Quella sera Clara finì di leggere il romanzo di Van Dine, lo stesso del loro incontro. Rimase stupita davanti all’ultima pagina.
- Puoi spegnere la luce, adesso? - mormorò Ada. In quella posizione non sentiva dolore, ma proprio per questo sarebbe stato meglio non muoversi fino al mattino.
- Oh, sì, scusa.
Nel buio, Ada la sentì sospirare, voltarsi e rivoltarsi. A cosa pensava? Alle Zoccole Carnivore? O, come lei, alla risata del Dottore?
- Clara, cosa c’è? - finì per chiederle.
- SPOTSWOODE! - esplose l’altra, soddisfatta di aver avuto il benestare di sfogarsi. - Come può essere l’assassino uno che si chiama Spotswoode? Dovrebbero inserirla come regola: il colpevole non può avere un cognome così ridicolo!
- Clara…
- Ho ragione?
- Dormi!
Seguì un quarto d’ora di silenzio in cui però nessuna delle due riuscì ad addormentarsi.
- Comunque era forte, il tuo bisnonno. Non come Vance, si capisce, però a parità di ruolo è quasi meglio di Lestrade.
Ada si sentì lusingata, in qualche modo. E se non si fosse sentita tanto stanca, le sarebbe piaciuto parlare di Sherlock Holmes con Clara, perché a differenza di quelli di Van Dine, i libri di Conan Doyle nella sua dimensione esistevano eccome. - Lestrade dell’originale o Lestrade della BBC?
- Andiamo, nessuno è meglio di Lestrade della BBC. - sentenziò Clara. - O Gregson di Elementary. Sono volpi argentate, roba di lusso.
“Anche lui è diventato una volpe argentata, ma non riesco a farmene una ragione” pensò all’improvviso, e si vergognò ancora una volta di come il suo cuore si ostinasse a non riconoscerlo.
Felicemente ignara dell’imbarazzo dell’amica, Ada saltò su, ormai completamente sveglia e ignorando il dolore alla spalla. - Lestrade di Elementary era il figlio del Terzo Dottore. Intendo dire, l’attore che lo interpretava nel mio mondo… - si corresse.
Ma ormai Clara aveva sgranato gli occhi, aveva acceso la luce e si era alzata per preparare il tè. Qualcosa le diceva che non avrebbero dormito affatto, quella notte.