Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Tamar10    27/04/2014    1 recensioni
Ciao! Questa è la mia prima fanfiction. Spero vi piaccia ^^
Parla di Maira ,una ragazza madridista, che si innamora di un giocatore delle giovanili del Barcellona. Solo che è combattuta tra l'amore per quel ragazzo e quello per la sua squadra. In più tutti i suoi amici e famigliari disprezzano il Barça. Si vedrà cosa sceglierà Maira...
Dal capitolo 2:
Due occhi azzurrissimi mi fissano a circa 2 cm di distanza.
Lancio un grido e lascio cadere le patatine e gli spiccioli che stavo mettendo nel portafoglio.
-Ehi scusa! Ti ho spaventata?- mi domanda premuroso il possessore degli occhi azzurri.
-MA SEI PAZZO?!?!- è la mia educata risposta. -Ti sembra normale tendere agguati alle persone?-
Noto subito la maglia con lo stemma blaugrana e faccio una smorfia.
Storia momentaneamente sospesa! Spero di riuscire a riprenderla al più presto.
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il tragitto fino al salotto di casa fa crescere ulteriormente il mio nervosismo e sento il cuore, sprofondato da qualche parte vicino allo stomaco, battere furiosamente.
Quando mia mamma mi vede e constata che sto bene mi dà un forte abbraccio. In questo momento sembra più sollevata che arrabbiata; noto anche una piccola ruga sulla sua fronte, la stessa ruga che ha quando porto a casa qualche brutto voto, un misto fra tristezza e delusione.
Entro in salotto titubante, mio padre è seduto sulla sua poltrona a leggere una rivista sotto una luce soffusa. Alza gli occhi su di me con una calcolata lentezza, se non fosse una situazione quasi tragica sarebbe divertente per tutta la teatralità che ci mette.
-Dov'eri?- domanda a bruciapelo.
Mi mordo le labbra facendo un respiro per tranquillizzarmi.
-A vedere la partita. Poi sono andata al parco- dico la verità, non avrebbe comunque senso mentire.
-Ho saputo che esci con uno dei giocatori blaugrana- dice infine misurando le parole una ad una. Il suo tono è incolore, eppure avverto una sorta di minaccia inespressa.
-Si chiama Andres- rispondo senza tergiversare. -È il numero dieci-
-Lo so. È un ottimo giocatore- Adesso la voce di mio padre è più dura -Probabilmente l'anno prossimo si unirà alla prima squadra-
-Quindi?- domando con rabbia, so che questo non è il momento né il modo giusto per esternare i miei sentimenti ma non riesco più a trattenermi -Per una volta, per una sola volta, cerca di pensare a qualcosa che non sia il calcio. Cerca di pensare a quello che potrebbe veramente rendermi felice. Non puoi impedirmi di vederlo solo perché gioca nel Barcellona!-
Mio padre aggrotta le sopracciglia e per un attimo temo che si metta anche lui ad urlare, invece scuote la testa con molta calma.
-Va bene- dice e io non credo alle mie orecchie -Fai quello che ritieni più giusto fare, ma sappi che non hai e non avrai mai il mio appoggio-
Le sue parole sono insieme una liberazione e un peso.
Sento la tensione e l'adrenalina scemare via e realizzo quanto sia stanca.
-Vado a letto- annuncio mentre Pedro e mia mamma entrano nella stanza.
Appena fuori dalla stanza mi appoggio al muro per riprendermi un attimo e sento mio padre ricominciare a parlare.
-Le ho detto di fare quello che vuole, tanto qualsiasi cosa io faccia o non faccia questa storia finirà presto- sta dicendo con voce seria -Sono giovani, abitano molto lontano, per di più lui diventerà presto un calciatore famoso. Questa non è nient'altro che una cottarella e presto anche Maira se ne farà una ragione-
Mia mamma dice qualcosa che non riesco a sentire.
-Non dureranno- risponde mio padre con sicurezza.
Decido che ho già sentito abbastanza. Salgo le scale pian piano ed entrando in camera mi butto di peso sul letto. Serro gli occhi per non piangere, odio piangere.
Nonostante tutto qualche lacrima scivola via e cade sul cuscino, sono felice che nessuno mi possa vedere in questo momento.
Le ultime parole di mio padre mi hanno fatto più male di qualsiasi altra cosa.
Perché sono prive di affetto.
Perché sono dette alle mie spalle.
Ma soprattutto perché una piccola parte di me sa che è la verità.
 
Il giorno dopo mi dedico a cucinare. Non una delle mie attività preferite, soprattutto perché come mia mamma tiene sempre a ricordare sono un vero e proprio disastro. Però mi diverte e mi rilassa preparare dolci quindi sotto l'attenta supervisione di mia madre mi metto al lavoro.
Sforno degli ottimi muffin e un buon tiramisù senza fare troppi danni.
I gesti semplici e quasi meccanici come sbattere le uova o impastare mi trasmettono un po' di tranquillità e riesco quasi a dimenticarmi che domani sarà il gran giorno della finale.
Una volta conclusa quella ogni squadra tornerà nella propria città. In poche parole Andres tornerà a vivere a metà Spagna di distanza e non ci rivedremo praticamente più.
Tutto il mio ottimismo e spirito di iniziativa diminuisce man mano che trascorre la giornata e si avvicina il giorno dopo. Anche se nessuno in famiglia ne parla tutti stiamo pensando a quello che è successo ieri e alle molte cose rimaste in sospeso.
Io ad esempio sono preoccupata per Andres e temo che domani non potrà giocare. Mi sento in colpa perché non l'ho neanche visto per assicurarmi che stesse effettivamente bene dopo il brutto infortunio.
Non oso neanche avvicinarmi all'hotel in cui alloggia il Barça. In parte perché ho paura delle voci che potrebbero circolare e in parte perché temo che la squadra catalana non prenderebbe troppo bene la mia presenza lì.
Sul far della sera prendo una decisione e chiamo Miguel. So di potermi fidare di lui perché è il mio migliore amico e c'è sempre quando ho bisogno, infatti appena può si presenta sotto casa mia.
Quando esco per parlargli mi accorgo con un moto di ansia che è ormai buio e che l'indomani è imminente. Saluto il mio amico con un bacio sulla guancia.
-Come va?- mi chiede con tono forzatamente allegro.
-Bene- rispondo laconica.
-Sai, dovresti essere felice- riprende lui -Tuo padre l'ha presa bene. Avevo già comprato i crisantemi per la tua tomba!-
La sua risata è contagiosa e rido anch'io scrollandomi di dosso per un po' le preoccupazioni.
-Ho bisogno di un favore- dico tornando seria. -Dovresti vedere Andres, chiedergli come sta e dirgli che mi dispiace davvero tantissimo ma credo che domani non andrò alla partita-
Miguel mi guarda seccato.
-Non andrai alla partita? Spero tu stia scherzando-
-Che senso avrebbe? Non ho voglia di addii senza senso, preferisco così.-
Il mio amico serra le labbra, è chiaro che non è d'accordo con me.
-Non posso obbligarti a fare ciò che non vuoi. Farò ciò che mi chiedi, ma sappi che stai sbagliando-
Si allontana con il passo veloce di chi ha un lavoro da compiere.
 
Ricevo il suo sms appena prima di andare a letto. Capisco che è ancora seccato per la mia decisione dal tono breve.
“Sta bene. Ho riferito il messaggio. Notte”
Avrei preferito sapere qualcosa in più, ad esempio come ha preso la notizia o se domani potrà giocare, ma non oso chiedere.
Vorrei trovare una soluzione a tutti i problemi, ma ormai sto crescendo e ho capito che nella vita bisogna trovare una via di mezzo. Mi riaggomitolo sotto le coperte sperando di trovare un po' di serenità almeno nel sonno.








Note d'autrice:
Dopo così tanto tempo la storia torna ad essere aggiornata. Oggi semplicemente mi è tornata la voglia di portare a termine la storia di Maira (di cui ho già scritto la conclusione)
Da quando ho aggiornato l'ultima volta ne è passato di tempo (cavolo questa era la mia prima fanfiction!) ed è normale che il mio modo di scrivere si sia "evoluto", ma spero non ci sia troppa discrepanza fra le due parti.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Tamar10