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Autore: Kim_HyunA    22/04/2014    4 recensioni
Jonghyun non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, ne era come ipnotizzato. Si sentiva un po’ a disagio ad ammetterlo, ma vederlo vestito in quel modo gli aveva mosso qualcosa a livello dello stomaco. Farlo vestire per una giornata intera con abiti femminili gli sembrava una delle migliori idee che avesse mai avuto.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Kibum si guardò allo specchio ancora una volta, sistemandosi le lunghe ciocche della parrucca che indossava, cercando di farle ricadere sulle spalle nel modo più naturale possibile. Si spostò la frangia dagli occhi e la lisciò con una mano. Non era male come risultato.
 
E Jonghyun, seduto qualche metro più indietro su una poltrona, con un ginocchio al petto, era della stessa opinione. Non riusciva a staccare gli occhi di dosso da Kibum, ne era come ipnotizzato. Si sentiva un po’ a disagio ad ammetterlo, ma vederlo vestito in quel modo gli aveva mosso qualcosa a livello dello stomaco e improvvisamente si sentì fiero di sé per aver scelto quella penitenza per l’altro ragazzo. Farlo vestire per una giornata intera con abiti femminili per avergli rovesciato una bibita sulla maglietta qualche giorno prima gli sembrava una delle migliori idee che avesse mai avuto.
 
“Ti odio Jonghyun” lo sentì mormorare mentre si sistemava meglio delle lunghe calze bianche sulle gambe affusolate. “Si capisce benissimo che sono un ragazzo…” protestò per l’ennesima volta.
 
Il cuore del più grande aveva iniziato a battere più forte e una scarica elettrica aveva attraversato il suo corpo mentre i suoi occhi seguivano le dita dell’altro mentre si sfiorava le gambe. Ciò che aveva catturato maggiormente la sua attenzione era la sua pelle lattea e liscia che le calze stavano ricoprendo.
 
I suoi pantaloni erano improvvisamente diventati più stretti e si sentiva soffocare dal caldo.
 
Fece scorrere gli occhi sulla sua figura e, mentre scendeva dal suo collo alle sue clavicole, si aspettava quasi di vedere l’incavo dei seni per quanto convincente era nei panni di una ragazza.
 
Le sue labbra erano coperte da un qualcosa che le rendeva bagnate e luminose, e tutto quello che voleva in quel momento era avvicinarsi e leccarle. Ma non poteva farlo ed espirò lentamente in rassegnazione.
 
“Smettila di fare storie, non si accorgerà nessuno” replicò pronto, ed era del tutto certo delle sue parole, perché Kibum in versione femminile era perfettamente credibile e nessuno avrebbe dubitato di niente.
 
Si ritrovò ancora una volta imbambolato a fissare il suo corpo, il modo in cui la gonna che arrivava poco più su del ginocchio gli accarezzava i fianchi, la camicetta che sembrava rendere le linee del suo fisico più sottili, i capelli ondulati che gli coprivano la schiena. Se non avesse saputo che era un ragazzo, anche Jonghyun sarebbe caduto nella trappola.
 
Osservò il riflesso dello specchio, seguendo i movimenti delle sue mani mentre si metteva un leggero strato di trucco: un fondotinta chiaro che gli rendeva uniforme il colore dell’incarnato e del mascara che gli rendeva attraentemente lunghe le ciglia. I suoi zigomi già ben pronunciati e definiti erano messi ancora più in risalto grazie a del leggero fard color pesca e, come tocco finale, del lucidalabbra trasparente gli rendeva la bocca morbida e scintillante.
 
Jonghyun lo osservò mentre premeva un labbro contro l’altro per stendere il prodotto in modo regolare e gli venne un’improvvisa voglia di baciarlo.
 
Chiuse gli occhi per calmarsi e deglutì. Kibum era un ragazzo, era il suo migliore amico, a cosa stava pensando?
 
“Allora, sei pronto?” gli chiese, nel tentativo (inutile) di distrarsi, perché sentiva che sarebbe impazzito se l’avesse visto per un secondo di più davanti a sé, mentre, di fronte allo specchio, si girava e si osservava da ogni angolazione per controllare se i vestiti gli cadessero nel modo giusto.
 
“Solo un attimo” gli rispose, sistemandosi una volta di più la parrucca e lisciandosi la gonna.
 
Jonghyun evitò accuratamente di far cadere lo sguardo sul suo fondoschiena.
 
“Ci stai prendendo gusto, eh?” commentò, prendendolo in giro su quanto tempo avesse trascorso a rimirare il suo riflesso.
 
“Ah, ti odio” ripeté ancora una volta. “Cazzo, sei un bastardo però” inveì contro l’altro, non ancora del tutto rassegnato alla sua penitenza.
 
“Modera il linguaggio, ricordati che sei una ragazza ora…Gwiboon” concluse con una smorfia soddisfatta.
 
Kibum gli rivolse un’occhiataccia “Non chiamarmi così”.
 
Jonghyun lo prese sottobraccio e gli rivolse un ampio sorriso. “Su, andiamo Gwiboon!” scherzò, ignorando deliberatamente ciò che gli aveva appena detto e guadagnandosi così un pugno sulla spalla.
 
 
 
 
 
 
Jonghyun si trovò ad ammettere che provava un certo moto di orgoglio mentre passeggiava accanto a Kibum, tenendogli un braccio intorno alle spalle e lasciando che una mano gli ricadesse protettiva verso il petto solo per rendere l’altro ragazzo ancora più imbarazzato della situazione. Si sentiva orgoglioso perché si era accorto degli sguardi dei passanti, che guardavano Kibum come se fosse un bocconcino prelibato, e tenerlo così stretto a sé era il modo per rendere noto a tutti che non dovevano nemmeno provare ad avvicinarsi. E soprattutto, gli faceva provare un certo calore trovarsi così vicino a lui e sentire i suoi fianchi che di tanto in tanto urtavano i suoi mentre camminavano.
 
Stava cercando di ignorare quel solletico che sentiva scorrergli lungo la pelle mentre passeggiavano fianco a fianco, ma non ci riusciva.
 
Cercò di non guardarlo, perché se l’avesse fatto e avesse visto le sue labbra, era certo che avrebbe avuto l’urgente ed innegabile desiderio di baciarle all’istante ed era difficile resistere alla tentazione.
 
Più lo guardava con la coda dell’occhio, più Kibum gli sembrava perfetto in quel modo ed era talmente credibile in quella parte che quasi gli sembrava strano che la camicetta gli ricadesse piatta sul petto e non ci fosse nessuna curva femminile.
 
Mentre stavano entrando in un negozio di abbigliamento e Jonghyun teneva la porta aperta all’altro come un vero cavaliere, gli occhi del più grande indugiarono sulle curve della sua gonna, ritrovandosi a passare inconsciamente la lingua sulle labbra secche e a fantasticare di alzargli l’indumento mentre si trovava, impaziente e desideroso, sotto di lui. Il ragazzo sospirò più forte. La penitenza gli sembrava più per lui che per Kibum ormai, dovendo cercare di mantenere l’autocontrollo mentre l’amico si aggirava tra gli scaffali del negozio vestito in quel modo. Non poteva sopportare di vedere ondeggiare quella gonna da una parte all’altra al ritmo dei suoi passi e non potergliela sfilare, non poteva sopportare i movimenti dei suoi capelli mentre camminava e non poterli accarezzare.
 
Decise che era meglio girare per il negozio ognuno per conto proprio, perché aveva bisogno di respirare, e avere accanto Kibum non glielo permetteva in alcun modo.
 
Riuscì a recuperare la calma stando qualche minuto da solo e concentrandosi sui vestiti che aveva intorno. E anche se gli capitava di scorgere da lontano i lunghi capelli di Kibum che facevano capolino al di sopra di qualche scaffale, era riuscito nel suo intento di trovare qualche camicia e maglietta da provare.
 
“Trovato qualcosa?” la voce di Kibum, più dolce e alta ora che erano in pubblico, lo fece sussultare e il suo cuore si mise a battere più forte. Tutta la calma che era riuscito a riconquistare, se n’era già andata.
 
“Questi” rispose, alzando un braccio e facendogli notare gli abiti che aveva poggiato. “Vado a provarli ora”.
 
Tirò la tenda di un camerino mentre Kibum stava prendendo posto su una delle poltroncine lì davanti. Appese gli abiti ai supporti lungo le pareti e si poggiò con la schiena al muro, premendosi le mani contro le tempie perché tutta quella situazione lo stava facendo impazzire. Continuava a pensare a quanto fosse attraente l’altro ragazzo, a quanto naturale sembrasse con quel trucco e quei capelli, ma soprattutto a quanto fosse attraente il suo corpo con quella gonna e quelle calze. Non riusciva a toglierselo dalla mente e improvvisamente avvertì una scomoda presenza tra le gambe e non ci voleva, non ci voleva in quel momento. Cercò di pensare ad altro, a qualcosa che non gli piaceva, ma in un modo o nell’altro, era sempre Kibum che gli ritornava alla mente. Se lo immaginava con una gonna ancora più corta, che gli lasciasse provocatoriamente scoperte anche le cosce; con i capelli raccolti in due codini mentre lo chiamava “oppa”.
 
 Sicuramente stava impazzendo.
 
Non c’erano dubbi.
 
“Jjongie, sei ancora vivo?” chiese Kibum, il tono tra il preoccupato e lo scherzoso.
 
“Eh? S-sì, ci sono” rispose frettolosamente, sfilandosi la maglietta ed infilando una camicia bianca che aveva portato in camerino ed abbottonandosela senza troppa cura.
 
“Dai, fammi vedere” Jonghyun avrebbe voluto fermarlo, avrebbe voluto dirgli che non c’era bisogno che lo vedesse, ma prima che potesse reagire, era troppo tardi, Kibum aveva già spostato la tenda del camerino.
 
“Com’è?” chiese cercando di mantenere un tono calmo, senza far capire che si sentiva i pantaloni più stretti.
 
“Sei un disastro, è tutta storta” lo rimproverò, notando il modo approssimativo in cui la camicia era stata allacciata. “Su, fammi entrare”
.
E fu così che Jonghyun si ritrovò in quel camerino non troppo grande, con Kibum davanti a sé mentre gli sistemava con attenzione i bottoni dell’indumento, le mani a contatto con il suo petto. Teneva lo sguardo fisso in alto, guardando tutto tranne il ragazzo che aveva di fronte e sospirò mentre muoveva scomodamente le gambe, una presenza sempre più ingombrante tra esse.
 
“Ecco, ora va meglio” commentò entusiasta Kibum, dando un’ultima aggiustatina al colletto e facendo contorcere lo stomaco di Jonghyun.
 
Gli occhi del più grande seguirono con terrore una mano dell’altro che si stava dirigendo verso il suo braccio.
 
“Cosa stai facendo?” chiese, forse troppo velocemente.
 
“Hai troppi muscoli, ti sta stretta sulle braccia” gli spiegò, strofinando le dita contro i suoi bicipiti. “Te ne vado a prendere un’altra”.
 
Jonghyun non aveva nemmeno registrato le sue parole, l’unica cosa di cui si era accorto era che si sentiva i brividi lì dove la mano di Kibum si era appena posata, e gli sembrava stupido perché non era la prima volta che lo toccava, ma non si era mai sentito così, e ora, improvvisamente, ogni suo minimo gesto lo mandava in paranoia.
 
Si portò una mano ai pantaloni in cerca di un sollievo temporaneo, perché stava iniziando a fare male e non era per niente divertente, ma probabilmente non era una delle sue giornate fortunate, perché Kibum tornò qualche istante dopo e dovette interrompersi prima di essere colto in flagrante.
 
Abbassò con discrezione lo sguardo per assicurarsi che nessuna sporgenza fosse visibile, perché sarebbe stato piuttosto imbarazzante dover gestire quella situazione in presenza dell’altro ragazzo.
 
“Ecco, prova questa” Jonghyun si trovò a fissare le sue labbra rosa e lucide mentre parlava e si maledisse perché non solo non aveva sentito cosa gli aveva detto, ma ora aveva anche una voglia pazzesca di sentire che sapore avevano. Alzò lo sguardo verso i suoi occhi, e così, contornati di nero e incorniciati da lunghe ciglia, non gli erano mai sembrati più profondi ed attraenti.
 
“Cosa?” chiese.
 
“La camicia. Provatela” gli ripeté, tendendogli l’indumento.
 
“Adesso?” lo guardò con occhi più grandi del normale, sentendosi improvvisamente più agitato all’idea di doversi cambiare di fronte a lui. Si era spogliato innumerevoli volte in sua presenza, ma ora il solo pensiero gli faceva contorcere lo stomaco.
 
“No, domani” ribatté ironico l’altro. “Muoviti, se no ti spoglio io, oppa” aggiunse scherzando e scoppiando a ridere. La battuta non fu per niente divertente per Jonghyun, che al solo sentire pronunciare quella parola dalle sue labbra, si sentì rabbrividire.
 
Lentamente iniziò sbottonarsi la camicia, le dita leggermente esitanti mentre si muovevano con qualche problema.
 
“Ti serve una mano?” chiese l’altro, vedendolo in difficoltà e Jonghyun avrebbe voluto mettersi a ridere perché sì, gli sarebbe servita una mano, ma non nel senso che intendeva Kibum e in realtà gli veniva anche un po’ da piangere, perché era sempre più disperato. Ma doveva resistere.
 
“No, ci penso io, Gwiboon” gli rispose, calcando più del dovuto su quel nomignolo. Doveva ammettere che era bravo a fingere che tutto andasse bene, che non stava perdendo il controllo solo perché il suo migliore amico era davanti a lui con una gonna che gli scopriva quelle gambe perfette, con il viso di una bellezza tale da far invidia a tutte le ragazze presenti in quel negozio.
 
“Dai, lascia fare a me” insistette, roteando gli occhi all’uso di quel nome, scacciando Jonghyun e provvedendo egli stesso in quel compito che all’altro risultava così difficile.
 
Il più grande si ritrovò a deglutire a fatica, la sua mente stava prendendo direzioni che non doveva, ma era difficile resistere mentre guardava le dita di Kibum che gli slacciavano la camicia. La pelle gli solleticava piacevolmente e avrebbe voluto che non smettesse mai di toccarlo, perché era una delle migliori sensazioni che avesse mai provato.
 
Senza sapere bene come, si trovò a fare un passo verso l’altro, avvicinandosi a lui più di quanto non lo fosse già prima, premendo il suo corpo contro il suo.
 
“Non riesco se stai così vicino” protestò l’altro ma Jonghyun non lo sentì nemmeno, era troppo concentrato a osservare i movimenti della sua bocca, a guardare come quelle piccole labbra a cuore si muovevano mentre parlava e ne era come ipnotizzato.
 
“Jong? Jonghyun, mi hai sentito?” ripeté, ma l’altro continuò ad ignorarlo, fino a quando non si ritrovò completamente addosso a lui, facendogli premere la schiena contro una delle pareti. Avvicinò il suo viso a quello di Kibum, facendo sfiorare i loro nasi e Jonghyun non sapeva con esattezza quello che stava facendo, ma l’istinto gli aveva detto che doveva agire così, e chi era lui per opporsi all’istinto?
 
Ed ora che gli era così vicino poteva sentire il profumo sul suo corpo, non si era nemmeno accorto che l’avesse indossato quando erano a casa, non che gli interessasse in quel momento; quella fragranza gli era entrata completamente nella testa e gli stava annebbiando i sensi.
 
“C-cosa stai facendo?” chiese l’altro, visibilmente confuso da quell’improvviso ed inusuale comportamento.
 
In tutta risposta, l’altro iniziò a sfiorargli il volto con le proprie labbra, percorrendogli gli zigomi, le guance, arrivando fino agli angoli della bocca; poi si fermò ed alzò lo sguardo verso i suoi occhi e non poté non notare come fossero attraenti le sue ciglia piegate all’insù in quel modo.
 
“È tutto il giorno che mi stai facendo impazzire” gli sussurrò piano, alzando il volto verso quello dell’altro e portando le labbra verso un suo orecchio, poggiandovi contro la bocca.
 
“Dovresti fermarmi” gli sussurrò, e prima che l’altro avesse il tempo di reagire, Jonghyun decise che era il momento di sentire il sapore delle sue labbra, di sentire se erano morbide come sembravano.
 
E le labbra lucenti di Kibum erano così invitanti che Jonghyun non poteva trattenersi, non ne aveva la forza e il pensiero di sollevargli quella gonna era l’unica cosa che tormentava la sua mente.
 
Aveva perso il controllo su se stesso, non sapeva più cosa stava facendo, sapeva solo che l’istante dopo la sua bocca era contro quella di Kibum e che si stava perdendo in quella sensazione perfetta. Le sue labbra avevano come vita propria mentre si muovevano massaggiando quelle di Kibum e poteva sentire il lucidalabbra che si era messo prima quando erano ancora nell’appartamento. Sapeva di fragola ed era fastidiosamente appiccicoso, ma non gli importava, perché stava baciando l’altro ragazzo ed era tutto ciò che gli aveva riempito la mente per quel pomeriggio.
 
Portò una mano tra le lunghe ciocche, premendo sulla sua nuca in modo che non si allontanasse da lui perché non voleva che quel bacio avesse già fine, e si fece ancora più vicino, intrappolandogli una gamba tra le proprie in cerca di contatto.
 
Gli avvolse una mano intorno alla vita, facendola scivolare a poco a poco più in basso, verso quella gonna che era stata il suo oggetto del desiderio da troppo tempo ormai. Kibum mugolò piano a quel contatto, e stringendo le braccia intorno alla schiena, gli si fece ancora più vicino.
 
Una parte della mente di Jonghyun si chiedeva perché l’altro ragazzo non l’avesse spinto via, perché avesse acconsentito a questa sua strana iniziativa, ma all’altra parte non interessava, gli bastava che fosse d’accordo, i motivi non erano importanti.
 
Le sue labbra erano su quelle a cuore di Kibum ed erano così morbide da sembrare seta ed aveva la sensazione che si sarebbe sciolto da un momento all’altro. L’altro ragazzo aveva cercato di dire qualcosa, o forse era un altro gemito appagato, Jonghyun non sapeva dirlo, ma od ogni modo fu inghiottito dalle labbra del più grande.
 
Fece scivolare la propria lingua nella bocca di Kibum, andando a sfiorare la sua, accarezzandola, esplorando ogni angolo con delicatezza e senza fretta.
 
Spinse il suo corpo contro quello dell’altro in cerca di sollievo, ne aveva disperato bisogno, e improvvisamente, sentire una sua gamba coperta dalla gonna tra le proprie, era la sensazione migliore del mondo.
 
“Sei così duro Jjongie” commentò a bassa voce, avvertendo l’eccitazione di Jonghyun premere contro di sé.
 
“È per colpa tua” rispose, le labbra appoggiate accanto alla sua bocca, mantenendo lo stesso tono di voce per evitare che qualcuno fuori dal camerino potesse sentirli. Era vero che si trovava un po’ in disparte nel negozio, ma era sempre meglio non rischiare.
 
“È per colpa mia?” ripeté l’altro con un mezzo sorriso, forse lusingato da quella rivelazione.
 
“Hm hm” mormorò in conferma, tornando a baciargli le labbra in un movimento lento. “Dovresti far qualcosa per risolvere la situazione, non pensi Gwiboon?”.
 
“Dovresti smetterla di chiamarmi così”.
 
“E tu invece dovresti chiamarmi “oppa” per oggi” ribatté subito, dando voce alla fantasia che lo stava perseguitando dall’inizio di quella stupida penitenza.
 
Kibum gli rivolse un’occhiataccia.
 
“Fallo per me Gwiboon” gli sussurrò provocante ad un orecchio, leccandogli un lobo e l’altro ragazzo alzò gli occhi al cielo.
 
“Non dovremmo fare queste cose qui…oppa” iniziò, stando subito al gioco e Jonghyun si ritrovò a sorridere soddisfatto e non poteva credere che una semplice parola potesse avere quell’effetto su di lui. Il suo cuore aveva perso un battito e il suo stomaco aveva fatto un salto all’indietro. Con una mano poggiata contro il petto di Kibum, il più grande lo spinse ancora una volta contro il muro, iniziando a baciargli il collo con delicatezza ma attentamente, senza lasciare segni rossi.
 
Portò una mano verso le sue gambe, risalendo oltre l’orlo della gonna e non sprecò tempo a strofinare le dita contro la sua pelle, accarezzandogli le cosce lisce e vellutate. I leggeri lamenti che sfuggivano dalla bocca di Kibum avevano fatto scorrere tutto il sangue del suo corpo verso il basso, al punto che si sentiva quasi girare la testa. L’essere consapevole che l’altro stesse reagendo in quel modo solo per causa sua, stava avendo degli strani effetti sul suo cuore e ci volle tutta la sua forza di volontà per smettere di tremare.
 
Stava davvero vivendo quella fantasia o stava semplicemente sognando? Sperava solo che nessuno lo svegliasse, perché non aveva mai fatto un sogno migliore di quello.
 
Risalì con le dita, fino ad avvertire l’eccitazione dell’altro, rabbrividendo a quel contatto. Alzò lo sguardo, decidendo di tenere gli occhi fissi verso il volto di Kibum, non volendo perdersi nemmeno un lieve cambiamento di espressione. Con le guance lievemente arrossate e messe in evidenza dal trucco e le labbra leggermente schiuse, Kibum era uno spettacolo.
 
Continuò a toccarlo, perché era tutto ciò che aveva desiderato da quando l’aveva visto vestito in quel modo e non gli sembrava vero che ora aveva davvero le mani sotto quella gonna e che aveva appena baciato le sue labbra morbide e lucide.
 
“Toccami Gwiboon” gli ordinò, e ogni volta che lo chiamava in quel modo, provava una strana sensazione e sentiva crescere sempre più il proprio desiderio.
 
Avvertì le sue dita posarsi piano sul suo corpo e un brivido freddo lo attraversò. Cercò di silenziare i gemiti che volevano lasciare le sue labbra, mentre sottili e decise dita mantenevano in vita la sua eccitazione. Emise un sospiro di sollievo, perché finalmente quel fastidioso dolore veniva alleviato, finalmente il suo membro stava ricevendo l’attenzione che si meritava.
 
Nascose il volto nell’incavo del collo dell’altro, baciandogli distrattamente la pelle dopo avergli scostato i capelli. Un gemito roco sfuggì dalle sue labbra, giungendo diretto ad un’orecchia di Kibum e Jonghyun era certo di averlo sentito rabbrividire mentre irrigidiva leggermente il corpo.
 
“Stai andando benissimo” lo incoraggiò e, stringendo le mani sui suoi fianchi, poco sopra quella gonna che lo aveva mandato in crisi, lo avvicinò a sé.
 
Sentì le dita di Kibum slacciargli i pantaloni e si sentì mancare il fiato perché stava succedendo veramente, non se lo stava immaginando. Chiuse gli occhi mugugnando ancora una volta, e non avrebbe dovuto serrare le palpebre, perché non appena lo fece, l’immagine di Kibum sdraiato sotto di sé prese di nuovo forma.
 
Ciò che voleva più di ogni altra cosa in quel momento era torreggiare sul corpo caldo e bisognoso dell’altro, vederlo tremare per il troppo desiderio, sentire la sua voce mentre, con la schiena inarcata e la testa all’indietro, era preda del piacere più intenso. Le immagini erano dolorosamente nitide, al punto da sembrare reali e riusciva ad immaginarsi perfettamente i suoi lunghi capelli in disordine o la gonna arrotolata intorno alla vita.
 
Era certo che questa fantasia lo avrebbe tormentato per tanto, tanto tempo.
 
Ma l’aria fresca che gli avvolse le gambe lo riportò alla realtà e gli fece ricordare quello che stava succedendo. Si sentì un groppo alla gola mentre guardava Kibum abbassargli l’ultimo indumento che nascondeva il suo corpo, prima di essere completamente esposto.
 
Sentì il proprio membro tra le mani dell’altro, e non c’era sensazione più piacevole ed appagante di quella. Si ritrovò a muovere i fianchi verso la mano stretta a pugno dell’altro, alla disperata ricerca del proprio piacere personale.
 
All’interno di un camerino di un negozio, in cui qualsiasi persona passasse poteva sentirli o coglierli in flagrante, toccato dal suo migliore amico che indossava abiti da ragazza, con tanto di parrucca e trucco. L’assurdità di quella situazione lo colpì d’un tratto ed iniziò a sentire più caldo, ma questo non rese le sensazioni meno intense, non gli rese meno evidente che sì, aveva i pantaloni abbassati alle ginocchia e Kibum lo stava toccando.
 
“Gwiboon” chiamò con voce volutamente più bassa, avvicinandoglisi con il viso e tirando fuori la lingua nel tacito invito che l’altro gliela succhiasse. Senza che interrompesse i movimenti della mano, Kibum colse al volo la richiesta dell’altro, e prese la sua lingua tra le labbra; il gesto talmente erotico agli occhi di Jonghyun che mugugnò soddisfatto.
 
“Oppa, mi stai facendo eccitare” gli confessò Kibum ad un orecchio, la voce timida e riservata, perfettamente adatta al ruolo che doveva interpretare.
 
Jonghyun lo afferrò per i capelli, facendogli reclinare la nuca all’indietro ed aggredì il suo collo.
 
“Cazzo Gwiboon, fammi venire” ordinò, anche se il suo tono tradiva una certa disperazione. Sentiva un nodo allo stomaco, si sentiva il volto in fiamme, sentiva il piacere aumentare e sapeva che ormai era vicino.
 
“Vieni per me, oppa” l’invitò seducente Kibum, mentre faceva scorrere il pollice sulla punta del membro dell’altro, le gocce pre-eiaculatorie che gli rendevano la pelle lucente ed appiccicosa.
 
Sentire quelle parole pronunciate in modo così stuzzicante accanto al suo orecchio, con il suo respiro caldo che gli aveva fatto roteare gli occhi per il piacere, furono il colpo di grazia.
 
Jonghyun chiuse gli occhi per l’ennesima volta, mentre con movimenti irregolari svuotava il proprio corpo nella mano di Kibum. Stava vedendo le stelle mentre le sue labbra pronunciavano ancora la parola “Gwiboon”.
 
Ansante e con le gambe più deboli, si gettò come un peso morto contro il corpo dell’altro, il petto che si abbassava ed alzava affannosamente mentre la sua bocca era incollata al collo del ragazzo.
 
Qualche secondo per recuperare il fiato e recuperò dalla propria borsa —che giaceva ormai dimenticata sul pavimento— un fazzoletto, prendendo poi la mano di Kibum e, mentre gli puliva le dita da quella sostanza biancastra, Jonghyun si rese conto di quello che era appena successo.
 
Si sentì un idiota.
 
L’eccitazione gli aveva offuscato la mente e gli aveva fatto desiderare il proprio migliore amico.
 
Si tirò su i pantaloni che aveva alle ginocchia e li allacciò.
 
“Uhm… Kibum, io…” iniziò impacciato, portandosi una mano tra i capelli e non sapendo come proseguire per giustificare il proprio comportamento.
 
“Shhh, non dire niente” iniziò l’altro, premendogli il dito indice contro le labbra e raccogliendo poi una delle camicie che Jonghyun aveva provato prima e che ora era finita per terra “Quello che è successo resta qui, ok?”.
 
E Jonghyun si ritrovò ad annuire stupidamente mentre i suoi occhi seguivano la schiena di Kibum che lasciava il camerino, e posando ancora una volta lo sguardo sulle sue gambe e sul suo fondoschiena, entrambi resi gloriosi da quella gonna, il ragazzo si trovò a sperare ardentemente che ci fosse una seconda parte, possibilmente in un luogo più confortevole e più intimo; e l’occhiolino accompagnato da un mezzo sorriso che si vide rivolgere dall’altro, lasciò ben sperare che non sarebbe finita lì.
 
 
 
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A/N: in quanto sentivano la mia mancanza? nessuno!!! ..bene, buono a sapersi TT
 
ci tengo subito a dire che la versione femminile di key è una cosa fantastica ed erano secoli che volevo scrivere qualcosa a riguardo. in realtà ho scritto questa storia 2 annetti fa, ma poi è rimasta dimenticata tra le mie bozze per un’infinità di tempo D:
 
 poi parliamo del fatto di come questa frase “quello che è successo resta qui, ok?” sia nata da “what happens in vegas stays in vegas”..ma mi sfugge ancora il motivo per il quale sono passata da las vegas ad un camerino di un negozio .___.
 
btw, avete presente la foto che ha pubblicato key qualche mese fa su instagram? quella dove ha la parrucca e il rossetto? (questa qui insomma) ecco, sono abbastanza tentata di scrivere una specie di seguito a questa storia. boh vedremo insomma
 
grazie per aver letto :)
 
ps. = scusate se sono sparita tutto questo tempo, ma l’uni mi lascia davvero poco tempo per scrivere. poi considerate che sono (finalmente!!) all’ultimo anno, quindi quest’ultimo semestre è davvero stressante visto che ho un sacco di cose da fare TT
 
pps. = il titolo non mi piace nemmeno un po’, ma il mio cervello non voleva collaborare, quindi questo è
 
ppps. = spero abbiate passati tutti una buona pasqua :)
  
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