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Autore: AHARU_    29/04/2014    1 recensioni
Castiel riusciva a percepire ogni molecola distintamente, ogni cellula del suo corpo agitarsi e spegnersi. Le sentiva appassire, morire: e l'angelo, non odiò mai quella sua capacità come in quel momento.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Autrice: AHARU_

Personaggi: Dean, Castiel e accenno a Sam. [Qualcuno potrebbe (?) trovare degli accenni di Destiel. MENTI MALATE! <3 No, seriamente loro esistono. Punto.]

Fandom: Supernatural

Raiting: Giallo [Death-fic]

Words:

NdA: Si parla sempre del Supernatural che conosciamo tutti, dove Sam e Dean sono stanchi, distrutti, ma ancora giovani. E, sopratutto, ancora insieme.

Ma sappiamo - anche loro lo sanno, tutti lo sanno! - che non durerà per sempre. Questa è la mia visione di quel “non durerà per sempre”: Castiel è il solito, ma Dean è invecchiato, solo. E vuole solo morire, per riabbracciare il suo fratellino.

E' una cosa senza pretese, semplice. Ma volevo farlo.

Ci sarà un secondo capitolo (sì lo so è una minaccia <3) ma non sarà un vero e proprio capitolo: la definirei più una conclusione.

Quella che io voglio, pretendo, per questa scena.

Voglio un po' d'ammore.

Ringrazio chi leggerà e chi perderà due minuti per recensire.

Enjoy.

Disclaimer: I personaggi non mi appartengono (purtroppo. Oh CASTIEL, where are you?) e, con queste storie, non ci guadagno nulla.

Il titolo è una frase di “Always”, magnifica canzone di Jon Bon Jovi. Quanto amo quell'uomo.



And I know when I die, you'll be on my mind.

And I'll love you – Always.







Nel mezzo del nulla, a qualche decina di chilometri da un piccolo paesino del Kansas, una piccola palazzina ,spoglia e antica, si alzava, instabile; le pareti, nonostante la flebile apparenza, erano piene di crepe, ferite del tempo che stava passando. Così come lo erano i suoi abitanti.

Uomini e donne soli, senza famiglia a prendersi cura di loro quando, il tempo, veniva a chiedere il conto.

Da qualche mese, anche lui era lì: come una persona qualunque, come se lui non avesse salvato il mondo decine di volte.

Steso su un letto circondato da macchinari, Dean Winchester passava le giornate a ricordare, a rimpiangere, a lamentarsi con l'unica cosa che era rimasta del suo passato.

Castiel andava a trovarlo ogni giorno, stava lì per ore e, anche quando l'orario di visita era terminato, ritornava in un frullio d'ali, sfoderando uno dei suoi più falsi sorrisi. Uno di quelli che, il tempo, gli aveva insegnato.



«Finirò all'inferno, lo sento» la voce del Winchester parve stanca, disperata. Per la prima volta, Castiel non riuscì a leggere niente altro: non solo perchè era cambiato in un modo che, anche a lui, rendeva difficile riconoscerlo, ma perchè si rifiutava di guardarlo. Si rifiutava di ammettere che il tempo era passato, finito.

«Farò in modo che non succeda Dean. Avrai il tuo paradiso...» Castiel sedeva sulle coperte morbide, facendo scricchiolare la rete ad ogni minimo movimento. «E, con tutte le probabilità, riavrai Sammy»

«Sarebbe bello. - gli occhi verdi si riempirono di lacrime, ma Castiel evitò, ancora, la sua vista - Ma non me lo merito Castiel. Ho ucciso tanta gente»

Non esisteva al mondo persona, o mostro, che odiasse Dean Winchester più di quanto lui odiasse se stesso e, dopo la morte di Sammy, le cose erano anche peggiorate – per quanto possibile.

Castiel gli aveva perfino proposto, una sera di poche settimane fa, di farlo tornare giovane, uguale a quando si erano incontrati la prima volta.

Ma Dean lo aveva implorato di non farlo - con quella sfumatura smeraldina ancora presente negli occhi spenti, incorniciati dalle rughe evidenti che avevano divorato ogni lentiggine sul suo volto perfetto - e lui, semplicemente, non se l'era sentita di contraddirlo.

Sapeva quanto volesse morire: ad un uomo a cui la vita aveva tolto tutto, una seconda occasione poteva sembrare solo una condanna.

Dean Winchester non aveva mai avuto tempo per l'infanzia, per l'amore o per una vita degna di essere definita tale: aveva sempre vissuto un esistenza da cacciatore e, come aveva sempre ripetuto, non era mai riuscito ad uscirne. Anche negli ultimi anni - nonostante l'età cominciasse a chiedere qualcosa in cambio - si poteva vedere una malridotta e ormai fuori moda Impala, sfrecciare per le strade statunitensi con, al posto del passeggero, un punto fisso nel tempo. Un uomo eterno, dagli occhi blu e ali invisibili.

«Dean, smettila.»

«E' la verità»

Nella sua mente riusciva solo ad enumerare i volti delle persone che aveva ucciso, riusciva a sentire solo i rimpianti, i dolori, le occasioni mancate. «Avrei voluto una vita diversa.»

E per quanto Castiel, rimastogli accanto ad alleviare le sue pene, fosse un ottimo compagno, Dean avrebbe solo voluto rivedere, ancora una volta, il volto innocente del suo amato Sammy. Sentire la sua risata, prenderlo in giro per il suo cibo da coniglio... «Per me e per lui.»

Il viso di Dean sembrò rilassarsi sotto il peso di un mezzo sorriso; tremante, tentò di alzare una mano e la porse verso la figura in trench davanti a lui - Castiel riusciva a percepire ogni molecola distintamente, ogni cellula del suo corpo agitarsi e spegnersi. Le sentiva appassire, morire: e l'angelo, non odiò mai quella sua capacità come in quel momento.


Castiel strinse il suo palmo più forte che poteva; come se quella stretta fosse in grado di rimandare l'inevitabile, come se potesse prolungare di qualche istante la sua vita... le labbra di Dean sibilarono qualcosa, troppo piano per essere udite da un qualsiasi altro essere.


Poi, fu un istante: un rumore strozzato riecheggiò tra le mura di quella stanza e la sua mano, priva di vita, cadde tra le pieghe scure della coperta.

Castiel guardò quel viso per qualche secondo ancora. Accarezzò il suo volto, con due dita fece scivolare giù le palpebre, coprendo quegli occhi opachi che gli ricordavano, ogni secondo di più, che Dean Winchester, il suo Dean dannazione!, era appena morto.


Con delicatezza fece combaciare, sopra la maglia chiara, la sua mano con l'impronta sulla spalla. Un brivido si appropriò di ogni nervo, di ogni centimetro della sua pelle, percorrendo la spina dorsale, lasciandolo sull'orlo di un burrone. Come avrebbe fatto a tornare alla sua vita di prima?


Castiel si alzò dal letto, sistemandosi distrattamente il trench beige. Le ginocchia tremarono per un secondo, stavano per cedere ma non lo avrebbe mai permesso. Doveva essere forte, doveva tornare in paradiso... «Arrivederci»


Addio


E, in un battito d'ali, svanì nel nulla.














   
 
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