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Autore: Martyx1988    18/07/2008    8 recensioni
Una nuova generazione di combattenti per il nuovo torneo del pugno d'acciaio. "Cosa volete da noi?" gli domandò Alex sprezzante. "Da voi? Niente. E' voi che voglio" "Perchè?" chiese Mei Mei, senza alcuna esitazione nella voce. "Perchè vi vogliono mio figlio e mio fratello? Io vi voglio per lo stesso motivo. Sarete il mio asso nella manica, la mia arma per schiacciare la Mishima Zaibatsu e quei due pagliacci al suo comando una volta per tutte"
Genere: Azione, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Jin Kazama, Lei Wulong, Ling Xiaoyu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il drago

Quel viaggio gli era sembrato eterno. Hong Kong - Roma in una sola botta, quindi Roma - Firenze in treno. Sei ore di fuso orario sulle spalle e tutto lo scombussolamento della seconda parte del viaggio (che, ovviamente, aveva trascorso per la maggior parte del tempo in piedi) iniziarono a fargli odiare l'Italia già da subito e a fargli mancare la voglia di cercare...cercare poi chi? Il maestro Wang era stato molto vago.
"Sono ragazzi speciali e te ne accorgerai. Alcuni con caratteri difficili, ma risponderanno alla chiamata"
Come altro indizio gli aveva dato un simbolo che tutti questi ragazzi avrebbero dovuto avere marchiato da qualche parte sulla pelle: un drago chiuso a cerchio, con un pugnale che dal basso entrava in esso e una freccia che si intersecava con la punta del pugnale per uscire diagonalmente dal cerchio. Piuttosto insolito come simbolo, aveva pensato subito, mentre lo studiava sull'aereo, poi il sonno aveva preso il sopravvento e non ci aveva più pensato.
In quel momento stava girando per le vie di Firenze, dopo aver depositato i bagagli in albergo. La gente non sembrava fare molto caso a lui, i cinesi in Italia erano ormai una presenza abituale e, purtroppo, erano eccessivamente occidentalizzati, a parer suo. Attirò ogni tanto l'attenzione di qualcuno per il suo fisico muscoloso e tonico oppure per i lunghi capelli neri raccolti all'altezza della nuca in una coda, sentì ogni tanto qualche commento in quella cadenza che gli stava rendendo i fiorentini simpatici. Qualcosa, però, distolse la sua attenzione dall'accento toscano della gente.

Non c'era proprio verso di ascoltare la lezione quella mattina. Era anche comprensibile, l'ultima ora di Filosofia del Sabato uccideva chiunque, lei in special modo. Ma come si poteva mettere una materia pallosa come Filosofia all'ultima ora dell'ultimo giorno della settimana di scuola? Voleva proprio conoscere quel bischero di prof che aveva steso l'orario delle lezioni quell'anno. Fortuna che era il suo ultimo anno al Liceo Classico Michelangelo. I cinque anni più noiosi della sua vita, senza uno straccio di ragazzo che la notasse nè qualcuno che si potesse definire "migliore amico". Non che di amici non ne avesse, però non era mai riuscita a legare con nessuno in particolare. Per quanto riguarda i ragazzi poi, se altezza mezza bellezza lei era proprio tagliata fuori: poco più di un metro e cinquanta. Eppure, nonostante tutto, non si era mai vista così brutta, anzi, per essere un incrocio tra un italo-brasiliano e una cinese era venuta fuori piuttosto bene: seno evidente ma non troppo prosperoso, fondoschiena leggermente all'infuori, molto JLo, e un fisico da atleta pur non avendo mai fatto sport, giusto un po' di Tai Chi con la nonna in giardino.
Il sonno stava per prendere il sopravvento, quando un tonfo sordo attirò l'attenzione sua e del resto della classe, professore compreso, che subito uscì dalla porta per controllare cosa fosse successo.
Qualcosa, però, si mosse dentro Mei Mei (Melania all'anagrafe, ma tutti a partire dai suoi genitori la chiamavano Mei Mei) e improvvisamente sentì un gran bruciore sul dorso della mano, dove lentamente apparve uno strano simbolo, con un drago messo a cerchio.
La porta sbattè violentemente, riuscendo a far gridare quasi tutte le ragazze della classe. Un uomo incappucciato e col volto coperto da un bavaglio teneva il professore sollevato per la gola ed era molto vicino a soffocarlo.
"Dov'è?" chiedeva insistentemente con voce roca, ma il prof non riusciva ad emettere alcun suono.
Se continua così lo ammazza, pensò allarmata Mei Mei. Una vocina dentro continuava a dirle che doveva intervenire, ma la ragazza non sapeva come. La vocina però era sempre più insistente e il prof sempre più paonazzo, così decise di seguirla.
Era come se qualcuno la stesse comandando da fuori, fece perno con un piede sul banco della sua vicina, quindi balzò con l'altro sulla cattedra, saltando verso l'uomo incappucciato e assestandogli un poderoso calcio in piena faccia, che gli fece perdere la presa sul professore e lo fece volare oltre il muro della scuola. La ragazza si meravigliò di ciò che aveva appena fatto e anche i suoi compagni restarono ammutoliti per qualche secondo, prima di correre a vedere che fine avesse fatto l'uomo. Era steso a terra, qualche metro più in basso (la loro classe era al primo piano dell'edificio), senza sensi e immobile. Un altro tizio, nerboruto e coi capelli lunghi neri, lo stava studiando attentamente. Quindi alzò lo sguardo verso gli studenti ed espose un distintivo.
"Sono Lei Wulong, del' Interpol di Hong Kong, vorrei parlare con il responsabile di tutto questo" si presentò in un italiano un po' troppo cinese.
Tutti gli studenti catalizzarono la loro attenzione su Mei Mei, che in quel momento avrebbe voluto sprofondare.
   
 
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