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Autore: Ai_Sellie    27/04/2014    4 recensioni
Sapevi che sarebbe finita così – finisce sempre così quando si usano nella stessa frase le parole “Remus” e “morto” davanti a lui – ma avevi dimenticato quanto potesse far male un suo pugno.
Ti porti d’istinto la mano libera al naso e Sirius segue con lo sguardo i tuoi movimenti, le spalle rigide ed il braccio ancora sollevato.

(Il wolfstar è a discrezione del lettore, secondo me. :3)
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Potter, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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La seguente storia ha partecipato al contest "Un'anima in due corpi" indetto da HermioneJeanGranger e ColeiCheDanzaColFuoco sul forum di EFP. C:
Tecnicamente può essere interpretata come una Sirius/Remus – ed infatti l'ho inserita sotto questa coppia – ma personalmente penso dipenda molto dalla sensibilità di chi legge. :3
Betata dalla gentilissima Chu. :3


Attraversi a passo di marcia la Sala Comune e sali nei dormitori, senza degnare nessuno della minima attenzione; per questo motivo, arrivato a metà scala ti scontri con un gracile ragazzino spuntato apparentemente dal nulla. Ti scusi senza nemmeno guardarlo in faccia e tiri dritto per la tua strada.
Quando spalanchi la porta della vostra camerata e finalmente lo vedi hai come l’impressione di sentire qualcosa pungerti più o meno all’altezza del cuore.
Sirius è seduto a gambe incrociate sul suo letto, che studia con attenzione e le sopracciglia aggrottate la Mappa del Malandrino. Ha la stessa postura rigida che aveva sempre Moony dopo aver passato un pomeriggio intero in biblioteca e, per un attimo, l’impressione di riaverlo di nuovo lì con voi è talmente reale da stordirti.
Deglutisci.
Sai che dovresti lasciare Sirius in pace; sul serio, lo sai, perché Remus è morto da quasi un anno, ormai, ucciso da un cacciatore quell’unico plenilunio che aveva deciso per qualche assurdo motivo di trascorrere a casa, e vi ci sono voluti mesi per riuscire a ritrovare un equilibrio che vi permettesse perlomeno di rimanere in piedi.
A volte hai l’impressione che i Malandrini non esistano più, che vi siate tutti quanti trasformati in un precario castello di carte destinato a crollare non appena uno di voi deciderà di muovere un passo e andare avanti.
Hai cominciato a sorprendere Sirius studiare ossessivamente quella mappa una settimana dopo il funerale ed è solo grazie all’intelligenza e alla sensibilità di Lily se, dopo mesi di sopracciglia inarcate e sguardi preoccupati, credi di essere riuscito finalmente a capire perché si comporti così.
Deglutisci nuovamente e ti richiudi la porta alle spalle, con cautela – accortezza comunque inutile dato che Sirius a malapena sembra accorgersi di esistere, durante questi momenti. Dovresti lasciarlo in pace.
« Finalmente ti ho trovato, amico, perché diavolo sei scomparso così all’improvviso? Sono ore che ti cerco ».
Lui mugugna senza realmente rendersene conto e per un attimo rimani immobile a fissare i suoi occhi, che continuano a scattare rapidi da un lato all’altro della pergamena.
Stringi i pugni e li rilassi il secondo successivo, puoi muovi un passo nella sua direzione.
« Non indovinerai mai cos’ho visto venendo qui: Mocciosus in compagnia di una ragazza! Ma te lo immagini? Andiamo a disturbarli? »
Cerchi di sorridere come un tempo, ma la consapevolezza che nessuna voce, un po’ seria e un po’ divertita, si prodigherà più nella folle impresa di tentare di convincervi a lasciare in pace Piton rende le tue parole vuote persino alle tue orecchie.
Qualcosa si è rotto anche dentro di te, quella notte, la differenza è che tu, seppur con notevole dolore ed un bel po’ di fatica, te ne sei reso conto; Sirius no.
« Adesso sono impegnato, magari più tardi, Prongs ».
Serri gli occhi così forte da farti quasi male e questa volta stringi i pugni fino a sentire le unghie pungerti il palmo.
« Smettila » sibili a denti stretti, le palpebre ancora abbassate.
Dovresti lasciarlo in pace, lo sai – Merlino, se lo sai! – ma potresti sul serio considerarti ancora suo amico, se lo facessi?
Riapri gli occhi e deglutisci.
« Maledizione, Sirius, finiscila, piantala di fare così. Lily ha ragione, ti comporti come un bambino. Guardami, almeno! »
Lui obbedisce e solleva lo sguardo perplesso, quasi spaesato, ma ti lancia un’occhiata che dura giusto un attimo; quello successivo ha ripreso a studiare la mappa con lo stesso cipiglio concentrato di poco prima.
Ti rendi conto di esserti mosso e di avergli strappato la pergamena dalle mani solo quando oramai la stringi già nel pugno.
« Prongs ma che diavolo ti pr- »
« Smettila, cazzo, smettila. Guardati! È inutile che passi le giornate a cercarlo, puoi passarci anche tutta la tua maledetta vita a cercarlo, non lo troverai. Non comparirà mai più il suo nome su questa stupida mappa. È  morto, Sirius, Remus è mor- »
Sapevi che sarebbe finita così – finisce sempre così quando si usano nella stessa frase le parole “Remus” e “morto” davanti a lui – ma avevi dimenticato quanto potesse far male un suo pugno.
Ti porti d’istinto la mano libera al naso e Sirius segue con lo sguardo i tuoi movimenti, le spalle rigide ed il braccio ancora sollevato.
Nei suoi occhi sgranati, che ti aspetti di trovare carichi d’odio, riesci a scorgerci solo il terrore cieco di un bambino disperato, talmente spaventato dalla possibilità che le tue parole possano rivelarsi vere da spingerlo a scappare lontano tutte le volte.
Sbatte le palpebre ed abbassa lentamente il pugno.
Apre e chiude la bocca un po’ di volte, senza mai riuscire ad emettere un singolo suono, poi si volta ed esce dalla stanza facendo sbattere la porta contro il muro per la troppa foga con cui l’ha aperta.
Ti metti lentamente seduto e premi una manica contro il naso sanguinante.
Dovresti lasciarlo in pace, rispettare i suoi tempi, come li chiama Lily, ma col cazzo che lo farai; perché Sirius non è un amico, Sirius è l’Amico, quello nelle cui mani affideresti ad occhi chiusi la tua vita e quella delle persone a te più care, e a costo di farti spaccare anche il resto della faccia tutte le volte che vi parlerete non gli permetterai di lasciarsi annientare dal suo stesso dolore.
  
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