Salve a tutti.
Non so se qualcuno si
ricordi ancora di me, ma
sono tornata.
Non aggiorno da tre
mesi e me ne dispiaccio
molto.
Potrei dirvi che il
mio abissale ritardo fosse
dovuto ai troppi impegni o alla mia mancanza di tempo, ma non
è così.
La verità
è che semplicemente non avevo più
voglia di scrivere e tutto il mio entusiasmo dei primi mesi era andato
via via
spegnendosi.
Vi chiedo ancora scusa.
Adesso passiamo alla
storia.
Ogni personaggio
avrà un "piccolo" segreto
che dovrà mantenere per un certo periodo e che poi
sarà costretto a rivelare.
In ogni capitolo,
verso la fine, metterò una o
più strofe di una canzone che
“riassumeranno” le sensazioni descritte nel
capitolo.
Aggiornerò
due volte al mese, sempre di
Domenica sera.
So quanto il
Lunedì possa essere traumatico,
per cui proverò ad alleggerirlo un po’ con la mia
storia.
Bene, ringrazio tutti
coloro che continueranno
a leggere.
Cruel
Heart.
***
Simon and Garfunkel - The Sound of
Silence
***
Un fulmine si
diramò altissimo nel cielo, seguito quasi simultaneamente da
un potente tuono che interruppe, seppur per brevi istanti, il pianto
disperato del bambino.
Agitava sempre di più i suoi
capelli, nel tentativo di divincolarsi, mentre calde lacrime salate
infiammavano ancora di più il suo volto.
«Papà...
Basta, basta!»
«Zitto!
Avrei già dovuto
ucciderti quando quella puttana di tua madre ti ha partorito!»
Il piccolo continuava
a piangere da ore, esattamente da quando il padre era rincasato.
Adesso il duca, dopo
la sua solita passeggiata pomeridiana, si dilettava in quello che per
lui era il suo modo di scaricare tutta la rabbia che gli attanagliava
il cuore: picchiare quella disgrazia che gli era capitata.
Il figlio si
difendeva come meglio poteva.
Cercava di mettere le
mani in avanti, a protezione del viso − la zona dove veniva più colpito −,
ma non serviva a niente, anzi.
Questo atteggiamento
non faceva altro che irritare di più il
duca, in collera con se stesso e con il mondo intero.
E così, oltre agli
schiaffi, incominciarono ad arrivare anche calci allo stomaco.
Il bambino
boccheggiava, tossiva e si contorceva per il dolore.
Nel frattempo,
soltanto il temporale interrompeva la quiete che avvolgeva il castello
dall'esterno.
L'atmosfera era quasi
surreale: il piccolo gridava forte, e le urla del padre erano ancora più forti
delle sue, ma nessuno poteva anche soltanto immaginare ciò che
accadeva in quella stanza da sette anni, ormai.
Il
suono del silenzio era opprimente.
Soltanto grazie ad
esso, il padre poteva sfogare la sua ira su quella piccola creatura
senza colpa.
Soltanto grazie ad
esso, la pelle del bambino si faceva sempre più violacea,
segno tangibile dei lividi che aumentavano.
E, soltanto grazie ad
esso, le sue possibilità di essere salvato venivano
soffocate.
Ma poi, il silenzio
fu squarciato.
Il campanello della
porta del castello suonò, e sia il duca che
il bambino si ritrovavano a trattenere il fiato.
Chi mai potrebbe
essere?, si
domandò l'uomo.
A quell'ora della
sera tutti erano rintanati nelle loro case, e le visite al castello dei
Taubenfeld erano molto più che
rare.
Il duca trafisse
ancora con uno sguardo il bambino sul letto.
Il suo petto era
scosso da singhiozzi, e tutto il corpo gli tremava, sia per il freddo,
che per la paura.
In un attimo, la
mente del piccolo, ideò un
piano, un'ancora di salvezza.
Se proprio doveva
subire tutta la rabbia del padre, tanto valeva patirla per provare a
farsi salvare dallo sconosciuto alla porta.
Si tirò su con
le braccia e, con uno scatto che solo i bambini sapevano avere,
saltò dal letto e cercò di correre, per quel che
gli riusciva, verso la porta, gridando sempre più forte:«Aiuto!
Aiuto!»
Sentiva crescere
sempre di più il fuoco nella sua piccola gamba sinistra, ma
non gli importava. Se questo era il prezzo per la libertà,
lo avrebbe pagato volentieri.
Si alzò
sulle punte, afferrò la maniglia − posizionata
troppo in alto per lui − e, con tutta la forza che aveva, tirò verso
il basso, proprio mentre i passi infuriati del duca lo inseguivano per
il corridoio.
La porta
cigolò e si aprì, rivelando una figura che il
piccolo mai si sarebbe aspettato di vedere.
Un bambino.
Era alto più o meno come lui, ma
aveva dei vestiti più logori
e un'aria stanca.
Quelli che una volta
erano occhi vispi e pieni di curiosità, adesso erano
semplicemente vuoti e privi di speranza.
«Come
ti...» chiami,
fece per dire, ma la voce del padre lo interruppe.
«Aspetta!»
tuonò, afferrandolo per una spalla e tirandolo più indietro.
Poi, si rivolse al piccolo sconosciuto. «Chi sei?»
gli chiese.
«Un piccolo
orfano, duca Taubenfeld.» rispose.
L'uomo socchiuse gli
occhi, sospettoso. «Come fai a sapere chi sono? Non credo di
averti mai visto in giro nei quartieri altolocati della
zona.» lo schernì, con un sorriso di disprezzo.
Il piccolo,
incredibilmente per l'età che aveva, gli restituì
il sorriso. «Oh, ma lei è molto
conosciuto, anche nei quartieri non altolocati come il suo. Lo è sia per
i suoi meriti...» Si girò lentamente
verso il figlioletto del duca, facendogli un cenno appena percettibile.
«... Che per i suoi demeriti.» Appena finì di
pronunciare queste parole, gli occhi del bambino saettarono di nuovo
verso l'alto, verso quelli del duca.
Dal canto suo, l'uomo
era completamente stordito, come se uno dei tanti schiaffi che aveva
rifilato al figlio, lo avesse ricevuto lui.
«Quanti
anni hai?» gli domandò, sempre più diffidente.
«Sette,
signore.»
Come poteva un
bambino di appena sette anni mettere in difficoltà un uomo
che aveva sulle spalle quarant'anni in più?
«E cosa
vuoi da me?»
«Un tetto
sotto cui poter dormire e un po' di cibo. In cambio, mi renderò utile
in casa e non sarò di peso a nessuno. Ospitalità,
duca. Non chiedo altro.»
È
un'intelligenza sopraffina, pensò
l'uomo.
Anzi, era molto di più. Era un'intelligenza
che raramente si trovava nella persona che avevi di fronte.
Figuriamoci, poi, se questa intelligenza apparteneva ad un bambino di
sette anni.
Improvvisamente,
un'idea invase completamente la mente del duca.
Era un'idea geniale,
di quelle che avevi solo una volta nella vita, e che te la cambiava
radicalmente.
«Bene,
accetto la tua richiesta. Ma sappi che verrai trattato esattamente come
un membro della servitù, e non dovrai aspettarti privilegi
solo per la tua giovane età.»
«Certo.
Grazie, signor Taubenfeld.» disse il bambino, senza mai
spostare gli occhi da quelli dell'uomo. Era incredibile vedere quanta
sicurezza emanavano.
Fece entrare il
bambino nella sua casa.
«Io sono
Evan.» si presentò il bambino.
«Kevin.»
rispose l'altro.
«Su, su,
non perdiamo tempo. Sali di sopra ed entra nella prima stanza a
sinistra. Mio figlio ti porterà subito dei vestiti
nuovi.»
L'ospite
obbedì, ma c'era qualcuno che non era d'accordo.
«Ma
papà... Non possiamo tenerlo qui... »
provò a obiettare con voce esile il figlioletto. Aveva
già avuto prove piuttosto sufficienti della rabbia del padre
e non voleva suscitargliene di nuova.
Il padre sorrise, ma
non di un sorriso allegro o gioioso. No, non era niente di tutto
questo. Il suo era un sorriso inquietante, di quelli che spopolano
negli incubi di ogni bambino. «Sì invece,
possiamo. Ora va' e prepara ciò che ti
ho chiesto. Mi raccomando, consideralo il nostro piccolo
segreto.»
***
And, in the naked light I saw,
ten thousand people, maybe more.
People talking without speaking,
people hearing without listening,
people writing songs that voices never share.
No one dare, disturb the sound of silence.
"Fools", said I, "you do not know,
silence like a cancer grows.
Hear my words that I might teach you,
take my arms that I might reach you."
But my words, like silent raindrops, fell.
And echoed the will of silence.
E, nella luce
nuda, vidi diecimila persone, forse più..
Gente che
comunicava senza parlare,
gente che
sentiva senza ascoltare,
gente che
scriveva canzoni che nessuna voce avrebbe mai cantato.
Nessuno osava
disturbare il suono del silenzio.
"Stupidi", dissi
io, "non sapete che il silenzio si espande come un cancro.
Ascoltate le mie
parole così che io
possa insegnarvi,
prendete le mie
braccia così che io
possa raggiungervi."
Ma le mie parole
caddero, come gocce di pioggia silenti.
Ed echeggiarono
nel prorompere del silenzio.
~
Simon and Garfunkel - The Sound of Silence
P.S. Ho visto il video
di HK. Mi è sembrato la quint’essenza del trash,
ma dalla canzone non ci si poteva aspettare niente di diverso. Aspetto
con ansia GYWYL.
A voi cosa ve ne
è parso?