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Autore: Gipsy Danger    25/04/2014    3 recensioni
Apre all'ora che vuole, chiude all'ora che vuole. Questo, può tollerarlo. La madre trentenne che volteggia sullo schermo, reggendo un vassoio di biscotti e leccornie per i figli e il marito, no. Stride con il suo stato di animale urbano. Con il ritmo che New York stabilisce per tutti i suoi cittadini.
Quel ritmo che, talvolta, entra in casa sua sotto forma di un trapestio troppo leggero per sembrare reale, svegliandola con il profumo di caffè.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: April O'Neil
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Water Lilies'
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Homecoming


[And the blood will dry
underneath my nails
and the wind will rise up
to fill my sails
so you can doubt
and you can hate
but I know, no matter what it takes
I'm coming home]


Le pubblicità della Colazione Perfetta le hanno sempre fatto stringere lo stomaco in una morsa sgradevole, ancora prima di costringersi a tirare fuori il succo di frutta e i crakers. D'altra parte, April O' Neil è sempre stata una di quelle persone a cui il mattino si presenta sputando in un occhio, piuttosto che con l'oro in bocca.
Alzarsi dal letto era una tragedia già da quando andava a scuola, oggi meno aggravato dal possesso di un negozio proprio. Apre all'ora che vuole, chiude all'ora che vuole. Questo, può tollerarlo. La madre trentenne che volteggia sullo schermo, reggendo un vassoio di biscotti e leccornie per i figli e il marito, no.  Stride con il suo stato di animale urbano. Con il ritmo che New York stabilisce per tutti i suoi cittadini.
Quel ritmo che, talvolta, entra in casa sua sotto forma di un trapestio troppo leggero per sembrare reale, svegliandola con il profumo di caffè.
Sono le cinque. La Città sogna ancora, avvolta nell'alone di un'alba nebbiosa, da inizio estate.

“Che hai combinato?”
Donatello incassa la testa tra le spalle, colpevole, ancora prima di voltarsi a guardarla con un sorrisino di scuse. Nessun sussulto di sorpresa, nessuna tazza troppo piccola a sfuggirgli dalle dita fuori misura.
April non si stupisce – l'avrà sentita scivolare giù dal letto e ciabattare in bagno, prima di scendere in cucina. È troppo presto per rinunciare alla propria personalissima fanfara di accompagnamento. Troppo presto per non essere goffa, pesante, rumorosa. Mai abbastanza, tuttavia, per abbandonare la cautela.
“Ehm. Ciao.”
“Ciao, Donnie.”
“Lo sapevi che ti si è rotta la macchina del caffè?”
Mi si è rotta?”
“Yup. Te l'ho sistemata. Anche la piastra per i Waffer, già che c'ero. Aveva un cavo scoperto...”
April lo scruta. Lascia vagare gli occhi in silenzio per lunghi minuti, le labbra premute l'una sull'altra, le braccia sciolte lungo i fianchi. Ha imparato a non tormentarsi le dita. A non strapparsi le cuticole con sufficiente forza da maciullarsi la pelle. A non stringere i pugni fino a farsi sbiancare le nocche.
“Mh. Questo sì che è grave.”

Un altro sorriso. Lieve, di scuse, appena appena incrinato dallo spazio tra gli incisivi.
Sotto la maschera, Donatello ha un livido grosso come una mela. Quattro graffi profondi e ciechi sulla gola, dove si stagliano i segni neri di uno strangolamento.  La spalla destra, gonfia. E dove la piastra che gli protegge il ventre scende e si fa sottile, April non sa più riconoscere dove inizia l'ematoma e dove finisce la sua pelle.

Non c'è nome per la rabbia che le sboccia in petto.  Si raggruma nella sua gola come cotone bagnato. Ostruisce. Blocca. Soffoca. Le inietta nelle vene un tale carico di rabbia da farle venir voglia di strapparsele dagli incavi dei gomiti e buttarle per terra – o avvolgersele attorno ai polsi, come cavi elettrici, per ferire.
Non ha mai saputo cosa significa voler fare del male. Voler spingere il setto nasale di qualcuno così su e in fondo da sfondarlo, affondare indice e medio in orbite indifese, e pestare mani protese in un ballo d'ossa.
Non ha mai saputo cosa significhi volerlo fare per proteggere. Non prima che i ragazzi – i suoi ragazzi – rientrassero una mattina molto più fredda di questa, con la pelle cerea e umida di sudore freddo e negli occhi quella scintilla aliena e selvatica. La paura. La risata che si sbatte in faccia al pericolo, subito dopo aver rischiato così tanto, ancora una volta.
Prova così spesso rabbia, April, che a questo punto dovrebbe essere già morta stecchita per la bile con cui si strozza di continuo. Se si lasciasse prendere la mano, ne è sicura, New York sarebbe pulita da cima a fondo. Non esisterebbero più Dragoni Purpurei. Mobstar. Foot clan. Non sono che cenere, per lei. Cenere, cattivi propositi e carne da macello.

Eventualmente, s'impara a conviverci, e ridirigerla in una confluenza positiva – the, e domande mirate, e tocchi leggeri quando si tratta di disinfettare e ricucire.

“Gli altri?”
Donatello sfiata un sospiro di sollievo. E' un organismo bioculturale quanto lei, con una mente molto più rapida della sua. Per qualche strano motivo, tuttavia, ogni volta che le capita in casa trattiene il fiato. April sospetta che mandino in avanscoperta lui perché Raphael è convinto che le piaccia. Più di loro. Più di lui. Ma Raph è un idiota, certe volte, come tutti gli adolescenti possono dimostrarsi, e se non irrompe per primo nel suo appartamento, significa solo che è troppo debole per camminare. Non conviene fare storie.
“Di sotto. Mikey ha qualche problema con la gamba sinistra. Leo sta ancora cercando di convincerlo che non ho intenzione di amputargliela.”
April inarca un sopracciglio.
“Ehi – no, dai, non guardarmi così. Non stava zitto due secondi, continuava a lagnarsi che stava per morire. Io gli ho solo detto che, se non la piantava, gli avrei dato un motivo serio.” Don prende un sorso di caffè. Schiocca le labbra e sorride, stancamente. “Hai anche biscotti, per caso?”

April arraffa la felpa e le chiavi. Scalcia via le ciabatte e, sulla strada per la scaletta antincendio, recupera le scarpe al volo.
“Mettiti comodo,” ordina, dal pianerottolo di metallo. Sanno entrambi che, a questo comando, non c'è obiezione che tenga. E l'aria di New York è fresca sulla sua pelle, dolce dell'appello mattutino. Siamo tutti vivi. Siamo tutti interi. E, conoscendoli...a breve, tutti addormentati nei posti più disparati della casa, sfiniti e medicati alla buona.
La sua Colazione Perfetta, dritta a domicilio.

La Città si è Svegliata.  E lei con essa.


[I'm coming home, I'm coming home
tell the world that I'm coming home
let the rain wash away
all the pain of yesterday
I know my kingdom awaits, and they've forgiven my mistakes
I'm coming home, I'm coming home
tell the world that I'm coming]



Coming Home II, Skylar Grey

NA


E' stato bello trarre dalle bozze questa one - shot, che avevo iniziato e poi mollato da un pezzo. Mi dispiaceva lasciarla senza una conclusione - e, soprattutto, volevo un pezzetto introspettivo che avesse April come personaggio principale da quando ho buttato giù Crystallize. Non è legata alla serie della fattoria di Northampon,  è...semplicemente una normale mattinata made in New York.
Con pestaggio annesso.
Kei


   
 
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