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Autore: Deb    25/04/2014    9 recensioni
Mi chiedo sempre perché Effie ha sempre la pelle colorata in modo diverso. Mamma, papà e zio non cambiano mai, se non in estate, quando succede a me. La mia pelle diventa più scura e mio papà mi ha detto che mi abbronzo. Quando me lo ha detto ho immaginato il sole che, con il suo pennello, ci dipinge. [...]
«Perché dipingi la tua faccia?» Ripeto la domanda, avvicinandomi a lei.
«Oh, sei testarda come tua madre!» Esclama, passandosi un pennello decisamente strano sulla bocca che diventa rosa chiaro.
«Non dipingo la mia faccia...» si ferma un attimo e si guarda l'immagine sullo specchio «... beh, magari sì. Ma mi sto truccando. Sai, ci si trucca per essere più belle».
Inarco un sopracciglio, dubbiosa. «Ma tu sei bella anche senza che ti dipingi, sai?»
Sorride. «Oh, grazie, scoiattolina! Sei sempre così carina e dolce! Questo l'hai preso da tuo padre!»
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bimba Mellark, Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Feelings After-war ~ Katniss/Peeta'
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Per essere più belli



Mi chiedo sempre perché Effie ha sempre la pelle colorata in modo diverso. Mamma, papà e zio non cambiano mai, se non in estate, quando succede a me. La mia pelle diventa più scura e mio papà mi ha detto che mi abbronzo. Quando me lo ha detto ho immaginato il sole che, con il suo pennello, ci dipinge. Ognuno in modo diverso. Ad esempio, mamma diventa più scura, mentre mio papà diventa rosso. Sembra un pomodoro. Forse il sole è invidioso di mio papà che dipinge ed è molto bravo. Voglio diventare brava come lui.
Questa mattina, mamma mi ha portato dallo zio che ha i peli sul viso, pure mio papà ce li ha, ma spesso scompaiono. Forse se li taglia come mamma taglia i capelli a me ogni tanto? A casa sua c'è anche Effie che non si vuole far vedere. «Non sono ancora pronta! Haymitch te l'ho detto che mi stavi facendo fare tardi!» Effie ha la voce molto, molto, molto squillante e non so perché, ma ripete spesso le parole. La sua frase preferita è dire che oggi sarà una grande, grande, grande giornata, quando alla fine, non accade mai nulla di così grande. Gioco con zio ed Effie, quando vengo a casa loro, ma non è che facciamo feste o altro. Mi diverto con loro, mentre mamma e papà sono al forno. Dicono che sono ancora troppo piccola per starci, visto che, quando mi hanno portata, per aiutare papà mi stavo per bruciare con il fuoco. Io volevo soltanto aiutare papà, ma i miei genitori non sono così d'accordo. Soprattutto la mamma.
Lo zio sbuffa e si gratta la testa, io vado davanti alla stanza di Effie ed apro piano, piano la porta. È davanti ad uno specchio e la sua pelle è rosa come quella di papà. È chiara e non ha i capelli a pallone come li ha di solito, sono lisci e stanno appoggiati alle spalle. Sono gialli. Più chiari del giallo di papà, quasi bianchi, come il colore della perla che mamma porta al collo.
La spio – e so che non si fa, ma è così divertente! – dalla porta accostata. Lo zio non si preoccupa per me, anche se so bene che mi tiene sotto controllo. Come quella volta che credevo di non esserlo e ho spostato una sedia verso la credenza alta della cucina, volevo prendere i biscotti, ma sono scivolata. Lo zio mi ha preso al volo e ho pensato che fosse un super eroe, come quello del fumetto che mi ha fatto vedere Ariel*, perché non so proprio da dove sia saltato fuori! Comunque, guardo Effie e vedo che... che si sta dipingendo la faccia. È una pittrice come papà, allora! Ma papà dipinge su tela, non sulla propria faccia!
«Perché dipingi la tua faccia?» Domando, senza riuscire a trattenermi, facendomi scoprire.
Effie si volta e allarga gli occhi. «Non dovresti spiare, scoiattolina!»
Sbuffo producendo una pernacchia e alzo gli occhi al cielo, tenendo le mani sui fianchi. Mamma lo fa spesso. La prima a chiamarmi scoiattolina è stata mia mamma, dice che è una tradizione, o qualcosa del genere. Anche suo papà, cioè mio nonno che non potrò mai conoscere per non so bene quale motivo, la chiamava così.1 Alla fine, ora è diventato il mio soprannome ufficiale, almeno così dice papà.
«Perché dipingi la tua faccia?» Ripeto la domanda, avvicinandomi a lei.
«Oh, sei testarda come tua madre!» Esclama, passandosi un pennello decisamente strano sulla bocca che diventa rosa chiaro.
«Non dipingo la mia faccia...» si ferma un attimo e si guarda l'immagine sullo specchio «... beh, magari sì. Ma mi sto truccando. Sai, ci si trucca per essere più belle».
Inarco un sopracciglio, dubbiosa. «Ma tu sei bella anche senza che ti dipingi, sai?»
Sorride, «oh, grazie, scoiattolina! Sei sempre così carina e dolce! Questo l'hai preso da tuo padre!»
Scrollo le spalle, avvicinandomi ai vari pennelli. «Sono trucchi. Non li hai mai visti?»
Faccio no con la testa, «mamma non li usa».
Vedo Effie sospirare, «quella donna non cambierà mai», la sento sussurrare ad occhi chiusi. «Allora! Cosa vogliamo fare? Vuoi che ti trucchi per farti essere bellissima?»
Guardo quelle cose sul ripiano un po' schifata, non ho voglia di sporcarmi la faccia, poi mamma mi sgrida e mi fa fare il bagno ed odio fare il bagno. La vasca è piccola, preferisco il lago dove posso muovermi aiutata da papà e mamma. È più divertente, ma l'acqua è fredda in questo periodo, quindi mi devo accontentare della vasca a casa.
Guardo Effie finire di truccarsi, di stringere bene i capelli alla testa e di mettere i suoi soliti capelli a forma di palla. Oggi sono rosa, ieri erano verdi.
Penso, però, che quando è sola con lo zio li lascia sciolti e liberi. Mia mamma, invece, me li lega sempre insieme con una treccia, come la sua. A papà piace così e mi rilasso quando mamma mi pettina e mi annoda i capelli.
Quando finisce, Effie ed io andiamo fuori in giardino a giocare, lo zio ci raggiunge e gioco anche con lui. Provo a fargli il solletico, ma alla fine è lui che lo fa a me e non riesco più a smettere di ridere. Rimango con loro fino a quando non chiude la panetteria di papà, verso le sei. Ogni sera papà porta quello che è rimasto e lo mangiamo tutti insieme. Porta il pane e dei dolcetti. Quando non va al lavoro, non li mangio. Effie dice sempre che se continuo a mangiare dolci da grande diventerò una botte. Mi sono immaginata come potrei mai trasformarmi in una botte, però. Lo trovo impossibile.

Scendo dal letto, stando bene attenta a non fare rumore. Riesco a muovermi bene, i calzetti rendono la mia camminata più silenziosa. Al piano di sotto sento mamma parlare, poi la voce dello zio. Per parlare con la mamma, la sua voce esce diversa dal solito.
Vedo papà sonnecchiare sul divano, Effie forse è in cucina con la mamma e lo zio. Mi avvicino a papà e lo guardo per un po', gli tocco una guancia, ma non apre gli occhi. Sorrido prima di cominciare il mio lavoro.
«Cosa stai facendo?» Faccio un saltello quando sento la voce di mamma. «Non eri a letto, tu?»
Le sorrido, dolce.
«Non provare a farmi quel sorrisetto» Ho cominciato a farlo quando sono stata beccata a fare una cosa che mamma non voleva che facessi. Lo vedo spesso sulla bocca di papà e ogni volta la mamma si rilassa quando lo guarda.
Mamma si avvicina e non capisco bene l'espressione che fa. Allarga gli occhi, poi si copre la bocca con una mano, poi... va in cucina. Mi lascia lì, non dice nulla.
Quando torna, poco dopo, Haymitch ed Effie sono al suo seguito. Lo zio, guardando papà, comincia a ridere e si tiene la pancia, mamma cerca di trattenersi, credo. Mi sembra me quando papà mi fa il solletico ed io cerco di non ridere. Effie, invece, fa no con la testa.
«Che succede?» Mi stringo al petto di papà quando apre gli occhi. Lui mi protegge sempre da tutti i mostri cattivi. Mi stringe e mi sorrise, poi anche io, come lo zio, comincio a ridere. È buffo!
«Ecco dove sono finiti i miei trucchi. Sulla faccia di Peeta. Non si fa, scoiattolina!»
Mi stringo di più a papà che mi accarezza i capelli sciolti. «Zia Effie mi ha detto che ci si trucca per farsi belli!» Sento gli occhi pizzicare. Effie mi ha sgridato e forse ho fatto una cosa cattiva.
«Non piangere, dai. Non è successo nulla». Tiro su con il naso quando papà mi fa alzare lo sguardo. Quando lo guardo comincio a piangere più forte.
«Mi dispiace, papà» dico, prima di sentirmi portare via da lui. Ora sono le braccia di mamma a stringermi. «No! Voglio stare con papà! Voglio papà!»
«Tranquilla» Sento il pavimento sotto i piedi e con la mano mi asciugo le lacrime. «Non devi rubare i trucchi di Effie per colorare la faccia di papà».
«Usa direttamente la tempera di papà!»
«Stai zitto, Haymitch!» Lo attacca. Io guardo mamma che si è accovacciata e mi sorride.
«Va bene, non lo farò più, ma...»
«Mi ha truccato?» Effie prende uno specchio dalla sua borsa gigante e lo mette davanti a papà che si osserva per un po'.
Ha gli occhi rosa, ho usato lo stesso pennello che Effie usava quella mattina sulla bocca, e le guance rosse, gli ho fatto due cerchietti pensando alle guance rosse di Crowley il clown che guardo alla televisione la mattina. E la bocca l'ho colorata con un terzo pennello che ho preso velocissimamente da Effie, è verde.
«Ti senti più bello, papà?» Chiedo, con voce un po' tremante. Ho paura per la risposta. «Volevo truccare mamma, veramente, ma...»
«Non avevo dubbi. Katniss ha certamente più bisogno di trucco di Peeta!»
«Haymitch!»
«Che c'è, dolcezza? È vero! La piccola non ha tutti i torti a voler truccare te!»
«Papà?» Lo chiamo, cercando di attirare la sua attenzione.
«Sì. Sì, sono molto più bello, no?! La prossima volta, però, vediamo di colorare insieme su un foglio, okay, scoiattolina? Io e la mamma non abbiamo bisogno di essere più belli». Mi sorride e mi calmo, proprio come succede alla mamma. Allargo le braccia e mi prende i braccio. «Ora a letto, okay? Dovevi già dormire da un pezzo».
«Va bene». Mi porta al piano superiore e mi rimette a letto. Sento Effie dire che i suoi trucchi sono waterproof. Non so cosa significa, ma mamma le risponde se presta a papà il suo latte detergente.
«Sei arrabbiato con me?» Chiedo, rannicchiandomi nel materasso e stringendo Lullaby a me.
Papà mi accarezza i capelli, «Certo che no. Ma davvero, la prossima volta non farlo di nascosto. Se vuoi colorare lo faremo insieme».
Annuisco, sentendo gli occhi pesanti. «Buonanotte, papà».
«Buonanotte». Si china su di me e mi bacia la fronte. Lo guardo uscire, poi non sento più nulla ed io mi addormento pensando alla bocca verde di papà e di quanto gli voglio bene, come voglio bene a mamma.



* Nome inventato – avevo il poster della Sirenetta davanti agli occhi u.u – di una bimba del Distretto 12.
1 Leggetevi le fanfiction di _eco e capirete u.u La fanfiction si intitola My immortal. :3

Nella mia mente, Bimba Mellark ha all’incirca cinque anni ed Effie ed Haymitch stanno insieme. u.u
Questa shot mi è venuta in mente nel bus, mentre andavo al lavoro, poi non ho avuto modo di scriverla fino a notte. xD Io all’una di notte che scrivevo. Uhm, spero non sia uscita una fic totalmente senza senso. *deb coccola Bimba Mellark*
Grazie anche al soprannome scoiattolina di _eco sono riuscita a non chiamare Bimba Mellark con il suo nome! **
Ho cercato di mantenere uno stile un po’ infantile mentre scrivevo, visto che è prima persona Bimba Mellark. Spero di non aver fatto troppo casino xD
Bacioni
Deb

   
 
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