Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Serendipity__    24/04/2014    11 recensioni
Ci sono strade che devono essere percorse sino in fondo per capire a cosa porteranno.
Yuki non avrebbe mai potuto immaginare dove l'avrebbe portata quella che ha imboccato quando è salita la prima volta sull'Arcadia, ma ora, a distanza di tanti anni e nonostante il dolore, sa che se tornasse indietro rifarebbe la stessa identica scelta.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Un po' tutti, Yuki
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buongiorno!
Per prima cosa mi scuso per questo ritardo, ma un pò di situazioni personali mi hanno rubato tempo e "testa" per dedicarmi alla stesura della storia (sono stata anche poco presente nel fandom, ma ora recupererò leggendo tutti gli aggiornamenti delle belle storie che seguo e di quelle pubblicate nel frattempo!).
Detto questo, ringrazio come sempre chi legge e commenta, e chi legge semplicemente!
Per qualche altra piccola nota sul capitolo, mi prendo il solito spazietto in fondo.
A presto.
Sere



Alcuni giorni passano semplicemente come se niente fosse e
alcuni giorni sono indimenticabili
Non possiamo scegliere un motivo
Ma possiamo decidere cosa fare da quel giorno in poi
Perciò con quella speranza, con quella determinazione
Rendiamo il domani un giorno più luminoso e un giorno migliore

"Be the light" - One ok rock




Quando Yuki si sveglia non è più un buio impenetrabile ad accoglierla, ma un confuso gioco di ombre.

Chiude ed apre gli occhi più volte, quasi timorosa di sperare che sia il segnale positivo di cui Makoto le ha parlato e che potrebbe costituire l'inizio della guarigione.
Però le ombre rimangono lì, nonostante il tempo stia passando, e lei si ritrova a sorridere, felice che quella giornata inizi sotto un buon auspicio come quello.
Il pensiero subito successivo è quello di voler condividere immediatamente la notizia con Harlock, così decide che è giunto il momento di riprovare ad alzarsi da quel letto su cui inizia a sentirsi sempre più impaziente.
Scosta le lenzuola e lentamente sposta le gambe oltre il bordo, per provare a mettersi seduta. Avverte subito una fitta al costato, ma stringe i denti e continua a rizzare il busto, sino a che è del tutto sollevato.
Le gira un pò la testa, ma del resto ha iniziato soltanto da qualche giorno a consumare dei pasti solidi, invece che nutrirsi attraverso gli integratori che le venivano somministrati per vena.
Ha voglia di ritrovare le forze e la sua indipendenza.
Asami ha avuto davvero mille premure verso di lei, oltretutto dimostrando una sensibilità che l'ha aiutata a superare i momenti di imbarazzo maggiore durante quel periodo di infermità, ma adesso sente il bisogno di tornare a contare solo su sè stessa.
Il capogiro è passato, allora con calma inizia ad alzarsi, facendo leva con le mani sul materasso. Non è sicuramente stabile, però non è nemmeno sul punto di cadere come le è successo qualche giorno prima.
Poi arrossisce, perché il ricordo di quello che è avvenuto dopo ancora le annoda lo stomaco per l'emozione.
Harlock l'ha baciata.
Quella è stata la prima volta, perché poi lo ha rifatto ancora, ancora e ancora... l'ultima volta è stata la sera prima.
Un bacio dolce e famelico allo stesso tempo.
No, non deve andare in quella direzione con i pensieri, se non vuole rendere le sue gambe più deboli di quanto non lo siano già di loro.
Deve concentrarsi su quello che si appresta a fare, ecco la cosa più giusta a cui pensare.
Allora prende un bel respiro e poi muove qualche passo, le mani tese in avanti sia come protezione, che come guida, per evitare eventuali ostacoli.
Le ombre sono davvero confuse, non riesce a scorgervi nulla che le possa dare un'idea di quello che la circonda, così avanza con cautela, fino a che non va a sbattere contro quella che deve essere una sedia.
Le sue mani esplorano l'oggetto, confermandole che si tratta proprio di una seggiola di plastica. L'aggira, ricominciando a camminare e dopo qualche passo ancora finalmente è la superficie liscia di un muro quella che incontra.
Ora non le resta che seguirlo sino a che non incontrerà la porta, che per logica deve trovarsi alla sua sinistra. Percorso qualche metro, le sue deduzioni trovano conferma: è arrivata alla porta.
La apre e per un attimo rimane incerta sulla soglia.
Non è paura la sua, perchè ha affrontato l'ignoto in posti dove il pericolo in agguato poteva essere davvero mortale, forse è più...
In realtà non lo sa cos'è quell'emozione che le stringe lo stomaco, però non la fermerà di certo.
Di nuovo respira profondamente e poi lascia la stanza, spingendosi nel corridoio, la mano destra appoggiata al muro per guidarla e quella sinistra in avanti per evitarle spiacevoli scontri.
Procede a piccoli passi, per non affaticarsi e per ridurre la forza dell'eventuale impatto se dovesse andare a sbattere contro qualcosa.
- C'è una scala poco più avanti.
Ancora prima della voce, a farla sobbalzare è stato il braccio che le è scivolato intorno alla vita e che l'ha stretta al corpo saldo di Harlock.
- Scusami, pensavo mi avessi sentito arrivare, non volevo spaventarti.
Al momento Yuki è impegnata a controllare i battiti impazziti del suo cuore, perché il contatto con lui le fa ancora quell'effetto devastante.
- Yuki?
Sente comparire nella sua voce una sfumatura preoccupata, mentre la stretta su di lei si rafforza leggermente e allora si costringe ad articolare una risposta.
- Ero.. ero concentrata su quello che stavo facendo, credo sia per questo che non ti ho sentito arrivare.
Sono fermi, ora è praticamente appoggiata a lui, che continua a tenerla saldamente per la vita. Lo sente incombere su di lei e le trasmette la sensazione confortante di trovarsi al sicuro.
Potrebbe morire felice tra quelle braccia...
Dovrebbe inorridire di un simile pensiero, invece lo trova sincero: se dovesse lasciare questo mondo, è li che vorrebbe che avvenisse.
- Forse era meglio aspettare che ci fossi stato io o Sasuki-san ad aiutarti. Sei ancora molto debole, rischi di cadere e farti male.
- Non potevo aspettare. Ho una bella notizia da darti: i miei occhi iniziano a vedere delle ombre.
- E' davvero...
Ad interromperlo giungono dei passi che stanno salendo per le scale e lo sente irrigidirsi impercettibilmente.
- Oh, bambina, cosa ci fai in piedi? Harlock-san, avrebbe dovuto impedirle di farlo!
Non è che Asami lo stia proprio rimproverando, perchè il tono con cui gli si è rivolto contiene soggezione e rispetto, però non nasconde lo stesso un certo disappunto.
- Non è colpa sua, Asami. Ero già fuori dalla mia stanza quando mi ha raggiunto.
Le è venuto istintivo difenderlo, come ha sempre fatto anche in passato, non potendo concepire di vederlo ingiustamente accusato, neanche di una cosa della minima importanza come quella.
- E poi volevo comunicare la bella notizia: inizio ad intravedere qualcosa!
- Oh, per tutti gli Dei, è davvero una bellissima notizia!
L'esplosione di gioia della donna la fa sorridere, perchè ne riconosce l'assoluta sincerità.
- Ti sei fatta subito perdonare, bambina. Anzi, bisogna festeggiare! Stavo venendo a controllare se eri sveglia per portarti del tè e qualche biscotto per colazione, ma a questo punto direi che potresti scendere in cucina, così ti faremo compagnia.
In tutto questo, ha notato che Harlock non si è scostato da lei nel tentativo di rendere meno intimo il loro contatto, quindi nemmeno lei si è preoccupata di farlo.
- Per me va bene. Per te, Harlock?
La risposta giunge in maniera del tutto inaspettata, perchè lo sente piegarsi per passarle l'altro braccio sotto le ginocchia e sollevarla da terra.
- La seguiamo, Sasuki-san.
Nel suo tono non c'è imbarazzo o incertezza, così lei si permette di godersi quell'ulteriore intimità, posando la guancia contro il suo petto e passandogli le braccia intorno al collo.
Le pare di sentire lo sguardo di Asami osservarli, ma poi a catturare tutta la sua attenzione è il battere lento e ritmico del cuore di Harlock, un suono da cui vorrebbe farsi cullare all'infinito.
Quante volte lo ha sognato?
I passi della donna stanno già scendendo le scale, ma ancora lui non si è mosso.
- Qualcosa non va?
Un brivido le scende lungo la schiena mentre glielo domanda, timorosa adesso che quell'incantesimo si possa spezzare.
- No, niente. Solo che... il tuo sorriso... credevo non lo avrei più rivisto, Yuki.
Quello che le ha appena detto irrompe dentro di lei con una forza inaudita, perchè contiene una tale complessità di emozioni che la riduce al silenzio.
- Ha sempre avuto il potere di farmi provare delle emozioni che pensavo non mi appartenessero più.


Yattaran si sta esibendo nella sua migliore imitazione di sempre e lei sta ridendo da almeno dieci minuti buoni, tanto che ha persino lo stomaco indolenzito.
- Ti prego, fermati, o starò male sul serio.
L'amico, giusto per completare il quadro, ha indossato un lungo grembiule e non accenna a darle tregua.
- Fratelli, oggi è un giorno per noi lieto.
Si posiziona dietro di lei, che è seduta a gambe incrociate sulla sedia e con un mestolo finge di tenerla sotto tiro.
- Abbiamo finalmente catturato il secondo ufficiale in comando dell'Arcadia.
La pungola con il mestolo sui fianchi e lei ride ancora di più.
- Yuki Kei, potremmo immediatamente giustiziarla per i crimini commessi sinora, ma le lasciamo invece un'ultima possibilità: rinneghi i suoi compagni e quel terrorista di Capitan Harlock.
La pungola ancora , mentre finge di aspettare una sua risposta.
- Ci dica dove sono state piazzate tutte le bombe e noi le promettiamo una cella con bagno privato, vista sulla Terra Madre e la possibilità di gustare dell'ottimo tè preparato da me personalmente.
- Il sommo Plenipotenziario sa anche fare il tè? Ma allora è un uomo da sposare!
Ridacchia anche Yattaran, adesso, godendosi quel momento così ilare tra di loro. Sanno entrambi che i loro giorni vanno vissuti come se il domani non offrisse garanzia certa di esserci ancora.
- Yuki Kei, non renda la sua posizione ancora più difficile offendendo il Gran Consiglio degli Intelligentoni. Certo che so preparare del tè. Non è delizioso quello che sta gustando adesso?
Si volta leggermente verso di lui e gli fa una specie di riverenza.
- Assolutamente.
- E allora, non metta più in dubbio la mia parola. Piuttosto, cosa ha deciso di fare? Rinnega e le prenotiamo un posto nella nostra colonia carceraria extra-lusso?
- Devo pensarci ancora un pò.
Il mestolo la colpisce in testa e le provoca un altro attacco di risa.
E' stata una giornata pesante quella appena trascorsa, hanno piazzato la settantanovesima bomba e non è stata affatto una passeggiata.
- Le diamo mezz'ora di tempo... giusto il tempo che le servirà per una doccia e poi l'aspetto nella mia cabina per la nostra sessione di shogi* quotidiana.
Yuki però è svelta a scendere dalla sedia e ad afferrarlo per il grembiule.
- Eh, no, caro il mio Plenipotenziario. Mi devi dare almeno un'ora abbondante!
- Dai, Yuki! Io in un'ora me ne faccio tre di docce!
Yattaran è tornato ad essere se stesso e sta sbuffando spazientito, mentre si sfila il grembiule.
- Ma devo anche finire questo delizioso tè preparato dalle tue dolci manine.
L'amico le lancia un'occhiata di fuoco.
- Non provare a lusingarmi, sai che odio aspettarti! Tra tutti i tuoi difetti, quello di tirare in lungo è il peggiore in assoluto!
Lei ride, mentre torna a sedersi.
- Al massimo ti concedo quaranta minuti, ma non uno di più.
Lei scuote la testa.
- Ah, ah...un'ora, non un minuto di meno!
I passi pesanti di Yattaran stanno già lasciando la cambusa.
- Strega! Andrò a lamentarmi con il Capitano in persona! Non si può avere un secondo ufficiale così insubordinato!
- Insubordinata ma in gamba! Hai sentito anche tu cosa ha detto al mio rientro, vero?
Le sue parole sono accolte da una serie di minacce improbabili che hanno solo il potere di metterla ancora più di buon umore.
Quei battibecchi con lui sono il segno di quanto ormai la loro confidenza si sia spinta in una direzione che va oltre l'amicizia, per diventare quasi un legame fraterno.
Per lei, che una famiglia non l'aveva più, salire a bordo dell'Arcadia è stata la sua vera fortuna.
Il pensiero subito dopo, però, la fa arrossire anche se è da sola in quel momento.
Se vede Yattaran come un fratello, è ben lontana, invece, dal vedere il Capitano come un padre!
No, decisamente quello che prova per lui sta assumendo delle sfumature che vanno ben oltre la fiducia e l'ammirazione che una figlia potrebbe avere per un padre.
Sta finendo l'ultimo goccio di tè accompagnata da quei pensieri, quando le sembra di sentir tornare l'amico. Lo conosce bene, sa che vuole avere l'ultima parola, così le viene da ridere mentre lo anticipa per stuzzicarlo ancora un pò.
- Allora, Yattaran, che ha detto il Capitano? Sei riuscito a farmi condannare per insubordinazione? Passerò il resto della mia vita confinata in una cella?
- Una punizione davvero esemplare. E cosa avresti fatto per meritartela?
Yuki quasi cade dalla sedia, talmente viene presa in contropiede dalla voce bassa e profonda del Capitano. Si alza e si volta, cercando di dissimulare imbarazzo, sorpresa e...
Perchè deve essere così dannatamente bello nella sua imperfezione?
Non può fare a meno di pensarlo, trovandoselo davanti in tutta la sua cupa bellezza, fatta di lineamenti spigolosi, sguardi impenetrabili e silenzi, di solito, siderali.
- No... niente... cioè, era uno scherzo. Tra me e Yattaran, ovviamente.
Ma che cosa ci fa lì? Continua a domandarselo mentre lo osserva rimanere fermo e tranquillo, come se fosse naturale che si trovino a conversare in un luogo che non sia il ponte di comando.
Dove, tra l'altro, discutono solo di missioni, abbordaggi, strategie da attuare o bombe da piazzare. 
- Ovviamente.
Non riesce a capire il senso di quell' osservazione. E' seccato? O amareggiato? O infastidito? O è lei che non riesce a ragionare in quel momento?
Forse l'ultima ipotesi è la più accreditabile, quindi cerca di riportare il tutto a una dimensione con cui lei ha assoluta dimestichezza.
- Aveva bisogno di qualcosa, Capitano?
E' una di quelle volte in cui lo sguardo di quell'uomo ha il potere di farla sentire completamente nuda. E non è questione di abiti, ma di anima.
Ha l'impressione che lui sappia esattamente che direzione abbiano preso i suoi sentimenti.
Ma invece di prenderne le distanze... sembra volerle accorciare. O forse è solo la sua immaginazione, che in balia di emozioni troppo forti, la sta illudendo che sia così.
- Ti ho sentito ridere.
Infastidito, le suggerisce la ragione, ma lo stomaco annodato le dice un'altra cosa... attratto. E' pronta a giurare che lo sguardo del Capitano sia più volte sceso a fissarle le labbra, prima di tornare a guardarla negli occhi.
- Non è un rimprovero, Yuki Kei.
Il cuore le balza in gola, completamente spiazzata da quello che sta succedendo.
- Grazie, Capitano.
Non ha senso ringraziarlo, ma al momento è l'unica cosa che è riuscita a dire.
- Sono io a doverti ringraziare. Perchè il tuo sorriso mi fa ricordare cosa significhi credere ancora nel futuro e negli altri.
C'è molto altro in quelle parole, o meglio nello sguardo che si stanno scambiando, ma non trova altro spazio se non in quell'attimo che è già passato e perciò da dimenticare perchè sembra portare ad una strada impossibile da percorrere insieme.


- Una volta mi hai detto che il mio sorriso ti faceva ricordare cosa significasse credere ancora nel futuro e negli altri.
Ha ritrovato la voce, mentre lui ha iniziato a scendere le scale.
- Non credevo lo rammentassi.
- Come avrei potuto dimenticarlo?
- Sono successe tante cose, in seguito.
La stringe un pò di più adesso, come se il passato potesse essere una bestia infida sempre in agguato e pronta a dilaniare entrambi.
Le viene spontaneo accarezzargli la guancia, soffermandosi in un gesto che vorrebbe rassicurarlo ancora prima delle parole che sta per pronunciare senza alcuna incertezza.
- Non me ne sono andata perchè ho scoperto le tue colpe.  
Si sente in pace con se stessa nel dirlo, finalmente libera di lasciarsi andare a quel sentimento che l'ha riempita e svuotata al tempo stesso in tutti quegli anni.
- L'ho fatto perchè non mi permettevi di condividerle con te.
Si è fermato di nuovo e forse la sta guardando ora, perchè sente il suo alito caldo sfiorarle il viso.
- E' una scelta che rifarei ancora.
Non ha dubbi che sia così, è una convinzione ancora troppo radicata in lui. Allora lo sorprende, e insieme lo zittisce, scoccandogli un bacio a fior di labbra.
- Adesso ho fame, però.
Nelle ombre che vede, c'è anche quel viso che ancora è molto vicino al suo e rimpiange di non poter vedere quale effetto abbia avuto su di lui quel contatto.
- Mi stai richiamando all'ordine?
Le suona familiare quella domanda e sorride, perchè avverte un cambio di atmosfera tra di loro. Nella voce di Harlock è ricomparsa quell'ironia che ha il sapore di una tregua da sfruttare a suo favore.
- Direi di sì.
- Impari sempre troppo in fretta, Yuki Kei.
- Sei sempre stato un buon maestro, Capitano.
C'è il tempo per quello scambio veloce, poi la voce di Asami li raggiunge.
- Ah, ma siete qui fuori... scusate, non volevo farvi fretta... ma il tè si sta raffreddando.
- Nessun disturbo, Sasuki-san.
Sono entrati in cucina e adesso la sta depositando su di una sedia, che poi spinge delicatamente in avanti, avvertendola di fare attenzione al tavolo.
- Ne vuole anche lei, Harlock-san?
Si scopre curiosa di sapere che cosa le risponderà, si rende conto di non conoscere affatto i suoi gusti personali nonostante il tempo passato insieme a bordo dell'Arcadia. Forse l'unica a conoscerli era Meeme, ma pensare a lei comporta tutta una serie di domande a cui non è ancora pronta a dare voce, così si concentra sul presente.
- Ne prendo una tazza per fare compagnia a Yuki.
Solo il rumore delle stoviglie rompe il silenzio, che non è poi così imbarazzante come forse si aspettava. Sembra esserci una certa familiarità in quello che sta succedendo, forse non è la prima volta che Asami ed Harlock si trovano lì insieme.
- Ecco, questi li ho fatti io.
Le ha messo un piatto vicino alla mano e lei afferra subito un biscotto ancora tiepido, assaggiandolo.
- E' buonissimo. Era un sacco di tempo che non mangiavo qualcosa di cucinato così bene.
- Ci credo, invece, eccome. Non so come hai vissuto sinora, di certo so che non devi aver dato grande importanza al cibo.
Il rimprovero torna a colorare la voce della donna e il silenzio che proviene da Harlock rincara la dose, perchè lo immagina dello stesso parere.
- Bè, una settimana di questa cucina e mi rimetterò in forma.
- Lo spero bene, bambina.
Si domanda cosa pensi Harlock di quel "bambina" rivolto a lei, che a discapito della giovane età, ha già vissuto invece così tanto accanto a lui.
Ribellarsi, combattere... anche uccidere nel nome di una libertà suprema da donare all'umanità intera.
Questo ha fatto quando era agli ordini di quell'uomo che adesso siede in quella cucina accanto a lei, sorseggiando tè e mangiando biscotti.
Ma non ha mai avuto il minimo dubbio che non fosse la cosa giusta da fare e se ne avesse l'occasione, risalirebbe altre mille volte a bordo dell'Arcadia come ha fatto in quel giorno ormai lontano.





XXXXXXXXXXXXXXXXXX




- Nessuno di voi mi ha ancora detto che pianeta è questo.
Yuki decide di rompere il silenzio, non perchè inizi a pesarle, ma perchè ha la sensazione che sia il momento giusto per affrontare il discorso.
Dopo aver consumato la sua colazione, durante la quale hanno sostanzialmente chiacchierato solo lei ed Asami, Harlock l'ha sorpresa chiedendole se avesse avuto voglia di seguirlo fuori, per stare un pò all'aria aperta.
Così, adesso, sono seduti su una specie di panca sotto quello che dovrebbe essere un portico, o almeno così glielo ha descritto lui.
Ha indossato gli occhiali a schermatura totale che Makoto ha recuperato per lei, constatando che ne aveva bisogno, perchè le ombre lì fuori hanno assunto una colorazione molto più chiara ed intensa.
- Ci troviamo su Higara.
Si ritrova divisa a metà davanti a quella risposta: una parte di lei è come se avesse ricevuto una doccia gelata, l'altra, forse l'io più profondo, è come se avesse trovato conferma a qualcosa che ha sempre saputo.
- Quindi sono loro il motivo per cui ogni tanto lasciavi l'Arcadia e sparivi qui?
Lo sente cercarle le mani che ha abbandonato in grembo, coprendole con una delle sue.
- Sì.
- Posso sapere perchè?
- Makoto-san è stato uno dei primi ad unirsi a me... dopo. Ho sempre avuto molta fiducia in lui.
Dopo.
In quell'unica parola Harlock concentra gli errori del suo passato, quelli con cui dovrà convivere sino alla fine dei suoi giorni, perchè non saprà mai perdonarsi del tutto.
- Così gli ho chiesto di studiare gli effetti che la materia oscura aveva avuto su di me.
Le stringe appena le mani, come a volerla rassicurare.
- Perchè?
- Volevo delle risposte certe.
- E le hai avute?
Lo sente calmo e pacato, forse come poche volte lo è stato in sua presenza. Gliene è grata, perchè lei non si sente affatto così, visto l'argomento in cui sono scivolati.
"Lui ora sta molto male".
Le parole di Yama sono un mantra difficile da ignorare.
- Sì.
- Me ne parlerai?
- Non adesso.
- Ho qualche possibilità di farti cambiare idea?
- Non credo.
- Ne ero sicura.
Yuki ha intrecciato le dita alle sue e lui l'ha lasciata fare, proprio come se gesti così fossero sempre stati naturali tra di loro.
- Prossima domanda?
Sente dell'ironia in quella voce che è rimasta bassa e profonda proprio come la ricordava. L'ha rievocata molte volte in quegli anni, specie nei momenti in cui sentiva di essere sul punto di cedere, facendole dire quelle parole che le hanno dato la forza di andare avanti.
- Come sta Yattaran?
L'amico è sempre stato l'altro suo pensiero fisso, il fratello che ha abbandonato lasciandogli un pezzo del suo cuore.
- Ancora arrabbiato.
Lo immaginava, purtroppo.
- Speravo che con il tempo arrivasse a perdonarmi.
- Ma l'ha fatto. E' con me che non ha mai smesso di essere arrabbiato.
Quella che gli sfugge adesso è una mezza risata, un suono che ha il potere di paralizzarla tanto le sembra impossibile.
- Credo che Yama abbia definitivamente capito il perchè Yattaran si fosse guadagnato il posto di primo ufficiale sull'Arcadia, più o meno un anno dopo la tua partenza.
- Che cosa ha fatto quel pazzo?
Sorride anche lei, adesso, perchè ha dei ricordi di Yattaran che non potrebbe mai raccontare senza avere il dubbio di non essere creduta data l'apparenza gioviale e buffa di quell'ometto in sovrappeso, che dentro di sè però ha sempre nascosto l'animo di un vero guerriero.
- Mi ha affrontato sul ponte di comando per spiegarmi esattamente cosa pensava di me e del mio comportamento nei tuoi confronti.
- Sul serio?
Fatica ad immaginare un momento del genere, non con loro due come protagonisti.
- Sull'Arcadia ognuno è sempre stato libero di esprimere la propria opinione, se ben ricordi. Anche su di me.
Yuki se lo ricorda molto bene e per un attimo tace, perdendosi nei ricordi.
- Probabilmente cercava solo un capro espiatorio... in realtà sapeva bene che niente mi avrebbe fatto tornare sui miei passi.
- Sono state argomentazioni molto valide le sue, invece. Tanto che non sono stato in grado di controbattere senza peggiorare la mia posizione.
- Di cosa ti ha accusato, esattamente? 
A questo punto la sua curiosità prende il sopravvento, anche in ragione del fatto che non le sembra vero che Harlock sia così loquace.
Non solo sta parlando... ma sta parlando di loro!
- Di aver permesso che i tuoi sentimenti per me andassero oltre la fiducia, l'ammirazione e il rispetto che avresti dovuto nutrire per il tuo Capitano.
C'è un fondo di amarezza che non è riuscito a camuffare del tutto dietro la solita ironia.
- E come avresti potuto impedirlo, secondo lui?
Lo sente tendersi al suo fianco ed intuisce la sua battaglia interiore, quella che anche lei ha combattuto, e perso più di una volta, contro i suoi stessi sentimenti.
-  Scusami, una domanda inutile. E' vero, Yattaran conosceva troppo bene entrambi per non avere delle argomentazioni valide da sostenere.
Per un pò il silenzio torna a regnare tra di loro, non proprio teso, ma nemmeno quieto come lo era prima di quella conversazione.
Le emozioni tra loro sono come le acque di un mare in costante moto ed evoluzione, a volte calme, altre mosse, altre volte ancora tempestose.
- Però, nonostante tutto, penso che gli farebbe piacere sapere che... che ora siamo qui, insieme.
E' una riflessione che si sente di condividere con lui, perchè la crede vera.
- Credo di sì.
Lo capisce dal tono di voce che una parte di lui non è più lì con lei, ma perso in qualche ricordo di cui forse non verrà mai a conoscenza.
E' consapevole che ci sono dentro di lui delle corde che non arriverà mai a toccare veramente, ma è pronta ad accettarlo. Si farà bastare di poter almeno illuminare in parte quell'oscurità che lo ha reso così solo e distante.
Stringe un pò di più quella mano intrecciata ancora alla sua e riceve in risposta un bacio leggero che le sfiora la tempia.
- Sei stanca?
Forse ha riconquistato la sua piena attenzione, in ogni caso a lei piace credere che d'ora in poi sarà comunque sempre nei suoi pensieri, come una sorta di sottofondo che niente sarà in grado più di annullare completamente.
- Un pò.
- Vuoi che ti accompagno nella tua stanza?
Non vuole ancora separarsi da lui, così appoggia la testa sulla sua spalla.
- Magari tra cinque minuti.
Non le risponde, ma da come lo sente sistemarsi meglio per renderle più comoda la posizione, capisce che anche lui non è ancora pronto ad interrompere quel momento tra di loro.






XXXXXXXXXXXXXXXXXX




La rabbia è una cattiva consigliera.
Tu, più di chiunque altro, ne hai la certezza, perchè hai pagato a caro prezzo l'esserti lasciato guidare da lei nelle tue azioni passate.
Per questo sei intenzionato ad ignorare la richiesta del tuo secondo ufficiale, proprio come se non l'avesse nemmeno formulata.
- Yattaran, recluta due volontari e di loro che hanno venti minuti per prepararsi a partire.
Ma una voce torna ad incalzarti, più decisa di prima.
- Capitano! Ci vado io. Ne serve solo un altro di volontario.
L'ostinazione di Yuki Kei fa comparire un'espressione tesa, e insieme sorpresa, sul volto di Yattaran. Forse non si aspettava che proprio lei mettesse in discussione un tuo ordine.
- Yuki Kei...
Lo sguardo che vedi comparire in quegli occhi azzurri ha il potere di zittire sul nascere anche il tuo primo ufficiale come non è mai successo in passato.
I demoni che quella ragazza si porta dentro, si sono risvegliati pronti a trascinarla con loro nell'inferno della vendetta.
- Ho detto che ci vado io, Yattaran.
E' tornata a fissare te, ora, sfidandoti apertamente a compiere una scelta.
Meeme, alle tue spalle, è l'unica a sapere quanto sia difficile per te questo momento, quale battaglia tu sia chiamato a combattere contro te stesso. Senti le sue emozioni fondersi insieme alle tue, sostenendoti nella decisione che prenderai, qualsiasi essa sia.
Lasciare Yuki Kei libera di prendere la sua decisione o imporle la tua volontà come se fosse legge?
- Capitano, mi ascolti.
Sul ponte di comando le sue parole risuonano più come un ordine, che non come una preghiera. Avverti la tensione salire ulteriormente tra i presenti, mentre sono sempre più incerti su quale potrà essere la tua reazione.
- Io, come tanti altri, sono salita su questa nave con la speranza che lei fosse davvero in grado di renderci uomini liberi.
Adesso la stai guardando negli occhi, e ti perdi in quell'azzurro dove ti senti andare alla deriva proprio come se navigassi in acque sconosciute.
- E se adesso, invece, mi impedirà di prendere la mia decisione, non sarà diverso da quegli uomini che disprezza e combatte con tutte le sue forze.
E' un compromesso quello che devi accettare, sacrificando una cosa giusta, con la speranza di ottenerne un'altra, consapevole però che potresti perderle entrambe.
- Fatti trovare pronta tra venti minuti sul ponte di lancio. Verrò io con te.
Fai in tempo a cogliere tutta una gamma di espressioni diverse negli occhi dei presenti: lo stupore di Masaki e Taro, la gratitudine di Yattaran e l'approvazione di Meeme.
Forse perderai in ogni caso la fiducia di Yuki Kei, ma sei pronto a sostenere il peso delle tue scelte, se questo servirà ad impedirle di vivere nel rimpianto di una decisione sbagliata.
Quello che provi per lei è più forte di ogni ragione.
Quando arrivi sul ponte di lancio, lei è già a bordo della navicella che utilizzerete per la vostra missione, intenta ad espletare i controlli di routine prima della partenza.
Non appena la raggiungi, la tensione tra voi diventa quasi una presenza fisica tanto è palpabile.
- Capitano, siamo pronti a partire.
Ha un attimo di esitazione, ma quando ti vede occupare il posto accanto a lei, i suoi gesti tornano decisi nel compiere la sequenza di comandi che le permettono di accendere i motori e lanciare la navicella fuori dall'Arcadia, nello spazio profondo.
- Qui Arcadia, mi riceve, Capitano?
La voce di Yattaran irrompe nell'abitacolo, forte e metallica, ma non priva di un'inflessione vagamente incerta.
Sai che è dovuta al fatto che ci sei tu su quella navicella con lei e non sa bene che conseguenze potrà avere tra voi ciò che è avvenuto sul ponte di comando poco prima.
- Ti ricevo, Yattaran.
- Ah, sei tu, Yuki.
La voce del tuo primo ufficiale è chiaramente sorpresa, questa volta, nello scoprire che le hai lasciato i comandi.
- Bè... okay, comunque, volevo informarvi che ci prepariamo a raggiungere il punto di incontro che rimane fissato sulle coordinate I= 33°, B= 85°.
- Okay, confermo coordinate di incontro a 
I= 33°, B= 85°.
- Perfetto. Allora se non c'è altro... l'Arcadia chiude le comunicazioni e rimane in attesa del vostro rientro.
A questa richiesta di Yattaran, per la prima volta da quando sei salito a bordo, lo sguardo di Yuki incontra e sostiene il tuo. Nel momento in cui risponderà affermativamente, potrete contare solo sulle vostre forze.
Però, non è questo il  motivo per cui c'è del turbamento negli occhi che stai fissando. Non ha paura di affrontare il suo nemico, ma di scoprire cosa farà lei se davvero avrà modo di averlo di fronte.
Quello che ti induce a fare un cenno di assenso, è solo la certezza che in quel momento tu sarai lì con lei, pronto a ricordarle quanto possa essere gravoso il peso di una scelta sbagliata.
- E' tutto, Yattaran. Chiudiamo anche noi la comunicazione... ci si rivede tra un pò.
Quelle ultime parole le pronuncia con un tono più morbido e ti provoca un'emozione che non vorresti provare così intensa nei sui confronti.
Poi torna un silenzio ingombrante tra di voi, non potrà durare a lungo, ne sei consapevole tanto quanto lei. Rimane solo da stabilire chi lo romperà per primo.
- Capitano...
- Yuki...
Parlate insieme e poi tacete entrambi, aspettando che sia l'altro a riprendere.
- La verità è che se ci sarà anche solo una possibilità di incontrare quell'uomo, io la voglio sfruttare.
- Se non avessi con te una pistola, la vorresti lo stesso?
Sei diretto, come sempre, perchè non conosci altra maniera di agire. Forse hai colpito più duro di quanto si aspettasse e le ci vuole un attimo prima di risponderti.
- Sì.
- Perchè?
Subito ti guarda come se non credesse possibile che sia proprio tu a rivolgerle quella domanda, ma vista la tua espressione decisa, la sua muta in una più accesa.
- Perchè è di mio padre che stiamo parlando.
- Capisco.
- Ne è sicuro?
Il suo ribattere è frutto di quella rabbia che non si è mai spenta, perchè è rimasta a covare sotto le ceneri di un'apparente accettazione del suo passato.
- Forse dovrei scusarmi a questo punto per il mio comportamento oltraggioso, ma non credo che cambierebbe ciò che penso in questo momento.
Sei spiazzato davanti ai sentimenti che ti provoca quella ragazza e devi esercitare tutto il tuo autocontrollo per non lasciarti influenzare nelle tue decisioni.
- Non credo nemmeno che tu stia pensando davvero, in questo momento. Ti stai facendo guidare dalle emozioni sbagliate, Yuki Kei.
La vedi irrigidirsi, mentre sposta la sua attenzione sui comandi che deve riprendere, perchè state entrando nell'orbita del pianeta dove siete diretti.
Sai cosa sta pensando... che tu sei l'ultima persona che può parlarle di emozioni, dal momento che dimostri di non averne.
- Mancano meno di due minuti al punto d'arrivo, Capitano. I sistemi di sicurezza segnalano la presenza del campo di forza che circonda il nostro obiettivo.
La sua voce ha assunto il tono dell'ufficiale in seconda, ma non hai intenzione di assecondare il suo tentativo di rifugiarsi in un ruolo che torni a farle prendere le distanze da te.
Non in questo frangente, almeno.
Così sobbalza violentemente quando la tua mano si chiude con fermezza sulla sua, tirando avanti la leva dei comandi e togliendo potenza ai motori.
- Guardami, Yuki.
Questa volta, il tuo è quel tipo di ordine che non accetterà nessuna insubordinazione. Lo ha capito anche lei, perchè lo ha eseguito senza esitare ed ora i vostri occhi sono come incatenati.
- Se credi davvero di aver imparato qualcosa da me, allora pensaci quando sarai laggiù e prendi la decisione più giusta.
Le stai permettendo di guardare oltre le apparenze, oltre gli sguardi di solito freddi e indecifrabili, mostrandole in quale inferno stia bruciando la tua anima dannata.
Poi non hai altro da dirle, così riabbassi la leva bruscamente, dando massima potenza ai motori e costringendola a dedicare davvero la sua totale attenzione alle manovre di atterraggio perchè siete praticamente a destinazione.
Chiuso nel tuo silenzio, sei convinto di aver fatto la scelta migliore, perchè qualsiasi cosa accada, non lascerai che l'azzurro di quegli occhi perda il calore e la trasparenza che sinora li hanno animati.
Proteggerai Yuki Kei anche da se stessa, se ce ne sarà bisogno e a qualsiasi costo, perchè non la lascerai commettere i tuoi stessi errori.
La rabbia è stata una cattiva consigliera per te, ma non lo sarà per lei.




 


* tradizionale gioco da tavolo, molto diffuso in Giappone, simile agli scacchi 


  

 

 
Note

Visto che non ho potuto augurarvi Buona Pasqua, vi auguro un buon 25 Aprile! Un pò originale, ma pur sempre un augurio! XD
Passando a parlare del capitolo, ci tengo a precisare che sul passato di Yuki ho solo letto alcune note trovate sul manga e ne ho tratto liberamente ispirazione.
Il pianeta Higara è di mia invenzione e lo immagino quasi sperduto ai confini di quell'universo che il Capitano ha girato in lungo ed in largo. XD
Però non fate la spia con quelli della Gaia Sanction, mi raccomando! eh eh eh
Riguardo alla storia, mi sento di chiarire un aspetto rilevante: più che uno svolgersi di azioni, la mia narrazione si concentra più sulle emozioni/sentimenti, quindi è il loro evolversi che mi piace raccontare. Lo dico, perchè capisco che alcuni possano pensare che "di fatto" non succede nulla. Rientra sempre in un gusto personale (e ne sono cosciente!) quindi che possa piacere o meno.
Lascio queste ultime righe per ringraziare ancora tutte quelle lettrici che si perdono in chiacchiere con la sottoscritta, regalandole momenti di assoluta allegria, ma anche di riflessione e confronto.
Sperando di non tornare a tardare ancora con il prossimo capitolo (mi metto di impegno, giuro!) vi saluto.
Alla prossima.
Sere





 
  
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