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Autore: lavaviva    27/04/2014    2 recensioni
[Shailene Woodley / Theo James]
[Shailene Woodley / Theo James]"Theo sono stanca, non è serata", gli dico fulminandolo.
Lui mi sorride, di nuovo quel sorriso affilato.
Mi mordo le labbra, chiedendomi se sono davvero così stanca.
"Se non ce la fai posso fare tutto io", ammicca e quasi mi convince.
Solo sesso. Siamo amici e facciamo sesso, perché non avremmo potuto continuare a lavorare insieme se non l’avessimo fatto.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rumore

Entro nella mia camera chiudendomi la porta alle spalle quasi con disperazione, come se con quel gesto potessi chiudere il mondo fuori.
Chiudo gli occhi per un secondo, troppo breve per riprendermi da questa giornata.
Il mio telefono squilla e mi richiama alla realtà.
Lo estraggo con fatica dalla tasca dei pantaloni aderenti e chiudo la chiamata senza nemmeno controllare di chi si tratti.
Non importa, sono nella mia bolla adesso.
Mi avvicino alla cassettiera sfilandomi le scarpe che mi hanno torturata per tutto il giorno.
Le adoro, ma le odio comunque.
Persi i numerosi centimetri di tacco vedo il mondo da un’altra prospettiva.
Sembra quasi più bello.
Poso il telefono appena prima che qualcuno bussi alla porta.
Sbuffo.
Percorro il poco spazio scalza, la pianta dei piedi ancora indolenzita.
Apro la porta, non avendo alcun dubbio e mi scanso per farlo entrare.
Theo si piazza dietro di me e attende che chiuda la porta, poi mi sorride.
Non faccio in tempo a dirgli che sono stanca, che non è il caso, che è meglio che torni in camera sua.
Lui mi agguanta il viso, con foga e mi bacia con troppa, decisamente troppa lingua.
Lo allontano, divertita.
Ride e mi da le spalle, sfilandosi la maglietta e gettandola sulla cassettiera, proprio sopra il mio cellulare.
<< Perché non mi hai risposto? >>, chiede rilassato.
Alzo gli occhi al cielo.
<< Theo sono stanca, non è serata >>, gli dico fulminandolo.
Lui mi sorride, di nuovo quel sorriso affilato.
Mi mordo le labbra, chiedendomi se sono davvero così stanca.
<< Se non ce la fai posso fare tutto io >>, ammicca e quasi mi convince.
Ma solo a pensarci le mie spalle si incurvano.
Scuoto la testa e frugo nel mio beauty-case in cerca delle salviettine struccanti.
Lo guardo attraverso lo specchio; una volta struccarmi davanti a lui mi avrebbe fatta sentire veramente a disagio, ora ci fissiamo negli occhi mentre la salvietta scopre tutte le mie imperfezioni.
Lui sembra leggermi nella mente.
<< Sei bella >>, afferma.
Non come se fosse un complimento, ma una constatazione.
Sa benissimo che i complimenti sono vietati tra noi.
Sorrido appena. Sono insicura riguardo a molte cose ma il mio aspetto fisico è quella che mi importa di meno.
Mi ferisce decisamente di più sentirmi dire che sono una pessima attrice, piuttosto che sono brutta.
Forse la penso così perché non ho mai avuto problemi con i ragazzi, non mi è mai importato abbastanza di qualcuno per temere il suo giudizio.
Theo continua a guardarmi, ma adesso si è seduto sul letto.
Mi volto, la salvietta ancora stretta tra le dita, colorata di nero e marrone.
<< Ti conviene andare adesso, prima che qualcuno si accorga che sei qui >>, gli suggerisco.
Scuote il capo e si getta sul letto.
<< Davvero Theo, questo non è un no per fare la preziosa o cosa >>.
Getto la salvietta nel cestino e comincio a spogliarmi.
Mi disfo facilmente della camicia bianca over-size e mi siedo sul letto per riuscire a sfilarmi i jeans neri superaderenti.
Sono così stanca che anche questi gesti sono troppo.
Mi arrendo e mi lascio cadere sul piumone, proprio accanto a lui.
<< Abbiamo fatto solo tre interviste oggi, si può sapere perché sembra che tu abbia lavorato in miniera per dodici ore? >>, mi guarda con sarcasmo, come se fossi una barzelletta.
Il suo umorismo mi ha coinvolta fin dal primo momento, forse è per questo che siamo grandi amici, al punto di poter gestire il rapporto che abbiamo in modo così efficace.
<< Deve venirmi il ciclo >>, rispondo stupendomi per la facilità con cui parlo anche di questo. << Non ce la faccio più con questa vita… Lo sai che detesto fare promozione e parlare di me tutto il giorno >>, concludo fissando il soffitto.
Lui mi guarda, sa esattamente di cosa parlo, come mi sento, anche se lui riesce a gestire tutto meglio. Lui è migliore di me anche in questo.
<< Ti do una mano con quelli >>, mormora alzandosi e afferrandomi i pantaloni.
Questo gesto porta alla memoria un’infinità di momenti, vicini e lontani.
Non posso fare a meno di sorridere.
Sorride anche lui, << Come cazzo fai a infilarti questi cosi ogni mattina? >>, sbuffa per lo sforzo, ma alla fine lancia i jeans sul pavimento.
<< Parli proprio tu di infilare cose >>, replico divertita.
Lui fa una smorfia e si sfila i jeans.
<< Spostati >>, dice, << Quello è il mio lato >>.
<< Che >>, non mi dà nemmeno il tempo di parlare, con una manata mi fa rotolare verso la parte destra del letto, quella più vicina alla finestra.
Mi metto a sedere indignata proprio mentre lui si infila sotto le coperte.
<< Cosa credi di fare?>>, gli chiedo.
E’ più una domanda retorica, ma lui risponde comunque.
<< Dormire >>.
<< E devi farlo proprio qui? >>, sottolineo indicando quello che una volta era il mio cuscino.
Ignora la mia domanda e allunga un braccio verso di me.
Lo schivo interdetta.
<< Che cazzo ti viene? >>, dico ridendo, stupita.
Lui aggrotta la fronte e ritira il braccio.
Senza dire nulla si gira dall’altro lato e spegne la luce dall’interruttore vicino al comodino.
Mi sforzo di chiudere la bocca e mi infilo sotto le coperte stizzita.
Afferro il telecomando e accendo la tv che resta sintonizzata sul primo canale che capita.
La voce di un venditore troppo entusiasta riempie la stanza.
Non ci faccio nemmeno caso.
Affondo il viso nel cuscino.
Quanta terribile ironia, visto il chiasso costante nella mia vita dovrei desiderare il silenzio appena le luci del palcoscenico si spengono eppure da quando la fama ci ha travolti e viviamo di alberghi, roulotte e aeroplani non riesco più a dormire se non c’è qualche rumore a cullarmi.
Sento il respiro di Theo, so che non sta dormendo perché quando si addormenta russa.
Mi copro il viso con una mano, infastidita dai miei stessi pensieri.
Perché lo faccio? Perché so queste cose? Perché lo lascio dormire accanto a me se i patti tra noi sono sempre stati chiari?
Solo sesso. Siamo amici e facciamo sesso, perché non avremmo potuto continuare a lavorare insieme se non l’avessimo fatto.
La chimica che tutti erano in grado di vedere tra noi era reale, anche un bambino se ne sarebbe accorto.
Eravamo arrivati al punto in cui eravamo così ostinati a resisterle da non riuscire a guardarci negli occhi nemmeno durante il lavoro.
Non ne avevamo parlato, ci eravamo solo allontanati al punto da non riuscire nemmeno più a scherzare, come facevamo prima.
Eppure una notte, dopo una festa e troppi alcolici ci eravamo ritrovati soli ed ero stata io a baciarlo, non ricordo altro se non il mal di testa del giorno dopo.
Pensavo di aver peggiorato la situazione, ma la mattina successiva, quando ci risvegliammo l’uno accanto all’altra in qualche modo era tornato tutto come quando ci eravamo appena conosciuti.
Scherzavamo insieme, non c’era più tensione, né imbarazzo, riuscivo a toccarlo e a parlargli come se fosse il mio migliore amico.
Non mi piace definirci scopamici o robe del genere, è la nostra soluzione per una sana convivenza.
Ma se tutto ciò funziona è solo perché non ci sono sentimenti o romanticismo con cui fare i conti.
Soddisfiamo le nostre pulsioni in modo da poterci comportare da amici l’uno con l’altra.
Non abbiamo né il tempo, né la voglia di una relazione con tutti gli impegni che abbiamo.
Mi giro, trovo i suoi grandi occhi scuri a fissarmi.
<< Spegni la tv >>, mi ordina.
<< Senza non riesco a dormire >>, gli ricordo.
<< Lo so >>, dice allungandosi sopra di me per afferrare il telecomando e spegnere la tv.
<< Vieni qui >>, provo ad afferrare il bordo del letto per evitare che mi trascini dal suo lato ma non ho nessuna possibilità contro i suoi novanta chili di soli muscoli.
Rimango inerte e mi aspetto che provi a baciarmi, ma lui appoggia un braccio sul mio addome e affonda il viso tra i miei capelli.
<< Rilassati >>, mormora.
Provo a sciogliere i muscoli e mi volto leggermente verso di lui per assumere una posizione più comoda, scorgo le sue labbra piegarsi in un sorriso.
Dopodiché sospira e la pressione del suo braccio su di me si fa sempre più forte, finché una specie di grugnito non gli fuoriesce dalla bocca.
“Meglio di una ninna nanna” penso.
E mi addormento.





Mi ronzava troppo in testa e ho dovuto scriverla >.<
Non sarà molto lunga, ho in mente una storia ben precisa, fatemi sapere se vi piace e se volete che continui a pubblicare!
Vi sarò molto grata per ogni vostra opinione, le positive aumentano il mio ego, le negative mi aiutano a migliorare :)
Grazie a chiunque sia arrivato fin qui <3
Weep
  
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