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Autore: Kruaxi    22/04/2014    2 recensioni
[Spazio 1999]
[Spazio 1999]Per molti della mia età, me compreso, Spazio 1999 è stata la prima serie TV ad introdurci nel meraviglioso universo dello sci-fi televisivo. 'Star Trek' era ancora sconosciuto nell'Italia del 1976, con solo due canali RAI e la tv in bianco e nero. Riguardandola oggi è una serie sempre affascinante, ma scientificamente non ha il minimo senso, quando non affoga nel ridicolo. Vorrei provare a spiegare quello che, chissà, gli autori si son dimenticati di dire...
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Base Alpha, 402 giorni dopo l'abbandono dell'orbita terrestre.

 

John Koenig era capace di stare ore a guardare la superficie lunare attraverso le spesse finestre della base. In piedi, braccia conserte, osservava ogni minimo dettaglio di quella che i primi esploratori avevano definito 'magnifica desolazione'. Invero il suo sguardo poteva estendersi soltanto per poche centinaia di metri oltre il perimetro di Alpha, dovette chiudere gli occhi per immaginarsi le basse colline di regolite all'orizzonte, ed i mille crateri causati da milioni di anni d'impatti con rocce spaziali di svariate dimensioni.

Prima era diverso, molto diverso.

Quando la Luna era fedele compagna della Terra, l'illuminazione solare rimbalzava sulla superficie, le cui caratteristiche ne facevano un enorme specchio, creando curiosi giochi di luce che la vicinanza dell'orizzonte e l'assenza di atmosfera rendevano quasi magici.

Ed ugualmente magiche erano le notti terrestri durante il plenilunio, quando il nero assoluto lasciava posto a mille sfumature di grigio.

Ricordò quando era ragazzo; le foto dei primi astronauti arrivati sul satellite con il missile Nerva 2 avevano dato la stura a mille ipotesi di complotto da parte di una marea di cretini, incapaci di capire come certe dinamiche fossero ben diverse fra la Terra e la Luna... Così si erano inventati allunaggi ricostruiti in studio oppure, al contrario, missioni segrete in combutta con chissà quali alieni.

Scacciò quei pensieri e tornò a guardare oltre il vetro: la Luna si stava muovendo nel cosmo più profondo, senza una stella vicina in grado di illuminarla, e quell'assoluta solitudine si concretizzava in quel buio denso, in quel freddo prossimo allo zero assoluto, che si trovavano appena fuori l'ultima delle molte, potenti, fotocellule che attorniavano il perimetro della base.

 

Infine tornò al suo posto di comando, quella poltrona scomoda da monarca assoluto, responsabile della vita di trecento anime, gli ambasciatori della Terra nel Cosmo.

Un pensierò tornò a tormentarlo: le conseguenze del distacco dovevano essere state enormi sul pianeta, su quella bella palla blu e verde sospesa nel nulla.

Casa.

Forse la Terra non era sopravvissuta, forse erano gli unici rimasti in vita.

Però, però... niente aveva senso... era impossibile fossero vivi, e questo era il minore dei misteri.

Un cicalino richiamò la sua attenzione; il professor Bergman apparve sul monitor in bianco e nero della sua consolle: -John, devo parlarti, puoi venire da me ?

Il volto dell'amico scienziato era sempre stato rassicurante per Koenig: un viso intelligente ed un sorriso caldo erano propedeutici all'immensa fiducia, sempre ben riposta, che chiunque tendeva a dargli dopo averlo conosciuto anche solo per un minuto.

-Arrivo subito Victor, ci sono problemi ?- Koenig aveva scorto un turbamento negli occhi dell'altro, qualcosa che non si vedeva spesso.

-No... solo considerazioni... che preferirei fare con te prima che con chiunque altro.

Per un attimo il professore abbozzò un sorriso, ed ammiccò prima di chiudere il collegamento.

Koenig si diresse velocemente al tubo di comunicazione ed in pochi minuti si ritrovò nell'allegra anarchia di quello che Bergman si ostinava a definire 'il suo laboratorio'.

 

Il professore invitò il comandante a sedersi, dopo aver in qualche modo liberato uno sgabello carico di libri e circuiti stampati, e gli si mise di fronte; dietro di lui la sua grande lavagna trasparente, stracolma di astruse formule cancellate e riscritte mille e più volte.

-John... è passato più di un anno dal distacco. Gli avvenimenti ci hanno tenuti impegnati e non abbiamo avuto davvero il tempo di pensare ma,- iniziò a cancellare nuovamente la lavagna, -adesso credo sia proprio il caso di farsi alcune domande.

-Partendo dal chiedersi il perché siamo vivi ?

Bergman alzò ambedue le sopracciglia: -Difficile prenderti in contropiede, vero John ? Beh, questo è uno dei quesiti, ma non certo l'unico...

-Parla pure amico mio.- Koenig si accomodò al meglio sullo scomodo sgabello.

-Partiamo dall'inizio... La Luna, grazie all'esplosione del materiale fissile accumulato sulla superficie nascosta, è uscita dall'orbita ed ha raggiunto la velocità di fuga dal sistema solare...

Koenig allargò leggermente le braccia, a mani aperte, in un movimento sconsolato.

-E questo è impossibile. L'esplosione avrebbe casomai dovuto spingerci in rotta di collisione con la Terra, non di certo verso l'esterno.

-Esatto John, su questo non si discute. Inoltre ho fatto e rifatto i calcoli mille volte: per quanto potente quell'esplosione non avrebbe mai potuto portarci fuori dall'orbita... invece siamo arrivati a velocità prossime a quelle della luce in pochi minuti, senza finire polverizzati per l'accelerazione.

Mentre parlava, il professore continuava a tracciare strane formule sulla lavagna. Koenig lo seguì fintanto che il suo sapere scientifico glielo permise, ma dovette arrendersi presto.

-E questo è solo il primo dei problemi, Victor.

-Già !- L'anziano scienziato scuoteva fortemente la testa: -Poi abbiamo chissà come abbandonato il sistema solare ed ecco che, in poche settimane, ce ne troviamo subito un altro davanti... e poi un altro, e poi un altro ancora... Non ha senso ! Le distanze sono enormi, viaggiare a velocità relativistiche può ovviamente alterare la nostra percezione del tempo vissuto, ma anche dal nostro punto di vista...

-Parli dei gemelli di Einstein, vero ?

-Ovviamente !- Bergman fece un gesto quasi spazientito, a sottolineare come l'affermazione del comandante fosse del tutto pleonastica. Koenig abbozzò un sorriso; quando il professore si faceva investire dal fuoco sacro della scienza, inevitabilmente era facile immaginarselo intento in accalorate disquisizioni davanti ad una platea universitaria.

-Ehm...- Bergman provò un fugace rossore al viso, -scusami John, sai com'é quando...

Il comandante si lasciò scappare una breve risata: -Victor, ti prego, continua. Dicevamo ?

-Si, parlavamo del tempo oggettivo... Beh, anche nel migliore dei casi sarebbero passati decenni prima di arrivare al sistema solare più vicino, invece... Eccoci in posti mai neppure immaginati, con una volta celeste irriconoscibile, dopo viaggi brevissimi. E cosa succede ? 'Rallentiamo', rallentiamo fino ad immettersi nell'orbita di nuovi pianeti, pianeti finora tutti, più o meno, compatibili con un qualche tipo d'esistenza... e...

-E ci stiamo giusto qualche giorno, salvo ripartire verso altri posti teoricamente irraggiungibili nell'arco di generazioni. Assurdo, vero Bergman ?

-Esatto ! Tutto questo è assurdo. Anche assumendo che le nostre conoscienze del cosmo siano effettivamente molto più scarse di quel che immaginavamo, non potevamo esserci sbagliati in questo modo.

-Queste cose le abbiamo sempre sapute, Victor,- John lo guardò negli occhi, -c'é qualche elemento nuovo che ti ha fatto riflettere ? Ti conosco troppo bene, non saresti tornato sull'argomento se tu non avessi formulato qualche teoria riguardo questa situazione...

Bergman sorrise, si portò l'indice della mano destra alla bocca e, con fare teatrale, tirò fuori da una borsa dei tabulati: -Guarda qui !

John osservò le carte. Inizialmente quel guazzabuglio di numeri non gli dissero nulla ma, ad una più attenta analisi, individuò uno schema coerente. Perplesso, tornò a guardare il professore: -Victor, non vorrai dirmi che...-

-Si ! Esatto John. Nelle ultime due settimane, sfidando le ire di Kanu, ho praticamente monopolizzato il computer e tutti i sensori di Alpha...

-Ed hai fatto girare Carter con l'Aquila 12 in lungo ed in largo per la Luna, con la generica giustificazione di 'ricerche scientifiche'.

-Si, ma era presto per parlarne, scusami,- con una mano si aggiustò i pochi capelli che aveva in testa, -ora ho un quadro piuttosto definito.

-Victor, anche se qualcosa credo di aver capito, dimmi quali sono le tue conclusioni.

-La Luna è un'astronave, John.

 

Rimasero in silenzio per molti secondi.

Il comandante ruppe il silenzio: -Victor, ma questo è …

-Impossibile, John ? Davvero lo pensi ?

Koenig rimase immobile, nella testa gli turbinavano concetti davvero troppo grandi da maneggiare.

-Pensaci John, è decisamente meno impossibile di tutto il resto... e come diceva Sherlock Holmes...

-...escludendo l'impossibile, quel che rimane, per quanto improbabile, deve essere la verità...

-Esatto ! Ed è da questo concetto che son partito nella mia ricerca. Ho via via escluso l'impossibile, finché non mi è rimasto in mano qualcosa di concreto.

-Victor, ma se la Luna è un'astronave, allora potrebbe anche essere pilotata a nostro piacimento.

Bergman assunse un'espressione fra il perplesso ed il dubbioso... Era sempre molto enfatico nella sua mimica facciale tanto che, divertito, John si era sempre chiesto se non avesse ascendenze italiane.

-Credo sia presto per parlarne, intanto dobbiamo scoprire come funziona quest'astronave...

Nelle ore seguenti, il professore spiegò in modo approfondito come era giunto a queste conclusioni: aveva iniziato osservando palesi anomalie nei movimenti stellari mentre la Luna era in corsa fra i sistemi solari, anomalie chiaramente impercettibili per l'occhio umano, ma non per i computer. Successivamente le aveva relazionate alle stesse osservazioni allorquando la Luna si avvicinava a nuovi corpi celesti, così come quando li abbandonava.

-La Luna distorce lo Spazio davanti a se, salvo ricomporlo dietro di se... è come se viaggiassimo curvando lo Spazio,- prese un foglio di carta, disegnando due puntini, A e B, all'estremità dello stesso, -piegando lo spazio le distanze si annullano o, perlomeno, diminuiscono enormemente...

Piegò il foglio e fece coincidere A con B.

-Una teoria formulata già tanto tempo fa, ma che non ha mai avuto una dimostrazione, Victor.

-Si, ma adesso l'abbiamo.

-Per far questo dovremmo avere una fonte d'energia impensabile,- Koenig non riusciva neppure ad immaginare una tale energia, -per distorcere lo Spazio servirebbe un buco nero di enormi dimensioni, non so...

Bergman continuava a tracciare formule sulla lavagna: -Esatto, John. Non so assolutamente dirti da dove prendiamo energia, quale sia la nostra propulsione, ma perlomeno abbiamo una risposta plausibile a qualcuno dei misteri che ci accompagnano in questa Odissea.

-Victor... perché un'astronave ? Non potrebbe essere un qualche fenomeno naturale che non riusciamo a comprendere ?

-No, decisamente no. C'é un disegno logico, niente di casuale. E' ora che metta in tavola la mia Scala Reale...

Sorrise, e prese un ultimo tabulato da sotto una pila di cianfrusaglie, facendole rovinare a terra.

-Guarda, e ringraziamo i sensori sull'Aquila 12... C'é una specie di campo di smorzamento intorno al satellite... O meglio, a quello che era un satellite... E' quasi impossibile da rilevare se non si immagina cosa si stia cercando; questo campo mantiene la Luna, ed Alpha che ci sta sopra, in una forma di stasi, un qualcosa che preserva Alpha e gli alphani dalla sicura distruzione durante le nostre accelerazioni e le nostre frenate, un qualcosa che, decisamente, ha un'origine artificiale.

-E questo spiega perché siamo ancora vivi...- Koenig appoggiò la fronte sulla mano destra e si rivolse ancora allo scienziato: -E' un lavoro incredibile Bergman !

-Beh, non nasce dal nulla, iniziai a sospettarlo sin da subito dopo il distacco, quando si raggiunse il pianeta di antimateria, Terra Nova, in poche settimane... Era troppo assurdo !

John, come schiacciato da tutte queste informazioni, che erano evidentemente ben altro che mera congettura, si alzò dallo sgabello e, allungando le braccia, strinse le spalle dello scienziato.

-Victor... cosa altro puoi dirmi di questa 'astronave' ?

-Non voglio alimentare nessuna speranza,- Bergman fece un rapido sorriso, -ma credo di aver individuato il punto d'origine del campo di smorzamento sulla superficie lunare. Potrebbe essere utile andare a darci un'occhiata...

   
 
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