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Autore: Sho Ryu Ken    26/04/2014    3 recensioni
"Passarono un paio di settimane dal loro ritorno dalla trasferta a New York, quando Mark fu svegliato dal suono insistente del campanello della sua abitazione."
...
"aprì il pacco con cautela, non sapeva che cosa contenesse ne chi glielo avesse spedito, non c'era nessuna indicazione che potesse aiutarlo.
Rimase spiazzato nello scoprire che l’oggetto che ora stringeva tra le mani si trattava proprio della chitarra acustica che aveva lasciato al negozio di New York.
Sapeva chi gliel'aveva mandata."
...
"Era deciso ad andare in fondo a questa storia e non si sarebbe accontentato finché non avesse ricevuto una motivazione che potesse ritenere soddisfacente."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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We can't go back
We can't go back

Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, dichiare che i personaggi descritti non mi appartengono, non li conosco personalmente, non intendo dare rappresentazione veritiera del loro carattere ne offenderli in alcun modo. I fatti narrati non sono successi realmente.







Dedicata a sheswanderlust, fantastica ispiratrice, suggeritrice, beta e sopportatrice.
I credits, per le idee che mi hai concesso di usare in questo scritto, vanno a te.
Grazie per tutto quello che hai fatto.






Avevano appena finito di scambiarsi vari aneddoti di quando ancora non si conoscevano girando tra i vari espositori di vecchi vinili quando Myles, con gli occhi che gli brillavano ed un sorriso che illuminava il suo volto esclamò: « Ehi Mark, guarda! Non è stupenda? »
Il cantante teneva tra le mani una splendida chitarra resofonica.
Mark sorrise a sua volta nel vedere l’espressione di gioia dipinta sul volto di Myles e fece un cenno d’assenso.
« Dovresti provarla. » lo incitò.
Myles seguì il consiglio del chitarrista e, con il permesso del negoziante, provò la chitarra.
Mark osservò attentamente le dita di Myles mentre queste scorrevano sulle corde della chitarra e si perse nel vedere com’è era felice.

« Hm… » Myles guardò il prezzo della resofonica e, dopo un paio di minuti di meditazione, mentre rigirava la chitarra tra le mani, sottoponendola ad un controllo, decise che non poteva farsi scappare l’occasione di acquistarla. Nonostante costasse parecchio la comprò.
« Quella… » indicò una chitarra acustica « Credo che vada bene per te, Mark. »
Il chitarrista rimase sorpreso dal fatto che Myles avesse scelto una chitarra per lui che effettivamente, dopo aver provato, gli piacque.
« È fantastica. Provala. » disse il chitarrista passando la chitarra a Myles che la provò e convenne con Mark che fosse di ottima fattura.
« Sapevo che ti sarebbe piaciuta, hai intenzione di comprarla? »
Mark sbiancò nel notare quanto costasse e, seppur a malincuore, decise di non comprarla.
Myles notò che sul viso di Mark apparve un espressione triste, fu solo un attimo, ma a lui bastò per prendere una decisione.

Uscirono dal negozio e fecero solo qualche isolato prima che Myles si fermasse e dicesse: « Aspettami qui, ho dimenticato di vedere se c’era un vinile che sto cercando da mesi. »
« Myles, non cambierai mai, vero? Forza smemorato, andiamo! » scherzò Mark.
« Andiamo dove? » Myles fece finta di non capire.
« Torniamo al negozio… Vengo con te. »
« No! » esclamò Myles in preda al panico, Mark lo guardò stranito e il cantante si affrettò ad aggiungere: »Voglio dire… Non c’è bisogno che torniamo indietro tutti e due, aspettami qui, torno subito! » e per non dover dare altre spiegazioni si avviò velocemente al negozio.

Come promesso, Myles tornò da Mark pochi minuti dopo.
« Non c’era? » gli chiese il chitarrista non appena Myles gli fu abbastanza vicino, notando che era tornato a mani vuote.
« Cosa? »
« Il vinile che cercavi. »
« Eh? »
« Myles… Che cos’hai? »
« Io? Nulla… Va tutto bene. Andiamo. » Myles fu evasivo con le risposte e Mark non gli fece altre domande, si limitò a guardarlo in silenzio per un momento prima di riprendere a camminare in direzione dell’hotel dove alloggiavano.





Passarono un paio di settimane dal loro ritorno dalla trasferta a New York, quando Mark fu svegliato dal suono insistente del campanello della sua abitazione.
Il fattorino gli consegnò il pacco, lo salutò augurandogli di passare una buona giornata e se ne andò senza rispondere alle domande che Mark gli pose.
Dopo qualche minuto d'esitazione aprì il pacco con cautela, non sapeva che cosa contenesse ne chi glielo avesse spedito, non c'era nessuna indicazione che potesse aiutarlo.
Rimase spiazzato nello scoprire che l’oggetto che ora stringeva tra le mani si trattava proprio della chitarra acustica che aveva lasciato al negozio di New York.
Sapeva chi gliel'aveva mandata.





Lo aspettò allo studio di registrazione, avevano un appuntamento per provare le nuove canzoni, per non trovarsi impreparati in vista di un set acustico che sarebbe avvenuto da lì a pochi giorni e avrebbero dovuto discutere di alcuni dettagli degli altri impegni futuri che li attendevano.
Era impaziente di rivederlo e chiedergli spiegazioni.
Appoggiò a terra la custodia che aveva portato con sé e le due tazze d'asporto di caffè sulla scrivania.
Sorseggiando la calda bevanda, si sedette sul suo sgabello e cercò di rilassarsi.
'Più facile a dirsi che a farsi.'

Sussultò non appena sentì la porta dello studio aprirsi pochi minuti dopo il suo arrivo.
« Brrr… Che freddo… Ciao Mark. » Myles lo salutò velocemente sfregandosi le mani cercando di scaldarle dopo essersi tolto la giacca e la sciarpa appoggiandole sull’attaccappanni poco distante dalla porta, si voltò in direzione del chitarrista e gli si avvicinò.
Mark si voltò a guardarlo ed accennò un saluto col capo. Myles aveva un espressione tranquilla e sorrise non appena vide la tazza di caffè.
« È per me? » gli chiese per sicurezza il cantante notando che c'era solo una tazza sulla scrivania.
« Certo. » gli rispose l'altro.
Myles prese la tazza e cominciò a bere quando Mark per poco non lo fece strozzare facendogli andare di traverso il caffè a causa della raffica di domande che lo investì di colpo: « Perché? Ma lo sai quanto costa? Ma che ti è saltato in mente? Perché non mi hai detto nulla? »
Myles si riprese e, senza distogliere gli occhi dallo sguardo indagatore del chitarrista parlò: « Cosa? Mark che ti prende? Ma te l'ho chiesto, potevi dirmelo che il caffè non era per me e non volevi che lo bevessi. » Il suo sguardo era confuso.

Mark si alzò dallo sgabello e si diresse dove c'era la custodia della chitarra, la aprì e prese lo strumento musicale tra le mani facendo in modo che anche Myles potesse vedere la chitarra. « Mi stavo riferendo a questa, non al caffè. » disse roteando gli occhi, Myles sgranò i suoi nel vedere la chitarra che stava stringendo Mark che riprese dicendo: « Ti darò tutti i soldi che ti devo, ma tu dimmi perché l’hai fatto. » il tono di voce del chitarrista non permise a Myles di decifrare alcuna emozione; quindi cominciò a parlare titubante « Io… »
Mark rimase in attesa ed in silenzio, prima che il cantante continuasse: « Io... Io l’ho fatto per te, e non solo per te ad essere sincero… Non mi devi assolutamente nulla, tranquillo. » e si bloccò, non riuscendo più a proseguire con la spiegazione.
« Perché Myles? » ripeté di nuovo il chitarrista, era deciso ad andare in fondo a questa storia e non si sarebbe accontentato finché non avesse ricevuto una motivazione che potesse ritenere soddisfacente.
« Volevo renderti felice, tutto qui. Non volevo più vedere quella tua espressione triste ma solo quella felice di quando hai provato la chitarra. »
Ora la voce di Myles era poco più di un sussurro, mise sulla scrivania la tazza che teneva tra le mani e poi, dopo aver preso un bel respiro, sottovoce riprese: « Mark… Io ti amo, non ce la faccio più a considerarti solo come un semplice amico. »
Il chitarrista non rispose, si limitò a guardarlo negli occhi.

« Mark?» lo chiamò Myles quando, passati quasi cinque minuti di silenzio, interrotto solo dal ticchettio dell'orologio attaccato alla parete, il chitarrista non aveva ancora detto nulla dopo la sua dichiarazione.
Myles aveva il terrore di aver rovinato tutto: la sua amicizia col chitarrista, la sua permanenza negli Alter Bridge e la sua carriera come cantante del gruppo.
« Dimmi. » Mark non sembrava propenso a parlare.
Myles era in evidente imbarazzo, non incontrava lo sguardo di Mark. « Io... Tu... » riprese successivamente.
« Noi? » gli fece eco il chitarrista.
Myles a questo punto guardò Mark negli occhi come in cerca di qualcosa: « C'è davvero la possibilità di un "noi"? » chiese con tono di voce speranzoso.
« Sai… Mi hai davvero colto di sorpresa, non pensavo che tu potessi provare qualcosa per me. » Mark era geniuinamente sorpreso, non si sarebbe mai aspettato una dichiarazione da parte del cantante.
Myles rise brevemente, una risata senza sentimento; portandosi i capelli dietro le orecchie con fare nervoso, parlò: « Ho rovinato tutto, vero? »
« No. » Mark rispose subito tranquillizzando il cantante, mettendo la chitarra nella sua custodia.
« No? » Myles era sconvolto, non pensava di poter essere così fortunato.
« Pensavo fosse chiaro ma forse devo essere più esplicito... » gli si avvicinò e pronunciò le seguenti parole intervallandole ognuna da un bacio a fior di labbra: « Myles ti amo anch'io, da sempre. » Appoggiò la sua fronte a quella di Myles, che lo guardò con gli occhi sgranati, poi continuò: « Ci sarà un "noi" se anche tu lo vorrai. »
Il cantante rimase sconcertato nel sentire le parole di Mark, non poteva credere che anche il chitarrista lo amasse sul serio, non aveva mai sperato in un'eventualità del genere.
Era felice come non lo era da tempo.
Sorrise a Mark che, avvicinandosi maggiormente, lo baciò teneramente, prendendogli il viso tra le mani, accarezzandolo dolcemente.
Myles voleva essere sicuro che non fosse solo un sogno. Appoggiò le proprie mani sopra quelle del chitarrista e le accarezzò. Il contatto ed il calore di Mark erano tangibili ma il cantante non riusciva a credere che l'avesse baciato realmente.
L'aveva desiderato da tanto e si rese conto che se avesse avuto più coraggio avrebbe potuto dichiararsi e magari essere felice insieme a Mark da anni.
La realizzazione del tempo che aveva sprecato per timore che i suoi sentimenti non fossero ricambiati lo colpì duramente.
« Abbiamo... Ho sprecato così tanto tempo... Avrei dovuto parlarne prima con te, mi dispiace. » disse poi con la voce bassa.
« Non possiamo tornare indietro, ma possiamo andare avanti insieme. » gli rispose Mark con un lieve sorriso accarezzandogli il volto ancora una volta.
Il cantante rimase colpito nel sentire quelle parole, fece un cenno di assenso con la testa e sorrise dolcemente allaltro che ricambiò il sorriso altrettanto dolcemente.





« Ti va di cominciare le prove? »
« Mi pare di ricordare che tu avessi detto che avresti voluto provarla da solo, tu e lei... » Fece ironico Myles.
Come risposta ricevette uno sguardo fintamente truce seguito da queste parole: « Sei geloso di una chitarra? »
Myles per tutta risposta fece di nuovo segno di sì con la testa vergognandosi lui stesso dell'assurdità della cosa.
Mark scoppiò in una fragorosa risata che scemò dopo pochi istanti, quando si accorse che Myles non stava ridendo assieme a lui ma gli disse:
« Non ridere, non è divertente. »con un espressione corrucciata che il chitarrista trovò carina, nonostante la situazione.
« Ehi, ascoltami... Non devi essere geloso di niente e nessuno, io ho occhi solo per te! » esclamò subito Mark cercando di convincere Myles che quella non era una bugia e per fare in modo che tornasse ad avere un'espressione serena.
« Dici così solo perché... » Myles non era molto convinto.
« È la verità. » il chitarrista lo interruppe prima ancora che l'altro potesse finire il discorso, bloccando sul nascere le insicurezze che avevano colpito il cantante.
Già, Mark aveva ragione e questo Myles lo sapeva bene.

Durante gli anni trascorsi insieme aveva notato che le attenzioni e gli sguardi che Mark gli rivolgeva erano diversi da quelli che rivolgeva alle altre persone ma non aveva mai avuto il coraggio di sperare che non fossero solo frutto della sua immaginazione.
Non aveva motivo di preoccuparsi inutilmente, ma il ricordo di quelle parole lo infastidiva.

« Sarò tutto tuo, se ti rende felice per oggi potremo lasciar perdere le chitarre e anche le prove. Che ne dici di dedicarci solo a noi due? » chiese Mark sorridendogli. « Se non ti va... »
Non voleva forzare il cantante a fare nulla, se avesse ricevuto una risposta negativa avrebbe pazientato ancora. Non era un problema irrisolvibile, aveva aspettato tanto questo momento e non voleva rovinarlo mettendo fretta a Myles.
Si maledisse per aver parlato quando vide che Myles non accennava a rispondergli.
Gli accarezzò gentilmente i fianchi riscuotendolo dai suoi pensieri e cercò di mantenere un'espressione rilassata per non spaventare Myles che lo guardò con i suoi grandi occhi azzurri ma non accennava a voler parlare e rispondergli.
Mark non disse nulla, il silenzio del cantante era stato più che eloquente. Aveva esagerato, ora avrebbe dovuto porre rimedio alla sua fretta nell’aver fatto quella richiesta.
« Vieni » gli disse dopo qualche istante in cui si era limitato ad osservare Myles, facendolo sedere sullo sgabello che occupava solitamente il cantante durante le prove. « Tieni, suoniamo. » disse poi porgendogli la sua chitarra.
Mark prese la sua nuova chitarra regalatagli da Myles e si sedette su uno sgabello vicino al cantante.
Cominciarono a suonare i primi accordi di Cry Of Achilles quando Myles s’interruppe di colpo guadagnandosi un’occhiata preoccupata di Mark: « Myles è tutto ok? »

Aveva capito che Mark l'aveva convinto a suonare per distrarlo e perché voleva che fosse di nuovo a suo agio ma non poteva perdere altro tempo, non doveva lasciare che il chitarrista pensasse che non volesse stare con lui.

« No... » appoggiò cautamente a terra la propria chitarra e fece altrettanto con quella del più giovane, che era sempre più confuso dall’atteggiamento del cantante. « Ehi, che succede? »Mark non sapeva cosa pensare.
Myles si girò in modo da essere di fronte al chitarrista.
« Nulla, tranquillo, volevo solo... » si sporse leggermente dallo sgabello allungando le proprie braccia che andarono a circondare la vita del chitarrista per poterlo stringere senza doversi alzare. « Abbracciarti liberamente. » gli disse con un gran sorriso che gli illuminava il volto.
Mark ricambiò immediatamente la stretta avvicinandosi a sua volta dicendogli: « Mi hai spaventato, non azzardarti mai più a farlo, capito? » tirandogli giocosamente una ciocca di capelli ma il suo tono di voce era serio.
« Cosa? » il cantante lo guardò stranito e si allontanò sciogliendo l’abbraccio.
« Ehi, dove stai andando? » Mark lo prese di nuovo tra le braccia.
« Pensavo che non volessi abbracciarmi. » gli disse con un filo di voce e notò che c’era l’ombra di un sorriso dipinta sulle labbra del chitarrista che gli disse: « A spaventarmi è stato il tuo silenzio di poco fa. Come hai potuto anche solo pensare che non volessi abbracciarti? »
Il cantante si tranquillizzò visibilmente nel sentire quelle parole, poi gli rispose con un semplice: « Scusami. » e sospirò leggermente, appoggiando la sua testa sulla spalla di Mark che gli sorrise in risposta e cominciò ad accarezzargli piano la schiena.
Rimasero in silenzio per qualche istante assaporando quel contatto e la vicinanza reciproca.

« Allora... Ti piace davvero? » gli chiese Myles leggermente preoccupato girando la testa per poter vedere meglio il viso di Mark.
« Si, ammetto che mi piace molto ciò che sto guardando. » gli rispose dopo qualche attimo il chitarrista sorridendo senza smettere di guardare il cantante negli occhi.
« Mi riferivo alla chitarra. » disse Myles sorridendo lievemente imbarazzato, spostando lo sguardo di lato.
« Ed io mi stavo riferendo a te. » gli rispose Mark stringendolo maggiormente a sé, prendendo il suo viso tra le mani e baciandolo in modo delicato, una promessa di tanti baci che verranno.


  
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