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Autore: Ljn    25/04/2014    3 recensioni
"C’era una volta, tanto, tanto tempo fa, un principe molto amato dalla sua gente per il suo cuore grande e l’animo gentile.
Il principe amava i suoi sudditi con la stessa intensità in cui era amato, ma aveva un amore particolare per una persona. Una persona molto speciale, che il principe aveva cara e custodiva vicino al proprio cuore esattamente come ella faceva segretamente con lui …"
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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In questa gaia giornata di fine aprile, sono qui a pubblicare qualcosa che non avrei dovuto ancora esporre al pubblico ludibrio. Ma oggi lavoro, invece di mirare i fiori o anche le pareti di casa mia. E un augurio fatto qui ad una persona particolare esemplifica perfettamente cosa penso di coloro che invece di andare in montagna a rompersi una gamba oppure ad affogare al mare, rompono le scatole ai poveri lavoratori che lo farebbero volentieri al posto loro. E ci ridono pure sopra, oltre che a dire "è una vergogna che siate aperti" mentre mi pagano la spesa. Ah. Ah. Ah.
Il resto che dovevo pubblicare è a metà strada dalla completezza. Lavoro (sempre quello) e cervicali infiammati hanno rallentato la di già lentissima macchina di lettere. Perdonatemi. E non fate la spesa oggi. °cuoricini, amore e tanti coltellini di minaccia°
Per chi se lo sta domandando, sì. Sono felice. E ora torno a lavoro fino a questa sera.
Baci

Il giardino delle storie sussurrate.

 

C’era una volta, tanto, tanto tempo fa, un principe molto amato dalla sua gente per il suo cuore grande e l’animo gentile.

Il principe amava i suoi sudditi con la stessa intensità in cui era amato, ma aveva un amore particolare per una persona. Una persona molto speciale, che il principe aveva cara e custodiva vicino al proprio cuore esattamente come ella faceva segretamente con lui …

 


Così dovrebbe iniziare la mia favola. Con la verità più dolce. Con l’affermazione più vera.

Ma la verità, anche quando è “da favola” non è mai solo dolce. Può esserlo, certo. Ma non completamente.

Sarà intramezzata da pezzetti amari fino ad essere tragici, altri semplici e banali, altri romantici al punto da commuovere l’ascoltatore. Ma non sarà mai completamente, solamente, dolce. Perché la verità ha mille facce, ed è composta di mille storie.

Una storia, una favola, un racconto, sono pezzi di verità. Più o meno accurata, più o meno reale.

Questa è la mia favola. Questa è la favola di quel principe. E della persona che amava più di tutti gli altri.

E quasi nulla in essa rispecchia quello per cui le favole venivano scritte e raccontate. Non ha uno scopo. Non ha una morale.

È semplicemente una storia. Una storia triste. Una storia romantica. Una storia allegra. Una storia tragica.

Ma soprattutto, una storia vera.

__. Capitolo Primo .__

La mia storia inizia come molte altre: con un compito imposto da un capo tiranno e indifferente alla tua opinione. Oh. E un insulto. Non dimentichiamoci l’insulto e l’augurio a una proficua e lunga diarrea da parte mia e indirizzata al suddetto capo.

Il fatto che fosse tale, non mi aveva sconvolto all’Università (era il mio caporedattore al giornale universitario), figuriamoci ora che dividevo con l’idiota ufficio e – di tanto in tanto - letto. Perché è ovvio. Fosse stata anche la casa, ad essere divisa, mi sarei ben guardata invece dall’augurare al mio coinquilino una cosa così puzzolenta e sgradevole come la dissenteria cronica.

Fatto sta, comunque, che avevo bisogno di un lavoro, e l’idiota era tutto sommato un buon capo e un decente compagno, quando non decideva di spedirmi in giro per il mondo a far ricerche per uno dei nostri clienti. Perciò partii, brontolando ma partii, alla ricerca di informazioni che sarebbero state utili a Jiraiya-sensei per il suo prossimo libro.

Come uno scrittore di porno potesse aver mai pensato di mettersi a scrivere favole basate su racconti orali, proprio non lo sapevo - a parte un orrendo dubbio che mi ero immediatamente imposta di non considerare MAI più -, ma tant’è … il mio lavoro è reperire informazioni di qualsiasi genere per chi mi paga abbastanza profumatamente da scomodarmi a farlo.

Il fatto che avrei preferito andare a bussare alla CIA americana – facendo il viaggio su una nave mercantile, non su di un aereo e in prima classe, badate bene - piuttosto che stare ad ascoltare vecchi che blateravano racconti campati in aria sentiti da nonni che avevano con questi inteso terrorizzare e traumatizzare a vita i loro nipotini, non contava. E lo sapeva pure il mio maledetto idiota.

Perciò lui non aveva battuto ciglio ai miei insulti e alla porta sbattuta, e io mi trovavo su un treno diretta verso le campagne desolate del Giappone profondo.

E non statemi a dire che la campagna giapponese non può essere paragonata alla taiga russa, al deserto africano o alle vallate americane. Io sono nata e cresciuta in città. In varie città, per la precisione, e in vari Paesi se vogliamo essere ancora più pignoli.

Questo comunque non conta come fatto a mio discapito. Aggiunge piuttosto un’aria di sofisticata … globalizzazione al mio essere.

Insomma. Il succo del discorso è che tutto quello che non è raggiunto dalla metropolitana – massimo treni ad alta velocità – e che non ha strade percorribili da scarpe tacco 12 a spillo, è semplicemente l’anticamera dell’Inferno, per me.

Mi era già capitato di andarci. Non all’Inferno, intendo, ma in campagna. Avevo a dimostrazione di questo evento sconvolgente le mie scarpe da ricerca che facevano compagnia, nel mio armadio, a quelle da palestra. Ma non mi piaceva.

Non mi piacevano gli insetti che ci ronzavano e si ostinavano a pungermi come fossi un cocktail prelibato ed esotico.

Non mi piacevano il silenzio che soffocava i timpani con la sua terribile vacuità e le notti che erano più buie di una città in preda ad un black out nazionale.

Non mi piaceva essere stata costretta a imparare a guidare per spostarmi, né l’aver dovuto acquistare oltre alle scarpe senza tacco che ho citato prima, pure dei … vestiti adatti. Esito a chiamarli “abiti” perché decisamente non hanno nulla a che fare con il mettersi d’impegno per apparire al meglio, quanto piuttosto con la più banale necessità di non andare in giro nuda.

E poi. Andiamo!

Come si fa a sopravvivere in un posto in cui i cellulari hanno costantemente il singhiozzo neanche stessero crescendo, e la linea di internet devi barattarla con una libbra di carne e la possibilità di poter usare un telefono fisso? Non sarei sorpresa se improvvisamente mi comparisse davanti Toro Seduto o  Oda Nobunaga* per chiedermi se non mi vergogno ad andare in giro in biancheria intima. E prima che me lo domandiate, non mi dispiacerebbe se fosse Laurence d’Arabia a fare la sua comparsa. Però con la fortuna che ho al momento, immagino sia più probabile la visita di un gruppo di talebani armati e pronti a giustiziarmi per aver infranto la sharia, piuttosto che un gran bel pezzo di falso arabo biondo. O bruno. Non ricordo se fosse castano o biondo il buon vecchio Tom.

Il punto è, comunque, che ero in giro per la nazione da tre settimane, a cercare storie interessanti per un pervertito che le avrebbe distorte e trasformate in un racconto porno vietato ai minori di quarantacinque anni, e la cosa non mi faceva felice.

Affatto.

 

Immaginerete perciò il mio stato d’animo il trentaduesimo giorno del mio esilio dalla civiltà, quando dopo giorni di ricerche infruttuose, mi imbattei quasi per caso nella storia della cittadina fortificata molto strana e assolutamente non riconosciuta dal navigatore satellitare della mia macchina a noleggio senza benzina, che mi era stato suggerito di cercare quasi sei giorni prima da un villico esasperato dalla mia cittadina persona.

Ma andiamo con ordine.

 

----O----

*Oda Nobunaga. http://books.google.it/books?id=CUkFCXuw2pcC&pg=PT330&lpg=PT330&dq=grandi+condottieri+giapponesi&source=bl&ots=K-r0PwWchk&sig=9wfMsB4nJKcRr4KG5tEcN54FKEY&hl=it&sa=X&ei=Lh9kUtP0LMGltAbP6oHgAg&ved=0CEsQ6AEwAw#v=onepage&q=grandi%20condottieri%20giapponesi&f=false
E direi che basta il link chilometrico per spiegare tutto ^^. Dovevo mettere pure la spiegazione per Toro Seduto e Laurence D’Arabia? No, vero?

   
 
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