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Autore: BluRei    17/07/2008    11 recensioni
"La mia mamma, dice che mai nome fu più azzeccato del mio, Ame. Mentre mi spazzola i capelli, l'unico suo vero momento di lucidità, mi racconta di quando ero piccola. Dice sempre che quando pioveva, io volevo stare vicino alla finestra e che mi addormentavo con il suono delle gocce che battevano sui vetri...................Mio padre aveva deciso! Così...mi ritrovai a casa dei Sawa...L'ombra della morte si era insinuata in quelle vite." Spero di avervi incuriosita abbastanza, buona lettura...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui, come durante ogni torrida estate, sul muretto che guarda il mare davanti a casa mia per godermi la frescura della notte.

Cosa vi posso dire, pensando e guardando il mare mi sono tornate in mente tre brevi racconti che ho scritto anni addietro. Li ho riletti e siccome non voglio apportare modifiche, non che non ce ne sia bisogno, ma preferisco lasciarli così, ho deciso di condividerli con voi come piccoli racconti estivi…

Il racconto che ho deciso di pubblicare per primo si intitola "Asobi no Ame", l'ho scritto nel 2002 e faceva parte di un esercizio di scrittura che abbiamo fatto nel primo club del racconto che io e alcune amiche avevamo creato.

Vostra……………………BluRei!











Asobi no Ame

-Capter 1-








Caro Saturo ,

in nome della nostra vecchia amicizia ti chiedo un grosso favore, come già ti avevo accennato quest’estate ho bisogno di dare alla mia piccola Ame un po’ di tregua. La mia bambina si prende cura di sua madre dall’età di dodici anni e adesso anche i suoi voti a scuola ne risentono tanto che ha smesso di frequentarla per prendersi una pausa dice, ma io lo so che lo fa per la madre. Così vorrei che tu la ospitassi per qualche tempo a casa tua. Ti prego di ringraziare tua moglie ed i tuoi figli per la cortesia che mi state facendo e per il disturbo che vi può arrecare l’arrivo di un’altra persona in casa vostra.

Continuandoti a ringraziare e ricordandoti l'invito a trascorrere le vacanze estive con la mia faiglia, ti mando i miei più sinceri saluti,

Hideki Akimoto


Avevo sedici anni appena compiuti quando conobbi la famiglia Sawa. Il capo famiglia, Saturo Sawa, era un uomo di mezza età, alto, brizzolato e con un po’ di pancia. Somigliava molto a mio padre. Yumiko, la moglie, non dimostrava affatto i suoi quasi cinquant’anni, era bella e giovanile. Bassa, come quasi tutte le donne giapponesi della vecchia generazione, ma snella ed elegante. Sembrava una geisha in movimento. La famiglia era composta anche da due figli. Uki² e Shun. Entrambe molto carini. Occhi e capelli neri, naturalmente, ma Shun, rispetto al fratello minore aveva un fascino particolare. Portava, con molta disinvoltura, i capelli lunghi fino alle spalle e vestiva sempre in modo molto elegante e raffinato. Insomma, era proprio un bel ragazzo! Era estate e loro sarebbero rimasti a casa nostra per due mesi. Papà ed il signor Sawa erano amici dai tempi dell’università e soci in affari. Li aveva invitati a casa nostra per le vacanze perché, questa è la versione ufficiale, loro vivevano lontano dal mare. Adesso so qual’era il vero motivo, presto sarei andata a vivere a casa loro.

Si, devo ammettere che l’idea di avere degli ospiti, soprattutto cinque persone, si cinque, perché si erano portati dietro anche un amico del figlio maggiore, in un periodo per me tanto fastidioso come l’estate, non mi fece fare i salti dalla gioia, anzi, dopo che me lo disse tenni il broncio a mio padre per tre giorni interi. Non più di tre giorni resistevo a non parlare con il mio adorato papà perché, dopo che la mamma si era ammalata, lui era il mio unico confidente ed amico.

Odiavo questo mio lato del carattere, ma quando arrivarono, li accolsi come ogni ospite giapponese avrebbe fatto, un grosso inchino ed un sorriso a mille denti. Dopotutto loro non aveva colpa, né della decisione di papà, né della mia ritrosia nei confronti della stagione in corso. Caldo e sudore, per me l’estate era solo quello!

Bastò uno sguardo e fui subito colpita dalla serenità e dall’amore che si respirava all’interno del loro nucleo familiare. A me la serenità mancava già da molto tempo.

Iniziò tutto quando avevo dodici anni, al ritorno dalla scuola, mamma e papà mi fecero sedere in cucina e mi comunicarono che presto avrei avuto un fratellino. Subito non fui felice, come avrete capito con accolgo molto bene le novità, ma col tempo, e parlando con la mamma, capii che quel bambino non avrebbe preso il mio posto ma bensì avrebbe reso più felici tutti noi. Quando giunse il momento della sua nascita, tutto era pronto ed io non stavo più nella pelle, non vedevo l’ora di diventare la sorella maggiore i un bel fratellino. Ma purtroppo gli avi non vollero dare a mio padre la gioia di avere un figlio maschio. Dopo due giorni dalla nascita, Yu, questo era il nome che avevo scelto per lui, morì a causa di una malformazione al cuore. Da quel giorno la mamma, piano piano, cominciò a chiudersi sempre più in se stessa fino a quasi non parlare più con nessuno. L’unica che può entrare nel suo mondo, sono io. La sua bambina, la sua dolce Ame. Si siede accanto a me per pettinarmi i lunghi capelli e sorride. Quello è l’unico momento in cui io e mio padre possiamo vedere il suo dolce sorriso di madre.

Non perché cercassi particolarmente la sua compagnia, ma perché a causa della malattia della mamma e della mia ritrosia nei confronti del mare, passavo molto tempo in casa, passavo molto tempo con il figlio minore dei Sawa, Uki. Anche lui non amava particolarmente l’estate.

Oltre ad essere nati lo stesso giorno, ci accomunavano tante altre cose, primo fra tutte il fatto di essere nati nella stagione delle piogge. La mia mamma, dice che mai nome fu più azzeccato del mio, Ame. Mentre mi spazzola i capelli, l’unico suo vero momento di lucidità, mi racconta di quando ero piccola. Dice sempre che quando pioveva, io volevo stare vicino alla finestra e che mi addormentavo con il suono delle gocce che battevano sui vetri. Inoltre, anche Uki ha sedici anni, ama il cibo cinese, il nostro colore preferito è il blu e siamo due amanti della natura. Come ho già detto abbiamo molte cose in comune, ma io, io non avevo occhi che per Shun, il fratello maggiore. Solare, sempre sorridente ed elegante, insomma, non avevamo niente in comune, ma non riuscivo a pensare ad altri che a lui.

A lui piaceva passare molto tempo sulla spiaggia con il suo migliore amico, Taiyoo. Le ragazze li seguivano come le falene seguono la luce e loro si pavoneggiavano, consapevoli della loro bellezza e dell’effetto che questa ha sulle ragazzine. Io, invece, non facevo altro che piangere perché lui neanche mi notava. Le mie lacrime si versavano come gocce di pioggia sulle foglie. Lui era troppo lontano da me e dal mio mondo. Io, scura in un mondo oscuro ed imperfetto. Loro, belli, simpatici e con un futuro brillante davanti.

Mio padre aveva deciso! Così, qualche mese dopo, mi ritrovai a casa dei Sawa, triste e spaesata. Li conoscevo poco e il ricordo della loro pace e serenità mi rendeva difficile credere che sarei stata capace di ambientarmi tra tanta composta felicità.

Ero convinta di dover convivere con una sana invidia a causa della splendida vita che quella famiglia viveva, ma quando arrivai da loro quello che trovai non fu un ambiente idilliaco, la vita mi riservava ancora delle amare sorprese. L’ombra della morte si era insinuata in quelle vite.


___________________________________________BluRei


Spero che l’inizio di questa storia vi sia piaciuta. Lo so è un po’ triste ma ……….ditemi se vale la pena di leggere il seguito. Non ho molto tempo e non vorrei sprecarlo per qualcosa che non vi piace.


1: “Asobi no Ame” vuol dire “Il gioco di Ame” oppure “Il gioco della pioggia”. Più avanti capirete il gioco di parole.
2: Uki, stagione delle piogge.
   
 
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