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Autore: Remedios la Bella    22/04/2014    10 recensioni
Il professor Lecter volse il viso verso gli studenti. La giacca del completo antracite aperta sul davanti lasciò intravedere la camicia, sbottonata all'altezza delle clavicole. I capelli, che un tempo dovevano essere stati biondi, erano strisce argentee raccolte all'indietro in un riporto che dava risalto al viso dell'uomo. Zigomi alti, labbra sottili, carnagione ambrata. Occhi castani punteggiati di scintille rosse, magnetici.
Will sentì le ragazze accanto a lui sospirare, le teste inclinate e appoggiate alle mani.
Quell'uomo aveva il suo fascino, e non sembrava solo sul gentil sesso.
Graham si massaggiò gli occhi e si protese sulla sedia. Sentì le mani farsi umide, groppi di saliva salirgli in gola. Mosse le gambe, irrequieto.
(AU scolastica, Will studente e Hannibal professore)
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hannibal Lecter, Will Graham
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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ndA: Dopo vari consigli e incitamenti, l'ho scritta davvero. Ora, non mi soddisfa a pieno (non so perchè, le Hannigram mi escono sempre e solo introspettive, che strazio!), ma spero che la combriccola che mi ha spinto in questo immane sforzo apprezzi ♥
Ringrazio feeltheromance per avermi dato lo spunto con la sua trama, grazie donna ♥ Spero di non deluderti. Detto questo, vi lascio alla lettura. E che lo spirito della Hannigram sia con voi!
Remedios

 

Teach me
(School!AU)


 
Tutto ciò era sbagliato. Dannatamente sbagliato. Del tutto. E in quel momento ci stava pensando intensamente.
Non poteva fissare qualcuno tanto a lungo senza stancarsi, non era da lui e non lo sarebbe mai stato.
Will Graham che fissa le persone. Inconcepibile. Era già tanto se riusciva a guardare qualcuno negli occhi per almeno cinque secondi.
Eppure le spalle fasciate dal completo dell'insegnante di Chimica Alimentare avevano catturato il suo interesse in maniera assurda. E non solo le spalle.
Non si capacitava della cosa. Lui, studente di Criminologia, che sgattaiolava dentro l'aula 18 per seguire una lezione che non poteva interessargli minimamente... solo per guardare un insegnante.
Non era normale, per niente.
In più uno studente che si invaghisce di un docente non poteva avere un futuro. Amore non corrisposto, detto volgarmente. Ma non riuscì comunque a staccare il sedere dalla sedia nell'aula, muoversi fino alle scale e uscire da lì, tornando alla sua normalità.
Era bloccato, fisicamente e psicologicamente. Nonostante la stanza fosse ben arieggiata, sentiva caldo. Forse erano le persone vicino a lui, forse il fatto che non riuscisse a smettere di fissare la mano del docente Lecter, che con gesti esageratamente aggraziati muoveva il gesso sulla lavagna.
La schiena gli si era incollata alla sedia a causa del sudore, gli occhiali gli scesero dal naso. Se li risistemò, si schiarì la voce appena, riprese a seguire la lezione.
Il professor Lecter volse il viso verso gli studenti. La giacca del completo antracite aperta sul davanti lasciò intravedere la camicia, sbottonata all'altezza delle clavicole. I capelli, che un tempo dovevano essere stati biondi, erano strisce argentee raccolte all'indietro in un riporto che dava risalto al viso dell'uomo. Zigomi alti, labbra sottili, carnagione ambrata. Occhi castani punteggiati di scintille rosse, magnetici.
Will sentì le ragazze accanto a lui sospirare, le teste inclinate e appoggiate alle mani.
Quell'uomo aveva il suo fascino, e non sembrava solo sul gentil sesso.
Graham si massaggiò gli occhi e si protese sulla sedia. Sentì le mani farsi umide, groppi di saliva salirgli in gola. Mosse le gambe, irrequieto.
Hannibal era il nome di quell'uomo, Hannibal Lecter. Tutti gli studenti lo seguirono con gli occhi mentre si appoggiò alla scrivania, le gambe lievemente accavallate e il paio di occhiali da lettura in mano, tenuti tra il pollice e l'indice.
Il professore girò la testa per ammirare la classe, e chi era rimasto a osservarlo per tutto il tempo distolse lo sguardo di scatto. Fece scorrere lo sguardo su tutti, e quando arrivò a Will, situato a uno degli estremi dell'aula, quello cercò di non battere ciglio.
Non distolse lo sguardo e tenne ferme le gambe. Il respiro sembrò bloccarglisi al principio della trachea, ma diede segno di essere calmo. Con la mano destra prese a giocherellare con la penna.
Ora che aveva ingaggiato una gara di sguardi con quell'uomo, pensò di essere fregato.
Non era bastata l'occhiata in corridoio a farlo stare male. Eppure, quando nel mare di gente che andava e veniva, Will aveva intravisto il professor Lecter per la prima volta, aveva creduto di star morendo in quel dato istante.
Probabilmente, era sopravvissuto solo per arrivare fino a quel punto. Piantò i suoi occhi color ghiaccio in quelli felini del professore.
Deglutì quando le labbra dell'uomo si aprirono per far fuoriuscire le parole:- Bene, iniziamo la lezione.-
Altre ragazze sospirarono, e lui si sentì mancare. Persino la sua voce gli faceva effetto. Distolse gli occhi in maniera improvvisa, e si sorprese a gemere a bocca chiusa, gutturalmente.
Si schiarì la voce, premendosi la mano contro la gola e riprendendo a osservare l'uomo, che ora camminava avanti e indietro davanti alla scrivania, preso nella sua spiegazione.
Nessuno fiatava, non un colpo di tosse pronto a interromperlo. La sua voce, contaminata da un elegante accento straniero, fluiva dalla sua bocca in una cantilena ipnotizzante, mentre la sua camminata gli conferiva un aspetto ancora più da predatore.
Perché quello sembrava, un predatore acquattato nell'erba alta pronto a saltare sull'animale indifeso dalla carne tenera e succulenta.
Will sentì il pomo d'Adamo muoversi contro la sua mano, e immaginò per un folle istante che ci fosse ben altro a coprirlo e a seguirne i movimenti, come le labbra del professore, la sua lingua rossa che spuntava tra i denti di tanto in tanto.
Ansimò a bocca serrata, immaginando quelle labbra sul suo collo, i denti sul suo pomo mentre lo mordevano con delicatezza, succhiando. Nel mentre la lingua si sarebbe occupata di lambire le zone arrossate, quelle mani eleganti posate sulle sua spalle in modo da tenerlo fermo mentre lo seviziava.
Scosse la testa per scacciare quei pensieri e mosse le gambe d'istinto, premendo con la mano in mezzo alle gambe. Magari sarebbe riuscito a calmare l'eccitazione prendendosi a pugni in quella zona, o forse avrebbe solo peggiorato la situazione già grave.
Lecter diede di nuovo le spalle all'aula, avvicinandosi alla lavagna e prendendo a scrivere. Il gesso si mosse fluido sulla superficie verdastra, tanto leggero da non emettere alcun suono.
Il contorno delle spalle venne messo in rilievo dal completo, il loro movimento dettato da quello del braccio intento a scrivere.
Will pensò, con una punta di curiosità, che spalle del genere fossero tipiche solo dei nuotatori. Nessuno poteva averle tanto definite, era terrorizzante ed eccitante allo stesso tempo. Praticava nuoto, poteva esserne certo. E l'acqua doveva sicuramente scorrere in maniera perfetta su quel corpo, coperto solo da un costume aderente, i capelli attaccati alla testa e luccicanti...
Si sistemò meglio sulla sedia, la camicia bianca attaccata alla schiena bagnata. Con le dita si contornò le labbra, cercando di distrarsi nella carezza che si stava concedendo.
Se fossero state le dita del professore a toccarlo, cos'avrebbe provato? Come avrebbe reagito il suo corpo, saturo di emozioni e di tensione? Si sarebbe scostato e lo avrebbe respinto, avrebbe accettato silenzioso la carezza, o si sarebbe abbandonato al piacere mistico della cosa, lasciando sfogo ai gemiti repressi che avrebbe tanto voluto soffocare?
Non doveva pensarci. Non poteva. Non in quel momento. Chiunque lo avesse sorpreso a farsi seghe mentali su come un professore avrebbe potuto toccarlo lo avrebbe preso per pervertito, per un pazzo da chiudere in manicomio. Di certo non aveva nessuno a cui dirlo, né tanto meno la voglia di parlarne, ma preferiva non farsi scoprire la notte, nell'atto di masturbarsi pensando a quell'uomo.
Sarebbe stato imbarazzante, strano, una cosa troppo intima e inenarrabile.
Smise di torturarsi le labbra appena il professore si girò di nuovo verso la classe. Indicò ciò che aveva scritto sulla lavagna con l'indice:- Tutto chiaro?-
A Will non fu chiaro un accidenti perché non lesse nemmeno una parola di ciò che aveva scritto, ma annuì automaticamente insieme a tutti gli altri.
Lecter sorrise, il viso si increspò appena e le rughe attorno gli occhi si accentuarono.
Graham poté chiaramente udire una ragazza sopra di lui emettere un gridolino mal soffocato,e si prese la briga di immaginare che lui stesso avesse emesso quel verso.
Persino triste Hannibal Lecter doveva essere maledettamente attraente, pensò. Non c'era modo di farlo passare per uomo brutto e trasandato.
L'accento straniero riprese a diffondersi nell'aula, in parole che Will non comprese a pieno, distratto com'era.
Accavallò le gambe sotto la sedia per tentare di governare l'eccitazione, incrociò le braccia al petto nel tentativo di restare concentrato e non perdersi nell'atmosfera tesa che regnava attorno alla figura del professore.
Quest'ultimo andò dietro la scrivania, vi poggiò le mani e poi rivolse lo sguardo in varie direzioni, continuando a parlare.
Quando arrivò a Will si fermò e i suoi occhi indugiarono, attenti.
Graham volle improvvisamente sprofondare.
Non lo stava fissando come un qualunque studente, non gli stava prestando la tipica attenzione del docente verso l'allievo.
Lo stava guardando per analizzarlo, scavargli dentro, conoscerlo con un'occhiata.
Will espirò, mantenendo il contatto visivo e tentando di non sembrare troppo agitato. Non avrebbe resistito a lungo, ma doveva farcela.
Sentì che tutto ciò che lo circondava sino a pochi secondi prima era sparito, e vi era solo un'aura purpurea attorno a lui e al professore. Immaginò di trovarselo davanti, loro due da soli in una stanza stretta chiusa a chiave.
Sospettava che sarebbe collassato nel giro di un minuto se fosse successo davvero. E se non fosse crollato a terra come una marionetta a cui avevano spezzato i fili, non ebbe il coraggio di andare oltre l’immagine di lui aggrappato al corpo dell’uomo, le gambe allacciate al bacino e le braccia intorno alle spalle, la bocca di Lecter pronta a mangiargli il collo riempiendolo di morsi, le mani occupate a sorreggerlo sulle natiche nude ed esposte.
Si fissarono per un minuto buono, poi fortunatamente Lecter distolse lo sguardo, riprendendo la lezione.
Graham sentì la tensione accumulata nel corpo andare via tutta d'un botto, come un'onda di marea. Si rilassò appoggiando la schiena alla sedia e si accorse di riuscire a respirare ancora. Sentiva le gambe pulsare.
Avrebbe voluto alzarsi, ma avrebbe solo attirato l'attenzione e non se la sentì di dar a Lecter altri pretesti per guardarlo.
La campana delle lezioni suonò poco dopo, ridandogli vita.
Gli studenti si alzarono tutti in una volta e presero ad uscire, il blocco degli appunti sotto il braccio e i piedi ansiosi di muoversi. Le ragazze si unirono in gruppetti di sei o sette persone e presero a confabulare tra di loro, e Will sapeva per certo quale fosse l'argomento preferito del momento.
Si alzò solo quando vide che quasi tutti erano ormai usciti. Non amava unirsi alla gente, e in più era rimasto bloccato dal gioco di sguardi che lui e quell'uomo si erano riservati pochi minuti prima.
La porta era vicino alla cattedra.
Scese i gradini piano, tenendo gli occhi sul professore, chino sugli appunti.
Quando arrivò a destinazione e fu pronto ad uscire, si sentì chiamato:- Tu.-
Panico. Si girò confuso. Nell'aula erano rimasti solo loro due. Deglutì, sperando che chi l'avesse chiamato fosse un fantasma, non un Lecter che lo stava guardando con sin troppa attenzione.
-Mi dica.- si sorprese di riuscire a parlare.
-Sei nuovo del corso?- gli chiese l'uomo, avvicinandosi con la mani in tasca. Alle narici di Graham arrivò l'odore del profumo del docente... sandalo? Colonia? Non sapeva distinguerli. Era solo certo che fosse incredibilmente buono.
-Esatto, signore.- rispose, la testa alta e le mani strette al blocco degli appunti, le narici dilatate per cogliere la fragranza del professore.
Lecter annuì piano e poi sorrise:- Bene. Benvenuto alle mie lezioni.-
La distanza tra di loro si accorciò ancora di più, e senza che Will avesse il tempo di rendersene conto, si ritrovò uno dei riccioli castani dietro l'orecchio, le dita di Lecter sul suo viso.
-Ottimo dopobarba.- lo sentì dire. Sorrise di nuovo, stringendo gli occhi e guardando intensamente lo studente, che avrebbe tanto voluto prendere fuoco in quell'istante:-Ci vediamo.-
Will ci mise parecchi secondi a tornare in sé e distolse gli occhi dal contorno delle labbra di Lecter.: -Ci vediamo.- rispose, incamminandosi lungo il corridoio a passo svelto.
Trattenne il fiato finché non svoltò l'angolo, e solo lì si appoggiò al muro, prendendo ad ansimare come se avesse corso una grande distanza.
Posò una mano sul petto e sentì il cuore martellare prepotentemente. Gli faceva male in mezzo alle gambe.
Sarebbe dovuto scappare, senza ripresentarsi mai più alle lezioni di Hannibal Lecter, ma qualcosa gli diceva che non sarebbe andata così. Poteva essere la sfuggente promessa nel tocco e negli occhi del professore, o la ferma convinzione che un uomo come quello non si potesse evitare.
Alla fine si convinse che entrambi i fattori erano sin troppo adeguati.
   
 
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