Anime & Manga > Alice nel paese di Heartland
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Autore: Lady Cheshire    24/04/2014    3 recensioni
Seira è strana, glielo hanno sempre detto.
Veste in modo strano, si comporta in modo strano, il suo cuore fa un rumore strano.
E' vissuta con i racconti di sua madre, morta quando era piccola, che le narrava di un posto meraviglioso e di amici fantastici.
E' vissuta con un unico, grande tabù: L'identità di suo padre
Ama molto sua madre, e scoprire che le ha mentito sul suo nome le fa male, ma un coniglio col panciotto la porterà in un luogo dove tutti sono dediti a renderla felice.
Perché sua madre era Alice Liddell, e ora tocca a sua figlia avventurarsi nello strano, bellissimo, mondo di Hearland.
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La Regina e Il Cappellaio
Camminava a passo svelto e deciso, seguendo il sentiero che aveva visto dalla cima della torre e che era certa portasse al Castello di Cuori. Infatti dopo una lunga camminata, si era ritrovata davanti ad un enorme giardino, composto interamente da alte siepi… Un labirinto. Un intricato intrecciarsi di siepi che dalla torre non aveva, stranamente, notato.
-Benissimo, che meraviglia, ci mancava solo questa- pensò seccata tra se e se, sistemandosi la custodia in spalla, se l’era portata dietro per tutto quel tempo, la faceva sentire più tranquilla, le faceva ricordare che esisteva una realtà contingente, al di la di quel mondo strano in cui era stata catapultata. Aveva iniziato a camminare, cercando di trovare la fine di quel dedalo di siepi, ma nemmeno a dirlo dopo dieci minuti si era persa e si doveva anche essere fatto tardi, poiché il cielo aveva iniziato a tingersi di arancio e le nuvole di un tenue rosa pastello.
«Ma chi mai vorrebbe un giardino del genere?! Altro che siepi, questo è una trappola mortale!» esclamò esasperata Seira e, mentre finiva di parlare, un frusciare tra le siepi l’aveva fatta sobbalzare. Ad uscire dal verde, un ragazzo dall’aria bonaria e indossava una divisa rossa sgualcita e strappata sul fondo, in testa una zazzera spettinata di capelli castani.
  «Allora avevo sentito bene, c’è qualcuno qui oltre a me!» esclamò lui contento
«Si, e non vedo cosa ci trovi di divertente. Tu sai dove siamo?» chiese Seira nervosa
  «Siamo al Castello di Cuori» rispose lui semplicemente
«Intendevo in che posizione del labirinto ci trovia… lasciamo perdere! Senti io devo incontrare Peter, saresti così gentile da dirmi da che direzione prendere?» chiese esasperata la ragazza
  «Peter? Oh, so esattamente da che parte andare allora! Seguimi!» decise il ragazzo, afferrandole il polso e iniziando a correre, intraprendendo strade a casaccio, senza un’apparente motivazione o senza una logica… difatti si ritrovarono, in breve tempo, con il fiato corto e ancora più dispersi di prima
«Ma si può sapere dove siamo finiti?!» urlò lei, aggredendo il ragazzo seduto a terra
  «Beh, diciamo che ho qualche problema ad orientarmi» ammise il giovane in imbarazzo grattandosi la nuca
«Qualche? E adesso come faccio ad uscire da li?» si domandò lei, cominciando già a visionare la sua vita, da li in avanti, chiusa in quel labirinto, con la boccetta di cristallo che continuava a restare, tragicamente vuota «Ehi ma questo… è profumo di rose…» disse ad un certo punto lei, annusando l’aria
  «Si, proviene dal roseto della Regina, deve essere vicino» concordò il giovane, alzandosi in piedi
«E allora che aspettiamo? Mi fido più del mio naso che del tuo senso dell’orientamento» disse acida la giovane, iniziando a seguire l’aroma intenso delle rose e infine, dopo che il ragazzo ebbe più volte sbagliato tentato di sbagliare strada, arrivarono ad un immenso roseto, dove un grande tavolo era apparecchiato con un elegante servizio da te e una donna sedeva tranquilla.
Indossava uno splendido abito, di un rosso intenso come le rose che decoravano il tavolo, mentre i ricci scuri le incorniciavano il viso dai tratti palesemente regali. Dietro di lei Peter White controllava una pila di fogli
   «Sei di nuovo in ritardi Ace…» disse Peter glaciale, senza nemmeno alzare lo sguardo dai fogli
  «Ma avevo una buona ragione, la signorina si era persa» si giustificò il ragazzo, sospingendo Seira leggermente in avanti. Non appena Peter la vide, il suo viso s’illuminò di un sorriso.
   «Sapevo che saresti venuta a trovarmi!» esclamò gioioso, correndole incontro. Ma Seira aveva buoni riflessi, per cui lo aveva intercettato con un sonoro ceffone
«Questo è per avermi rapita…» sibilò furente la ragazza, per poi assestargli un calcio nello stinco «Questo è per avermi baciato per farmi bere una pozione contro la mia volontà! E questo» aggiunse mentre le tirava forte le lunghe orecchie bianche «E’ per avermi abbandonata in un posto a me sconosciuto!» urlo infine, mentre il ragazzo si lasciava cadere a terra dolorante, ma sorridente
   «Ah, anche la violenza è un modo per prestare attenzione» esclamò felice Peter, mentre Seria si allontanava da quello che, ormai, aveva etichettato come maniaco, andandosi a scontrare contro il ragazzo castano.
  «Ahahah, certo che sei proprio strano White… comunque molto piacere, mi chiamo Ace e sono il Cavaliere di Cuori» si presentò il ragazzo, chinandosi davanti a Seira e sfiorandole il dorso della mano con le labbra, ma subito uno sparo lo fece indietreggiare
   «Non la toccare…» sibilò minaccioso Peter, una pistola ancora fumante tra le mani
  «E se io non mi andasse, Sir White?» domandò strafottente il Cavaliere, sfoderando la spada al suo fianco. Dal canto suo Seira era impotente, cosa poteva fare contro due ragazzi armati intenzionati a farsi fuori, e per giunta decisamente più grossi di lei? Un educato battere di mani li aveva riportati all’ordine, difatti la donna che era la Regina di Cuori si era alzata in piedi e aveva richiamato all’ordine i due combattenti, richiamandoli con un semplice gesto
 «Datevi una calmata!» li rimproverò con tono che non ammetteva repliche «Molto piacere mia cara, io sono Vivaldi, la Regina di Cuori. Qual è il tuo nome?» domandò la regina, prendendo tra le mani quelle della ragazza, guardandola dritta nelle iridi celesti che, combinate ai tratti somatici, le ricordavano qualcuno, anche se non sapeva dire chi con precisione.
«Seira, mi chiamo Seira, Maestà» rispose la ragazza in tono formale. Quella donna emanava regalità e potere, come un’aura intorno a lei, che sembrava saturare l’aria, e ciò la faceva sentire molto in imbarazzo.
  «Non essere così formale mia cara, chiamami semplicemente Vivaldi. Devo dedurre che tu sia una straniera, visto lo scompiglio che il tuo arrivo ha creato»
«Esatto, sono stata mandata qui dall’Orologiaio per iniziare il gioco» disse la ragazza, stringendo la cinghia della custodia.
  «Ahhh, non serve mentire Seira so che sei venuta qui per me» esclamò convinto Peter, abbracciandola da dietro
«L’unico motivo per cui ti ho cercato era per farti pagare quello che mi hai fatto » replicò glaciale la ragazza, staccandosi bruscamente da lui e facendo ridere Ace e Vivaldi.
 «Fai bene a comportarti così mia cara, gli uomini devono essere sfruttati per i proprio scopi, nulla di più. Ma non stiamo qui in piedi, accomodati, purtroppo oggi ho degli impegni di lavoro, ma se non ti secca partecipare, gradirei molto la tua compagnia. In fondo, dovresti comunque conoscere queste persone» disse Vivaldi mentre si sedeva al tavolo con l’eleganza che solo una regina può avere e invitando Seira a fare lo stesso.
«Anche mia madre me lo ha detto, lei mi ricorda molto un’amica di cui mi parlava quando ero bambina» disse lei, mentre si accomodava e Peter le riempiva la tazzina di te con un largo sorriso. Era vero, Vivaldi ricordava a Seira una delle persone di cui sua madre le parlava, una delle tante conosciute nei suoi viaggi misteriosi di quando era ragazza. Dal canto suo la Regina aveva discretamente nascosto lo stupore dietro la tazzina.
    «Spero di non aver interrotto nulla di importante, Vivaldi» disse una voce strafottente all’ingresso del giardino
 «Nulla di trascendentale, anche se continuo a non comprendere il motivo della tua presenza qui» rispose con calma Vivaldi
    «Continuo a confidare nel tuo buonsenso, mia Regina. Dovresti cedermi delle terre, troppe preoccupazioni vi faranno venire le rughe… e pensare che le donne della tua età dovrebbero essere sagge» disse l’uomo con supponenza, portandosi alle spalle di Seira, che aveva deciso si rimanere ferma e vedere cosa sarebbe accaduto da li a poco «E questa chi è Vivaldi? Una senza volto che tieni per compagnia? Sei disperata fino a questo punto?» domandò l’uomo, con una pesante ironia nella voce, mentre Seira di voltava per guardarlo negli occhi.
Era rimasta un momento perplessa nel vedere quell’uomo, alto e affascinante, con i capelli corvini lunghi fino alle spalle, con un elegante abito bianco e un cilindro in testa. Seira lo aveva guardato attentamente, con la ferma convinzione di averlo già visto da qualche parte. Anche Blood, dal canto suo, era rimasto stupito, quando il suo sguardo aveva incrociato un paio di occhi azzurri come un cielo senza nuvole.
 «Nulla del genere, lei è una straniera Blood» disse Vivaldi, lasciando che la cosa si commentasse da sola
    «Interessante…» commentò l’uomo semplicemente «Io sono Blood Dupre, il Cappellaio» si presentò l’uomo, togliendosi il cappello, e facendo una riverenza elegante davanti a Seira.
«Ehi, tu sei il boss!» esclamò la ragazza saltando in piedi, facendo sorridere l’interessato
    «Si, molto alla larga ma sono io. E loro sono la mia… Squadra? Chiamala come ti pare» disse lui con noncuranza, indicando due bambini gemelli, armati di grandi asce, e un alto ragazzo con lunghe orecchie.
     «Noi siamo i Bloody Twins, Tweedle Dee Tweedle Dum, molto piacere sorellona» si presentarono i due, avvicinandosi a Seira con le asce, ma immediatamente fermati dal ragazzo che era insieme al Cappellaio.
      «Quante volte vi ho detto di non agitare quelle due cose come se nulla fosse?!» li rimproverò il ragazzo «A volte si dimenticano di avere in mano delle armi… Io sono Elliot March, molto pia… Ehi, cosa stai guardando?» domandò scettico Elliot, guardando Seira che osservava incantata le orecchie del ragazzo, che spuntavano dai capelli mossi e dorati.
«Scusa, non è che potresti abbassarti un po’?» domandò la ragazza, mentre lui si chinava un poco. Subito la mano di Seira era corsa alla base di una delle orecchie, e aveva iniziato ad accarezzarla, facendo avvampare Elliot e facendo ridere i presenti.
«Perdonami, ma dovevo farlo… adoro le orecchie delle lepri! Sono così soffici!» esclamò la giovane, continuando a sfiorare la pelliccia color nocciola.
  «Seira, come puoi farmi questo?!» urlò Peter indignato, avvicinandosi alla ragazza «Anche io ho lunghe orecchie, eppure mi odi» supplicò, tirandosi le orecchie lungo il viso con le mani
«Certo che ti odio, mi hai trascinato qui contro la mia volontà… e poi i conigli non mi piacciono! Sono snob» disse glaciale la ragazza, trasformando con le sue parole, il Bianconiglio, in un statua di granito.
      «Ehi, potresti piantarla?!» domandò stizzito Elliot, spostandole bruscamente la mano, lasciandola sorpresa
«Scusami, non era mia intenzione darti così fastidio…» disse lei, allontanandosi dal ragazzo.
      «Eh, no aspetta…» tentò nuovamente il biondo, ma venne interrotto da Peter
  «Visto Seira, non avvicinarti a questa gentaglia» disse il Bianconiglio, circondando le spalle ella ragazza con il braccio.
«Non toccarmi» lo ammonì lei di rimando, scacciando la mano guantata di Peter con un gesto secco, gli occhi stretti a fessura, come due lame di ghiaccio, ma lui persisteva nel cercare di stringerla a se.
  «Seira, perché non mi vuoi ascoltare?» domandò ancora lui, ma si fermò quando vide il fucile di Blood puntato verso di lui
    «Non l’hai sentita? Lasciala andare» intimò il giovane boss
  «E tu chi saresti per darmi ordini? Questa è una nuova partita Blood, non vanti nessun potere su di lei» lo schernì il ragazzo.
Risultato di quella beffa? Era scoppiata una sparatoria all’ultimo colpo tra Blood e Peter, mentre Ace teneva lontano Elliot… i gemelli si erano rintanati in un angolo in mancanza di avversari, mentre Vivaldi, seduta proprio in mezzo ai colpi di pistola, beveva il suo tè come se ciò che la circondava non la riguardasse
«ADESSO BASTA!» urlò la ragazza con tutto il fiato che aveva in corpo, facendo terminare all’istante il baccano causato dagli spari «Seira Liddell non appartiene a nessuno! Ficcatevelo in testa brutti idioti!» sputò infine lei, per agguantare la sua chitarra, salutare la Regina, e correre via, il più lontana possibile.
  «Non mi arrendo Cappellaio» disse Peter, ma Blood non lo ascoltava.. Quegli occhi, quel cognome, non c’erano più dubbi. Si voltò lentamente, gli occhi come due fessure, reso ancora più inquietante dall’espressione seria, senza il sorrisetto ironico che di solito lo accompagnava.
    «Che nessuno osi toccarla..» minacciò, per poi incamminarsi verso la Villa, mentre ripensava a quel paio d’occhi celesti che, dopo tanti anni, gli si erano ripresentati davanti più belli che mai…
-Alice…-

 
Lady CheshireBeh, cosa dire, mi scuso per il ritardo esorbitante, ma la scuola mi lascia a malapena il tempo di respirare, ma sono riuscita a lasciarvi il terzo capitolo, spero sia di vostro gradimento :) Ringrazio chi la inserito la mia storia tra una qualche categoria, chi ha recensito e chi legge e apprezza in silenzio, grazie a tutti, spero di poter aggiornare al più presto possibile :3
  
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