Thad
Harwood in: sopravvivere agli svariati attacchi (sessuali e
non) di uno Smythe.
Fino
all’ultimo sono stata in forte dubbio: ultimamente
l’ispirazione
non viene a bere frequentemente il caffè dalle mie parti.
Allora ho deciso
di ripartire da cose semplici. Una s, breve, senza
alcuna pretesa, solo quella di far sorridere e descrivere un sabato
sera da
papà.
Grazie a Smythwood che
ha betato la os, grazie a voi che leggerete e commenterete.
Non ho
null’altro da aggiungere solo: corro a leggere le vostre!
Buona serata. ;)
Giorno I
Guardoni
*
-Non torna. -
Un Sebastian
Smythe sulla soglia dei quarant’anni misurava a
rapidi passi il perimetro del soggiorno di casa propria.
-Non torna. -
ripeté.
Thad Harwood
sbuffò in una risata, cambiando canale e
posizionandosi meglio sul divano. - Sebastian, mancano ancora cinque
minuti
allo scadere del coprifuoco, vedrai che sarà puntuale. -
tentò di rassicurarlo.
-Sarà
meglio. - sibilò, osservando per l’ennesima volta
dalla
finestra il vialetto vuoto. – Per
entrambi. - aggiunse.
Papà
Sebastian aveva concesso
ad Andrèe, ormai sedicenne e con un carattere per
nulla facile, di uscire. Con un ragazzo.
Dotato di pene e istinti sessuali. Papà Thad
aveva dovuto metter in atto
un’opera di convincimento durata due settimane, svoltasi tra
camera da letto,
tavolo della cucina e lavandino del bagno, ma alla fine ce
l’aveva fatta:
Andrèe aveva il permesso di uscire,
fino
alle undici e mezza.
Harwood si
alzò dal divano, scavalcò Audrey, che con la
propria
mole occupava gran parte del tappeto, e circondò la vita del
marito con le
braccia, appoggiando il mento alla sua spalla sinistra.
-Non tentare di
distrarmi, Harwood. - disse Sebastian. – Conosco i
tuoi giochini, non riuscirai a distrarmi con le tue moine. -
Thad rise contro
il suo collo, strusciando il naso. - Nemmeno se
lo facessimo sulla poltrona del tuo studio? - propose, mordendogli
piano la
gola.
Si
schiarì la voce, imponendo a se stesso di non cedere e ripromettendosi di sbattere il marito su
ogni superficie disponibile della casa, non appena la figlia fosse
rincasata.
Un rumore e poi
un’auto che entrava nel vialetto.
I due ragazzi
scesero dall’auto e indugiarono contro la portiera
dal lato del passeggero, casualmente il lato di maggior
visibilità per i due
adulti.
Vicini,
troppo vicini,
registrò il cervello di Sebastian.
Andrèe
si sporse sulle punte e, avvicinandosi,…
Un rumore
metallico e secco, il freddo che entrava in casa. – Andrèe, a casa. Adesso. -
Grazie
al cielo era riuscito ad evitare quel contatto di bocche.
Sebastian
richiuse le ante della finestra con violenza e fissò il
marito. - La prossima volta che prova a baciare un ragazzo, lei resta
in
punizione fino ai quarant’anni e lui finisce in pasto ad
Audrey. - avvertì il
marito, avviandosi verso la porta.
Fece scattare la
serratura e l’aprì, immaginando che la figlia
fosse dietro la porta, scattata all’ordine del padre e pronta
a correre in
camera propria.
Sbagliato.
Incollati.
Sebastian si
ritrovò due adolescenti, incollati, a pochi metri da
sé.
-Audrey,
andiamo. - Thad
corse nella direzione del cane e l’afferrò per il
collare, portandola in cucina, prima che
Sebastian le desse l’ordine di
sbranare il malcapitato.