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Autore: Frozen pal    23/04/2014    2 recensioni
Dopo gli avvenimenti accaduti in Italia, nella dimora dei Volturi, una novità arriverà inaspettata davanti alla porta di casa Cullen: una persona perduta da tempo tornerà per aiutare il proprio fratello ad essere felice insieme alla sua amata umana, Bella.
Riusciranno ad affrontare l'astuzia che i Volturi utilizzano da secoli per ottenere ciò che vogliono?
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Eclipse, Breaking Dawn
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As everything has changed
 
Avevo diciassette anni, questa è una delle poche cose che ricordo meglio.
Tornavo da un pomeriggio passato ad aiutare con gli studi una mia cara amica, rimasta con me anche dopo che l’epidemia, che qualche anno prima si era portata via la mia famiglia. Una delle poche, poiché le altre erano tutte partite in cerca di fortuna all’estero, e senza avere nemmeno la cortesia di salutare. Poco importava, dato che non ero una persona aperta e socievole. Forse perché la mia famiglia mi proteggeva troppo, vivevo in tempi dove il matrimonio combinato valeva anche per me, purtroppo, i miei genitori lo sapevano e volevano impedirmi di essere infelice.
Da quando l’epidemia aveva colpito la mia famiglia volevo partire anche io.
Soprattutto per scappare da qualcuno, che mi perseguitava in silenzio.
E’ proprio in quel pomeriggio, dove tornai nel motel dove abitavo, che nella mia stanza trovai quel qualcuno, dal quale tentai di difendermi, di scappare.
Corsi per molto tempo, forse me lo concesse solo per il gusto di coprire il ruolo del cacciatore, e nel farlo provava una gioia immensa, lo intuivo.
Poi mi prese.
Dopo ricordo solo dolore e infelicità, freddo e vuoto.

 
Ascoltami
 
Ho sempre voluto camminare per i boschi, da sola, li trovo misteriosi e interessanti, mi danno un senso di libertà che non ho mai provato davvero.
Quella che per cento anni mi è stata tolta, facendomi vivere in una sottospecie di castello con gente dalle abitudini antiche e davvero crudeli.
Mi ero ribellata, ero scappata da quel luogo per cercare e trovare una persona, a quanto pare l’unica sopravvissuta all’epidemia. Avevo scoperto della sua esistenza origliando una conversazione tra i tre superiori che si erano per così dire presi cura di me.
Era la mia occasione e dovevo coglierla al volo.
Quindi mi ritrovavo a farmi strada, creando il ghiaccio su cui pattinavo e andavo più veloce, a Forks, dall’altra parte del mondo, rispetto a dove avevo abitato in quei cento anni. Non sapevo nemmeno come avrei spiegato la mia presenza lì, come ero sopravvissuta all’epidemia o dove avevo vissuto in quel momento, avevo solo una gran voglia di rivedere questa persona, che contava sempre tanto per me. Da sempre.
Forse non ero la benvenuta.
Qualcuno tentò di saltarmi addosso e io frenai di colpo, smettendo di usare il mio potere e osservando meglio il tizio che era andato a sbattere contro l’albero accanto a me.
< Come diamine hai fatto?! >
Aveva i capelli biondi ed era incredibilmente giovane, non più di me, e aveva gli occhi dorati sgranati a causa della sorpresa che gli avevo fatto, schivandolo.
< Mi sono fermata? > Risposi in modo sarcastico. < Senti, vengo in pace, sto cercando mio fratello, so che è qui da voi. Siete i Cullen, giusto? > Il biondo mi guardava preoccupato.
< Chi sei? > Un altro di loro arrivò senza che me ne accorgessi: aveva i capelli biondi anche lui, tirati all’indietro, anche lui possedeva gli occhi dorati ed era un uomo bellissimo.
< Mi chiamo Juliet… Sono… La sorella di Edward > Risposi, intuendo che voleva collaborare.
< Giusto. Non mi ero dimenticato di te, Juliet > Lo guardai confusa, in qualche modo la sua voce mi era familiare. < Mi chiamo Carlisle, probabilmente non ricordi nulla di me, mi hai visto di sfuggita e poche volte, ma sono lieto di averti tra noi. Entra pure >
Rimasi ferma, aspettando una conferma anche dall’altro giovane biondo, il quale seguì Carlisle dentro una grande e moderna casa dopo avermi sorriso in modo rassicurante.
 
Erano in sette ad abitare lì, Carlisle aveva una moglie, Esme, che mi dava l’impressione fosse una donna amorevole e con le caratteristiche adatte ad una madre, c’era Jasper, il biondo che aveva tentato di aggredirmi, che stava con una certa Alice, questa ragazza esile aveva i capelli corti e un aspetto a dir poco paradisiaco, infine c’erano un grosso armadio di nome Emmett e la sua ragazza Rosalie, una bionda alta e dallo sguardo freddo quanto il mio.
Infine c’era mio fratello Edward, il primo ad essere stato trasformato dal medico Carlisle, sotto richiesta di mia madre, quello me lo ricordai meglio dopo essermi seduta sul divano. Mio fratello era impegnato con una ragazza, un’umana, e sembrava una cosa seria da come ne parlava il medico e capo famiglia. Bene, avrei conosciuto mia cognata, in poche parole.
< Se non vi dispiace… Il grosso vorrei spiegarvelo quando ci sarà anche mio fratello… >
< Cominciamo dal fatto che non hai degli occhi normali per un vampiro, Juliet > Già, i vampiri li avevano rossi, se si nutrivano di sangue umano, oppure dorati, come loro, se seguivano una dieta per evitare di diventare dei selvaggi senza controllo.
Io invece li avevo marroni, non avevo sete di sangue e avevo da cento anni circa l’aspetto di una diciassettenne.
< Non so cosa sono. Credo di essere un vampiro venuto male, in qualche modo la mia trasformazione non ha seguito tutti gli stadi. Io non ho sete di sangue, ma se ne bevo un po’ di certo non mi fa del male, anzi mi fortifica. Ho gli occhi marroni e non cambiano colore da quando sono stata trasformata. Inoltre posso perdere sangue… Anche se sembra non avere odore o consistenza per voi >
< Hai un cuore che batte, respiri >
< Si, ma per tre ore posso trattenere il fiato sotto l’acqua senza problemi >
< Chi ti ha trasformato? > Ed ecco la domanda cruciale.
Presi un gran respiro, guardai in basso e strinsi le mani sulle ginocchia.
Stavo per rispondere, quando la porta di casa venne aperta e sbattuta violentemente, una persona alta, seguita da una più bassa, entrarono nel salotto e mi guardarono con gli occhi spalancati, non so se per stupore o preoccupazione.
Riconobbi però mio fratello, anche se non aveva più gli occhi castani di una volta, riconoscevo benissimo il suo viso spigoloso e rigido. Era teso e forse non credeva ai suoi occhi.
< Senti- >
< Juliet? > Sospirai. Mi aveva riconosciuta, grazie al cielo.
< Ciao Ed, ciao > Dissi sorridendogli.
Mi corse incontro, stritolandomi a sé e lasciandomi poco spazio per respirare. Quando se ne accorse si staccò da me e mi guardò il petto preoccupato.
< Ma hai un cuore! >
< Posso spiegare, se mi dai tempo. Giuro che ti spiego ogni cosa >
Intanto la figura minuta si fece avanti, osservandomi incuriosita e forse spaventata a causa del mio sguardo gelido, che assumevo per autodifesa con gli sconosciuti.
< Oh giusto, scusa. Bella, ti presento mia sorella Juliet. E Juliet, lei è Isabella Swan > Sorrisi.
< Salve. Immagino che Ed non abbia parlato di me a nessuno perché mi credeva morta. Anche io credevo lo stesso di lui, quindi nessun problema. Sei la sua ragazza, vero? >
< Si… I-io… Piacere di conoscerti > Mi porse la mano, io gliela strinsi. < Ma hai le mani tiepide… >
< Come ho detto, ora spiego tutto >
 
< A diciassette anni Aro ti ha morsa e qualcosa è andato storto?! Solo qualcosa?! Non ti nutri di sangue, hai l’aspetto di un essere umano, solo che sei sempre giovane! Chiamalo qualcosa! Non sei immortale diamine… > E rieccolo con il suo atteggiamento iperprotettivo.
< Senti, sono sopravvissuta alle loro torture, quindi credo- >
< Cosa?! TORTURE? > Sbuffai.
< EDWARD ASCOLTAMI > Alzai il tono di voce, fulminandolo con lo sguardo. < Si, in questi cento anni sono stata morsa da Aro e mi ha tenuto con sé in Italia, torturandomi perché non bevevo il sangue umano. Quando capì che non ero un vampiro, ma qualcos’altro già esistito nell’antichità, cercò di allevarmi come una figlia. E io facevo la finta tonta, guadagnandomi informazioni che non immaginereste mai. Un giorno, di ritorno da un mese passato ad addestrare il mio potere, ho sentito della vostra scenetta di amore e di lotta contro Felix e lì ho saputo che eri vivo. Così sono scappata e ti ho cominciato a cercare >
< E mi hai trovato > Disse sorridendo.
< Già e non puoi immaginare quanto ne sono felice. Anche se non posso dimostrarlo >
< Che potere hai? Tento di leggerti nella mente ma è… >
< Annebbiata? Si, lo so… Io acquisisco i poteri altrui quando vedo che qualcuno li utilizza, e non so come mai nessuno, nemmeno Aro, riesce a leggermi nella testa. Immagino quanto sia frustrante per te eh? > Domandai divertita.
< E così fanno due ci lecca whohoo! > Esclamò divertito Emmett.
< Come? > Domandai confusa. < Non leggi nella mente di tutti? >
< No… > Guardò Bella, che sembrava davvero fragile con la sua altezza uguale alla mia e la pelle troppo pallida per un essere umano. < A quanto pare siete in due >
< Bhè meglio no?> Dissi incrociando le braccia. < Sai… Io non posso provare più di tante emozioni, il mio potere si basa su questo, perciò sono fredda. E mi dispiace >
< Non fa nulla > Mi abbracciò di nuovo, accarezzandomi la schiena. < Ti voglio bene >
< Anche io, tanto tanto > Ricambiai la stretta e quando ci staccammo gli sorrisi. < E non provare a mandarmi a scuola eh! Non ho intenzione di avere a che fare con… Umani… >
< Ma anche tu sei stata umana> Intervenne Bella.
< I ragazzi ora pensano solo al sesso, non ti corteggiano più e gli piacciono solo le modelle bionde… Senza offesa Rosalie, e poi non sentirti chiamata in causa, tu sei una modella del Novecento > Per la prima volta la vidi sorridere. < E le ragazze o sono civette o… Sono normali, ma… Non vengono mai notate perché non sono facili. Si, in cento anni ho visto di tutto, credetemi >
Non ci credevo, forse gli stavo davvero simpatica, mi sentivo accettata, per la prima volta.
< Non ti sorprenderesti se ti chiedessi di far parte della famiglia, vero? > La domanda la fece Esme, non suo marito, il capo della famiglia Cullen. Ne rimasi sorpresa.
< I-io… Non lo so. Mi vorreste davvero con voi? >
< Perché no? > Commentò Emmett. < Sembri una sorella minore per tutti, l’ideale per questi vecchi >
< Attento a come parli > Lo avvertì Carlisle.
< Senza offesa, ma una piccola Edward non ci farebbe male > Lo uccisi con lo sguardo. < Mini Ed. Da oggi in poi sarai Mini Ed, bene > Emmett era decisamente un burlone, coi fiocchi.
< Sarebbe magnifico averti tra noi > Disse in modo tenero Alice.
< Sei la benvenuta. E scusa per prima >
< Nulla Jasper e… Grazie > Carlisle mi mise una mano sulla spalla e lo guardai.
< Sono contento di dichiararti come una di noi da ora in avanti > Lo abbracciai, in fondo mi aveva permesso di rivedere mio fratello, lo aveva fatto sopravvivere e adesso avremmo vissuto di certo meglio di come vivevamo prima, ne ero certa.
Tranne per una cosa: i Volturi. Loro e le stupide leggi di Aro.
 
Mi era stata data una stanza, inoltre avevo il compito di andare a prendere Bella per poi portarla a scuola. Il tutto con un pick-up verdone, cosa che desideravo da quando lo avevo visto in Italia qualche mese fa; ne avevo parlato con mio fratello e la settimana dopo me lo ero trovata all’entrata di casa. Alla mattina Esme era contenta di alzarmi e di prepararmi la colazione, di solito mi faceva i pancake con dentro la crema di nocciola, in Italia la chiamavano Nutella, e del succo all’arancia rossa, che per me era come bere sangue umano per i vampiri, era una delizia.
La prima volta che ero andata a prendere la ragazza di mi fratello ero un blocco di ghiaccio e quando Charlie, il padre di Bella, si era presentato, avevo paura di essere sembrata inquietante. Fortunatamente qualche giorno dopo cercavo di falsificare dei sorrisi, oppure mi comportavo in maniera sciolta, controllando il mio potere come meglio riuscivo.
< Sai… Volevo presentarti un mio amico > Bella attirò la mia attenzione una volta salita in auto.
< Ah si? Volentieri > Dissi con tono normale. < Di che vampiro si tratta? >
< Oh no… Diciamo che non è del genere dei vampiri. Non ti hanno mai parlato dei Quileute?... Licantropi? > Sbarrai gli occhi e impugnai il manubrio con più forza, lasciando che del ghiaccio lo ricoprisse. < Juliet… >
< Lo so lo so… Succede quando perdo il controllo delle emozioni… Calma… Celarlo, domarlo, non mostrarlo… Celarlo… > Il ghiaccio tornò nelle mie mani. < Okay. Dunque… Ci sono lupi? Grossi? >
< Hai paura? > Sospirai, non era facile per me ammettere i miei sentimenti in pubblico.
Ma Bella era un pubblico di cui potevo fidarmi.
< Si… Da quello che ho sentito i Licantropi sono lupi enormi e selvaggi, nemici naturali dei vampiri e capaci di ucciderli. Un Licantropo può uccidere due vampiri… O il contrario… Non ricordo >
< Ma il mio amico e i suoi sono buoni, non ti faranno nulla. Ecco, ora gira per la foresta, poi frena e scendiamo > Annuì e feci come mi aveva detto.
Le stavo appiccicata come una cozza, ma non mi importava granchè di sembrare meno coraggiosa di un essere umano, in fondo avevo ancora la mentalità di una ragazza impaurita dall’ignoto e da sé stessa, non avevo avuto la possibilità di maturare molto insieme a quegli animali dei Volturi.
Attraversammo il boschetto e poi in una radura vidi una casa grande, fatta in legno, bella e semplice, di quelle che sembrano tranquille e fatte apposta per persone solitarie.
Peccato che là dentro di fossero più di una persona, e che vennero fuori correndo.
< Bella! > Un ragazzo alto e con una maglietta stretta, che faceva risaltare il suo fisico palestrato, corse verso di noi e salutò la ragazza di mio fratello. Alla faccia dell’amico dico io.
< Ciao Jake. Volevo presentarvi Juliet, lei è la sorella di Edward > Il ragazzo mi squadrò da capo a piedi.
< Piacere mio. Sai già sono a disagio perché sei un lupo, se poi eviti di squadrarmi mi fai un favore >
< Oh scusa. Non sei un ghiacciolo… Non hai gli occhi come loro > Sorrisi.
< Non bevo sangue e non ammazzo nessun animale per vivere, tranne mucche per la carne ai ferri, quelle sono buone, le adoro… insieme alla pizza > Sbarrò gli occhi.
< Mangi come gli umani? > Era stupito, lo sapevo.
< Si, ma ho diciassette anni da quasi cento anni, coso >
< Coso a me? >
< Non te la prendere, chiamo tutti coso o cosa quando non mi viene il nome > Sorrise.
< Simpatica. Molto più del fratello > Scoppiai a ridere. < No dico davvero >
< Immagino. Sai… Gli voglio molto bene… Ma finchè tu… > Lo indicai con il dito. < Con i tuoi muscoli, sarai amico di Bella, fidati, sarà insopportabile > La buttai sul ridere, ma era vero.
Mio fratello era iperprotettivo, sempre, verso le persone che amava.
Ad un certo punto ebbi un brutto presentimento e toccai Bella sulla spalla per attirare la sua attenzione. Lei si voltò verso di me e mi guardò preoccupata.
< Bella adesso noi andiamo a casa >
< Che succede? Stai male? >
< Starai male tu se non ce ne andiamo > le risposi. < Jacob la rossa non è lontana. Proteggete il vostro territorio, perché non è nemmeno sola >
< Grazie >
Annuì e afferrai il polso dell’umana per trascinarla via con me.
Non volevo che Edward la perdesse, era inoltre una dei pochi, se non l’unica, umana a non avere paura di me e del mio potere, a volermi stare vicino anche se ero un mostro.





Angolo Autrice
Ciaooo :)
Non sono scomparsa (e se qualcuno l'avesse voluto, mi dispiace non è ancora la mia ora u.u), piuttosto non avevo in mente nulla di decente da scrivere, nessuna idea e quindi non ho scritto.
Ma dopo aver fatto una maratona di tuuutta la saga di Twilight in questi due ultimi giorni delle vacanze di Pasqua mi è venuta l'ispirazione per... Questa cosa che spero qualcuno abbia letto volentieri.
Proverò ad aggiornare almeno una volta alla settimana e vi prego di essere clementi u.u
Grazie a chi seguirà e commenterà questa ff e al prossimo capitolo!
  
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