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Autore: Giuliasings    22/04/2014    0 recensioni
Quando sei travolto dalle emozioni, stai pur certo che cantare ti viene meglio. Qualsiasi canzone si trasforma in qualcosa di tuo. Nell' istante in cui Layla inizia a far musica ogni cicatrice, ogni ferita, ogni sua emozione è palpabile. Le sue passioni, il canto, la musica, le permettono di rialzarsi ogni volta che qualcosa la fa cadere, le permettono di rivivere ciò che è stato, utilizzando il passato per rendere migliore il suo presente.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Recensite, ho bisogno di sapere se vale la pena continuare questa "bozza" o lasciar perdere e ricominciare da capo :)

 

 

 

- Mamma, puoi venire un secondo? -
- Si, dimmi -
- Ecco, mamma, guarda -
Layla mostrava il costumino da mare alla sua mamma, e le faceva vedere che una macchiolina rossastra aveva sporcato la stoffa permeabile.
- Amore! Sei diventata signorina! -
Di lì a qualche ora tutti i presenti sarebbero venuti a conoscenza del fatto che Layla aveva appena sviluppato, "era diventata signorina".

 Era un giorno di metà luglio ed ovviamente le giornate erano calde e lunghe, adatte a passare un week-end al campeggio insieme agli amici. Così fecero Laura e Syd, invitando almeno un altro paio di famiglie a trascorrere tre giorni di puro relax in mezzo al verde. Li aveva seguiti Layla, la figlia di 13 anni, ma natura volle che le arrivasse il primo ciclo proprio il primo giorno di quella breve vacanza.
- Ma è una cosa bella! -
- Non dire così, papà! -
rispose Layla in lacrime. Aveva passato una bella giornata in spiaggia, con Gage e Jaimy, e ora era tutto rovinato, compreso l' umore. "Non potrò fare il bagno al mare" fu ovviamente il primo pensiero di Layla. D' altronde era solo una bambina, aveva bisogno di divertirsi
.


Così piccola, così ingenua, ma fiosiologicamente donna, senza ombra di dubbio.
Layla ripensava a quel giorno drammatico di quattro anni prima con tenerezza si, ma sicuramente ritenendo l' accaduto come qualcosa che avrebbe preferito evitare, e in realtà questo pensiero balena nella mente di ogni donna, almeno una volta nella vita.
A tredici anni non aveva voglia di sentirsi signorina, cazzo, voleva soltanto giocare a palla con i suoi amici senza sentirsi il ventre in fiamme. Mi sembra lecito, pensò. La ragazza aspirò l'ultima boccata di fumo della sua Winston e buttò il mozzicone di sigaretta al suolo, si alzò dalla sedia per allontanarsi dal tavolino del bar e sentì qualcuno chiamarla
- Ei, Lay! -
Si voltò, era Mattew, un ragazzo della sua scuola
- Ciao bello -
Salutò lei di rimando e si scambiarono un sorriso, mentre lui si allontanava insieme ai suoi compagni di classe. 
Non era male. Mattew, s' intende. Biondo, occhi chiari, un bel sorriso. Le faceva molti complimenti, come in realtà facevano tutti, e sicuramente ci avrebbe fatto un pensiero, se non fosse stato fidanzato da parecchio, quello lì. 

Tutti, tutti la riempivano di lusinghe, le dicevano che l' avrebbero vista bene su una passerella, magari d'alta moda, oppure nell' obiettivo di una macchina fotografica per qualche rivista di cosmetici, ma Layla era sicura che quella non era la sua aspirazione di vita. Si sentiva bella, sapeva di esserlo, e le sarebbe piaciuto apparire sulla copertina di qualche famoso magazine, era certa però che non ne avrebbe fatto la sua principale carriera.
Si vedeva più sul palco di qualche pub in, a cantare musica rock, indie o qualcosa del genere. Si vedeva impegnata nel tenere salda una nota acuta per più di due tempi, mentre una band alle sue spalle la accompagnava. Era il suo sogno, proprio così.
 
"Sei bella, Layla, sei una bella signorina, sei signorina, sei bella". Peccato che chiunque fosse a farle quei complimenti non avesse altra intenzione che farle appunto un semplice complimento e era stufa di questo, eccome se lo era.
Sei bella, ma non ti si fila nessuno, cristo. Si grattò la gola con qualche colpetto di tosse, liberandola dal catarro che le si accumulava a causa del fumo, devo smettere, mi sto giocando le corde vocali. E nel frattempo si avviava verso il binario 19 pronta per un viaggio di almeno quaranta minuti diretta a casa sua, all' interno di uno di quei vecchi treni costantemente in ritardo.

Se c'era una cosa che Layla sapeva fare bene era quella di pensare, costantemente.
Non che fosse necessariamente qualcosa di positivo. Guardava fuori dal finestrino del vagone e pensava a Gage. Non aveva mai creduto nell' amicizia tra i due sessi, semplicemente per l' esperienze che aveva avuto. Infatti Gage era l' unico ragazzo suo amico. Non che poi avesse molti amici, ma per certo lui era l'unico maschio. In realtà non era semplicemente un amico, era una di quelle persone che conosci da tutta la vita, con cui hai condiviso esattamente l' intera infanzia, che non hai la forza di perdere con il passare del tempo.
Oltre lui però, non aveva ragazzi intorno, nessuno che le facesse il filo, che ci provasse.
Non che non avesse mai avuto relazioni, anzi, da poco era finita la storia con un ragazzo, Louis, che l' aveva cambiata nel profondo, in peggio. Era stata male per molti mesi, aveva sofferto di un dolore che non pensava nemmeno esistesse, e per il momento non aveva né la voglia né la forza di ricominciare con qualsiasi altro.
Ti ha distrutto, ti ha solo resa più fredda e orgogliosa, non fai altro che cercare attenzioni, per questo ti senti così sola, hai solo bisogno di esaurire questo tuo egocentrismo, falla finita. Era arrivata alla prima fermata, la sua, il treno si fermò e le porte automatiche si aprirono, Layla ormai agiva automaticamente, erano anni che percorreva lo stesso tratto ogni giorno.
Scese sulla banchina, si piantò le cuffie nelle orecchie alzando al massimo il volume e camminando a ritmo di Goodbye Blue Sky dei Pink Floyd, dall' album The Wall. Si accese una Winston e buttò il pacchietto vuoto. Si incamminò quindi verso casa, mentre un senso di nostalgia l' avvolgeva, sono passati due fottutissimi mesi Layla, smettila di pensare a lui, non torna cazzo, fallo per te stessa, hai diciassette anni, hai la vita davanti, lui non è stato né l' unico né l' ultimo, passa oltre. Ultimamente aveva preso il vizio di parlare dasola, nella sua mente, ma sapeva che ancora per molto tempo se stessa in terza persona, lì dentro, sarebbe stata in compagnia di Louis, e per lui avrebbe fatto gran parte di ciò che faceva nella vita.
Ancora per molto tempo, si.

Suonò il campanello di casa e Laura andò ad aprire, sapendo già chi ci fosse dietro la porta
- Ciao ma' -
Spense la musica,
- Ciao piccola, vieni quì -
Laura si avvicinò alla guancia di Layla e schioccò le labbra in un rumoroso bacio. Layla da parte sua sapeva che cosa stava a significare quel gesto affettuoso: anche se ormai era stata scoperta, la mamma cercava conferme, voleva avere la certezza che avesse ragione sul fatto che sua figlia aveva iniziato a fumare, e la ragazza non si scansava mai, avrebbe alimentato i dubbi fondati di sua madre.
Tranquilla mamma, devo smettere. Lo farò.
- Com'è andata a scuola? -
- Bene. Che c'è per pranzo? -
- Ehm, si, fatti un panino. ci sono gli affettati nel frigorifero -.
Eccome se la faceva incazzare sua madre, un solo difetto aveva Laura nelle vesti di madre, e oltre modo era stato anche ereditato dalla figlia, ma Layla non sopportava l' infinita pigrizia di quella donna; pretendeva un pranzo sostanzioso, e puntualmente al suo ritorno un pranzo sostanzioso non c'era. Per il resto Laura era la madre che ogni figlio vorrebbe. Non tutti gli adolescenti hanno una mamma così aperta, così permissiva. E nonostante i suoi fossero severi al punto giusto, Layla era pur sempre figlia unica, e come figlia unica era viziata e straviziata, ma come ci si può aspettare il contrario?
Svogliata e sbuffante Layla si avviò in cucina e si preparò un misero sandwich con del pane molliccio e qualche fetta di prosciutto rinsecchito. Che schifo. Giuro, lo giuro, che un giorno gliela faccio mangiare a lei questa mummia di panino, merda. E lo addentò, mentre saliva gli scalini a due a due per andare in camera a studiare, o almeno quella era l'intenzione. O forse nemmeno quello. Probabilmente voleva farlo credere alla madre, che in qualsiasi caso si lamentava del fatto che Layla studiasse troppo poco, nonostante il reddito scolastico relativamente alto.
Ingollò l'ultimo boccone, si sdraiò sul letto e riaccese la musica. Era che Layla non dipendeva da molto altro se non dalla nicotina e dalla musica. Ma delle sigarette poteva fare a meno. Era la musica la droga che non poteva eliminare, aveva bisogno della sua dose quotidiana, quella minima, senza la quale cominci a stare male, e quella era necessaria; poi accadeva anche che esagerasse un po', cenando a tavola con le cuffie alle orecchie, ad esempio, o chiacchierando con i suoi compagni di treno sempre con la musica a massimo volume e a volte non afferrava qualche parte degli inutili discorsi che si facevano tra amici durante il viaggio di rientro dopo le sei ore scolastiche.
Passò le ore successive a trastullarsi tra le note dei Led Zeppelin, o di Bob Dylan, o di Syd Barrett, che aveva lo stesso nome di suo padre, anche se il vero nome del fondatore dei Floyd era Roger, come quello del bassista.
Si ricordò troppo tardi che il giorno seguente la professoressa di italiano avrebbe corretto gli esercizi assegnati sulla Divina Commedia, quell' opera che appassionava così tanto Layla, e che per pigrizia non si scomodava ad approfondire.
- Lay, andiamo o farai tardi alla lezione di canto -
- Arrivo! -
e si precipitò giù per le scale. L' aspettava un' ora di studio, ma questo tipo di esercizi l' appassionavano veramente, al punto di voler approfondire sul serio. E cazzo, se era la sua aspirazione, questa.
- Aspetta! il testo della canzone! -
acciuffò velocemente la fotocopia delle parole di Yesterday dei Beatles e entrambe, madre e figlia, uscirono di casa ed entrarono in auto. Laura accese il motore, nello stesso istante il cellulare di Layla vibrò. Le era appena arrivato un messaggio, troppo familiare, abbastanza da pugnalarle il cuore e poi lo stomaco. "Ei", diceva. Era Louis. Dopo due mesi di silenzio. 

  
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