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Autore: King_Peter    28/04/2014    3 recensioni
Annabeth.
Il nome di una ragazza così piena di sogni e speranze, speranze che vengono tutte ridotte in polvere dopo l'incontro al Gran Terminal di New York con sua madre, anzi, con la sua controparte romana, Minerva.
"Segui il Marchio di Atena." le ha detto, "Vendicami"
Le sue parole fanno così male e sono così intrise di odio e vendetta che non guardano in faccia Annabeth nemmeno quando lei le chiede una guida per ritrovare il suo ragazzo.
Quegli occhi, gli occhi di Minerva, Annabeth non li potrà mai dimenticare.
"La figlia della saggezza cammina da sola, il Marchio di Atena arde su Roma".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Atena, Percy Jackson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 Odore di Salsedine
The Mark of Athena


Mi rigiro la sottile dracma d'argento tra le mani, mentre il gufo inciso su di essa mi fissa, austero. I raggi del sole tagliano l'aria della mia cabina, disegnano mosaici singolari di luce sul pavimento di legno dell'Argo II.
Già, l'Argo.
A volte non posso far altro che chiedermi se ho fatto veramente bene ad imbarcarmi per questa spedizione, per Roma, per la Grecia.
Non posso non domandarmi se sia davvero io una dei sette semidei della Grande Profezia.
Non posso non interrogarmi se il titolo di figlia della dea della saggezza sia davvero giusto per me, progenie di quella stessa dea che incontrai alla Grande Stazione centrale.
 

Erano giorni, settimane, forse mesi, che cercavo di mettermi in contatto con lei, con Atena, ma se avessi potuto sapere cosa sarebbe successo in quell'attimo, avrei girato i tacchi e sarei corsa via.
Si, vigliacca.
La parola mi avrebbe descritto alla perfezione, non Figlia della Saggezza, come adesso si ostina a chiamarmi la profezia. Rimasi, testarda, pensando che mi avrebbe aiutato, donato una guida o almeno indicato la via più giusta da seguire.
Lei che era la dea della saggezza, la divinità della guerra. Lei che era mia madre.
Stupida, fui stupida. Non avevo mai visto così tanta rabbia e freddezza sul suo volto, nella sua voce: sembrava frustrata, risentita, perduta.
Perduta, si.
Non era l'Atena che io conoscevo. Sembrava più come un bambino che apre per la prima volta gli occhi sul mondo, come un uomo che risorge dopo secoli di buio, come se non fosse realmente lei.
Guardai i suoi capelli corvini. Lucidi, lisci.
Guardai i suoi occhi grigio tempesta, quasi neri. Vuoti, confusi.
Guardai i suoi abiti, sgualciti. Poveri, da viaggio.
Mi scrutò: il sorriso, che di solito si dipingeva sulle sue labbra, era sparito, rimpiazzato da una sorta di espressione rabbiosa che mi fece gelare il sangue, un ghigno terribile.
No, lei non era mia madre, lei non era Atena.
Minerva.
Quel nome bastò ad accendere, ancor di più, l'ira che campeggiava visibile sul suo viso. Afferrai parole come  “rubata”, “depredata”, “saccheggiata” all'interno del suo discorso furente, carico di rancore e di vendetta.
Si, ecco i due sentimenti che muovevano la dea che mi si parava davanti. Mi premette nella mano questa maledetta moneta, questo stupido Marchio di Atena.
No, lei non era mia madre, lei non era Atena.
Ira.
Si, era quella la parola giusta che la descriveva. Inorridii quando mi ordinò di distruggere i Romani, quando mi ordinò di lasciare che essi assaporassero la più oscura delle torture.
Quando mi ordinò di dimenticare Percy.
 
Le sue parole, dolorose come veleno, riecheggiano ancora nella mia mente, destinate a non farmi dimenticare mai il compito per il quale sono stata scelta.
 
Gli occhi per poco non mi si riempirono di lacrime, amare, mentre un brivido freddo mi percorse la schiena, facendomi venire la pelle d'oca.
Il mondo mi sembrò più freddo, che il sole che brillasse con meno forza e che il vento soffiasse via le mie certezze. Minerva stava abbattendo tutto ciò che avevo costruito con fatica, nel corso degli anni.
Mi sorrise, malevola, dicendomi di scegliere: lei o Percy, essere sua figlia o voltarle le spalle.
I suoi occhi lampeggiarono, luccicando con più forza, per poi perdersi nuovamente sulla mappa della metro, come se non mi avessero mai guardata.
La moneta che mi aveva donato si faceva sempre più pesante nella mia mano. La scagliai lontano, via da me, e corsi via, piangendo, scappando via da lei, scappando da Minerva.
Scappando da qualsiasi cosa mi avesse appena distrutto interiormente.
Gli dei sanno essere crudeli, quando vogliono.
Il Marchio è ancora con me, continua a tornare, così come io continuo a cercare di buttarlo.
I suoi occhi, furenti, continuano a perseguitarmi, continuano a ricordarmi di ridarle la gloria perduta, così come io continuo a cercare di cancellarli dalla mia memoria, invano.
 
 
“La figlia della saggezza cammina sa sola,
Il Marchio di Atena arde su Roma”

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Autore (nick EFP e Forum):  King_Peter (sia EFP sia Forum. Che fantasia, eh?)
Titolo FF: Odore di Salsedine
Personaggi:  Annabeth Chase, Atena, Percy Jackson (solo citato)
Rating: Verde
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste
Avvertimenti: Missing moment
Note dell'autore: Ho finito di leggere il Marchio di Atena praticamente in due giorni e quest'idea mi frullava in testa già da un pò. Ho voluto descrivere i pensieri di Annabeth quando incontra la madre, o meglio, incontra Minerva che le affida di seguire il Marchio di Atena fino a Roma.
Per quanto riguarda gli ultimi versi, quelli della profezia, li ho voluti rendere al presente dato che al futuro (come nella traduzione italiana) non mi sono piaciuti :c
Spero che vi abbia interessati :) Recensite, se vi va ^^

King

 
  
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