noi un fratellino o una sorellina a Janis, che dici?”
Resta a guardarla come incantato da quello sguardo così luminoso poi sorride.
“Shan, che hai da ridere? Ti sembra una proposta tanto ridicola?”
“No, per niente. Anzi… Mi sembra una proposta davvero interessante.” poi si avvicina alla donna e la bacia. “Dovremmo iniziare a lavorarci su seriamente.” le dice mentre le sfila l’accappatoio e lo lancia sul pavimento a far compagnia al suo asciugamano.
Lei gli avvolge le braccia intorno al collo e sorride mentre le loro bocche si sfiorano. “Buona idea Leto, ottima idea…”
E si abbandonano uno tra le braccia dell’altra.
 
   
 
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